Berlusconi in piazza, ma non affonda il governo

Corriere della Sera: “Berlusconi non affonda il governo”, “Le lacrime del Cavaliere tra i suoi sostenitori. Cautela del Pd. Bersani: non si prosegue a tutti i costi”, “’Sono innocente e non mollo, l’esecutivo deve andare avanti’. Letta: ora aspettiamo i fatti. Napolitano riceve i capigruppo Pdl”.

A centro pagina: “La lunga corsa delle Borse fa tornare i timori americani di una ‘bolla’ finanziaria”, “I mercati continuano a salire molto più del Pil”.

 

La Repubblica: “Berlusconi: ‘Il governo vada avanti’”, “Comizio in via del Plebiscito del leader Pdl che si commuove davanti a qualche migliaio di militanti. Polemica sul palco abusivo. Letta: vedremo i fatti”, “L’ex premier attacca la magistratura: ‘E’ un regime’. Pd: solita doppiezza”.

A centro pagina: “Blitz a Portofino e Capri contro i furbetti dello scontrino”, “Maxi operazione della Guardia di Finanza nelle località dei vip. I sindaci: bene i controlli ma con discrezione. Imu: a Siena più cara”.

 

La Stampa, ancora con le parole del Cavaliere: “’Resto, il governo vada avanti’, “Berlusconi attacca i giudici: impiegati. Letta: ora la prova dei fatti”, “Qualche migliaio al sit-in in via del Plebiscito. Il Cavaliere: ‘Sono innocente e non mollo’, poi si commuove”.

A centro pagina: “Blitz del Fisco da Capri a Porto Cervo”, “Maxi operazione nelle località balneari dei vip: controllati bar, ristoranti e stabilimenti”.

 

Il Giornale parla di “svolta di Roma” e titola: “La piazza libera Berlusconi”, “In migliaia si stringono attorno al Presidente. Che ricambia: non mollo. I ministri Pdl disertano per non irritare il Pd (che li spernacchia)”.

 

Il Sole 24 Ore dedica l’apertura alla lotta all’evasione: “Il Fisco lancia la campagna d’autunno”, “Via al redditometro e fari puntati sulle medie imprese con bassa redditività”, “Dai risparmi ai guadagni inaspettati, il decalogo per difendersi dagli accertamenti dell’agenzia delle Entrate”.

 

Berlusconi, Pdl, Pd, governo.

 

Secondo La Repubblica ieri Berlusconi in piazza ha “gelato” i suoi militanti annunciando che non si voterà e che il governo andrà avanti. Lunga cronaca della manifestazione firmata da Concita De Gregorio (“Quella maschera triste in scena a Palazzo Grazioli”),che non manca di sottolineare come fosse “qualche migliaio di militanti” a sventolare “bandiere di Forza Italia e cartelli prestampati forniti dall’organizzazione”. Si riferisce anche di una polemica sul carattere “abusivo” del palco: a poche ore dall’inizio della manifestazione i vigili urbani avrebbero riscontrato che mancavano le autorizzazioni per allestire il palco davanti all’abitazione del Cavaliere e che sarebbe stato divelto un cartello stradale. Secondo La Repubblica, peraltro, il Cavaliere avrebbe “rassicurato” i “falchi” spiegando che si tratta di “fiducia a tempo”: “Andiamo avanti con questo governo, ma non so davvero fino a quando, io posso reggere fino a metà ottobre, ma se scattano i domiciliari non so più”, ha detto Berlusconi.

Il Corriere della Sera riferisce che gli organizzatori parlano di 25 mila persone, mentre le forze dell’ordine di 1500-1700. E intervista Giuliano Urbani, ex ministro e tra i fondatori di Forza Italia, secondo cui Berlusconi ha fatto bene a precisare che il governo non cadrà: “Ha fatto bene dal suo punto di vista. C’è un doppio interesse in questa scelta. Non far apparire che i suoi interessi prevalgano su quelli del Paese. Il dazio politico che pagherebbe facendo saltare il tavolo sarebbe altissimo. Il secondo interesse è cercare di condizionare questo governo. Ma temo sia una scelta vana”, “perché questo governo nasce grazie al miracolo compiuto da Napolitano. E’ composto da ottime persone. Ma non riesce né a mettere a posto i conti, né a migliorare il clima della vita pubblica. Un governo anche nobile, ma velleitario”. Secondo Urbani Enrico Letta “è uno dei migliori della sua generazione”, “ma stanno tutti insieme come i capponi di Renzo. Se potessero si cannibalizzerebbero…Infatti Berlusconi non fa cadere il governo non perché meriti di restare al suo posto, ma proprio perché il prezzo politico sarebbe insostenibile”. Berlusconi dovrebbe farsi da parte o continuare ad esercitare la sua leadershipo da “prigioniero libero” cone dice Giuliano Ferrara? Ha ragione Ferrara, secondo Urbani, perché il Cavaliere “deve continuare ad esercitare il suo ruolo. Se si facesse da parte, una quota molto cospicua dell’elettorato italiano si troverebbe senza un punto di aggregazione”, creando nel Paese un “vuoto di rappresentanza politica”, “una prospettiva ben più grave”. Secondo un retroscena dello stesso quotidiano, sarebbero stati Angelino Alfano e Fedele Confalonieri a fermare “il blitz dei falchi”, che avrebbero voluto i ministri Pdl in piazza.

