La Chiesa e i matrimoni gay

Il Corriere della sera: “La Banca d’Italia vede l’inizio della ripresa. ‘Ma bisogna proseguire con le riforme'”.
Il titolo più grande: “Il giudice riapre il caso De Luca”. “Sentenza della Cassazione: il candidato della Campania a rischio per la legge Severino sui condannati”. “Se sarà eletto e decadrà non potrà contare sulla linea favorevole del Tar”.
Un richiamo in prima: “Accolto il ricorso dei tassisti di Milano. Bloccata UberPop”. “Stop in tutta Italia all’app per il noleggio”.
A fondo pagina: “Vaticano, nozze gay sconfitta per l’umanità”. “Il Segretario di Stato vaticano Parolin si dice ‘triste’ per il sì irlandese. Il confronto nella Chiesa”.

La Repubblica: “I 17 impresentabili di Puglia e Campania. Scontro sui nomi”, “Regionali,, lite alla commissione Antimafia: slitta l’elenco”, “Renzi: i candidati nelle liste del Pd sono puliti”, “La Cassazione: sulla Severino non decidono più i Tar”.
A centro pagina, l’intervista al presidente della Cei Angelo Bagnasco. “Dialogo con i gay, resta il no alle unioni civili”, “Il Vaticano: il sì irlandese sconfitta dell’umanità”.
Nella colonna di apertura a sinistra anche le considerazioni del governatore di Bankitalia: “Visco: ‘la ripresa c’è ma le riforma vanno consolidate’. Allarme per la Grecia”.
In prima anche una foto di proteste contro Uber, che si sono tenute ieri in varie città del mondo: “’Uber, è concorrenza sleale’. Il giudice ferma i tassisti fai da te”. Si tratta della sentenza di un tribunale di Milano.
Sulla colonna a destra, il richiamo all’inserto R2/Le idee: “La lezione di Solgenitsyn: ‘Così si resiste alle menzogne del potere’”. E’ un testo inedito del 1974 che viene pubblicato ora da Jacabook.

La Stampa: “Cassazione e antimafia. Regionali a rischio caos”, “Una sentenza apre nuovi scenari: in dubbio la posizione di de Luca (Pd campano)”, “’Sulla Severino decide il giudice ordinario, non il Tar’. Impresentabili, resi noti soltanto i primi quattro nomi”.
A centro pagina, una intervista a Carlo Cottarelli, già commissario alla spending review: “’Italia troppo divisa. Dura tagliare la spesa’”, “Io sconfitto? No, è un lavoro lungo”.
La foto a centro pagina è per una manifestazione a favore delle unioni omosessuali in un Gay Pride a Bucarest. Il titolo rimanda ai dati di un sondaggio Piepoli-La Stampa: “’Sì alle unioni gay ma niente adozioni’”, “Sondaggio dopo l’Irlanda: il 51% favorevole alle nozze”.

Il Fatto: “De Luca silurato in Cassazione. Impresentabili, farsa Antimafia”, “La Corte: sarà il tribunale e non il Tar a decidere sulla decadenza del condannato candidato del Pd. Quindi niente sospensiva immediata. Rissa nella commissione Bindi che doveva pubblicare l’elenco degli ‘invotabili’: solo 4 nomi, gli altri venerdì”.
In prima ancora il caso delle Poste: “Poste, ecco la Spectre. Ora indaga l’Agcom”, “Spiati per anni i controllori dell’azienda di Stato. Uno degli ‘spioni’ presenta un esposto alla Corte dei conti: ‘C’era una vera struttura’. Una testimone: ‘Hanno violato la mia vita privata’. Lettere aperte e cassette monitorate”.
A centro pagina: “Ricordate il Salvabanche? Ci costa altri 340 milioni”, Regali”, “Come Il Fatto denunciò nel 2013 sul decreto Bankitalia”, “prima della riforma, le banche azioniste ricevevano 70 milioni di dividendi. Dallo scorso anno oltre 300. Secondo via Nazionale, lo Stato ha ancora debiti per 70 miliardi”.
Il Giornale: “Voto inquinato”. “Giallo sugli imprensentabili: una manina ferma la divulgazione dei nomi dell’antimafia”. “Per la Cassazione il candidato Pd in Campania non può essere eletto. E’ caos”.
A centro pagina: “Berlusconi all’attacco. ‘Renzi ha aggravato la situazione’. Il Cavaliere a Porta a Porta: ‘Anche la Lega verrà sotto l’ombrello dei moderati'”.

