Mps: Grilli difende Bankitalia, Tremonti attacca

Il Corriere della Sera: “La procura di Siena: situazione esplosiva. Grilli: sistema solido, Bankitalia controllò”. A centro pagina il sondaggio di Renato Mannheimer sulle elezioni: “Due regioni sul filo di lana”.

Libero: “Il Pm inguaia il Pd. ‘Mps è una bomba’”. “La Procura che indaga sulle sospette tangenti: ‘Situazione esplosiva’. Ma Monti regala alla banca 4 miliardi in cambio di niente”.

Il Fatto quotidiano: “La banda del 5 per cento”. Il quotidiano offre una intervista ad Antonio Rizzo, definito “uomo chiave dei Pm”, “costretto a lasciare Dresder Bank dopo le rivelazioni sulle creste di Montepaschi”. “Parla il supertestimone”, dice Il Fatto.

Il Giornale: “Tangenti del 5 per cento. La sinistra esplode. Per i pm l scandalo Mps si fa ‘incandescente’. E spuntano altre mazzette”. Sotto: “Spese folli in Lombardia: indagati 20 consiglieri di Bersani e Di Pietro”.

La Repubblica: “Mps, ecco le indagini di Bankitalia”; “Cinque anni di controlli su Montepaschi. Tremonti accusa Draghi: è stato inefficace. Pdl e Pd: sì alla commissione di inchiesta”.

“Il pm: situazione esplosiva.La Finanza: c’era una banda del 5 per cento”. A centro pagina: “Boccassini contro Ingroia: ‘si vergogni’. ‘Un piccolo magistrato non può paragonarsi a Falcone’”.

Il Sole 24 Ore: “Bankitalia: Pm avvisati da noi su Mps. Ispezioni, date, interventi della Vigilanza sull’indagine su Siena ricostruiti nel rapporto di via Nazionale al Comitato per la stabilità finanziaria”.

Il Foglio: “L’immigrazione secondo Obama è un piano senza ostacoli, Gop compreso. Il presidente introduce ingredienti nuovi e molta fretta nella bozza bipartisan sponsorizzata dal ‘dissidente’ Rubio”.

 

Mps

Ieri il ministro dell’Economia Grilli ha riferito in Commissione finanze del Parlamento sulla vicenda Mps. Nel caso che ha coinvolto la terza banca italiana, ha detto, è indipensabile non insinuare dubbi sulla solidità del nostro sistema bancario e finanzario. “Nemmeno la vicenda del Montepaschi modifica tale quadro. Le condizioni di Mps, ha aggiunto, non richiedono un commissariamento ma un attento monitoraggio”. Il Sole 24 Ore dà conto di questa lunga seduta della Commissione finanze, che hanno visto “quattro ore di scambi di accuse”, protagonista l’ex ministro Tremonti, che ha attaccato Bankitalia: nella cassaforte di via Nazionale, ha detto, c’era un documento di vigilanza su Mps in cui era scritto tutto. Le macchine di polizia, e certamente lo è la vigilanza, funzionano se hanno un effetto di deterrenza e repressione. Ma nel caso di Mps non c’è stata né la deterrenza, né la repressione. La magistratura ha avvertito ed è intervenuta, non la Banca d’Italia”. Evidente il punto di contrasto con quanto poco prima aveva sostenuto il ministro dell’Economia Grilli, direttore generale del Tesoro quando a guidare quel dicastero c’era Tremonti: Grilli ha infatti qualificato l’operato di Bankitalia sul fronte della Vigilanza “come continuo, attento, appropriato”. Grilli in commissione ha spiegato anche che l’intervento dello Stato attraverso i Monti bond non può essere assimilato al “salvataggio di una banca insolvente”. Non è cioè un contributo a fondo perduto ma un prestito che serve a rafforzarne il capitale, in linea con i requisiti patrimoniali chiesti dalla autorità di vigilanza europea, l’Eba. Il prestito ha peraltro un tasso di interesse iniziale del 9 per cento, e può arrivare al 15 nel corso degli anni, per cui, come ha spiegato Grilli, “non è un intervento diretto al management e agli azionisti, ma punta a mettere in sicurezza i risparmiatori”. Nessuna “nazionalizzazione occulta”. L’Unità ricostruisce ampiamente le vicende di Mps e lo scontro in Commissione, spiega che i Tremonti bond prevedevano un tasso di interesse dell’8.5, e che i Monti bond sono stati varati nella legge di stabilità proprio per rispondere alle richieste di Montepaschi, partiti da una domanda da 1,9 miliardi e poi arrivati al doppio (3,9). L’Unità si sofferma sul punto di vista di Grilli, che ha sottolineato come i nuovi strumenti abbiano condizioni meno vantaggiose per la banca, sia per via dei tassi di interesse che per il fatto che, in assenza di utili, con i Monti bond la banca è costretta a pagare con le azioni. Con i Tremonti bond, invece, dice il quotidiano, gli interessi si sarebbero persi. I Monti bond limitano anche l’attività della banca: niente dividendi, limiti all’attività commerciale, nessuna remunerazione. Ma anche questo punto di vista è stato oggetto di polemica da parte di Tremonti, secondo cui i “suoi” bond servivano all’economia, poiché obbligavano la banca a finanziare anche le piccole imprese, e non prevedevano comunque di pagare interessi con la “carta” (le azioni).

