Vi er Danskere (Siamo danesi).

Il Corriere della Sera ha in prima la foto della premier danese Helle Thorning-Schmidt nell’atto di rendere omaggio alla vittima dell’attentato alla sinagoga di Copenaghen. Il titolo di apertura: “Omar, 22 anni, danese. Il killer di Copenaghen”.
Pierluigi Battista firma un commento su questi avvenimenti: “Attacco agli ebrei e alla libertà”.
A centro pagina: “Minacce dell’Isis all’Italia”, “Video dalla Libia: siamo vicini. Ambasciata chiusa, via i nostri connazionali”, “Berlusconi: sì all’azione militare. Scafisti armati contro una motovedetta della Guardia costiera”.
A sinistra l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia: “Cattiva coscienza europea”.
In evidenza a centro pagina anche la crisi greca, in vista della riunione dell’Eurogruppo prevista per il pomeriggio: “Tsipras: per le riforme dateci tempo, non soldi”, “Oggi il vertice. Draghi: non si esce dall’euro”.
A fondo pagina: “Gli assunti della scuola? Benvenuti al Sud”, “La Fondazione Agnelli: lezioni su misura dei nuovi prof, al Nord graduatorie esaurite”.
Nella colonna a destra Dario Di Vico si occupa della “eredità di Michele Ferrero”: “L’innovazione con umiltà. Il lavoro di tutti al primo posto”.

La Repubblica: “Libia, incubo Is. ‘Siamo già a Sud di Roma’”, “Intervista ad Alfano: Jihad più veloce dell’Onu”, “Italiani evacuati, attacco a una motovedetta”.
La foto raffigura la deposizioni di fiori sui luoghi dell’attentato a Copenaghen. Il titolo: “Un arabo di Danimarca il killer ucciso. ‘Si era ispirato alla strage di Parigi’”.
“La campana suona per tutti”, scrive in un editoriale Stefano Folli.
A destra, il richiamo ad una intervista del quotidiano ad Emma Bonino: “’Il mio outing mi ha aiutata, anche così si batte il male’”, “Il racconto di Emma Bonino: ‘Non ho paura, sono ottimista tra me e questa bestiola vedremo chi la spunta’”.
A centro pagina anche un’intervista a James Gorman, presidente e ceo di Morgan Stanley: “’In Europa declino inesorabile ma Atene non farà saltare la Ue’”.
In taglio basso: “Biglietti taroccati e finte vendite, la truffa mondiale per l’Expo”, “Dalla Cina al Sud America: rischio caos per Milano”.

La Stampa: “L’Isis minaccia: siamo a Sud di Roma”, “Libia, italiani in fuga. Intervento militare, Berlusconi apre a Renzi. Ma il premier: niente guerra”, “Paese nel caso, chiude la nostra ambasciata. Nuovo filmato: eravamo su una collina in Siria, ora siamo vicini a voi”.
E in un riquadro: “Soccorsi 11 barconi, gli scafisti minacciano la Guardia costiera”, “Recuperati solo ieri 2100 migranti”.
La foto a centro pagina ritrae cittadini danesi chini sui luoghi degli attentati in Danimarca: “Copenaghen ferita, ebrei sotto tiro in Europa”, “Due morti e 5 feriti dopo gli attacchi che hanno colpito anche la sinagoga. Ucciso il killer islamista”.
A sinistra un editoriale di Roberto Toscano: “Aprirsi all’altro Islam”.
Nella colonna a destra si ricorda che mercoledì si terranno i funerali ad Alba del fondatore della Ferrero e si richiama un’intervista del quotidiano a Carlin Petrini, il padre di Slowfood, che dice: “Con Ferrero finisce un’epoca. Adesso suo figlio non lasci le Langhe”.

