Pd in tensione sulla modifica della legge elettorale. Il governo schiva.

 

Corriere della Sera: “Italia promossa con riserva”, “La Ue avverte: avete margini stretti sui conti pubblici”, “Chiusa la procedura sul deficit. Letta: merito dei cittadini. Saccomanni: tagliare la spesa”.

A centro pagina, una foto di Franca Rame, scomparsa ieri ad 83 anni.

E a centro pagina anche la politica italiana: “Primo sì sulle riforme mentre il Pd si divide. E Renzi attacca il governo”.

In taglio basso: “’Deriso perché gay’. Si getta dalla finestra”. Un sedicenne ha tentato il suicidio gettandosi dalla terrazza di una scuola romana.

 

La Repubblica: “La Ue: l’Italia ce l’ha fatta”, “Ma restano i vincoli di bilancio. L’Ocse: il Pil peggiorerà”.

Di spalla: “Sulla legge elettorale spaccatura nel Pd. Letta: riforme o a casa”.

A centro pagina: “Addio a Franca Rame, leonessa del teatro che regalò il coraggio alle donne”.

In taglio basso: “Bruno e Vincent, primi sposi gay di Francia”.

In prima anche un richiamo a due interviste del quotidiano. Martin Shulz, socialdemocratico presidente del Parlamento europeo: “Basta sacrifici sulle spalle dei deboli, pensiamo alla crescita”. Il ministro degli Esteri Emma Bonino: “Anche l’Iran al tavolo per la Siria, la politica fermi le armi”.

 

La Stampa: “Riforme, Pd sull’orlo di una crisi di nervi”, “Passa la linea del governo, Bindi critica: ‘Si stravolge la Costituzione’”.

Anche qui, in prima, foto di Franca Rame.

 

Il Fatto: “Se n’è andata anche Franca”, con foto della Rame che bacia il marito Dario Fo.

In taglio basso: “Legge elettorale, il Pd litiga di nuovo”, “Proposta Giachetti per il Mattarellum”.

In prima anche il ballottaggio per l’elezione del sindaco della capitale: “Roma, la Curia contro Marino”, “Vaticano pro Alemanno”.

 

Il Messaggero: “Italia promossa, restano i vincoli”, “La Commissione Ue chiude la procedura di infrazione sul deficit. Rehn: Imu, margini stretti. Intervista a Moavero: vedo spiragli per la crescita, trattativa sugli investimenti fuori dal Patto”.

A centro pagina: “’Sono gay, mi perseguitano’. Giù dalla finestra della scuola”.

E la foto di Franca Rame: “Addio Franca Rame, una vita fra teatro e impegno civile”. Con un intervento di Dario Fo: “Lei, il mio vero Nobel”.

 

L’Unità: “Riforme al via, tensioni nel Pd”, “Scontro sul Mattarellum. Renzi: il governo eviti la melina. Poi il sì alla mozione bipartisan”.

A centro pagina, con foto: “Ciao Franca”.

E in taglio basso un richiamo all’intervista del giornale alla segretaria Cgil: “Camusso: niente rinvii, subito la crescita”.

 

Il Sole 24 Ore: “L’Italia torna in ‘serie A’ ma l’Europa chiede riforme”, “Letta: merito di tutti gli italiani. Saccomanni: meno tasse con più tagli”.

A centro pagina: “Ilva, si tratta sul commissario”, “Il governo studia un aclausola di salvaguardia per garantire la produzione dell’area a caldo”.

 

Il Giornale: “Ora Renzi prova a far cadere Letta”, “Sgambetto al governo sulla riforma della legge elettorale: il Pd lo salva, ma si spacca”, “Deficit, l’Europa promuove l’Italia tra i primi della classe”.

A centro pagina, con foto, la vicenda che vede coinvolti Dolce e Gabbana, accusati di frode fiscale: “Continua il tiro al ricco e bravo, ‘Galera per Dolce e Gabbana’”, “Non è un Paese per imprese”.

