Renzi-Letta, la sfida continua

Il Corriere della Sera: “Una sanatoria per multe e tasse. E sanzioni ridotte per il rientro volontario dei capitali. Sconto fino al 28 febbraio sulle cartelle Equitalia. Saccomanni: l’Italia torna a crescere”. A centro pagina: “Letta critica le liste bloccate. Renzi: ritocchi con il sì di tutti”.

 

La Stampa: “Capitali all’estero, ecco il decreto. Multe ridotte a chi si autodenuncia. Oggi al via la privatizzazione delle oste. Letta gelido sulle liste bloccate. Renzi: con i franchi tiratori legislatura a rischio”. E ancora: “Grillo: la nuova legge elettorale serve a farci fuori. La minoranza Pd frena sugli emendamenti. Ruby ter, inquisito Berlusconi: ha corrotto i testimoni”.

 

La Repubblica: “Riforme, Letta sfida Renzi”. “’No alle liste bloccate, ora una legge sul conflitto di interessi’”. “Il premier all’attacco dopo il patto tra il sindaco e il Cavaliere. La replica: svolta o legislatura a rischio. La minoranza Pd annuncia emendamenti”. A centro pagina: “Evasi 50 miliardi. Sanatoria sulle multe. La Finanza: sottratto il 3 per cento del Pil. Cartelle Equitalia, scatta lo sconto anche sui bolli arretrati”. In prima anche la notizia della nuova indagine su Berlusconi: “Berlusconi di nuovo indagato. ‘Ha pagato le Olgettine per testimoniare il falso su Ruby’”.

 

Il Fatto quotidiano: “’Silvio per sempre ricattato, e anche Ruby lo sa’”. Sono parole di Michelle Conceicao, una delle ragazze che vivevano nel residence milanese, intervistata dal quotidiano.

 

Il Giornale: “Retata della Procura di Milano. Presi 44 ostaggi. Difesero Berlusconi nel caso Ruby, indagati testimoni e avvocati. E’ il ricatto dei pm per far fuori il Cavaliere. Letta vuole vendetta: Legge sul conflitto di interessi. Riforme, Renzi sfida il Pd”.

 

L’Unità: “Letta: ora il conflitto d’interesssi. Il premier: vado avanti e nel patto di governo ci sarà la norma. ‘Legge elettorale, i cittadini devono poter scegliere’. Renzi: sì a modifiche con il consenso di tutti. ‘Se la riforma salta finisce la legislatura”. A centro pagina. “Privatizzazioni, si comincia con le Poste”.

 

Il Sole 24 Ore: “Poste apre al mercato: il 40 per cento quotato in Borsa. Saccomanni annuncia la privatizzazione: il dossier oggi al Consiglio dei ministri. Il gruppo vale circa 10 miliardi. Ipo da 4 miliardi”. Di spalla: “Renzi: la legge elettorale cambia solo con ok di tutti. Liste bloccate, Letta frena”.

 

Letta, Renzi

 

