Renzi va veloce

Il Corriere della Sera: “Napolitano: non perdo tempo. Gaffe di Onida sui saggi e su Berlusconi. Il Pdl: lasci”. E poi: “Il Presidente replica a Renzi. Il Pd spaccato sulle parole del sindaco, l’ira dei bersaniani”.

 

Il Giornale: “E’ tutto uno scherza. Smascherati i giochi Quirinale-Pd. Finta Margherita Hack stana Onida.’Noi saggi? Non serviamo a nulla e Berlusconi vada a casa’”.A centro pagina: “La protesta di Ruby a Milano. ‘I pm mi hanno violentato, volevano che incastrassi Silvio’”.

 

La Repubblica: “Il Pdl a Napolitano: via i saggi”. E poi: “Trappola radiofonica al costituzionalista, che poi si scusa”, “incontro Bersani-Monti: intesa per il nuovo capo dello Stato”. “Gaffe di Onida: siamo inutili. Renzi, scontro nel Pd. Il Colle: mai perso tempo”. A centro pagina: “Nel club dei paradisi fiscali 200 superevasori italiani. Scoperti 32 mila miliardi, i nomi sul web. Tra di loro un ex collaboratore di Tremonti2.

 

La Stampa: “Gelo tra Bersani e Renzi. Il leader dei democratici si sfoga con i suoi: Matteo teme il mio successo. E per l’elezione del nuovo Capo dello Stato stringe un patto con Monti”. “Il sindaco: ‘Sbrighiamoci, anche la Chiesa è più veloce della politica’. Napolitano: ‘Siamo lenti? Non credo’”.

 

L’Unità: “No di Renzi al governo Bersani. Bufera nel Pd: ‘Parla come il Cav’. Napolitano al sindaco: ‘Non stiamo perdendo tempo’”. A centro pagina, con foto: “L’Aquila quattro anni dopo: ‘L’Italia non ci abbandoni’”.

 

Libero: “Renzi rottama il Pd. Il sindaco smaschera Bersani (‘Stiamo perdendo tempo, accordo con il Pdl o voto’) e ne denuncia la doppiezza nei confronti di Berlusconi. Il partito esplode. Ma intanto il Paese resta nel pantano”.

 

Il Fatto quotidiano: “Quirinale, tra Pd e M5S vincono Bonino e Rodotà”. Il quotidiano ha interpellato i parlamentari che eleggeranno il nuovo capo dello Stato, e in particolare quelli del Pd e del Movimento5 Stelle.

 

Il Sole 24 Ore: “Draghi: più rischi sulla ripresa. La Banca del Giappone raddoppia la liquidità. Giù le Borse: Milano -0,30 per cento. Francoforte lascia i tassi invariati allo 0,75 ma è ‘pronta ad agire’. ‘I governi dell’Eurozona devono intensificare le riforme strutturali’”. Di spalla: “Napolitano: non stiamo perdendo tempo. Il caso Renzi divide il Pd”.

A centro pagina, il risultato dell’incontro tra il ministro dell’Economia Grilli e l’Anci: “No a vincoli sugli investimenti”. Il quotidiano spiega che salta il blocco della spesa per cinque anni, e che il decreto arriverà nel fine settimana. Il commento del Presidente di Confindustria, Squinzi: “Bene il rinvio, il dl era un pateracchio”. “Bce: ok allo sblocco”.

 

Quirinale, saggi

 