Su Franca Rame: “Franca Rame, attrice-agitatrice che portò il fanatismo in scena”.

 

Libero scrive che “siamo circondati” e titola: “I Paesi a tasse zero”, “Imposte leggere, costo del lavoro basso, burocrazia all’osso, servizi, incentivi: dalla Francia alla Macedonia, così i nostri vicini fanno ponti d’oro alle nostre aziende. Per portarcele via”, “L’Europa ci promuove ma pretende altro sangue: avanti coi sacrifici e vietato spendere”.

A centro pagina: “Renzi vuol far saltare il governo Letta”.

 

 

Politica italiana

 

Con 400 no e 139 sì -riassume Il Messaggero- la Camera ha respinto la mozione presentata dal deputato Pd Roberto Giachetti che chiedeva l’immediata abolizione del Porcellum e il ritorno al sistema elettorale del Mattarellum. Si chiude così con uno scontro interno al Pd il voto sulla riforma elettorale. La mozione Giachetti era stata sottoscritta da 84 deputati (molti “renziani” del Pd) ed è stata votata da renziani, prodiani e M5S. Passa la mozione della maggioranza: pacchetto complessivo entro giugno.

Il direttore di Europa Stefano Menichini si rallegra dell’avvio “largamente condiviso e per questo motivo fatalmente generico nei contenuti” sul fronte delle riforme ieri in Parlamento. “Non è un dramma -scrive poi Menichini- che fin da questa apertura di giochi, una quota del centrosinistra rafforzata dai deputati M5S abbia ribadito nero su bianco il tradizionale e condiviso orientamento del Pd per un ritorno al sistema maggioritario con i collegi uninominali. Il voto dei 139 di ieri ser varrà da ‘fermo’ nelle prossime mosse, quando i gruppi parlamentari si misureranno (a breve, entro due mesi), sulla prima correzione al Porcellum. A questo proposito bisogna aggiungere che solo per pigrizia o malafede si può parlare di Roberto Giachetti, capofila dell’operazione tentata ieri da questa trasversale pattuglia di minoranza, come di un ‘emissario di Renzi’, magari in chiave di sabotaggio al governo. Basta conoscere il personaggio per sapere che Giachetti sul tema della riforma elettorale è emissario solo di se steso e portatore, come unico disegno, di una coerenza granitica che l’ha condotto in dicembre fino alla soglia dell’ospedale (ha effettuato un lungo sciopero della fame per richiamare il Parlamento alla necessità di modificare il Porcellum, ndr). Fossero stati come Giachetti, non avremmo rivotato col Porcellum lo scorso febbraio”.