L’Unità riassume così le dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente del Consiglio: “No di Letta alle liste bloccate, e lancia il conflitto di interessi”. Su La Repubblica due intere pagine offrono i punti di vista diversi di Presidente del Consiglio e segretario Pd. “La sfida di Letta all’asse Renzi-Berlusconi, ‘ora facciamo pure il conflitto di interessi’. Il capo del governo: nella legge elettorale servono le preferenze”. Scrive La Repubblica che il patto con Berlusconi sulla legge elettorale lo ha spiazzato, ma lui non lo lascia intravedere, nel corso della intervista a Otto e mezzo: “Chi pensa che per durarer un giorno di più io mi metta di traverso sulla legge elettorale si sbaglia. Prima delle europee dobbiamo vararla, avere anche il primo voto sulla fine del bicameralismo perfetto. Modifiche? Io penso che se c’è un accordo largo alcune cose si possono modificare. Penso per esempio che i cittadini debbano essere più partecipi nella scelta dei Parlamentari”. Il quotidiano descrive poi come un “sassolino” che il premier vuole togliersi dalla scarpa l’accenno a sorpresa ad una norma che farà fare a Berlusconi un salto sulla sedia: il conflitto di interessi. “A me piacerebbe che fosse nel programma”, dice Letta.
Nella pagina di fianco il punto di vista del segretario Pd: “Il sindaco avverte governo e maggioranza: ‘Se saltano le riforme si va a votare’”. “I renziani: ‘legge antitrust? Enrico provoca, se ne ricorda solo ora’”. Per quel che riguarda le possibili modifiche alla bozza di riforma elettorale, Renzi spiega che “le correzioni si fanno solo con il consenso di tutti”. Ma sulle preferenze, scrive il quotidiano, Forza Italia non molla. Poi le parole del renziano Ernesto Carbone: “Conflitto di interessi e preferenze? Sono contento che Letta se ne ricordi adesso, dopo venti anni. Mi pare una provocazione”. Tornando a Renzi, il segretario ha scandito: “Le riforme non devono essere a rischio”, “il governo è il governo Letta, io faccio un altro mestiere, escludo un governo Renzi”. Renzi insiste, sulla questione riforme elettorali: “Le modifiche non siano una scusa per far saltare tutto il pacchetto, che prevede l’eliminazione del Senato, la riforma del titolo V, messe in discussione da forze che hanno lo 0,1 per cento”.

Su L’Unità: “Renzi: legislatura legata alle riforme. ‘Enrico, più sprint’.

Su Il Giornale: “Renzi avvisa la fronda Pd: ‘O l’Italicum o salta tutto’. Scontro anche in casa Ncd”. Il quotidiano riferisce alcune dichiarazioni di Renzi sul difficile percorso che la bozza di riforma deve affrontare in parlamento: Qualche franco tiratore ci sarà senz’altro, ma se faranno fallire la legge senza neppure metterci la faccia la legislatura sarà in salita. Non affosseranno la legge, ma la legislatura”. Spostandosi sul fronte del Centrodestra, il quotidiano sottolinea che una scossa di terremoto è arrivata con un tweet bellicoso di Roberto Formigoni: “Parlo con tristezza ma con chiarezza: è un errore del Ncd aver firmato la legge elettorale senza preferenze. Se non ci sono preferenze non c’è il nostro voto”.

 

Pd, governo

 

Ieri, scrive La Repubblica, un esponente della minoranza Pd come Fassina è tornato ad attaccare il segretario: “Matteo? Ha una intolleranza insopportabile verso posizioni diverse dalle sue, mostra disprezzo per chi lo critica”. Secondo il quotidiano, visto il clima di tensione scatenato dall’Italicum, Renzi vuole che la polvere si depositi prima di proporre il nuovo presidente del partito, dopo le dimissioni di Cuperlo. In pole position ci sarebbe Bersani, ma un altro dei nomi che circolano sarebbe quello di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione. Barca nelle primarie ha sostenuto Pippo Civati, non è membro della Direzione né dell’Assemblea, ma potrebbe ugualmente esser proposto. Sulla stessa pagina, intervista a Gianni Cuperlo, ormai definito “leader della minoranza del Pd”. Il titolo che viene dato al colloquio: “Questo governo non funziona, se ne deve fare subito un altro”. La minoranza del Pd si metterà di traverso sulla riforma elettorale? “No, è l’opposto. Dobbiamo essere d’impulso e arrivare in fondo”, “l’impegno è lavorare per una legge efficace, e che alle motivazioni della Consulta dia una risposta convincente”. Secondo Cuperlo la proposta di legge di riforma elettorale “non può risolvere alcuni problemi ma crearne di nuovi”. “Ci sono punti sui quali è possibile che il Parlamento migliori il testo base e perfezioni l’accordo politico che è stato sottoscritto”. Sulle preferenze siete pronti alle barricate? “Lavorare per evitare le liste bloccate e per una norma antidiscriminatoria (il testo prevede che in ogni lista nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento, e che nella successione non possano esserci più di due candidati successivi del medesimo genere ndr), perché l’equilibrio di genere sia effettivo, è interesse di molti, come un innalzamento della soglia del 35 per cento per ottenere il premio di maggioranza”. Non ci saranno franchi tiratori? “Voglio ben sperare, sarebbe da irresponsabili”. Il governo Letta è in sofferenza? “Lo è non da oggi. Ho detto che in una fase cambiata sarebbe giusto che un programma per il 2014 coincidesse con una squadra in parte rinnovata”. Un governo Renzi? “Renzi ha sempre dichiarato che non sarebbe mai approdato a Palazzo Chigi senza una prova elettorale. Credo alle sue parole”.