Il Corriere della Sera spiega che tutta la giornata di oggi si è giocata sul “pressing” del sindaco di Firenze e per questo titola: “Dal Quirinale ai democratici, tensione sullo strappo di Renzi”. Le parole del sindaco: “Decidetevi, sono passati più di 40 giorni dalle elezioni. Persino la Chiesa, che non è un modello di speditezza, è riuscita ad organizzarsi velocemente”. Renzi ha chiarito poi, per evitare fraintendimenti con il Presidente della Repubblica, che “dare la colpa delle difficoltà a Napolitano è una barzelletta. Ricorda quelli che, quando vedono il traffico per strada, danno la colpa al vigile”. E per scongiurare ogni equivoco ha riaffermato: “Napolitano è stato in questi sette anni una assoluta certezza per il Paese, meno male che c’è stato Napolitano”. Lo stesso capo dello Stato, interpellato dai cronisti, che chiedevano “presidente, stiamo perdendo tempo?”, ha risposto: “Io personalmente non credo”. Commenta il quirinalista del quotidiano: “Giudizio scontato, quello del Presidente, il quale, trovandosi con le mani legate al termine di un doppio e non risolutivo giro di consultazioni, adesso difende il lavoro degli esperti da lui scelti per ‘facilitare’, con la stesura di una asciutta agenda di provvedimenti e riforme, il compito del suo successore nella formazione del governo”. Purtroppo, poche ore dopo questa sua puntualizzazione, uno dei saggi più illustri, l’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, è caduto in uno scherzo-trappola della emittente Radio 24: una finta Margherita Hack gli chiedeva se non considerasse il lavoro dei saggi inutile, e la risposta di Onida è stata “sì, probabilmente è inutile”, “serve a coprire questo periodo di stallo”. E poi un commento su Silvio Berlusconi: “Naturalmente spera sempre di avere qualche vantaggio o protezione”, “è anziano, speriamo si decida a godersi la sua vecchiaia, è un mio coetaneo”. Alla gaffe ha tentato di riparare lo stesso Onida, facendo notare: “Che non sia inutile il lavoro che stiamo facendo lo dimostra il fatto che sono qui con gli altri colleghi a lavorare”. “Mi rammarico per l’imbarazzo che la pubblicazione può aver procurato al Presidente, e porgo le mie scuse al presidente Berlusconi, perché un mio giudizio privato espresso in chiave ironica ed autobiografica – ho detto che sono un suo coetaneo – potrebbe averlo ingiustamente offeso”. E ancora lo stesso Onida ha sottolineato che “la pubblicazione del contenuto di una conversazione privata nella quale l’interlocutore falsifica la propria identità costituisce una grave violazione della libertà e segretezza delle conversazioni, garantita dalla Costituzione”.A questo proposito segnaliamo su La Repubblica un commento di Michele Serra che, per la finta telefonata, parla di “mobbing mediatico” e ricorda che a dover decidere le intercettazioni sono le autorità inquirenti, no i giornalisti o gli showmen. (“L’alibi è potente. Siccome il potere è oscuro, bisogna illuminarlo a qualunque costo, anche quando il microfono o la telecamera hanno la stessa invasività di una rettoscopia fatta senza il consenso del paziente”, scrive Serra).

I quotidiani danno conto anche della richiesta di dimissioni di Onida avanzata da vari esponenti del Pdl.

La Stampa racconta che appena le parole di Onida hanno iniziato a rimbalzare sulle agenzie, Berlusconi ha subito chiesto spiegazioni al segretario del Pdl Alfano ed entrambi si sono subito messi in contatto con Gaetano Quagliariello, che rappresenta il Pdl nella commissione dei saggi. La stessa commissione era riunita proprio in quelle ore. Quagliariello l’ha interrotta, ha chiesto spiegazioni all’ingenuo Onida, dicendo che è stato offeso Berluscconi e soprattutto è stato messo in imbarazzo il Presidente della Repubblica. Quagliariello avrebbe quindi chiesto delle scuse formali e pubbliche, aggiungendo che, se non fossero arrivate, avrebbe abbandonato la Commissione.

 

Pd, Renzi

 

Intanto, come racconta La Repubblica, il caso Renzi, il suo invito a fare presto perché si sta perdendo tempo, “scuote i democratici”.

Renzi, ieri, in una intervista al Corriere della Sera, aveva detto che è tempo di scegliere: o si fa un accordo con il Pdl per un governo che abbia pochi punti programmatici chiari, o si torna al voto.