Anna Finocchiaro ha definito “intempestivo” il documento presentato da Giachetti. E lo stesso Giachetti, intervistato da La Repubblica, risponde: “Intempestivo io? E certo, dopo aver atteso anni per cambiare il Porcellum, di questo passo ne attenderemo altri dieci. Addio, hanno preferito bocciare la mia mozione, darla vinta al Pdl. La riforma elettorale è rimandata alle calende greche”. E ora, “in qualsiasi momento dovesse andare in crisi il governo, è chiaro che andremo a votare nuovamente con la legge Calderoli. Chissà se la Consulta si pronuncerà e in che modo. A quel punto, larghe intese tutta la vita…”. Il premier Letta ha provato a dissuaderla? “Mi ha chiamato in mattinata, mi ha chiesto in modo molto amichevole di ritirare la mozione. Gli ho spiegato che non potevo farlo, che era una battaglia per la quale ho messo a repentaglio la mia salute, che mi ero limitato a mettere per iscritto quindici giorni fa quanto lui e il governo avevano sostenuto fino all’altro ieri, cioè che il porcellum andava cancellato. Non ha insistito, mi conosce bene”. Ma poi in Aula, ricorda il giornalista, l’ha accusata di mettere il carro davanti ai buoi per farlo deragliare: “E’ il governo che si mette fuori strada da solo, su questa storia”. Giachetti ricorda di aver preso l’iniziativa della mozione “in tempi non sospetti”. Ma la Finocchiaro dice che il suo è stato un atto di prepotenza. Giachetti: “Proprio lei che fino a pochi giorni fa aveva presentato un ddl per tornare al Mattarellum?”. La accusano di essere un renziano che agisce per conto del sindaco. Giachetti: “Accusa ridicola, tra i firmatari c’è di tutto. Mi ha chiamato martedì sera, mi ha chiesto spiegazioni. Ha compreso le mie ragioni, tutto è finito lì”, dice, ricordando che settanta delle 98 firme alla mozione sono del Pd, e che ne sono state ritirate solo 17. “Andate a controllare gli assenti al voto. Almeno una cinquantina tra prodiani e renziani hanno preferito non presentarsi piuttosto che votare contro il testo”. Proprio oggi su Il Messaggero, in prima pagina, compare, come spesso accade, un intervento di Romano Prodi, che rilancia il modello semipresidenziale con doppio turno francese come una “medicina” che può servire ad “avvicinare i cittadini”. E nel suo intervento Prodi nota che la riforma della legge elettorale risulta “particolarmente complicata” non solo perché non è facile “trovare un largo accordo su nuove disposizioni più rispettose della volontà degli elettori, ma perché occorre superare la nascosta opposizione di coloro che dicono di volere una nuova legge, ma sono invece felici di conservare l’esistente porcellum o di modificarlo il minimo possibile”. Secondo Prodi, infatti, “molti responsabili di partiti politici rappreseentati in Parlamento”, sono “ben contenti di tenere viva una legge che permette di nominare i parlamentari a loro piacimento”.

Alla Camera quindi ieri è stata approvata, dopo un lungo dibattito, la mozione che, come scrive Il Sole 24 Ore, incardina un percorso sulle riforme costituzionali, che il premier Letta ha sintetizzato in questi termini: istituzioni che siano in grado di decidere, fine del bicamerlaismo perfetto, riduzione del numero parlamentari. L’arco temporale ribadito dal Presidente del consiglio è quello dei 18 mesi. Gli strumenti saranno il comitato dei 40 – venti deputati e venti senatori scelti nelle Commissioni affari costituzionali con criterio proporzionale – e la commissione di esperti esterna al Parlamento che sarà nominata a breve dal governo e che avrà compiti solo consultivi. La via maestra, scrive Il Sole, per le riforme costituzionali e per la riforma elettorale, resta quella parlamentare, tanto è vero che “il comitato dei 40 non avrà poteri redigenti come immaginato inizialmente ma semplicemente referenti, un modo per rassicurare anche le opposizioni, con la Lega che alla fine presenta una mozione ‘fotocopia’ approvata a larghissima maggioranza”.

Anche L’Unità descrive la giornata di ieri in Parlamento come una occasione di “fibrillazione in casa democratica” sulla mozione presentata da Giachetti. E riferisce il colloquio tra Roberto Speranza (capogruppo Pd alla Camera) e il deputato veltroniano Verini: “Dobbiamo trovare una mediazione, non possiamo creare problemi al governo con una mozione che rischia di far saltare le intese sulle riforme”, dice Roberto Speranza. E Verini: “Il Pd deve impegnarsi a cambiare il porcellum, se questo accade allora in Aula possiamo anche non votare la mozione Giachetti che molti di noi, me comprese, hanno firmato”. Scrive il quotidiano che in Aula “i lettiano guardano in cagnesco verso i renziani”, accusati di voler “mandare all’aria il governo”.

Su Il Fatto: “Il Pd contro se stesso dice no alla abolizione del Porcellum”. E sulla stessa pagina: “Dai grillini sì alla mozione ‘ribelle’ con Sel”. Il ritorno al Mattarellum che voleva Giachetti, scrive il quotidiano, è stato sostenuto dai voti di molti del Movimento 5 Stelle. Sarcastici poi i deputati M5S dopo la bocciatura: “Che bello votare per una mozione del Pd che chiedeva il ritorno al Mattarellum non votata neppure da loro. Cominciamo a fare ‘scouting’, dice Donatella Agostinelli.