Il Messaggero: “Via dalla Libia, minacce all’Italia”, “Evacuati gli italiani, chiusa l’ambasciata. Scafisti armati assaltano nave della Guardia costiera. Nuovo video Isis con decine di decapitazioni. ‘Eravamo in Siria, ora siamo a sud di Roma’”.
Poi, sui soccorsi in mare: “Migranti, è allarme esodo di massa. Salvini: lasciamoli in mezzo al mare”, “Soccorsi oltre duemila in 48 ore”.
Sul tema anche un “retroscena” di Alberto Gentili: “Invio di truppe, Renzi frena: prima diplomazia”.
Nella colonna a sinistra un’analisi di Ennio Di Nolfo sulla lotta al Califfato: “Meglio la Nato per missioni militari modello Kossovo”.
A centro pagina, foto del luogo dove è stato ucciso in Danimarca l’attentatore, Omar Abdel Hamid El-Hussein: “Copenaghen, ucciso l’attentatore islamico”, “Attaccata anche una sinagoga: 2 morti e 5 feriti in poche ore”.
Sull’Ucraina: “Ucraina, tensioni ma la tregua sembra tenere”, “I ribelli bloccati”.
A centro pagina anche le vicende della scuola italiana: “Scuola, troppi abusi con i permessi. Docenti nel mirino”, “Il ministero: un professore su 7 usa la legge 104 per assistere i familiari, colpire chi ne approfitta”.
In prima anche il commento di Francesco Grillo, dedicato alla riunione dell’Eurogruppo che si terrà nel pomeriggio: “Grecia, così la Troika ha fallito la missione”.

Il Fatto: “Le poltrone della ditta Renzi”, “Dalla Leopolda al governo: chi è rimasto negli anni accanto all’ex sindaco è stato premiato. Posti chiave e incarichi di prestigio, dentro e fuori Palazzo Chigi. Dai ‘big’ Luca Lotti e Maria Elena Boschi ad altri nomi, meno conosciuti ma importanti. E il ‘cerchio magico’ è diventato ‘giglio magico’ per la comune origine toscana”.
Sugli avvenimenti di Danimarca: “Copenaghen, preso e ucciso il killer: è un danese”, “22enne conosciuto dai servizi segreti”.
E poi, sulla Libia: “Libia: chiusa ambasciata. Italia pronta alla guerra”, “Isis minaccia: ‘Siamo a sud di Roma’”.

 

Danimarca

“A Copenaghen 14 ore di terrore. Sinagoga attaccata, il killer ucciso”, “Dopo il vignettista, nel mirino gli ebrei. La caccia all’uomo finisce nel cuore della capitale. L’attentatore era un giovane di origine araba, uscito dal carcere due settimane fa”. Il quotidiano intervista Lars Vilks, il disegnatore svedese che era uno degli obiettivi dell’attentatore. Per le sue vignette su Maometto, hanno tentato di ucciderlo tre volte. Ora si trova in una località protetta. Racconta: “Gli agenti con le pistole contro i mitra. Mi hanno chiuso in una cella frigorifera” (per metterlo in salvo, ndr.). Ha paura? “No”. Crede che riproveranno ad ucciderla? “Probabilmente sì’. Ma continuerò a fare quello che faccio, continuerò a disegnare cani randagi finché la gente non si stufa” (aveva disegnato Maometto, per l’appunto, come un cane randagio).

Anche La Repubblica intervista Lars Vilks: “Non ho paura, continuerò a lottare per la libertà d’espressione”.
“Choc nel Paese della felicità: ‘Non ci faremo censurare’”, titola alla pagina seguente il quotidiano, che ha come inviata a Copenaghen Francesca Paci.
Su La Repubblica: “Omar, l’arabo di Danimarca affascinato dalla jihad. ‘Ispirato dai volantini dell’Is’”, “L’assassino di Copenaghen aveva 22 anni. Ucciso dalla polizia, era uscito dal carcere appena due settimane fa”. Due le vittime degli attentati di ieri, e il quotidiano le descrive: Finn Norgaard, regista danese apprezzato per l’impegno sociale, aveva raccontato la storia di giovani migranti in Danimarca ed è morto sul colpo perché probabilmente era accanto alla vetrina del caffè in cui si teneva il dibattito. Il secondo è Dan Uzan, guardiano delle sinagoghe e altri istituti ebraici da 20 anni a Copenaghen, ha sacrificato la sua vita per salvare decine di persone riunite all’interno del luogo di culto.

“Un assassino di nome Omar, nato e cresciuto in Danimarca. La polizia lo conosceva bene”, scrive sul Corriere l’inviato a Copenaghen Marco Imarisio.

Su La Repubblica: “La rabbia di Netanyahu: ‘Ebrei tornate in Israele, ci saranno altri attentati’”, “Il leader ai ministri: ‘L’Europa non è più un posto sicuro’. Profanate centinaia di tombe in un cimitero dell’Alsazia”. E due contributi: quello di Gad Lerner (Quegli eroi danesi che ci salvarono dalla Shoah”) e quello dello scrittore israeliano David Grossman che, intervistato, dice: “Ma il nostro premier fa propaganda”.

Su La Stampa “il caso” raccontato da Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme: “Le comunità ebraiche sotto tiro. Così l’Europa si sta svuotando”, “Via mezzo milione in un decennio. E Netanyahu invita ad emigrare in Israele”

Libia

La Repubblica, pagina 2: “Libia, l’Is fa paura all’Italia, ‘Siamo a sud di Roma’. Minacce a una motovedetta. Renzi: faremo la nostra parte”, “Chiusa l’ambasciata a Tripoli, rientrano i connazionali. Berlusconi: ‘Intervento militare, siamo con il governo’”. Alla pagina seguente, un’intervista al ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Non c’è più tempo da perdere, il Califfato è alle porte di casa, l’Onu si muova per fermarlo”, “La Libia è cruciale per il futuro dell’Occidente. Temo un esodo senza precedenti, giovedì alla Casa Bianca chiederò aiuto sulla lotta al terrorismo”.

La Stampa, pagina 2: “Aliscafi e truppe scelte, via i primi italiani dalla guerra in Libia”, “Da Tripoli alla Sicilia, con la scorta degli uomini del Tuscani. Chiusa l’ambasciata. L’Isis minaccia Roma: ‘Ora siamo vicini’”. Alla pagina seguente, si racconta quanto accaduto alla Guardia costiera che ieri stava soccorrendo un barcone di profughi a 50 miglia da Tripoli: “’Ridateci il gommone o vi spariamo’. Gli scafisti assaltano i guardiacoste”.

Su La Repubblica, il dossier firmato da Vincenzo Nigro: “Le milizie in guerra per il potere, così l’Is ha conquistato la Libia”

Guido Ruotolo ha intervistato via Skype i leader delle milizie di Misurata: “’Noi libici non siamo integralisti. L’Italia ci aiuti a unirci contro l’Isis’”, “’Hanno pochi uomini, li batteremo. Sì al dialogo anche con il Parlamento di Tobruk e le forze di Zintan”. Spiegano: “Siamo in guerra tra di noi. Sarebbe stupido negarlo. Zintan, il generale Haftar, il Parlamento di Tobruk. Dall’altra parte noi, il Parlamento di Tripoli. Non possiamo continuare ad andare avanti così. Dobbiamo trovare una strada alternativa alle armi”.
Alle pagine successive: “Berlusconi applaude il governo: ‘Sì a un’azione militare’”. Ma di fianco si legge in un ‘retroscena’ di Fabio Martini: “’Calma e gesso’. E alla fine Renzi frena gli interventisti”, “Il premier adotta la dottrina Prodi dopo l’intervento del professore”. Prodi si era detto contrario alla guerra (prima va esperito “ogni tentativo di dialogo”) e così -scrive Martini- Renzi, dopo aver assecondato l’ardore interventista di alcuni suoi ministri, ha capito che la cosa avrebbe portato su due binari morti: la rinascita su una linea bellicista del Patto del Nazareno e la rottura col vasto mondo pacifista.

Sul Corriere: “Renzi: noi pronti, ma sia priorità di tutti”, “Offensiva del governo perché le Nazioni Unite affianchino un’altra personalità al diplomatico Leon. L’obiettivo di un intervento multinazionale in primavera. Le aperture di Berlusconi e Sel”.
A fondo pagina, “gli scenari” tracciati da Stefano Agnoli: “Il rischio di esporsi con Mosca senza il petrolio e il gas libico”.
Il Corriere della Sera intervista Nicola Rossi, presidente della Commissione Difesa del Senato: “Serve più prudenza. Dobbiamo accelerare con la diplomazia”. E Simona Bonafé, europarlamentare Pd dice: “Nessuna alternativa all’uso della forza, ma sotto l’egida Onu”.

“La guerra sarà lunga e dispendiosa”, dice a Il Fatto Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola in economia e relazioni internazionali e, a proposito della disponibilità manifestata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a guidare un intervento sotto egida Onu, commenta: “È apprezzabile la disponibilità ad assumere delle responsabilità, ma bisogna prima capire gli obiettivi”, “per stabilizzare la Libia non è sufficiente armare delle milizie o bombardare, è necessario cercare degli alleati e accettare la prospettiva di un impegno lungo. Però se non se ne occupa l’Italia, non lo farà nessuno perché siamo noi i primi a dovere essere preoccupati di quanto sta accadendo”.

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