Chiara Geloni, direttrice di Youdem, la tv del partito, scrive: “Serenamente e pacatamente, non si può negare che la proposta politica di Renzi al momento non coincida con quella di Berlusconi”. Al quartier generale Pd riferiscono che c’è una certa indignazione per le parole di Renzi, e che la reazione di Bersani sarebbe stata assai dura: “Fa solo demagogia, e sparge qualunquismo a buon mercato”. Vuole andare a votare? “Prima bisogna eleggere il presidente della Repubblica. Non è la politica che perde tempo, è la Costituzione che lo dice” avrebbe affermato Bersani, convinto, come scrive ancora La Repubblica, che l’intesa sul Colle possa portare al governo il Pd.

Sul Corriere della Sera: “L’ira dei bersaniani. E il fantasma scissione”. E’ possibile che nel Pd ci si divida, con una scissione dei renziani, nel caso in cui i bersaniani, in vista delle elezioni, rifiutassero le primarie”. I renziani, riassume il Corriere, temono l’inciucio tra il segretario e il Cavaliere, con il rischio di arrivare al voto senza primarie. Ma lo stesso quotidiano riferisce che in pochi difendono il segretario: lo testimonierebbero il silenzio di Dario Franceschini e le poche parole sfumate di Enrico Letta, lo confermerebbero le telefonate, che sono riprese, con Veltroni e il giovani turchi, in fila da Graziano del Rio, presidente dell’Anci, renziano. E se Renzi, con le primarie, ottenesse la vittoria nel Pd, sarebbe difficile per tanti ex Ds restare in un Pd con lui a capo. Il Foglio scrive: “Un piano Renzi ce l’ha, eccome. Ed è quello di tornare non troppo tardi alle elezioni, per ridiscendere in campo dopo essersi fatto rilegittimare alle primarie. Giugno, luglio, ottobre o febbraio poco cambia. Vuol solo farsi trovare pronto, senza farsi cooptare, quando e se la situazione precipiterà”. Il quotidiano pone poi questa domanda: “Esiste la possibilità che Renzi si decida ad una definitiva rottura con il Pd?”. E la risposta è no, a meno che , in caso di elezioni, Bersani si ricandidasse senza passare per le primarie. D’altra parte dire che il Pd esploderebbe nel caso in cui Renzi dovesse arrivare al timone del centrosinistra è per il quotidiano “un errore da matita blu”, perché nelle ultime settimane gli equilibri sono cambiati nel partito, e tutti i colonnelli del Pd si sono, con sfumature diverse, allontanati da Bersani: gran parte dei segretari regionali del partito ha da tempo aperto un dialogo con Del Rio, e persino gli antirenziani tra i giovani turchi sono divisi tra chi (come Fassina) non intende far parte di una coalizione guidata da Renzi e chi (Orfini) intende aprire la trattativa con il rottamatore (a te la coalizione, a noi il partito).

Su L’Unità: “Il sindaco incontra Veltroni: dubbi sul governo Bersani”. Il retroscena riferisce di un colloquio a Roma tra Renzi e l’ex segretario del Pd, che sarebbero entrambi perplessi su un esecutivo che si regga con qualche astensione o assenza. L’idea che Bersani possa ottenere un incarico dal nuovo Presidente della Repubblica e presentarsi alle Camere per la fiducia cercando consensi anche tra i cinque Stelle viene esclusa da entrambi, scrive il quotidiano.

Tanto il Corriere che Il Giornale, ipotizzano poi che il sindaco di Firenze possa essere tra i tre grandi elettori del Prossimo capo dello stato in rappresentanza della Regione Toscana: Renzi, come spiega il Corriere, sostituirebbe il presidente del consiglio regionale Monaci, del Pd, al momento ammalato, e affiancherebbe l’attuale governatore Rossi (sempre Pd) insieme a un rappresentante dell’opposizione di centrodestra.

Su La Stampa, in riferimento a Bersani: “La rabbia del segretario, ‘Matteo teme il mio successo’. Lo sfogo con i fedelissimi: ha paura che riesca a formare il mio esecutivo”. Bersani avrebbe spiegato così l’improvviso affondo di Renzi: “Credo cominci ad aver paura che io riesca a fare un governo: e che magari duri due anni. Lui si brucia e perde la chance”.