Restiamo a L’Unità poiché, al pari del Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica, e Il Giornale, si dà conto della inchiesta della Procura di Siena: secondo la Procura gli affari di Mps sarebbero stati in mano, per anni, ad una “banda del 5 per cento”, ovvero a Gianluca Baldassarre (ex capo finanza Mps) e Matteo Pontone (ex responsabile della filiale di Londra), che avrebbero incassato questa percentuale su ogni operazione finanziaria.

Il Fatto spiega che l’individuazione di questa “banda del 5 per cento” davanti ai Pm milanesi, prima che l’inchiesta passasse a Siena, è da attribuirsi ad un ex funzionario di Dresdner Bank, Antonio Rizzo, che il quotidiano intervista. Spiega Rizzo: “Il Monte aveva acquistato da Dresner un derivato da 120 milioni di euro che ci tornava indietro per la solita ristrutturazione, perché questi titoli inficiavano lo stato patrimoniale di Rocca Salimbeni (Mps). A un certo punto venni a sapere che avremmo pagato una intermediazione alla Lutifin, una società svizzera con sede a Lugano: 600 mila euro, e non ce n’era bisogno, perché quel titolo non aveva strade alternative a Dresner. Rizzo spiega che a fargli capire la situazione è stato un certo Michele Cortese, che vendeva i prodotti finanziari di Dresner e a cui spiegò i dubbi.

Anche il Giornale spiega che risale a tre anni fa la prima traccia della “banda del 5 per cento”: la traccia si trova in un vecchio rapporto della Finanza, del maggio 2010, inviato alla Procura di Milano. Il quotidiano scrive anche che dopo che nel pomeriggio di ieri le agenzie di stampa hanno diffuso il testo del rapporto 2010 della Finanza, l’ex direttore finanziario Mps Baldassarre ha inviato una sua replica: “Ovviamente non serve a nulla dire che io di Lutifin non sapevo neppure l’esistenza fino a quel momento. MI hanno archiviato su richiesta dei PM e non potevano fare altro perché tutto si basava su una calunnia”.

 

Rehn

Il Sole 24 Ore sintetizza nel titolo le parole pronunciate ieri dal Commissario europeo agli affari economici Olli Rehn, nell’ambito di un dibattito al Parlamento europeo: “Rehn: Berlusconi bloccò la crescita”. Rehn ha spiegato: tra agosto e novembre del 2011 “il governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni presi con l’Europa e in questo modo ha soffocato la crescita economica italiana”, e questa scelta ha portato “alla fine del governo Berlusconi e alla formazione del governo di Mario Monti, che poi è riuscito a stabilizzare la situazione in Italia”. Ne è seguita la dura replica di Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione, commissario all’industria ed esponente del Pdl: “Come responsabile della politica industriale e quindi di un settore essenziale per il rilancio della crescita, mi dissocio e mi rammarico per la dichiarazione sull’Italia del mio collega Rehn, che rischia di far apparire non indipendente la Commissione europea”.