L’Unità intervista l’ex segretario Epifani, e sintetizza così le sue parole: “Serve un vero rilancio del governo”. Secondo Epifani il rilancio dell’azione di governo deve partire dagli investimenti e dalla occupazione, e bisogna pensare all’allentamento del patto di stabilità per i Comuni, “alla restituzione del credito alle imprese, ai fidi di garanzia per allargare la liquidità, ai crediti di imposta su ricerca e innovazione, fino ai fondi europei così come sono stati rimodulati”. Se è vero che abbiamo davanti 15 mesi, bisogna anche creare le condizioni per l’abbattimento del cuneo fiscale. “Ma abbiamo davanti 15 mesi?”. Epifani: “Nessuno mette in discussione questo orizzonte”. Renzi tenta di imporre la sua agenda a Letta? Epifani: “Credo sia corretto che il più grande partito del Paese, l’azionista di maggioranza del governo, affronti il tema nei suoi organismi di discussione, e la direzione è la giusta sede di confronto. Il Pd deve arrivare ad una sua proposta da presentare al premier”.

 

Governo, economia

 

Sul Corriere, a pagina 2, in grande evidenza le dichiarazioni del ministro dell’Economia Saccomanni, che ha preso parte al vertice del World Economic Forum in corso a Davos. In questa sede Saccomanni ha annunciato che per quel che riguarda l’Italia “nel 2014 il Pil salirà del 1 per cento”, ma che già il quarto trimestre del 2013 si chiuderà “con il segno positivo”, dopo nove trimestri consecutivi con il segno -.

Secondo Saccomanni ci sono “forti indicazioni di un ritorno alla crescita nell’ultima parte dell’anno” il Pil nel quarto trimestre del 2013 aumenterà tra lo 0,2 e lo 0,4” Le istituzioni internazionali indicherebbero quindi stime inferiori perché non terrebbero conto di alcune misure per la crescita messe in atto dal governo, come la restituzione di una parte dei debiti alle imprese. Saccomanni ha poi ricordato: “abbiamo immesso liquidità nel sistema, ridotto le tasse, ritardando l’aumento di un punto dell’Iva dal 1 luglio al 1 ottobre, mentre dall’Imu entrano solo 400 milioni invece di 4,5 miliardi circa”.

Saccomanni ha spiegato che il governo intende riaprire l’agenda delle privatizzazioni, “da cui si attende di incassare 8-10 miliardi nel prossimo biennio”. Il consiglio dei ministri, ha spiegato, varerà un decreto per avviare il percorso: “Cominciamo con il 40 per cento di Poste”.

Ed è Il Sole 24 Ore che il quotidiano che dedica più attenzione all’Ipo, ovvero offerta pubblica di acquisto, di poste italiane: il 40 per cento arriva a Piazza Affari, il decreto del Presidente del consiglio che prevede la cessione di una quota delle Poste sarà all’esame del Cdm di oggi. Ed è pronto anche il decreto per la privatizzazione dell’Enav.

Il documento prevede che il primo step di apertura del capitale ai privati passi attraverso una Ipo, offerta pubblica di vendita rivolta ai risparmiatori italiani, agli investitori, e ai dipendenti del Gruppo, per i quali saranno previsti meccanismi di incentivazione come uno sconto sul prezzo di acquisto, una quota riservata (forse il 5 per cento).

