Attentato a Lahore, 72 morti

Il Corriere della Sera: “Sdegno del Papa per i cristiani uccisi, ‘Un vile assalto a donne e bambini'”, “I kamikaze in Pakistan. Tre giorni di lutto a Lahore per l’attentato al parco”.

“Hanno voluto colpire un simbolo”, scrive Andrea Riccardi in un commento.

Più in basso, in grande evidenza: “Indagini, il pasticcio belga”, “Liberato il sospetto terzo uomo: mancano le prove. I nomi della rete italiana”, “Allarme terrorismo. Piano da 300 milioni per proteggere i beni culturali, dal Colosseo agli Uffizi”.

Con un’intervista all’architetto Renzo Piano: “‘Le belle periferie ci difenderanno dalla barbarie'”.

La foto a centro pagina è per un museo siriano devastato dall’Isis: “‘Ricostruiamo Palmira con le stampanti in 3D'”. E’ la proposta dell’archeologa Mari Teresa Grassi.

In apertura a sinistra un editoriale di Francesco Giavazzi sulla legge sulla concorrenza in via di approvazione: “Salviamo la legge antilobby”.

Sulla colonna a destra la corrispondenza di Fabrizio Dragosei da Mosca: “La lista di Mosca. Una minaccia ai media occidentali”. E’ stata stilata dall’Istituto russo di studi strategici, diretta emanazione del Cremlino.

A fondo pagina: “Paghette e sesso, gli amorali a Roma Nord”, “Gli scandali nel quadrante dei quartieri borghesi cresciuti con il sogno dei Parioli”, di Maria Laura Rodotà.

Poi, su “spesa pubblica e riforme”, un’analisi di Federico Fubini: “I risparmi sul debito con le mosse della Bce”.

E un intervento del ministro Maurizio Martina sul Dopo Expo: “Esame internazionale al Polo della ricerca”.

La Repubblica: “Belgio, caos indagini, liberato il terzo uomo, la rete dei viaggi in Italia”, “‘La cellula franco-belga preparava un nuovo attacco’. Parla Spataro: troppo spazio agli 007, l’Europa sbaglia”.

E il richiamo all’intervista ad Armando Spataro, procuratore a Torino, che dice: ‘No a leggi speciali. ma tra i giudici Ue serve più scambio'”.

Sui temi del terrorismo jihadista da segnalare le analisi di Moisés Naim (“Lahore e noi, i costi del terrore”) e di David Van Reybrouck (“La prima ferita di Bruxelles”).

In prima la foto di Donald Trump. Il quotidiano riproduce un’intervista del New York Times: “‘Io, la bomba e la Nato’. Il mondo secondo Trump”.

A centro pagina anche un appello lanciato attraverso due petizioni: “‘Telecamere anche negli asili per proteggere i bambini'”.

Sulla colonna a destra: “La corsa negli Usa del nostro hi-tech”, “Renzi venerdì da Obama ma prima fa tappa in Nevada e al fermi-Lab”. Ne scrive Federico Rampini.

Più in basso: “Chi fermerà i ladri di ossigeno”, sul Rapporto globale sugli investimenti rinnovabili, sponsorizzato dalle Nazioni Unite.

La Stampa: “Le rotte della jihad passano per l’Italia”, “In Veneto le tracce di uno dei kamikaze di Bruxelles. I legami con l’algerino fermato a Salerno”, “I nostri 007: ritardo nelle informazioni dal Belgio. Nuovo flop dell’inchiesta, liberato il reporter: non è il terzo uomo dell’aeroporto”.

Con un’intervista a Emma Bonino: “‘Rischi anche qui’. Bisogna creare l’Fbi europea’”, “‘Su Regeni siamo stati timidi, dobbiamo reagire alle versioni sgangherate egiziane'”.

Di fianco, sulla guerra in Siria: “‘Prendere Raqqa’. La nuova sfida di Assad al Califfo”, “Dopo Palmira, vuole conquistare la capitale dello Stato islamico. L’imbarazzo degli Usa”. Di Giordano Stabile.

“Isis in Libia. E’ il momento di scegliere”, scrive in un editoriale in apertura Stefano Stefanini.

In prima anche il tema del rialzo del prezzo del petrolio: “Sul petrolio parte l’offensiva di Zar Putin”, “Vertice in Qatar, Mosca spinge per congelare la produzione. Obiettivo: i 50 dollari al barile”.