 

La Stampa intervista l’ex ministro degli esteri Frattini, “ex Pdl ed ora vicino a Monti”, come lo definisce il quotidiano. Dice che “quando c’è una campagna elettorale, le modalità delle dichiarazioni e la scelta dei tempi sono fondamentali”. Dice che “bisogna trovare modi che non facciano credere agli italiani che si sta scegliendo a Bruxelles il loro premier”, e in questo senso “è stata un’esca per la reazioni di coloro che dicono ‘ecco la solita Europa che ci vuole dettare la linea”. Frattini ricorda che Berlusconi in giugno del 2011 “aveva concordato a Bruxelles la linea del patto di bilancio Ue, aveva accettato un percorso di risanamento e riforma prima ancora che la famosa lettera di Francoforte arrivasse a Roma”. Arrivava dalla Bce o dalla Banca d’Italia, come sostiene Tremonti? “Era firmata da Trichet per la Bce e controfirmata da Draghi come successore designato. Sono balle quelle del ministro Tremonti”. Nella ricostruzione di Frattini Berlusconi aveva addirittura anticipato la data del pareggio del bilancio, dal 2014 al 2013, “un passo ulteriore che non ci era stato richiesto”, e che Berlusconi “decise contro la volontà di Tremonti”. Secondo Frattini i nodi che infiammavano la discussione anche all’interno del governo erano le pensioni e il mercato del lavoro: nella maggioranza c’era la Lega, che era contraria alla riforma delle pensioni, e, fuori, l’opposizione, che aveva tre o quattro voti di distanza e “pregiudizialmente si batteva per far cadere il governo”: “Le due riforme, che poi realizzò Monti, non si riuscì a farle”, “non dipese dalla volontà del premier, che con un atto di responsabilità, decise poi di dimettersi prima ancora della sfiducia”.

Sulla stessa pagina de La Stampa un retroscena racconta che il Cavaliere “non si scompone”, convinto come è che gli attacchi dell’Europa non facciano che portargli voti. Gli attacchi gli permetto di descrivere Monti come un succube della Merkel e dei burocrati di Bruxelles. Dice Daniela Santanché: “Essere europei non significa svendere la dignità nazionale e diventare asserviti ai poteri forti. A maggior ragione, dopo queste dichiarazioni, gli italiani sanno chi può e vuole difendere i loro interessi e chi invece tifa Germania”.

Su Il Giornale, due pagine riassumono la ripercussioni alle parole di Olli Rehn: “Terrorizzata dai sondaggi, la Merkel soccorre Monti”, “la Cancelliera, tifosa di superMario, scatena il finlandese Rehn, che loda il professore e attacca il Cavaliere”. E di fianco: “Berlusconi: ‘Stop alla Ue dei burocrati’”, “il Cavaliere respinge le accuse del Commissario Rehn e attacca Monti: ‘Per alzare le tasse basta un ragioniere”.

Anche Libero parla di “effetto boomerang” da parte della Ue: “L’Europa si schiera contro Berlusconi. Ma gli fa un favore”.

 

Campagna elettorale

L’Unità dà rilievo alla notizia dell’acquisto di Balotelli da parte del Milan: “Berlusconi all’ultimo stadio. Accusato dalla Ue scappa dal confronto Tv e compra Balotelli, fino a ieri ‘mela marcia’”.

Anche su Il Fatto la notizia: “B. compra Balotelli, panico nel Pd”.

Su L’Unità Sara Ventroni firma un commento (“La mossa del Diavolo: gettare Balotelli in campagna elettorale”) in cui scrive tra l’altro che Berlusconi “vuole rinnovare l’incantesimo con gli italani e festeggiare le sue nozze d’argento secondo l’adagio popolare: uno che ha tanto fiuto per il business saprà maneggiare bene le cose nostre”. E poi, “con un cavilloso formalismo tecnico si sottrae al confronto televisivo con gli altri candidati premier, accampando una scusa timorata, da Don Abbondio”.

Su Libero (“Premier league”) Filippo Facci commenta la notizia: “No, non ci credo che un tizio voterà Pdl perché il Milan ha comprato Balotelli; e se mi sbaglio questo tizio voglio conoscerlo; e se lo conoscerò, io questo tizio lo accompagnerò al consultorio psichiatrico”.

Per tornare al confronto Tv, su La Repubblica: “Lo stop di Berlusconi fa saltare il confronto tv. ‘In sei siamo troppi’”. Il Cav infatti avrebbe dovuto confrontarsi con gli altri candidati premier, compresi Ingroia, Grillo e Giannino. Il quotidiano romano intervista Carlo Freccero: “’Silvio non può confondersi con altri cinque, vince solo se trasforma il duello in uno show’”. Il Cavaliere “è il migliore in assoluto” in tv, “alterna toni di empatia con il telespettatore, diventa l’arcitaliano”, e “in un confronto con Monti sarebbe straordinario”. E Monti è “un disastro mediatico”.