Il Sole 24 ore: “Visco: riforme e bad bank per consolidare la ripresa”. “Bene la riforma delle popolari, ora intervenire sulle Bcc”. “Dal governatore allarme sui crediti deteriorati, pressing sulla Ue. Avanti con il Qe”.
Di spalla: “Spread della Spagna in forte rialzo, salgono i tassi Btp”. “Atene ora rassicura: pagheremo la rata Fmi”.
In alto: “Taxi, il tribunale blocca Uber Pop in tutta Italia”.
Un richiamo in prima: “Il Vaticano: ‘il sì alle nozze gay è una sconfitta per l’umanità'”.

Chiesa e matrimoni gay

Su La Stampa, a pagina 2: “Italiani favorevoli alle unioni civili tra gay ma divisi sulle nozze”: vengono così sintetizzati i dati di un sondaggio Piepoli-La Stampa, secondo cui solo un italiano su quattro è favorevole all’adozione. Alla domanda: ‘sarebbe favorevole allo svolgimento di un referendum in Italia sui matrimoni gay?’. Risponde sì il 57%, no il 37%, senza opinione il 6%. Domanda: se si facesse un referendum, lei voterebbe a favore o contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso? Favorevole il 51%, contrario il 41%, senza opinione l’8%. Domanda: se invece del matrimonio si approvassero le unioni civili tra persone dello stesso sesso, lei sarebbe favorevole o contrario? Favorevole il 67%, contrario il 27%, senza opinione il 6%. Infine, alla domanda: è favorevole all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali? Si dichiara contrario il 73% degli interpellati, favorevole il 24%, senza opinione il 3%. Per quel che riguarda l’orientamento politico, l’elettorato M5S è quello che si mostra più convinto dell’utilità di un referendum sul tema (al 69% contro una media italiana del 57%) e della ipotesi di legalizzazione dei matrimoni gay (al 60%), mentre quello di centrosinistra è il più favorevole a unioni civili (74%) e adozioni (30% contro il 29% dei grillini).
Sul tema, alla pagina di fianco, un’intervista al fondatore del Censis Giuseppe De Rita, che dice: “Nessun paragone col divorzio, questo non è un fenomeno sociale”.
La Repubblica intervista il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco. Gli vien chiesto di commentare l’affermazione dell’arcivescovo di Dublino Martin dopo la vittoria del referendum in Irlanda per i matrimoni omosessuali: aveva detto che la Chiesa deve fare i conti con la realtà. Vale anche per la Chiesa italiana? Bagnasco: “indubbiamente quando monsignor Martin afferma che ciò che è accaduto non è soltanto l’esito di una campagna referendaria, fotografa una rivoluzione culturale che riguarda tutti. Come tale, non può non interrogare anche la nostra Chiesa: cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale?”. Poi però ribadisce: “noi crediamo nella famiglia che nasce dall’unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita”. Cosa pensa della proposta di legge sulle unioni civili che porta la firma della senatrice Cirinnà? “Mi sembra eccessivamente schiacciata su una disciplina di stampo para-matrimoniale: al di là dei nominalismi, di fatto equipara la condizione giuridica delle unioni omosessuali a quelle della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Chiedere che si evitino indebite omologazioni non intacca il riconoscimento dei diritti individuali di ciascuno”.
Sulla stessa pagina, si dà conto delle parole pronunciate ieri dal segretario di Stato Pietro Parolin al termine della conferenza internazionale della Fondazione Centesimus Annus: “Il referendum irlandese è una sconfitta per l’umanità. Sono rimasto molto triste per il risultato, la Chiesa deve rafforzare il suo impegno per evangelizzare”.
Sul Sole 24 Ore: “Il Vaticano contro i matrimoni gay”. “Presa di posizione dopo il ‘voto rivoluzionario’ di sabato scorso a Dublino. Parolin: ‘Il referendum in Irlanda è una sconfitta per l’umanità”. Si citano le parole del Segretario di Stato vaticano, che ha detto di essere rimasto “molto triste” dal risultato irlandese. La Chiesa, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, deve “tenere conto di questa realtà” nel senso che deve “rafforzare tutto il suo impegno e il suo sforzo” di evangelizzazione.
Su Il Giornale: “Il Papa a i vescovi al lavoro sul Sinodo per una nuova etica della famiglia”. “Francesco ha voluto partecipare di persona ai lavori della Segreteria”. “Tra poche settimane il primo testo”.
Il Corriere intervista il cardinale Walter Kasper: “‘Anche molti fedeli vogliono le unioni civili. E’ tempo che la Chiesa accetti questa sfida’”. Kasper viene definito “teologo e punto di riferimento dell’anima cattolica più riformista” e dice che “se la maggioranza del popolo vuole queste unioni civili è un dovere dello Stato riconoscere tali diritti” anche se “una legislazione simile”, anche se distingue il matrimonio dalle unioni, “arriva a riconoscere a tali unioni più o meno gli stessi diritti delle famiglie” e “per la Chiesa diventa ancora più difficile spiegare la differenza”. Kasper dice che “la concezione postmoderna per la quale è tutto uguale sta in contrasto con la dottrina della Chiesa” e “noi non possiamo accettare l’equiparazione col matrimonio”, ma “è una realtà” anche il fatto che in Irlanda “molti fedeli abbiano votato a favore”. Insomma: “Si è taciuto troppo su questi temi, adesso è venuto il momento di discuterne”. Kasper dice che occorrerà anche fare attenzione al linguaggio, “non usare espressioni che possano risultare offensive” come definire una “inclinazione oggettivamente disordinata” l’omosessualità. Gli omosessuali “devono essere accolti”, hanno “un posto nella vita della Chiesa, appartengono alla Chiesa” e anche sulle unioni “se c’è una unione stabile gli elementi del bene esistono senz’altro”. Ma “non possiamo equiparare, questo no. La famiglia formata da un uomo e una donna e aperta alla procreazione è la cellula fondamentale della società”. “Non bisogna discriminare ma nemmeno essere ingenui”.

Regionali, candidati, impresentabili

La Stampa, pagina 4: “Candidabilità di De Luca, è caos. La Cassazione: decide il giudice”, “Il giudizio non tocca al Tar: la Corte orientata a emettere sentenza nel weekend. E proprio al premier toccherebbe sospendere il candidato del suo partito”. Spiega il quotidiano che la Cassazione sarebbe quindi orientata a stabilire che la vigilanza sulla legge Severino in materia di incandidabilità ed eleggibilità spetta al giudice ordinario e non al Tar. La sentenza è attesa per venerdì, ma indiscrezioni dalla Suprema Corte aprono uno scenario in cui saranno sparigliate le carte. Se dovesse infatti essere eletto governatore della Campania alle elezioni regionali del prossimo 31 maggio il candidato del Pd Vincenzo De Luca -colpito dalla legge Severino a seguito di una condanna per abuso d’ufficio- per lui potrebbe scattare presto la sospensione dall’incarico. L’orientamento della Corte sarebbe a maggioranza orientato per l’attribuzione al giudice ordinario, e non la Tar, la competenza per l’applicazione della legge Severino ai politici condannati. E il premier Renzi, in applicazione di quella legge, dovrebbe sospendere de Luca, se eletto. Mentre infatti -spiega ancora La Stampa- la sospensione del sindaco dipende dal prefetto (com’è avvenuto nel caso di Luigi De Magistris), per il governatore l’intervento spetta al presidente del Consiglio. Un intervento immediato che impedirebbe al neo eletto di nominare la nuova giunta. La decisione della Procura generale della Cassazione ritiene quindi fondato il ricorso presentato dal Movimento difesa del cittadino, rappresentato dall’avvocato Gianluigi Pellegrino, nell’ambito della vicenda che vede coinvolto anche il sindaco di Napoli de Magistris. Il ricorso è stato giudicato ammissibile dal sostituto procuratore Generale della Cassazione Luigi Salvato, che ha chiesto alle Sezioni Unite della Cassazione di dichiarare che la giurisdizione in materia è del giudice ordinario. Probabili guai in vista per De Luca che, durante i suoi interventi pubblici, si era detto convinto che, in caso di elezione a presidente della Regione, sarebbe stato reintegrato dal Tar. E il quotidiano intervista lo stesso avvocato Pellegrino, che si dice soddisfatto dell’accoglimento del ricorso (“vengono riconosciuti i diritti dei cittadini che meritano di essere governati da politici nel pieno rispetto delle norme”).
Il Fatto, pagina 7: “Severino, non tocca al Tar decidere. Ultima scure su de Luca”, “La Cassazione: è il tribunale ordinario a dover valutare l’incandidabilità. Per l’ex sindaco sarà più dura salvarsi”.
Su La Repubblica, pagina 3: “Svolta sulla Severino, il Tar non potrà più salvare i condannati. De Luca a rischio”, “La Cassazione affida al giudice ordinario la competenza sui ricorsi. Per De Magistris torna in bilico la poltrona di sindaco”, “Una chance in meno anche per Berlusconi, decaduto da senatore per effetto della stessa legge”.
Sul Corriere si legge che l’effetto immediato di questa decisione della Cassazione è che “decadono le questioni sollevate davanti alla Corte costituzionale, che non potrà prenderle in considerazione perché proposte da un giudice (il Tar) non più competente. Ma soprattutto resta da scoprire l’orientamento dei tribunali ordinari di fronte ai ricorsi di quei pubblici amministratori colpiti dagli effetti della legge che porta il nome del Guardasigilli del governo Monti. L’orientamento del Tar finora è stato abbastanza univoco, almeno nei casi più importanti come quelli citati di de Magistris e De Luca, ma anche di altri: accogliere i ricorsi, sospendere le sospensioni e investire i giudici costituzionali. Non c’è invece giurisprudenza che possa far prevedere cosa succederà ora. Difficilmente, però, ci si può aspettare dai giudici ordinari la stessa solerzia che ha contraddistinto, per esempio, il caso di De Luca: in mezza giornata nessun tribunale deciderà mai niente”. Insomma: se De Luca uscisse vincitore potrà essere proclamato eletto ma subito dopo dovrà essere sospeso, e dovrebbe essere il Presidente del Consiglio a firmare il decreto. De Luca, se vincesse, dovrebbe nominare una Giunta e un vice che governi in suo nome prima della sospensione. Sempre che non sia sospeso prima della prima seduta del Consiglio regionale.
Su Il Giornale: “Campania: De Luca a rischio, se vince sarà subito sospeso”. Il quotidiano scrive che “la notizia non è ufficiale, ma secondo Repubblica” le sezioni unite della Cassazione “avrebbero stabilito che è il giudice ordinario e non quello amministrativo ad essere competente sull’applicazione della legge Severino in materia di incandidabilità ed eleggibilità”. Secondo il quotidiano la sentenza sarà pubblicata presto, entro due o tre giorni. Il Giornale aggiunge anche che “arriva la notizia che Matteo Renzi non sarà a Napoli per la chiusura della campagna elettorale di De Luca. Forse, anche il premier coglie il paradosso di sostenere un candidato governatore che, in caso di vittoria, dovrà subito sospendere”.
Sul Corriere: “‘Impresentabili’, ecco i primi nomi. Tensioni all’Antimafia che prende tempo”. “Le urla di Rosy Bindi. La lista definitiva arriverà venerdì, alla vigilia delle elezioni”. “Le carte attese dalla Prefettura di Napoli non sono arrivate in tempo”. Si legge nell’articolo che “l’attività di raccolta” delle informazioni da parte della Commissione è stata “‘complessa’”, si ricorda che questa attività della Commissione è stata decisa sulla base “del codice di autoregolamentazione approvato all’unanimità dai partiti”. In attesa della lista definitiva ci sono già delle anticipazioni, pubblicate ieri dal quotidiano milanese sul suo sito: Fabio Ladisa, che corre per i Popolari per Emiliano, Giovanni Copertino (Forza Italia con Poli Bortone), Massimiliano Oggiano (per la lista Oltre con Schittulli) ed Enzo Palmisano, che concorre nel Movimento politico per Schittulli. Il quotidiano racconta che la presidente Bindi ha “stigmatizzato la violazione del segreto”, con la diffusione in anticipo di questi primi nomi senza attendere le carte da Napoli e la lista definitiva, che comprenderebbe comunque “una dozzina di nomi in tutto” secondo un parlamentare di 5Stelle. Il quotidiano offre anche le reazioni di due dei quattro pugliesi candidati, Ladisa e Copertino.