Intanto ieri Grillo è tornato a parlare dal suo blog, dopo le autocritiche o le accuse seguite in seno al Movimento ai mediocri risultati alle amministrative: “ogni tanto è bene ribadire che il movimento non è un partito, non fa alleanze con i partiti, né inciuci. Questo vale per i prossimi ballottaggi, dove non appoggeremo la destra e tanto meno la sinistra, tra loro non c’è alcuna differenza, forse la destra ti prende per il culo un po’ meno”.

Il Corriere della Sera intervista Stefano Rodotà, il giurista che il M5S aveva sostenuto come candidato alla presidenza della Repubblica. “La Rete da sola non basta -dice- Non è mai bastata. Guardiamo all’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla Rete, poi ha riempito le piazze con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche un’attenzione continua dalle tv”. Sulle accuse di Grillo agli elettori: “L’ho sentita troppe volte questa frase. Elettori immaturi che non capiscono. Si dice quando si vuole sfuggire a un’analisi. Ma erano gli stessi elettori che li hanno votati alle politiche”. La Rete non basta, dice Rodotà, ricordando anche l’esempio di Barack Obama, che è partito da questo, ma poi è andato oltre. Dello stesso Rodotà segnaliamo una riflessione proprio sul ruolo della Rete alle pagine R2 cultura de La Repubblica: “La democrazia del web è vera democrazia?”.

Il Fatto scrive che in campagna elettorale il sindaco uscente di Roma Alemanno ha incontrato il cardinale Vallini e monsignor Fisichella. Ed ha ottimi rapporti col cardinal Bertone e padre Georg: “ora la Santa Sede si mobilita per la sua rimonta, mentre ha rifiutato l’incontro al candidato Pd” Ignazio Marino. “Vallini e Fisichella offrono aiuto e consigli al sindaco: incontro negato al chirurgo Pd”. “No al laicista Marino, la santa alleanza tra Alemanno e la Curia”. Il quotidiano cita tra virgolette parole uscite dalle “mura leonine”: “Non possiamo consentire la vittoria di Marino, un uomo che vuole secolarizzare la società italiana. Le parrocchie, i sacerdoti, persino le suore sono chiamate a svolgere un ruolo di protezione”. Il quotidiano scrive dunque che Marino, dopo un avvio di campagna elettorale “con Quel tratto laico e non laicista di un medico che si definisce cattolico praticante”, ha “smussato”, precisato, “finanche emanato segnali di comprensione e vicinanza al movimento ultracattolico” che ha organizzato la Marcia per la vita.

L’Unità intervista Goffredo Bettini, considerato “regista occulto” della candidatura di Marino: “Marino vince perché libero. Congresso? Ci sarò anch’io”, dice, sottolineando che a Roma il candiadato del centrosinistra ha prevalso anche per il suo profilo autonomo. Alle assise del Pd -annuncia- presenterà un documento.

 

 

Internazionale

 