 

Su La Stampa la recensione di un volume edito dal Mulino e curato da Piergiorgio Corbetta ed Elisabetta Gualmini, dedicato al Movimento Cinque Stelle. Ed in particolare alla sua base elettorale: partite Iva, autonomi, disoccupati, studenti. Solo in epoca recentissima Grillo va a pescare anche a destra, ma dalle elezioni amministrative del 2012 in poi il voto per il comico-politico è fatto da operai (la percentuale più alta, il 29,5%), poi da dipendenti privati (28,5%), lavoratori autonomi e partite Iva (27,4 per cento), studenti (25,3 per cento). E’ da sempre relativamente meno attraente per chi lavora nel settore pubblico, che vede nel pubblico una casta. Non a caso spara frasi come “eliminare i sindacati”, gli interessano i lavoratori che ritiene non più rappresentati a sinistra.

Internazionale

Sulla prima pagina de La Stampa lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua si occupa dei risultati delle elezioni israeliane, della sconfitta del partito unificato di Netanyahu e Lieberman. Tale sconfitta ha smentito la tesi secondo cui è la destra la fedele rappresentante della vera volontà del popolo, che non crede in una pace con i palestinesi: “la classe media e i laici israeliani, che hanno partecipato in maniera massiccia alla grande protesta sociale dell’estate del 2011, hanno osato respingere gli allarmismi isterici di Netanyahu”. Ma quel che sta a cuore a Yehoshua è il futuro della nuova formazione politica centrista guidata dall’ex giornalista Yair Lapid, dal quale dipende la composizione del terzo governo Netanyahu: è un partito “alle prime armi”, che rischia di ripercorre il cammino di formazioni analoghe del passato, come quella guidata da suo padre Tomi Lapid. Personalità famose che salgono alla ribalta con trionfali vittorie, ma poi svaniscono nel nulla. Il nuovo partito di Yair Lapid cerchi di strutturare una “base ideologica” ed eviti di investire tutte le energie nella lotta per la revoca dell’esonero dal servizio militare dei giovani ultraortodossi e l’abolizione dei generosi sussidi garantiti agli studenti delle scuole talmudiche. Il problema fondamentale è impedire il pericolo di uno Stato binazionale. E la richiesta concreta che potrebbe da subito avanzare è l’immediata sospensione delle costruzioni negli insediamenti e lo smantellamento di tutti gli avamposti illegali sparsi sulle terre palestinesi in Cisgiordania.

L’Unità ricorda che è approdata ieri all’Assemblea nazionale francese la nuova legge sui matrimoni gay: finisce l’era dei Pacs, con il via libera alle adozioni si va verso un modello simile a Olanda e Spagna.

Resta tesa la situazione in Egitto, dopo gli scontri violenti dei giorni scorsi, nel corso delle contestazioni al governo del presidente Morsi. Ieri l’esercito – cui una legge del Parlamento ha assegnato due giorni fa la facoltà di arrestare civili- ha lanciato l’allarme: “Lo Stato sta crollando”. Il Corriere della Sera titola: “Egitto, l’esercito scende in campo. ‘Garantiremo noi la sicurezza’”. E alle manifestazioni sono spuntati i “black bloc”: vestiti e mascherati di nero, si ispirano ai ‘fratelli’ europei, sono nati su Facebook, hanno come unico nemico il “tiranno” Morsi. Slogan: “il caos contro l’ingiustizia”. Il procuratore generale egiziano Talaat Ibrahim ieri ha emesso un mandato di arresto contro di loro e invitato i cittadini a denunciarli e fermarli. Ma nessuno sa quanti siano: 29mila sono i seguaci certificati, ma su Facebook.

Il Foglio riproduce un lungo articolo del drammaturgo e regista americano David Mamet, il cui contenuto è così riassunto: “Giù le mani dalle nostre armi”, “In America la polizia è stata creata per difendere la gente, sono i cittadini ad avere il diritto all’autodifesa. Le leggi obamiane? Specchietti politici per ignoranti”, “ci sono più di due milioni di casi l’anno di cittadini armati che fermano criminali armati, 4 volte i crimini con armi da fuoco”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *