Il compleanno di Kim

Il Corriere della Sera ha in prima la foto di una piazza nord coreana con folla davanti ad un grande schermo, da cui una speaker tv annuncia il primo test sulla bomba all’idrogeno: “Corea, sfida atomica, ‘Test con bomba H’”, “Dubbi Usa sull’annuncio”.

Il titolo in maggiore evidenza è a centro pagina: “Migranti, ultimatum tedesco”, “Linea dura al vertice Ue: ‘Più controlli ai confini o facciamo da soli’”, “I Paesi del Nord accusano Grecia e Turchia. Cosa rischia l’Italia se s’indebolisce Schengen”.

In prima anche l’economia e i mercati: “Petrolio ai minimi e crisi cinese. Le Borse vanno ancora giù”. Per la prima volta dal 2004 -scrive Fabrizio Massaro- le quotazioni del petrolio sono scese sotto i 35 dollari al barile. Pesano le tensioni geopolitiche e le preoccupazioni sul rallentamento dell’economia cinese: “Wall Street giù, Milano cede il 2,67%”.

Più in basso: “Le donne libere umiliate a Colonia”, di Pierluigi Battista.

Sulla politica italiana, da segnalare il richiamo all’intervista del quotidiano al sindaco di Milano: “Sulle primarie dirò la mia. Balzani parla ai milanesi’”, dice Pisapia.

A fondo pagina, la morte del compositore Pierre Boulez: “Boulez, che inventò la nuova musica”, di Enrico Girardi.

E quella di Silvana Pampanini: “Addio Pampanini. E’ stata la prima diva”, scrive Paolo Mereghetti.

La Repubblica: “La minaccia atomica di Kim”, “La Corea del Nord: ‘Abbiamo fatto esplodere una bomba H’. Provocato sisma di livello 5,1. Il mondo protesta, ma ci sono molti dubbi sulla tecnologia. Gli Usa: non era all’idrogeno”.

A centro pagina: “Violenze a Colonia, polizia e sindaco sotto accusa”, “Sospetti su una gang organizzata. Berlino al vertice Ue su Schengen: tutti rispettino le regole”.

In prima il richiamo ad un’intervista ad Alain Finkielkraut, che dice: “Ora un secondo patriottismo contro i jihadisti”.

In apertura a sinistra, i mercati: “Pechino svaluta e per le Borse è un giorno nero”, scrive Federico Rampini.

E il “retroscena” di Maurizio Ricci: “La guerra non ferma il crollo del petrolio”.

Sulla politica italiana: “’A Quarto la camorra ha votato per voi’, il Pd accusa i Cinquestelle”, “Le intercettazioni sul sindaco Capuozzo”.

La “copertina” di R2, sulla colonna a destra: “L’Aquila rinasce ma si mette in vendita”, “Molte offerte immobiliari tra i cantieri al lavoro: sul mercato 1 casa su 3”, dell’inviato Corrado Zunino. E Tommaso Montanari firma un commento dal titolo: “La città fantasma”.

La Stampa (anche qui con foto dello schermo tv nordcoreano): “’Abbiamo testato la bomba H’. La Nord Corea sfida il mondo”, “’Per difenderci dall’America’. La folla festeggia a Pyongyang”, “Annuncio in tv, la condanna dell’Onu. Washington però smentisce: non è all’idrogeno”.

Da segnalare, sul tema Nord Corea, l’intervista a Romano Prodi: “Ormai Kim Jong-un dà fastidio anche a Pechino’”, “L’ex premier, che adesso insegna ai cinesi: ‘La svalutazione dello yuan era inevitabile’”.

In apertura a sinistra: “Diritti civili. Renzi avverte: ‘Ora basta mediazioni’”, “Richiamo ai capigruppo”.

E un commento di Luigi La Spina: “Laici-cattolici, è l’ora del dialogo”.

Attenzione in prima anche per le elezioni comunali a Milano: “Sala, dall’Expo alla befana pop, ‘Vincerò io’”.

Il Fatto: “Centrali con licenza di inquinare”, “Milleproroghe. Slitta ancora l’obbligo di rispettare i limiti di emissione”, “Dagli 8 impianti a carbone dell’Enel passando per Vado Ligure, gli inceneritori e giù fino al petrolchimico di Siracusa: le lobby ringraziano, i cittadini si ammalano”.