La Repubblica intervista il ministro degli Esteri Emma Bonino e sintetizza così nei titoli le sue dichiarazioni: “‘Subito il vertice sulla Siria e anche l’Iran deve partecipare’. Il Ministro Bonino: ‘Solo la politica può fermare le armi'”. Dice la Bonino: “Sì, è vero, sul terreno molti vedono che il regime di Assad sta resistendo, e molti credono che la decisione europea di sospendere l’embargo sia un segnale a chi sostiene Assad (la Russia e non solo), per spiegare che l’Europa non abbandona i ribelli. Possiamo fare mille analisi sull’equilibrio militare, ma una cosa è certa: non c’è soluzione militare alla crisi in Siria, e anzi il rischio della deflagrazione militare è la prima cosa che dobbiamo evitare. L’impegno di Kerry e Lavrov per una conferenza di pace ‘Ginevra 2’ va sostenuto in ogni modo: l’Europa questo deve fare. E devo dire che un’opera di mediazione senza uno dei protagonisti regionali, l’Iran, sarebbe difficile da avviare perfino per le Nazioni Unite”. A chi chiede l’inserimento di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche: “Su Hezbollah c’è una istruttoria in corso su un attentato commesso in Bulgaria, ho chiesto che l’analisi dei fatti e l’analisi giuridica sia molto consistente, perché al di là delle simpatie o antipatie per qualcuno, una dichiarazione di black list deve avere una base giuridica forte. Altrimenti si tratta di una politicizzazione del caso. E non sfugge a nessuno neppure la fragilità della situazione in Libano: uno spill over c’è già, ci sono conseguenze umanitarie con un peso incredibile: in Libano hanno 1 milione di rifugiati su 5 milioni di abitanti, i giordani ne hanno 500mila. Lo spill over c’è già, dobbiamo limitare il contagio militare”.

Su La Stampa: “Siria, ribelli contro i loro leader politici”. A chi si fa riferimento quando si parla di opposizione siriana? “La domanda, spesso strumentalmente posta in Occidente per dissimulare la propria scarsa voglia di coinvolgimento- scrive il quotidiano- è rinvigorita dal duro attacco dei ribelli armati alla Coalizione, il principale cartello dei dissidenti dominato dai Fratelli musulmani e vicino a Doha, che da 8 giorni cerca faticosamente a Istanbul l’accordo sulla conferenza di pace ‘Ginevra 2’ (alla fine decidono di partecipare a patto che la comunità internazionale fissi una data certa per l’uscita di scena di Assad)”. Ma le dichiarazioni del Movimento rivoluzionario, sigla che riunisce combattenti e attivisti che, secondo quanto riferisce il quotidiano, sarebbero prevalentemente non islamisti, non sono incoraggianti: “Abbiamo atteso per mesi che la Coalizione facesse mosse concrete, non è stata all’altezza di rappresentare la rivoluzione”, scrivono. E aggiungono denunciando il “tentativo di aumentare il numero di membri per aggiungere persone che non hanno impatto reale sulla rivoluzione”. Loro, in virtù del proprio stare in trincea, vorrebbero la metà dei seggi della Coalizione, spiega La Stampa, spiegando come le divisioni del fronte dell’opposizione riflettano le rivalità delle potenze sunnite sullo sfondo: Qatar più Turchia contro Arabia saudita con la Giordania in panchina.

Sulla stessa pagina: “Droni di nuovo in azione. Ucciso il numero due dei talebani in Pakistan”. Si tratta di Wali Rehman, uno dei ‘most wanted” ricercati dalla Cia. Sulla sua testa pendeva una tagli adi cinque milioni di dollari. Aveva ideato la strage di agenti della Cia a Khost, in Afghanistan, nel dicembre del 2009, che portò anche alla morte del capo della stazione locale dell’intelligence. per la Casa Bianca si tratta del tredicesimo attacco di droni nel 2013, ognuno dei quali è autorizzato dal presidente Usa sulla base dei criteri che proprio Obama la scorsa settimana ha ricodificato: “rischi immediati per la sicurezza”, “impossibilità di operare altrimenti” e impegno a “limitare vittime civili”. L’articolo sottolinea come il blitz dei droni coincida temporalmente con la denuncia fatta a Londra da un gruppo di avvocati sulla detenzione nella base britannica in Afghanistan di Camp Bastion di almeno 90 presunti terroristi a cui non sarebbero state formalizzate accuse. Una sorta di prigionia che evoca quella di Guantanamo e, se confermata, sarebbe illegale in Afghanistan, dove le truppe Nato hanno l’obbligo di formalizzare le accuse entro 96 ore dall’arresto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *