COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

A San Vittore Bergoglio aprirà a tutti le porte del sogno

Non molto tempo fa, parlando di detenuti e carceri, papa Francesco ha detto che ogni volta che entra in un carcere e vede i detenuti si chiede “perché loro e non io”. E’ la classica domanda che solo il vicario di Cristo può farsi. Non noi, né Cristo, che detenuto lo è stato. Noi invece, che detenuti non lo siamo stati, evitiamo di chiedercelo, lasciando crescere intorno a noi e dentro di noi l’idea che il carcere sia un non luogo, dove non persone vengono rimosse dal “nostro” reale. E scompaiono…

In queste ore si è appreso che anche a Milano, durante la sua visita, papa Francesco visiterà il penitenziario, e che pranzerà con i detenuti. Poi però non andrà via, ma si fermerà  a riposare lì, a San Vittore, nella stanza del cappellano. Non è difficile immaginare che volendo Jorge Mario Bergoglio avrebbe potuto riposarsi in tanti altri posti, più sontuosi, o almeno più confortevoli. Luoghi che noi non rimuoviamo dalla nostra realtà, ma dove il desiderio di mettere piede almeno una volta è diffuso.

Ma cosa vuole dirci papa Francesco fissando questa sua inusuale “sosta”? Cosa vuole comunicarci con questo luogo prescelto per il riposo? Non lo so, non posso saperlo. Posso dire che a me questo messaggio “parla” di un sogno. Come quello di una figura cristiana a lui evidentemente molto cara,  visto che l’ha citata spesso: Martin Luther King. Il sogno di Martin Luther King fu un “sogno detto”, un sogno di fratellanza, di amicizia al di là di barriere immaginarie ma profonde, come quelle tra chi ha la pelle di un colore e chi di un altro, tra chi si sente migliore e ritiene gli altri peggiori, tra chi non sapendo vivere insieme agli altri finirà con il morire con gli altri come uno stolto.

Il sogno di Bergoglio che visita i carcerati è quello di diventare finalmente “uno di loro”, un loro fratello, capace di condividere, sognando, i loro sogni, i loro desideri, le loro speranze, i loro ricordi, i loro dolori. Riposando con loro, condividendo con loro i momenti più intimi dell’abbandono, il sogno di Jorge Mario Bergoglio sarà quello di aprire le porte del carcere a tutti noi che le chiudiamo per farci vedere che anche lì dentro si vive, si ama, si spera.

Non credo che papa Francesco potesse fare a noi tutti un regalo più grande. In un mondo dove si sogna sempre di più di rimuovere il peccatore, lui aprirà a noi e a loro le porte di un nuovo incontro. Nel nome del vivere insieme, e della capacità di sanare ferite profonde come quelle determinate dalla vera eugenetica, quella che mira a fare delle carceri pattumiere da non svuotare mai.

Viene in mente un prelato americano che ha pregato per i migranti irregolari, ma non ha offerto loro rifugio in chiesa, come altri prelati, perché “la legge è la legge”. Ecco, quando i codici saranno fatti per l’uomo e non l’uomo per i codici  anche quel prelato potrà domandarsi “perchè loro, e non io”.

  1. Grazie Riccardo per questa chiara spiegazione, mi ha fatto ricordare la analoga visita di Papa Giovanni XXIII ” qui nella casa del Signore”.

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