La foto a centro pagina è per il ciclista Antoine Demoitié, morto dopo esser stato investito dopo una caduta domenica scorsa: “Morte in corsa, la rivolta dei ciclisti”.

Da segnalare anche “la polemica” sul caso vaccini-autismo: “L’inesistente complotto pro-vaccini”. Ne scrive Elena Tognotti.

Il Fatto: “Sistema Renzi, vertice occulto per gli affari di Carrai, Lotti & C.”, “Aeroporti e fondi. Riunione riservata al Comune di Firenze coi fedelissimi”, “Prima di un summit europeo, il capo del governo torna nella sua città per un incontro segreto con il sindaco Nardella e alcuni assessori: si discute, tra l’altro, dei lavori per lo scalo fiorentino presieduto dall’amico aspirante 007. L’allungamento della pista dipende dalla scelta di Palazzo Chigi di fare il G8 del 2017 in Toscana”.

Sotto la testata: “No Triv, guida al referendum contro la congiura del silenzio”, “Altro che ‘urne inutili’: ecco su cosa si vota il 17 aprile”, “La televisione e i partiti preferiscono non parlarne, sperano che prevalga l’astensione. Ma siamo chiamati a scegliere se le concessioni per estrarre petrolio in mare vadano prorogate anche dopo la scadenza o se sia meglio dire basta. Dalle lobby in campo alle ricadute sull’economia e l’ambiente: tutte le informazioni per decidere”. Il quotidiano offre oggi ai lettori un inserto di quattro pagine su questo tema.

A centro pagina: “Le sfighe dell’Air Fiorce Matteo: niente ‘targa’, le insegne da rifare, fermi i lavori interni”, “Bloccato nell’hangar. Niente viaggio in Usa”, “Ma il costo del gigantesco A340/500 du Etihad voluto dal presidente del Consiglio non si ferma: 40 mila euro al giorno. E ancora non ha nemmeno un’ora di volo”.

Poi un intervento di Franco Monaco: “Caro premier, l’Ulivo di Prodi e Andreatta serve ancora”.

E sulle amministrative a Roma: “Caro Marchini, per favore, ci dice quante aziende ha?”. Di Luisella Costamagna.

A fondo pagina, sul nuovo libro dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino: “Mafia capitale, il Pa e il Papa: così finì la Roma di Marino”.

Sul terrorismo internazionale: “Belgio, altra figuraccia: il reporter non c’entra” (di Leonardo Coen). E sul Pakistan: “Pakstan, strage di cristiani contro l’Islam riformista” (di Guido Rampoldi”).

Il Giornale: “In Italia i covi Isis”, “Coperture, complicità e legami: tutti i passaggi dei jihadisti di Bruxelles dal Brennero a Bari. Caos sui nostri servizi segreti distrutti dalla legge. Fiasco Belgio: rilasciato il reporter sospetto”.

L’editoriale di Piero Ostellino: “L’Occidente e il prezzo della sua superiorità”, “Il diritto vale pure per gli stragisti”.

Sull’attentato in Pakistan i commenti di Magdi Cristiano Allam (“Cristiani, persecuzione da record. Nel silenzio dell’islam ‘moderato'”) e di Renato Farina (“E’ arrivato il momento di finirla con il porgere l’altra guancia”.

A centro pagina: “Quanto ci costa la banda Renzi”, “Ministri e dirigenti guadagnano più del ‘colleghi’ europei. E il curriculum…”. Con foto di Federica Mogherini,, Renato Mazzonicni (Fs), Gianluca Galletti e Antonella Manzione (Palazzo Chigi).

Più in basso: “L’ira dei poliziotti contro Alfano”, “Gli agenti: ‘Alla portavoce doppio stipendio’. Roma, prove di dialogo nel centrodestra”.

Sulla colonna a destra un commento di Vittorio Feltri: “Da animalista dico ai vegani: non azzannate i carnivori”.

Poi, più in basso: “Omicidio stradale. Da oggi chi uccide finisce in galera”, “Il primo arresto”.

Jihad in Europa

La Stampa, pagina 2: “Italia crocevia dei jihadisti in Europa. Bakraoui a luglio passò da Treviso”, “Nei giorni in cui Salah si è imbarcato da Bari per la Grecia, il kamikaze della metropolitana ha fatto scalo in Veneto verso Atene. Aveva documenti contraffatti di un ex giocatore dell’Inter”.

A pagina 3: “I passaporti falsi della cellula di Bruxelles fabbricati dall’uomo arrestato a Salerno”, “L’algerino Djamal Ouali era sfuggito a un blitz della polizia belga a ottobre”.

Su La Repubblica: “Il passaggio di Bakraoui a Treviso e Venezia, ecco i viaggi dei jihadisti tra Italia e Grecia”, Nel 2015 il kamikaze del metrò di Bruxelles fece scalo da noi per poi proseguire per Atene, ma non venne bloccato nonostante il fratello fosse un noto foreign fighter. L’algerino fermato a Bellizzi era il ‘genio informatico’ del gruppo. Il transito di Salah a Bari”. Ne scrive estesamente Fabio Tonacci a pagina 4.

Sul Corriere: “Bruxelles, il reporter torna libero. ‘Non è l’uomo con il cappello'”, “Faycal Cheffou scarcerato, m aresta indagato. Sky: un attentatore usò il nome di un calciatore dell’Inter”.

E di fianco, sulle indagini, un articolo di Fiorenza Sarzanini: “La ‘rete italiana’ dei terroristi passava da Venezia con un volo low cost”.

Su La Repubblica: “Bruxelles, inchiesta-caos, scarcerato Cheffou. ‘Non è lui il terzo uomo’”, “‘Il reporter resta incriminato ma prove insufficienti’. La Casa Bianca: l’Europa faccia di più per la sicurezza”. Ne scrive Carlo Bonin da Bruxelles.

Su La Stampa: Bruxelles, nuovo flop delle indagini. ‘Il giornalista non è il terzo uomo’”, Scarcerato perché non ci sono prove, Cheffou resta accusato di terrorismo”.

Su La Repubblica, da Parigi, Anais Ginori dà conto dei quattro arresti tra Francia e Olanda: “‘La cellula franco-belga preparava un altro attacco’”. Questo ha dichiarato il ministro francese dell’Interno Cazeneuve.

Da La Repubblica segnaliamo anche un’intervista al procuratore di Torino Armando Spataro, che dice: “I servizi segreti non bastano. Per sconfiggere il terrorismo giudici e forze di polizia”, “No a leggi speciali, rendiamo effettiva la cooperazione giudiziaria internazionale nonostante le differenze tra ordinamenti”, “Privilegiare l’attività di intelligence è un’impostazione errata che sembra cara all’Europa”.

La Stampa intervista Emma Bonino: “Anche l’Italia rischia. Ci serve un Fbi europea”, “Su Regeni siamo stati troppo timidi, dobbiamo controbattere alle sgangherate versioni egiziane”.

Pakistan

Sul Corriere: “Pasqua di sangue in Pakistan. La preghiera del Papa: ‘Proteggete le minoranze'”, “le vittime dell’attentato nel parco di Lahore sono diventate 71. La rivendicazione di una fazione dei talebani pakistani”. Il gruppo Jamaar ul-Ahrara ha rivendicato l’attentato e ha dichiarato di voler uccidere i cristiani. E’ una fazione che si è staccata dai talebani pakistani del TTP (Tehrik-e-Talebani Pakistan). Si è costituito nell’agosto del 2014 sotto la guida di Omar Khalid Khurassani ed ha dichiarato la disponibilità ad allearsi con il Califfato. Il quotidiano riferisce anche del sit-in degli islamisti domenica ad Islamabad, che hanno chiesto l’esecuzione di Asia Bibi, cristiana condannata per blasfemia.

La Repubblica intervista l’analista Ahmed Rashid: “Nel mirino degli estremisti c’è l’intero Pakistan”, “A Islamabad la polizia non è riuscita a fermare la marcia anti-Asia Bibi: il Paese è debole”.

La Stampa: “Strage di Pasqua in Pakistan”, “Kamikaze taleban si fa esplodere in un parco giochi di Lahore: l’obiettivo erano i cristiani. La condanna di Papa Francesco: crimine vile e insensato contro persone innocenti”.

E Andrea Tornielli racconta “il caso”: “Tra i cristiani nel mirino degli islamisti. ‘A ogni celebrazione abbiamo paura’”. Parla il giovane prete cattolico Ashraf Gill, parroco nella periferia di Lahore.