La Repubblica intervista il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che indica una priorità: “L’elezione, possibilmente con una ampia maggioranza, di un Presidente della Repubblica che sia una figura di garanzia per tutti, come ad esempio, Emma Bonino o Stefano Rodotà”. Una scelta che non potrà esser presa sull’onda dell’emergenza e neppure “essere condizionata da ‘trattative’ sul governo. Per Pisapia bisogna fare in fretta perché “il Paese rischia di scoppiare”. Subito dopo l’elezione per il Colle, “Bersani si presenti alle Camere con cinque punti programmatici e su quelli chieda la fiducia a ogni singolo parlamentare”. Se quel tentativo fallisse, non resterebbe che il voto. Nessuna alternativa, tantomeno “alleanze con il Pdl o un governo dei tecnici”. Se si arrivasse al voto, lei si candiderebbe come anti Renzi? “No, io ho preso l’impegno di fare il sindaco”, “condivido pienamente la posizione di Renzi sul fatto che il futuro candidato premier debba esser scelto con le primarie”.

Il Sole 24 Ore: “La sfida dei renziani al Pd: non voteremo un Presidente di parte”. I 50 parlamentari riconducibil a Renzi, scrive il quotidiano, sono decisivi con qualunque schema di gioco, e soprattutto possono trasformarsi in “franchi tiratori”, pronti a far saltar,e nel segreto dell’urna, il candidato di Bersani, se il segretario dovesse convincersi a tentare la strada delle elezioni a maggioranza del successore di Napolitano: “Dobbiamo eleggere un presidente della Repubblica buono per sette anni, non per sette mesi”, avverte il deputato Dario Nardella, vicesindaco di Firenze e vicinissimo a Renzi. “Non voteremo un candidato scelto per favorire un disegno di governo piuttosto che un altro, serve larga condivisione”.

 

Internazionale

 

Filippo Andreatta, sul Sole 24 Ore, si occupa della crisi che si è aperta con la Corea del Nord: “La pericolosa fragilità di Kim”, ovvero del leader del Paese. Il nuovo leader comunista per Andreatta è insicuro, e di fronte ad una crisi economica, le minacce nucleari nordcoreane nascondono un regime debole. Ma Cina, Usa e loro alleati devono astenersi dall’alimentare la sua paranoia. La Corea del Nord è dipendente dall’estero per i prodotti alimentari, e circa la metà della popolazione soffre di denutrizione. Come già avvenuto nel 1994 e nel 2007, la leadership potrebbe avere la tentazione di estorcere fondamentali aiuti in cambio di una nuova sospensione dei programmi di riarmo. D’altra parte la Corea del Nord è debole militarmente: nonostante sia dotata sulla carta del quinto esercito al mondo, sostenuto da una spesa militare che arriverebbe secondo alcuni ad un quarto del Pil, dal punto di vista convenzionale è decisamente inferiore alla Corea del Sud, che ha forze armate moderne e l’aiuto del contingente americano. Questa vulnerabilità si è acuita con il crollo dell’Urss, che prima offriva protezione al regime e ne alleviava le difficoltà economiche. L’opzione nucleare pare dunque l’unica speranza, agli occhi della Corea del Nord, di poter resistere a un attacco esterno.

L’Unità intervista Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, che, a proposito del leader nordcoreano, dice: Deve affermare la sua legittimità e il suo potere di fronte alle gerarchie politiche e militari del regime. A ciò si aggiunga che il Paese sta vivendo un periodo di grave crisi economica e alimentare, e sta vedendo allontanarsi alleati decisivi”, il primo dei quali è la Cina: “Pechino – spiega Silvestri – è oggi politicamente più lontana da PyongYang, e più interessata a buoni rapporti con Seul, anche a causa delle isole Senkapu, rivendicate sia dal Giappone che dalla Cina. Su questo contenzioso, la Corea del Sud è vicina alle posizioni cinesi”.