Nell’editoriale in prima pagina il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti scrive che decine di migliaia di persone ieri hanno rinunciato a qualche ora di vacanza per far sentire la loro voce: “a Berlusconi, ma anche ai magistrati, al presidente Napolitano e a tutti coloro che volevano negare il diritto di contestare la sentenza-porcata”. “In vacanza sono invece rimasti i ministri Pdl -scrive poi Sallusti- Per non offendere gli alleati -hanno spiegato- che ovviamente hanno contraccambiato la gentilezza con una serie di insulti”. E ancora: “che cosa cu sarebbe stato di offensivo a stringersi attorno al presidente e ai loro elettori non si capisce. Misteri di una politica lontana dalla gente, fatta di ritti ipocriti e inutili. Probabilmente hanno preferito tenersi stretta la poltrona”. Ma per Sallusti si tratta di un “esercizio vano” perché dopo le dichiarazioni di Epifani e Bersani e le minacce di Letta “in versione maestrino di galateo, penso proprio che il patto fondante di governo sia sciolto nella sostanza”. Anche alle pagine interne, un articolo sul raduno Pdl è così titolato: “Scoppia il caso dei ministri assenti”. Ma nel testo si ricorda anche che la scelta è stata “condivisa direttamente con lo stesso Berlusconi”. E due pagine oltre: “Le promesse del Cav rasserenano il Colle”, “Napolitano ha gradito la pacatezza e gli impegni su governo e riforme. Ora l’obiettivo è fare abbassare i toni anche al Pd”. Oggi Napolitano riceverà i capigruppo Pdl Brunetta e Schifani. Parole dello stesso Brunetta: “Il presidente della Repubblica ha ragione, le proposte di riforma della giustizia dei saggi da lui nominati ad aprile sono un ottimo punto di partenza”. Insomma, spiega Il Giornale, al Capo dello Stato oggi “non chiederà la grazia per il Cav, ma ‘l’agibilità politica’ del leader del maggior partito della penisola”. Questione su cui il punto di mediazione sarebbe quindi l’avvio di una riforma della giustizia, “un’idea rilanciata da Re Giorgio mezz’ora dopo il verdetto della Cassazione”. Non a caso è lo stesso Brunetta a firmare sullo stesso quotidiano un lungo “dossier” che compare sul quotidiano sotto il titolo: “Giustizia, sì al progetto del Colle per mettere fine a 20 anni di lotta”, “Per ripristinare l’equilibrio costituzionale, il Parlamento deve dar seguito alle proposte di riforma elaborate dai saggi”. Brunetta fa più volte riferimento, tra l’altro, ai danni provocati dalla abrogazione dell’istituto dell’autorizzazione a procedere e scrive che “un’opportunità è offerta già dalle prossime ore” poiché la giunta per le elezioni del Senato è chiamata a pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi a seguito della condanna e in applicazione della legge Severino-Monti (anticorruzione, ndr.). Ma quest’ultima, dice Brunetta, sarebbe incostituzionale perché applicherebbe la sanzione dell’ineleggibilità “a fatti precedenti all’entrata in vigore della legge”, acquistando carattere “retroattivo”.

La questione è ripresa anche in due interviste messe a confronto sul Corriere. Parla Paolo Armaroli, costituzionalista che fu parlamentare di An, secondo cui la legge anticorruzione è inapplicabile perché il reato è anteriore, “sono passati più di dieci anni”. E di opinione contraria è Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte costituzionale: “è la sentenza che determina l’incandidabilità”, “è poco importante che i fatti accertati siano stati commessi 10 anni fa. Il fatto da mettere a fuoco è un altro: la sentenza è stata sicuramente emessa nel vigore della nuova legge che è valida dal gennaio 2013”, “il problema della retroattività è mal posto”.

La preoccupazione sul fronte del Pd viene evidenziata da La Stampa: “Oggi Epifani incontra il premier”, ricorda il quotidiano spiegando che il segretario Pd sarebbe convinto che Berlusconi “dice di sostenere l’esecutivo, ma si muove per logorarlo”. Di fianco quella che appare come l’opinione dello stesso presidente del Consiglio: “Letta: verificheremo l’impegno sulle riforme”.