Sul Corriere, in prima, il commento di Andrea Riccardi: “I jihadisti colpiscono i cristiani per uccidere l’ideale di convivenza”, “Una comunità piccola, nel mirino come gli sciiti. Svanisce il sogno del fondatore del Paese”. Spiega Riccardi che i cristiani, in larga parte, vivono in quartieri marginali, come Youhannabad (dove sono più di 100mila). Quest’area, il cui accesso è un arco con la croce, mostra tutta la povertà dei cristiani pachistani. Questa è stata una Pasqua di sangue che ha colpito famiglie cristiane e musulmane: l’attentato ha voluto essere una prova di potenza del gruppo Jamaat-ul-Ahrar, rivelatasi capace di colpire anche Lahore, da dove viene il primo ministro Nawaz Sharif. E’ un messaggio al leader pakistano, da sempre vicino all’Arabia saudita, impegnato nella lotta al terrorismo e nel rilancio economico. Il premier ha recentemente avallato l’esecuzione dell’assassino del governatore del Punjab, Taseer, un “giusto” musulmano che portava avanti la riforma delle legge che commina la pena capitale per blasfemia. E significativamente, quasi in contemporanea con l’attentato, si svolgeva ad Islamabad una manifestazione in difesa di questa legge e dell’esecuzione di Asia Bibi. I terroristi hanno voluto colpire i cristiani, colpire il Pakistan di convivenza tra sunniti e minoranze: ovvero il sogno del fondatore del Paese, Muhammad Jinnah, che volle uno Stato di musulmani separato dall’India (osteggiato da Gandhi per cui indù e islamici dovevano vivere insieme), ma si ispirava al modernismo laico di Ataturk. Paese dichiaratamente musulmano, il Palkistan è una società pluralista. Oltre i cristiani e gli indù (attorno al 2%), ci sono vari gruppi minoritari, come sikh, parsi, buddisti, ahmadi (gruppo di origine musulmana non riconosciuto come tale). Ma soprattutto in Pakistan vive una grande comunità sciita, la seconda al mondo dopo l’Iran: circa 30 milioni, con una classe di proprietari terrieri contro cui c’è un forte risentimento sociale.

Siria

Su La Stampa: “Dopo Palmira, la corsa verso Raqqa. Assad lancia la sfida al Califfato”, “La presa della capitale dello Stato islamico lo consacrerebbe come leader anti-Isis. Gli Usa, colti in contropiede, fanno pressing sui ribelli curdi: dovete arrivare prima voi”. Ne scrive Giordano Stabile.

Ancora sul terrorismo jihadista

Su La Repubblica l’analisi di Mosés Naim: “Il terrore globale”, “Dall’Iraq a Bruxelles 14 mila attacchi in 15 anni”, “Dal 2000 le vittime sono quasi decuplicate. Oltre 37mila assassinati nel solo 2014”, “Più morti tra i musulmani. Ma in Europa e Usa le conseguenze sono devastanti”.

Il caso Regeni

Su La Repubblica: “Regeni, ormai è gelo fra Italia ed Egitto, ‘Non è il momento di fare business'”, “La marcia indietro. Il Cairo lascia cadere l’ipotesi della banda criminale. ‘Tutto è ancora aperto’. Ma dopo il delitto gli affari commerciali sono stati sospesi”, scrive Giuliano Foschini.

Sul Corriere: “Caso Regeni, l’Egitto promette tutte le carte”, “Il Cairo parla di un”altra pista’ e attacca i media. I genitori di Giulio escono dall’ombra: ‘Menzogne'”. Oggi terranno una conferenza stampa al Senato con il presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi.

Su La Stampa: “Regeni, il procuratore egiziano passerà tutti gli atti a Pignatone”, “‘Campagne ostili ma sa noi piena collaborazione'”.

Usa (primarie)

Su La Stampa la corrispondenza di Francesco Semprini da New York: “Sanders non molla e va all’attacco di Hillary”: “Clinton sconfitta in Alaska, Hawaii e Washington”.

Su La Repubblica l’intervista di Maggie Haberman e David E. Sanger del New York Times a Donald Trump: “Sì a tortura e nucleare, basta petrolio dai sauditi’. Il mondo alla rovescia del candidato Trump”, “Il favorito per la nomination repubblicana parla al New York Times: meno restrizioni all’uso della tortura e politiche più dure anche nei confronti degli alleati”. Sulla Nato dice: “La Nato ci costa troppo per quel che ci offre: non abbiamo più soldi”.

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