Nella pagina di fianco si spiega come il risparmio postale sia cresciuto anche negli anni della crisi: sono oltre 29,6 milioni i libretti di risparmio dei cittadini alle Poste. Sono prodotti più popolari dei titoli di Stato. Sono 14 mila gli sportelli sul territorio, con circa 6 milioni di conti correnti e 18 milioni di carte di credito prepagate. In un confronto con altri Paesi, si scrive poi che “i ‘postini’ europei hanno scelto l’Ipo. Nel 2013 c’è stato un boom di quotazioni, con Royal Mail, BpPost (belga) e Correjos de Portugal. E una analisi approfondita viene dedicata al caso della privatizzazione di Royal Mail: dopo la privatizzazione c’è stato un boom, poiché dalla quotazione di ottobre ad oggi il titolo ha guadagnato l’80 per cento. Ma con il collocamento del 60 per cento il Tesoro ha incassato 3,3 miliardi di sterline, e l’accusa è di aver svenduto un asset storico.

Due intere pagine sono poi dedicate alla lotta al sommerso, sia sul versante della attività della Guardia di Finanza (“Aumentano i reati fiscali, omesso uno scontrino su tre”) che su quello del piano del governo (“Capitali, operazione ‘rientro’. Regolazzabili gli illeciti (omesse le dichiarazioni) compiute entro il 31 dicembre 2013”, “atteso per oggi al Cdm il provvedimento sulla disclosure” per il rientro dei capitali occultati all’estero).

Su La Stampa: “Patrimoni all’estero multe ridotte per chi si autodenuncia all’erario”. In basso una intervista a Paolo Bernasconi, ex procuratore di Lugano, che sottolinea: “Solo l’Italia non ha firmato un accordo con la Svizzera”. “Abbiamo raggiunto una intesa anche con la Ue, ma Roma non l’ha ratificata. Ora Berna lotta contro gli evasori stranieri”.

Su La Repubblica, alle pagine dell’economia: “Le privatizzazioni scattano da Poste. Oggi il decreto sulla vendita del 40 per cento. Letta: il debito pubblico calerà di sette-otto miliardi”. Sulla stessa pagina una intervista a Gianni Tamburi, che collaborò con il presidente del Consiglio Amato nel lontano 1991 nella Commissione per le privatizzazioni: “I sindaci vendano le municipalizzate”, dice, spiegando che il momento per vendere le aziende di Stato è molto favorevole e che c’è interesse per l’Italia. “Con un nuovo piano di privatizzazioni, si potrebbe arrivare ad un centinaio di miliardi. Ma non sono da vendere gli immobili pubblici. Non in questo momento, non c’è il mercato”.

A pagina 2 de Il Giornale: “Il governo vende le Poste per far contenta l’Europa”. Il gioiello pubblico – ricorda il quotidiano – fu valutato nel 2010 da Goldman Sachs 10 miliardi: ma considerato che, nel frattempo, Poste è verosimilmente cresciuta grazie al buon andamento di Poste vite e alla diversificazione nella raccolta di risparmio, oggi il valore potrebbe aggirarsi tra i 13 e i 15 miliardi.

 

Berlusconi

 

Sul Corriere della Sera: “’Ruby, testimoni corrotti’. Indagato Berlusconi”. La pluriannunciata inchiesta cosiddetta Ruby Ter ha preso il via con l’iscrizione nel registro degli indagati di Silvio Berlusconi, accusato di aver corrotto la stessa Karima e altre dieci ragazze del cosiddetto Bunga Bunga, pagandole perché testimoniassero a suo favore. Un reato che prevede fino a 10 anni di carcere. E un ‘atto dovuto’, ha affermato il Procuratore di Milano Bruti Liberati, annunciando l’iscrizione con una conferenza stampa-lampo in cui rivela solo l’esistenza della indagine e di 45 indagati. “Atto dovuto” ripetono anche gli avvocati-parlamenti Ghedini e Piero Longo, sotto inchiesta anche loro, accusati di concorso in corruzione in atti giudizari con l’ex premier.