 

Su La Repubblica si dà conto del lavoro di 45 testate che fanno parte dell’International Consortium of investigative journalists (Icij) basato a Washington, sulle 100 mila società offshore basate alle isole Vergini, Cayman, Cook, Samoa e Singapore: “Migliaia di conti segreti nei paradisi fiscali, ecco il club degli evasori. I nomi sul web, scovati 32 mila miliardi di dollari”. La chiamano la rete di “OffshoreLeaks”. E ne farebbero parte anche 200 italiani, secondo le rivelazioni de L’Espresso. Ne vien fuori anche una sgradita sorpresa per il presidente francese Hollande, perché il tesoriere della sua campagna elettorale, il finanziere Jean-Jacques Augier risulterebbe azionista di due società basate alle Cayman. Attività legali e dichiarate, dice l’interessato, ma la rivelazione della loro esistenza arriva nel peggior momento per Hollande, già impelagato nell’affare Cahuzac, il ministro del Bilancio dimissionario, che aveva un conto clandestino a Singapore.

Se ne occupa anche Il Sole 24 Ore: “Conti esteri, nuovi guai per Hollande”. Augier viene descritto così: 59 anni, il solito incrocio di solida formazione economica e grande raffinatezza intellettuale, si è arricchito negli anni 90 risanando la compagnia di taxi G7. Ed ha investito parte del suo patrimonio in Cina, dove vive il suo compagno, e dove ha trovato un partner per la creazione di una catena di librerie. Sarebbe stato il socio cinese a costituire una società mista alle Cayman, mentre Augier avrebbe poi creato una seconda società con alcuni operatori turistici. Si tratta di partecipazioni che detiene attraverso la filiale cinese della sua holding Eurane, che sono regolarmente citate nel bilancio dell’azienda. Per Il Sole non c’è dunque nulla di illegale o illecito nel comportamnto di Augier, che ha voluto sottolineare che “di tutto questo Hollande non ha mai saputo nulla”. Ma certo, in pieno scandalo Cahuzac, è un altro colpo per Hollande. Il Fronte nazionale di Marine Le Pen ha così riassunto la situazione: “Dalla gauche caviar alla gauche Cayman”.

 

Ampio spazio viene dedicato a queste rivelazioni sui “capitali nascosti” su L’Unità, con vari punti di osservazione. Per esempio il Lussemburgo (l’evasione fiscale costa all’Europa circa 1000 miliardi, ma nel Granducato nessuno riesce a mettere il naso); oppure la lista che riguarda 220 italiani, tra i quali figura Fabio Ghioni, hacker-pirata informatico al servizio della security Telecom, oppure il commercialista Gaetano Terrin, ora in Assicurazioni Generali ma in passato collaboratore dello studio di Giulio Tremonti. Un commento di Paolo Leon invita a rompere il silenzio: un Paese solo non può agire contro i paradisi fiscali, ma solo un governo credibile può spingere l’Europa a farlo. E Vincenzo Visco, intervistato dal quotidiano, dice che quelle liste “sono solo una piccolissima parte di quel che c’è veramente nei paradisi fiscali”, perché “tutti usano i paradisi, a iniziare dalle banche e hedge fund, per il semplice fatto che lì trovano denaro a basso costo. Sono funzionali al sistema finanziario, e questo ruolo aumenta sempre di più”. Insomma, i “territori rifugio” sono funzionali al sistema finanziario mondiale, e per questo è così difficile combatterli”.

Due pagine anche sul Corriere della Sera: “Paradisi fiscali, la lista dello scandalo”, “professionisti e milionari, politici e criminali. Un capitale pari al Pil di Usa e Giappone”. Dove si racconta anche che l’inchiesta è partita qualche mese fa, quando l’hard disk di un computer è arrivato sulla scrivania di Gerard Ryle, direttore del consorzio internazionale dei giornalisti di inchiesta (ICIJ): il giornalista era noto per i suoi tre anni di lavoro sullo scandalo australiano della FirePower, un caso di frode e di soldi finiti in paradisi fiscali. Tra gli “smascherati”: la moglie del vicepremier russo Shuvalov (isole Vergini), Bidzina Ivanishvili, primo ministro della Georgia (Isole Vergini, secondo la rivista Forbes è tra i 160 più ricchi del pianeta) Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaijan (due sue figlie, titolari di società offshore che sono controllate dal magnate azero Gozal), Maria Imelda Marcos, figlia dell’ex presidente delle Filippine.

 

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