Intanto secondo La Repubblica “Grillo pensa a scongelare i Cinquestelle” per evitare di restare “con il cerino in mano”. In un incontro in Sardegna con l’ex sindaco di Arzachena il leader M5S avrebbe detto: “se cade il governo, non si vota. E allora devo concretizzare i nostri voti”, “se non faccio niente, la Rete non me lo perdona. E’ un casino, ma stavolta sarebbe difficile dire no come a marzo”.

Sulla stessa pagina, intervista al deputato Pd Matteo Orfini: “Contro il Procellum, sì all’intesa ol M5S”. E ribadisce: “le sentenze si applicano, quando voteremo sulla decadenza il Pd sarà compatto. Su questo non ci saranno divisioni nel partito”.

 

 

Internazionale

 

La Repubblica riferisce che 22 ambasciate Usa, dal Nord Africa al Medio Oriente sino all’Afghanistan, resteranno “blindate” probabilmente fino a sabato prossimo. All’origine della decisione vi sarebbe l’intercettazione di alcune conversazioni tra i leader della cellula yemenita di Al Qaeda: “dobbiamo preparare un grande attacco dal significato strategico”, avrebbero detto terroristi ascoltati dai servizi segreti Usa. Al centro delle trame vi sarebbe il successore di Bin Laden, l’egiziano Ayman Al Zawahiri, che nei giorni scorsi è tornato più volte ad attaccare gli Stati Uniti, chiedendo la liberazione dei prigionieri e invocando la rivolta permanente in Egitto. Ma a preoccupare gli esperti sarebbero anche gli ultimi assalti da parte dei jihadisti contro le prigioni in Siria, Libia, Pakistan e Afghanistan: centinaia di uomini sono tornati sul campo di battaglia e secondo la Interpol, che ha aperto un’indagine in proposito, l’aumento delle intercettazioni pericolose è strettamente legato a queste fughe di massa. Si teme quindi che dietro le evasioni ci sia una regia. Il quotidiano intervista Peter Bergen, del think tank “New American Foundation”, secondo cui l’allarme “senza precedenti” è da attribuirsi al timore che si ripeta Bengasi, ovvero un attacco simile a quello che colpì lo scorso 11 settembre il consolato Usa in Libia: quella tragedia è uno “spettro” che perseguita la Casa Bianca, secondo Bergen. L’analista ricorda anche che si avvicina la fine del Ramadan e che ieri ricorreva il “Laylat al-Qadr”, ovvero la “Notte del Destino”, momento particolarmente sacro per i musulmani nel mondo poiché credono che in questo giorno il Corano sia stato rivelato a Maometto: “coloro che vogliono votarsi al martirio in nome della jihad la considerano pertanto una data di buon auspicio”.

Su La Stampa un’analisi dedicata all’Egitto firmata da Francesca Paci: “Islam e nazionalismo, la ricetta dei generali per il nuovo Egitto”. L’attenzione è puntata sul “generalissimo”, il ministro della Difesa El Sisi, che ha deposto il presidente Morsi. Classe 1954, rappresenterebbe la nuova generazione di uniformi “meno associata al vecchio regime”: devoto al punto da citare il Corano nei suoi discorsi (si dice che la moglie o una delle figlie indossi il niqab), militare di carriera formatosi nell’intelligence in Sinai e perfezionatosi al Us Army War College della Pennsylvania nel 2005 con una tesi sul rapporto tra potere civile e militare intitolata “Democracy in the Middleast”, il neo ministro paragonato a Nasser ha sempre sostenuto di volere i militari lontani dalla politica. Il sito israeliano “Debka” ipotizza una sua candidatura alla presidenza. Sarebbe al momento l’uomo più popolare del Paese secondo un sondaggio di Zogby: 94 per cento dei consensi. Di fianco, sullo stesso quotidiano, intervista al proemio Nobel Tawakkul Karman: non l’hanno lasciata entrare al Cairo. “Avevo annunciato che avrei partecipato al sit-in di sostegno al deposto presidente egiziano”, spiega, “ma quando sono scesa dall’aereo proveniente dallo Yemen le autorità non mi hanno lasciato passare”, “silenziano tutte le voci che denunciano il colpo di Stato, compresa la mia”, “hanno paura. La democrazia e i diritti umani sono in pericolo in Egitto”.

Segnaliamo anche, ancora su La Stampa, un articolo che da’ conto delle tensioni crescenti tra Spagna e Gran Bretagna sull’enclave britannica di Gibilterra: “La Spagna minaccia Londra, ‘Pagate per entrare a Giblterra’”. Il ministro degli Esteri spagnolo Garcia-Margallo ha minacciato di imporre una tassa di 50 euro a ogni veicolo che entri o esca da Gibilterra.

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