Il Fatto intervista “l’olgettina” Michelle Conceicao, che è tornata a vivere in Brasile ormai da più di tre mesi. Ha mentito in cambio di denaro? “Io non ho mai ricevuto il mensile di 2500 euro, chi ha ricevuto quei soldi l’ha detto chiaramente, e anche il Presidente ha spiegato perché versava quei soldi”. Ha mai ricevuto soldi in genere? “Regali, soliti. Ma ho detto tutto alla Boccassini”. Poi spiega: “Non siamo tutte come Ruby”, “vadano a cercare e indagare su Ruby e su quello che ha oggi, magari trovano qualcosa”.

Il Giornale in uno degli articoli dedicati alla vicenda scrive che Ilda Boccassini si trova “costretta al passo indietro, sconfitta nella battaglia finale”. Bruti Liberati ieri ha detto che la Boccassini aveva fatto sapere da tempo di avere altri impegni. Ma secondo il quotidiano è in atto uno scontro nella Procura milanese.

 

Legge elettorale

 

Augusto Barbera, costituzionalista, viene intervistato da La Stampa e giudica “non ottima ma complessivamente buona” la bozza di legge elettorale di Pd, Forza Italia e Ncd. Cosa significherebbe reintrodurre le preferenze? Barbera: “Ma ci ricordiamo cosa sono state le preferenze? Sono state alla base di Tangentopoli, e vorrà pur dire qualcosa se, nelle elezioni regionali in cui si usano, al nord le esprimono il 14 per cento dei cittadini e il Calabria il 40 per cento… Dal punto di vista della legge, cambierebbe tutto: la lista non sarebbe più bloccata e si riaprirebbe invece il volano del clientelismo. E si dovrebbero inevitabilmente allargare liste e collegi. Peraltro, va detto che le preferenze che ci sono e ci sono state in Italia sono oggetto di studio in tutto il mondo”.

La Repubblica intervista l’ex presidente della Consulta Valerio Onida, secondo cui il premio di maggioranza previsto dalla bozza di riforma è eccessivo. L’attribuzione della maggioranza assoluta dei seggi della Camera a una lista o a una coalizione che raggiunga solo il 35 per cento è per Onida un errore e la percentuale equilibrata sarebbe “idealmente il 50 per cento, o al limite una soglia di poco inferiore”. Sulle coalizioni: “Il sistema del voto di lista, su cui si basa la proposta, richiederebbe che l’elettore scegliesse, in primo ed in eventualmente secondo turno, solo tra le liste, cioè tra le offerte politiche in campo. Invece, ammettendo le coalizioni, e anzi incentivandole al massimo, sia con la riduzione della soglia di sbarramento sia con la prospettiva del premio di maggioranza a favore del primo arrivo, si promuovono e quasi si rendono obbligatorie coalizioni pre-elettorali, che possono essere altrettanto e perfino più disomogenee di alleanze create a seguito del voto”. Insomma, per Onida la soglia è troppo bassa. E le liste bloccate sono incostituzionali? “Secondo me le liste bloccate, almeno se corte e riportate sulla scheda, non sono incostituzionali. Però l’obiettivo di rendere più visibile il rapporto tra elettori ed eletti è comunque lontano dall’essere raggiunto, come lo sarebbe invece con il collegio uninominale.

Sul Corriere della Sera Luciano Violante spiega che è “irragionevole” il mix tra alte soglie per poter accedere alla ripartizione dei seggi quando ci si presenta da soli (8 per cento, ovvero 4 milioni di elettori), alto premio di maggioranza (18 per cento dei seggi per chi prende solo il 35 per cento dei voti, pari a un premio di 113 seggi a chi ne ha presi circa 220), esclusione della partecipazione al riparto dei seggi della coalizione vincente per la lista che ha preso meno del 4 per cento. “In questo caso i voti conterebbero per far vincere la coalizione ma non per prenderne i seggi”. Sarebbe quindi necessario, per evitare questa sproporzione, abbassare la soglia delle liste solitarie dall’8 al 6, alzare la soglia per il premio di maggioranza dal 35 al 40 per cento, come proposto dalla Commissione per le riforme nominata da Enrico Letta, e non calcolare per il raggiungimento della soglia utile ad acquisire il premio di maggioranza i voti delle liste che hanno preso meno del 4 per cento. Secondo Violante il voto di preferenza è l’unico sistema “capace di superare, nelle attuali circostanze, la separazione tra società e politica. Si potrebbe stabilire che il capolista sia ‘bloccato’, lasciando le preferenze a partire dal secondo della lista. Violante fa notare anche che le preferenze sono previste nella scelta dei consiglieri comunali, regionali e per i parlamentari europei: perché non anche i parlamentari nazionali?

Il Corriere della Sera intervista l’ex ministro Corrado Passera che, come spiega il quotidiano, si appresta a presentare il suo progetto politico. Passera è molto duro sulla proposta di riforma della legge elettorale: “Non garantisce la governabilità, può avere effetti talmente distorsivi da consentire a un partito che ha il 35 per cento di elettori di arrivare al 51 per cento in Parlamento. E’ illusoria, è un inganno. Renzi e Berlusconi stanno cercando di assicurarsi il duopolio della politica italiana”. Secondo Passera “per garantire governabilità il sistema migliore è il doppio turno di coalizione. Al primo turno ci si presenta da soli o in lista con altri. Se nessuno raggiunge la maggioranza, si svolge il secondo turno cui accedono i partiti-liste che hanno raggiunto il massimo risultato”.

 

Internazionale

 

Il Corriere della Sera dedica una intera pagina all’Iran, anche a seguito dell’intervento del presidente iraniano Rohani al World Economic Forum: “L’Iran non vuole la bomba atomica”, ha detto, ma il premier israleiano Netanyahu ha replicato: “Parole false”. Prima ancora di ascoltare il suo discorso, scrive il Corriere, la platea di manager e banchieri era già pronta ad accordargli il beneficio della “pecorella smarrita” che sta per tornare nella grande comunità degli affari e dei traffici petroliferi. E’ tornato a spiegare Rohani: “Siamo una grande nazione pacifica, il nucleare ci serve per le nostre case, per i nostri ospedali”. Un tweet di Netanyahu: “Rohani continua il suo show deludente”. Sulla stessa pagina, intervista all’artista iraniana Shirin Neshat che, parlando del presidente iraniano, dice: “Se l’America non lo isola lui saprà aprire il nostro Paese”. E al premio Nobel per la pace Ebadi: “Il Presidente è su twitter ma il popolo non ha diritti”.

Su La Repubblica: “Il nuovo Iran di Rohani: ‘ora parliamo con tutti’. Intervento a Davos. Ma Israele: ‘E’ un inganno’”

Su La Repubblica anche grande attenzione per l’India: “’Frequenta un ragazzo straniero, sia condannata a uno stupro’”. “India, la sentenza della vergogna”. In un villaggio del Bengala è stato il capo del locale consiglio Panchajat a ordinare la sentenza shoccante. Spiega La Stampa che la ragazza è stata punita dal “tribunale” del suo villaggio perché frequentava un musulmano. La famiglia non poteva pagare l’ammenda, così il capotribù ha ordinato la pena alternativa.

Restando a La Stampa, attenzione per la protesta nelle piazze ucraine: “Torture e violenze, Kiev nel caos”. “Le proteste si estendono fuori dalla capitale, manifestanti costretti dalle teste di cuoio a stare nudi nella neve, ma Yanukovich tratta con la piazza”.

La Repubblica: “Kiev, i ribelli ‘armano’ la piazza. Tregua con il presidente. Ma ormai l’estrema destra guida la rivolta”.

Il Corriere della Sera scrive che è esplosa una faida tra i Democratici Usa sulla questione tasse, e che il sindaco di New York De Blasio ha voltato le spalle al governatore Cuomo. Il sindaco di New York, scrive il quotidiano, vuole colpire i ricchi per finanziare gli asili.

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