In prima anche l’intervista del quotidiano al leader Fiom sull’Ilva di TYaranto: “Landini: ‘Ilva, patrioti o meno, purché taglino il lavoro’”.

A centro pagina: “Unioni civili, Alfano vuole le manette. Bonino: ‘Ministro contro i bambini’” (si tratta di un’intervista del quotidiano, ndr.), “Il capo del Viminale su Avvenire invoca il carcere per l’utero in affitto”, “Inizia la campagna d’inverno sui diritti. Il leader di Ncd -a testa bassa contro la ‘stepchild adoption’ (l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia gay del figlio del partner) avverte il governo: ‘Se passa raccolgo le firme per annullarla’. L’esponente radicale: ‘Difende la famiglia con i carabinieri’”.

Il quotidiano si occupa poi del caso Quarto con un’intervista a Roberto Fico, M5S: “Voti inquinati, si può sciogliere il Comune’”, “Quarto (Napoli): Pd all’attacco dopo le intercettazioni e le dimissioni dell’assessore M5S appoggiato dai clan. Il presidente della Vigilanza: ‘Il nostro sindaco andrà in Antimafia’”.

Nord Corea

Il Corriere della Sera, pagina 2: “La Bomba coreana fa tremare l’Asia. I dubbi dell’America sull’annuncio”, “La Casa Bianca: ‘Non ci sono prove che sia un ordigni termonucleare’. L’Onu rafforza le sanzioni”. E in un riquadro si spiega la parola “Juche”, che indica l’ideologia ufficiale della Corea del Nord, ispirata la comunismo e al patriottismo. Significa letteralmente “corrente principale” ma viene spesso resa come “autosufficienza”: la sua origine risale a un discorso del padre, Kim Il Sung che identifica le masse coreane come gli artefici dello sviluppo della nazione.

E il “personaggio” Kim Yong-un viene raccontato da Marco Del Corona: “Il ‘brillante leader’ Kim. I segreti dello sciamano tra lager e faide cruente”, “Kim racconta al suo popolo di un mondo ostile di imperialisti che assediano il paradiso”. Economicamente, scrive Del Corona, la Corea del Nord è “collassata”, non funziona più, “si limita a vegetare”, come ha spiegato lo scrittore Lee Eung-Yun. Che spiega l’ideologia del regime: “E’ un totalitarismo religioso, non è soltanto comunismo. C’è una specie di trinità: Kim Il Sung padre, Kim Jong-Il il figlio e la dottrina del Juche spirito santo. Un totalitarismo sciamanico”. Il leader nordcoreano -scrive Del Corona- confida nella tolleranza infastidita della Cina e nell’impraticabilità, per la comunità internazionale, di misure coercitive. Sa che dopo il primo test nucleare (2006) il Consiglio di Sicurezza Onu impiegò un giorno a redigere una risoluzione e 5 ad adottarla, 10 giorni e due dopo il secondo test (2009), 21 giorni e uno dopo il terzo (2013).

Il quotidiano intervista il politologo Ian Bremmer, presidente del centro studi Eurasia Group, convinto che l’Onu “prtesterà”, così come faranno Obama e gli altri leader mondiali, “ma non si andrà oltre”. Ma dice di non essere “eccessivamente preoccupato” per il “botto nucleare”. Ieri si è riunito il Consiglio di sicurezza Onu, le diplomazie di mezzo mondo sono in allarme, sottolinea Giuseppe Sarcina che lo intervista. Bremmer: “Non vedo un rischio serio e potenzialmente distruttivo come quello che arriva dallo scontro tra Arabia saudita e Iran”, “al momento gli esperti sostengono che non si tratti di un ordigno a idrogeno, ma di una bomba atomica diciamo così normale. La Corea del Nord si sta preparando per festeggiare ‘degnamente’ il trentatreesimo compleanno del leader Kim Jong-un, che cadrà l’8 gennaio. Il test nucleare fa parte della dimostrazione di forza che il regime sta predisponendo. E’ l’occasione per dimostrare che Jong-un mantiene saldamente il comando, che il Paese non sta implodendo”.

La Stampa, pagina 2: “Test nucleare in Nord Corea. Onu pronta a nuove sanzioni”, “Pyongyang dice di aver usato la bomba a idrogeno. I dubbi Usa. Cina e Russia criticano il regime: violate le risoluzioni internazionali”. Ne scrive Francesco Semprini da New York.

Sulla stessa pagina, intervista a Takao Takahara, professore dell’Internationa Peace Research Association, della Meiji Gakuin Univesity di Tokio, che spiega, a proposito della bomba a idrogeno: “Ha l’effetto di mille Hiroshima ma è difficile da creare”.

A pagina 3 è Carlo Pizzato a raccontare il personaggio: “Kim Jong-un, il giovane leader convinto che Rambo esista davvero”, “Venerato come se fosse un dio da un popolo ridotto alla fame, unisce alle tante stravaganze dimostrazioni di ferocia senza eguali”.

Ed è ancora La Stampa ad intervistare Romano Prodi, che fino a qualche settimana fa ha insegnato economia alla classe dirigente cinese ed è nel board della China-Europe Business School, la più importante scuola d’impresa del Paese. Dice Prodi: “Adesso Pechino farebbe a meno dello scomodo alleato di Pyongyang”. E, sulla svalutazione dello yuan: “Inevitabile l’indebolimento della moneta, ma non andranno oltre”. Per Prodi la Corea del Nord è un Paese “impenetrabile”, “era e resta uno strumento strategico per la Cina, ma col tempo si sta facendo ingombrante e incontrollabile. Credo che Pechino a questo punto ne farebbe volentieri a meno”.

La Repubblica, pagina 2: “Pyongyang sfida il mondo. ‘Test con la bomba H”. La condanna dell’Onu. Gli Usa: ‘Non è idrogeno’”, “L’esplosione provoca un sisma in Corea del Nord. America e Russia protestano. Dubbi sull’ordigno”, di Gaimpaolo Visetti, da Pechino. A pagina 3, intervista a Shin Dong-Hyuk, autore, con Blaine Harder, di “Fuga dal campo 14”, uno dei pochissimi nordcoreani riusciti a fuggire da un campo del regime: “Tutte le risorse per le spese militari, così il regime affama la gente”, “è tutto da verificare che non si sia trattato solo di un test nucleare”.

Su La Stampa un’analisi di Stefano Stefanini: “Quella concorrenza al Califfo”. Scrive Stefanini che “Pyongyang ha imparato che oggi il potere dell’immagine è pervasivo e istantaneo”. E sottolinea che “non è mai stato chiaro quanto Pechino controlli Pyongyang. Meno di quanto sarebbe auspicabile, visto che la Cina è l’unico canale per comunicare con la Corea del Nord. Gli americani lo utilizzano regolarmente -non ce ne sono altri”. E Pechino ha “il complesso del contenimento, che vede imposto sia per la presenza degli Usa sul piano militare e strategico, si aper il recente trattato di partnership transpacifica (TPP) che, oltre alla liberalizzazione commerciale, ha pure una valenza di contenimento dello strapotere economico cinese. Pechino non può pertanto ‘mollare’ la Corea del nord. Il che fa del regime nordcoreano una sorta di servo-padrone nei confronti del grande protettore”.

Sul Corriere della Sera un’analisi di Guido Santevecchi: “La follia autodistruttiva di un regime senza logica”, “Nord Corea più lontana da Pechino”.

Su La Repubblica, Vittorio Zucconi racconta “Il piccolo satrapo del 38° parallelo” e “Il bluff della ‘Bomba Kim’, l’ultimo affondo del regime contro l’eterno nemico Usa”, “Dal Dopoguerra a oggi, invano le varie amministrazioni americane hanno cercato di riportare alla ragione i dittatori di Pyongyang”, “Clinton inviò riso per salvare i bimbi malnutriti in cambio di promesse mai mantenute”.

E a pagina 5, con copyright New York Times, un dossier: “Ordigno termonucleare o mossa di propaganda. Ecco cosa sappiamo”.

Su Il Fatto un’analisi di Giampiero Gramaglia: “Sorpresa, nella calza Kim nasconde un fungo atomico”, “Pyongyang annuncia l’esplosione, come esperimento, di una bomba H. Gli esperti pensano a una bufala ma resta la preoccupazione per il dittatore e il suo arsenale”

Arabia saudita, Iran

Su La Stampa, a pagina 11, il reportage di Giordano Stabile da Manama: “Così dal Bahrein l’Iran mette piede nelle province sciite dell’Arabia”, “nei rapporti degli 007 il traffico di armi per destabilizzare le zone orientali del regno saudita. L’Iraq si offre di mediare tra le due potenze. Il Qatar richiama l’ambasciatore da Teheran”.

Sul Corriere della Sera, a pagina 22, un intervento di Bernard Henry-Lévy: “Il crollo dell’oro nero infiamma l’Arabia saudita”, “Riad è il primo produttore mondiale di greggio e creando turbolenza fa risalire il prezzo del barile. I partner che vendono aerei e comprano petrolio possono far pressione per limitare la furia omicida”.

Su Il Fatto, a pagina 12, un’analisi di Roberta Zunini: “La saga dei Saud. Faide, soldi e vizi di famiglia”, “Qualcosa è cambiato nella dinastia che rifornisce il mondo di petrolio. E non per le 47 esecuzioni di Capodanno”, “Nuovo sovrano, nuovi equilibri. Appena insediato, re Salman nomina il figlio Mohammed come erede e rimuove dagli Esteri lo storico al Faisal”, “Amici americani, nemici sciiti. Questi a altri cambiamenti interni al clan servono a far fronte ai cattivi rapporti con gli Usa e alle ribellioni sciite”. Zunini ricorda quanto sia centrale la questione della legge di tipo orizzontale che orienta la successione: finora i re sauditi sono stati tutti figli del fondatore del regno e delle sue mogli: nell’aprile scorso, tre mesi dopo esser salito al trono, il settantacinquenne re Salma ha realizzato una sorta di colpo di Stato interno alla sterminata famiglia reale, rimuovendo dal ruolo di principe ereditario il fratellastro per sostituirlo con il nipote, l’attuale ministro dell’Interno Mohammed bin Salman, secondo nella linea di successione al trono, nonché ministro della Difesa. La seconda emergenza saudita è rappresentata dalla guerra yemenita. Zunini ricorda che il Paese, primo acquirente di armi al mondo, non possiede un vero e proprio esercito: le forze armate sono composte da circa 150mila uomini, per oltre il 90% mercenari stranieri. La terza crisi è quella che si è aperta con la nascita dello Stato islamico del califfo nero Al Baghdadi: pur condividendo la stessa visione dell’Islam, quella wahabita, la più oscurantista, i tagliagole dell’Isis ritengono i Saud degli usurpatori infedeli che si sono lasciati irretire dai crociati Usa ed europei pur di fare affari, concedendo loro di costruire basi militari sul proprio territorio e in Bahrein, di fatto sottomesso ai Saud.

Colonia

La Repubblica: “Colonia, sotto accusa la polizia e il sindaco. Si indaga su una gang”, “Tre arresti. ‘Azioni coordinate di arabi nordafricani’”. E si riferiscono le parole del sindaco Henriette Reker alle donne: “Tenete le distanze”. E il quotidiano intervista Giovanni Di Lorenzo, direttore di “Die Zeit”: “La gente è sotto shock, il governo agisca”, No al razzismo, ma i tedeschi, dopo tanta generosità verso gli immigrati, iniziano ad aver paura”.

Sul Corriere: “Tutti contro la sindaca Henriette. Scivola la pasionaria pro-immigrati”, “La prima cittadina di Colonia ha consigliato alle ragazze: state lontane dagli stranieri”.

E a pagina 8 un’analisi di Paolo Valentino: “Fuoco incrociato su Angela Merkel per il caso Colonia, ‘Ma non cadrà’”, “Test decisivo sull’apertura ai profughi”. Dando conto delle indagini, il Corriere scrive che “si segue la pista di una gang organizzata di nordafricani”.

Su La Stampa ne scrive Tonia Mastrobuoni da Berlino: “A Colonia è bufera sul sindaco Reker, ‘Donne, state a distanza dagli estranei’”, “Una sua frase diventa virale su Twitter e scoppia il caso. Polizia sotto accusa per Capodanno. Identificati 4 aggressori”. La maggio parte delle denunce riguarda i furti.

Sul Corriere un commento di Pierluigi Battista a pagina 23: “Quelle donne libere umiliate a Colonia dal fanatismo”, “L’attacco è alla libertà femminile, a quella emancipazione impossibile in contesti che danno legittimazione al dominio del maschio. E’ un atto di sopraffazione culturale, non si tratta di semplice bestialità”.

Dal Corriere segnaliamo anche un’intervista al sociologo Stefano Allievi: “la libertà femminile difficoltà per tutti”, nella vicenda di Colonia e degli assalti di Capodanno “il problema non è identificabile né con la questione dell’Islam né con quella dei rifugiati”, è più profondo e quindi più grave. Perché “la questione dell’emancipazione femminile è la pietra d’inciampo delle religioni, delle culture, in Occidente come nel mondo musulmano o in quello indù”.

Usa

Sul Corriere a pagina 23: “Jeb Bush mette in campo il suo sentimento paterno”, di Giuseppe Sarcina. Dove si legge che stando ai sondaggi, Jeb Bush non diventerà presidente degli Stati Uniti, forse perché fatica ad adeguarsi a quello che sembra lo spirito dominante, ovvero “semplificazione, furore demagogico, battute sguaiate”. Ieri, per esempio, ha stupito tutti parlando di sua figlia Noelle e in particolare della sua dipendenza dalla droga.

Charlie Hebdo, Francia.

Su La Stampa, intervista di Leonardo Martinelli a Hélène Fresnel, compagna dell’economista Bernard Maris, ucciso nella strage di Charlie Hebdo: “’La moglie dell’economista ucciso: ‘Bernard conosceva la violenza degli uomini’”, “Odiava cifre e statistiche ma le faceva capire”, “Quando ho saputo sono corsa al giornale. Ci ho voluto credere fino in fondo: che fosse solo ferito, che non fosse morto”. I libri di Maris, scrive Martinelli, erano diventati dei best-seller: condannava l’opacità delle statistiche, ripeteva che i tassi di occupazione negli Usa e in Francia non erano comparabili perché nel primo caso non è vero che sono più bassi, semplicemente non comprendono tanti emarginati che neppure si iscrivono al collocamento. E fu uno dei primi a puntare il dito sulla pauperizzazione del ceto medio europeo, sottolinea ancora Martinelli.

Su La Stampa un articolo da Parigi di Leonardo Martinelli: “’Via la cittadinanza ai terroristi’. La mossa di Hollande divide la Francia”, “Il provvedimento contro i condannati potrebbe creare apolidi e in Parlamento non ha i numeri”.

La Repubblica intervista il filosofo Alain Finkielkraut, a un anno dalla strage di Charlie Hebdo: “Liberiamo le periferie dai jihadisti assassini o sarà guerra civile”, dice. Per Finkielkraut “la Francia è tornata ad essere una casa comune. Ma gli attentati hanno rivelato la spaventosa spaccatura della società”, “Chi abita nei cosiddetti ‘quartieri popolari’ non si sente Charlie perché il settimanale ha insultato il loro Profeta”, “La Marsigliese di cui ieri fustigavamo le parole sanguinose ora è perfetta: tratta di difendersi dai soldati che ci massacrano”, “La francofobia cantata dai rapper ha conquistato i territori perduti della nazione. Lo Stato deve riconquistarli”.

Milano

Il Corriere intervista il sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “Primarie, dirò la mia. Balzani è apprezzata e parla a tutta la città”, “Se Sel non le fa si riduce a forza di testimonianza”.

Su La Stampa, pagina 13: “Sala, da tecno-manager di Expo a cameriere per i poveri. ‘Sarò il sindaco delle periferie’”, “’Macché salotti, qui la gente ha bisogno di uno che decida’”.

E poi

Su La Repubblica a pagina 12 il professor Renzo Guolo ricorda Ruqia Hassan: “Raqqa piange Ruqia, la reporter del web che sfidava l’Is nella sua roccaforte”, “La Hassan, 30 anni, era l’unica giornalista che raccontava il dramma della ‘capitale’ del Califfato”.

La storia di Raqia viene raccontata anche da Viviana Mazza sul Corriere: “Spenta la voce di Raqia, la giornalista libera che osava sfidare l’Isis”, “’Meglio morire decapitata che vivere umiliata’. Uccisa dai fanatici”.

Sul Corriere, intervista al Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “Aspetto il Papa in sinagoga. Con lui parlo anche di storia”.

Il quotidiano scrive anche che Anna Foa, ebrea, storica, scrittrice, è diventata una collaboratrice de L’osservatore romano.

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