Sullo stesso quotidiano Goffredo Buccini scrive che “confondere la sacrosanta presunzione di innocenza dovuta a ogni cittadino con un diritto- dovere di incollarsi allo scranno fino alla sentenza definitiva, conferisce a quella sentenza (e dunque al potere giudiziario) una impropria funzione di legittimazione del potere politico”. Ricorda che il regolamento dell’Antimafia è stato votato all’unanimità nel settembre 2014, e scrive – a proposito di questi giorni – che “inevitabilmente, il lavoro s’è protratto, siamo finiti a ridosso del fatidico 31 maggio e ieri, in Commissione, si sono consumate risse tra presunti giustizialisti e presunti garantisti, in realtà divisi sugli effetti della pubblicazione” dei nomi.
Su Il Giornale: “Il giallo degli ‘impresentabili’: l’Antimafia scivola sulla lista. La Commissione annuncia l’elenco dei candidati da non votare ma poi fa dietrofront e rimanda tutto a venerdì. Filtrano quattro nomi pugliesi ma è caos sulla Campania”.
Su La Stampa, pagina 5: “Antimafia: fuga di notizie sugli ‘impresentabili’”, “Bindi furiosa, altri nomi alla vigilia delle Regionali”. E’ Ilario Lombardo a raccontare “il caso”: “Quando il senatore di Sel Peppe De Cristofaro apre l’i-Pad e scopre che sono già noti i nomi dei quattro ‘impresentabili’ pugliesi, si volta verso Rosy Bindi: ‘Presidente, abbiamo un problema…’. Qualcuno ha parlato, Bindi è furiosa, sbotta davanti ai presenti, all’inutile ricerca di un colpevole. Tra i sei membri presenti della Commissione Antimafia, gli sguardi si fanno torvi, i sospetti reciproci”, “I lavori, già abbondantemente in ritardo, vengono interrotti. Bindi ‘stigmatizza’ la violazione del segreto, non si fida più. Gli ‘impresentabili’ delle sette regioni al voto sono noti a metà. Gli altri si conosceranno venerdì, due giorni prima del voto. Sarebbero solo campani: forse altri nove. Le uniche regioni coinvolte, conferma De Cristofaro, sono Puglia e Campania”.
Il Fatto, pagina 6: “La figuraccia dell’Antimafia”, “A cinque giorni dalle elezioni, la commissione bicamerale fa fuori solo 4 candidati, tutti pugliesi. Mancano ancora i dati della Campania. L’ira di Rosy Bindi per la fuga di notizie”.
La Repubblica, pagina 2: “Ecco i 17 impresentabili nelle liste delle regionali. Puglia e Campania nel mirino. La paura di partiti e governatori”, “Scontro in Antimafia: 4 nomi tra i pugliesi, 13 tra i campani. Coinvolti centrodestra e centrosinistra. Renzi: nessuno del Pd”. I pugliesi “certi” sarebbero Giovanni Copertino, Fi, nella lista Poli Bortone, indagato per corruzione in attesa di appello; Fabio Ladisa, nei “Popolari per Emiliano”, Massimiliano Oggiano, nella lista ‘Oltre per Fitto’, ma la Procura di Lecce ha fatto sapere che è stato assolto in primo grado e si attende l’appello; Enzo Palmisano, lista Movimento politico per Schittulli, processo ora in Cassazione. Il quotidiano intervista Michele Emiliano, candidato Pd alla guida della Regione Puglia, che ieri, in una nota ha scritto “Ho chiesto al coordinatore della lista Udc, realtà Italia, Centro Democratico, di ritirare il candidato Fabio Ladisa dalla competizione dalla competizione elettorale uniformandosi così alla regole dettate dalla commissione”. Ladisa non intende ritirarsi, a quanto pare. Che si fa, Emiliano, chiede il cronista de La Repubblica? “La candidatura per me è ritirata”.

Banca d’Italia

Il discorso del Governatore Visco viene pubblicato dal Sole 24 ore, che dedica sette pagine di analisi e cronache alle considerazioni finali di ieri. “La ripresa c’è ma è fragile – ha detto il Governatore – per questo bisogna completare il processo di riforme strutturali mantenendo una politica di bilancio equilibrata e orientata alla riduzione del debito pubblico. L’azione di politica monetaria straordinaria della Bce da sola non basta – ha proseguito Visco – e restano elevati i rischi che il quadro macroeconomico venga compromesso da diversi fattori di instabilità, a partire dall’ipotesi di una mancata soluzione positiva della crisi greca”.
Su La Stampa: “Visco: la ripresa c’è, avanti con le riforme. Jobs Act? Vedremo”, “I debiti della Pubblica Amministrazione scesi di 5 miliardi”. E l’analisi di Stefano Lepri: “il nodo del credito e le regole che rischiano di pesare sulla crescita”.
La Repubblica: “Visco: ‘La ripresa è avviata e il Jobs Act dà i primi frutti ma le riforme non si fermino’, ‘Sulle imprese pesa un sovraccarico di burocrazia. Il bonus da 80 euro è stato consumato al 90%’”, “La dinamica dell’occupazione riflette ancora la debolezza della domanda ma l’aumento dei contratti stabili è un buon segnale’”.
Il Fatto: “Il governatore che non può non dirsi renziano”, “Ammorbidito”, “Un anno fa il giudizio di Visco sul bonus degli 80 euro era stato molto critico, ora dipinge un quadro a tinte pastello” (ne scrive Giorgio Meletti).
Sul Corriere Daniele Manca firma l’editoriale e scrive che quello di Visco “èun forte richiamo all’Europa ma anche all’Italia”, perché non si “adagi su una ripresa anemica”. All’Europa il Governatore dice di non rischiare una “applicazione ‘miope’ e ‘acritica’ delle regole”. Il tema di scontro con la Commissione, ricorda Manca, riguarda la cosiddetta bad bank, ovvero “quell’istituzione nella quale far finire le ‘sofferenze’, crediti che le banche non riescono a recuperare”, ovvero “quasi 200 miliardi (poco meno di un decimo dell’intero debito pubblico) che zavorrano le istituzioni finanziarie e impediscono loro di essere più generose nel far arrivare capitali alle imprese e alle famiglie”. “La critica che, in questi giorni di intensa trattativa tra Roma e Bruxelles, viene rivolta al nostro Paese è chiara: con quella manovra saremmo accusabili di aiuti di Stato non compatibili con le regole europee”. Su questo, spiega Manca, “si fa sentire la voce del governatore che, nel rispetto assoluto delle norme, vuole però sottolineare come un conto sia agevolare la ripartenza di ‘meccanismi di mercato’, un altro sono gli indebiti sostegni pubblici a settori dell’economia come quello del credito. È in questa combinazione tra regole e discrezionalità che il governatore si muove”.
Sul Sole Guido Gentili invita a “non lasciare cadere” le parole di Visco: una “relazione asciutta nei toni e nel testo”, con “messaggi e giudizi” chiari sul governo, sulla politica, sulle imprese, sulle banche e sull’Europa. Anche Gentili ricorda che “Visco ha insistito per lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati, in pratica la famosa ‘bad bank’ con il ‘concorso del settore pubblico’ di cui si discute da tempo. Il confronto con l’Europa è duro”. Gentili riassume così le parole di Visco: “cara Europa apriti al confronto e non restare prigioniera di un schematismo che s’avvita su se stesso, alla fine proprio contro il mercato”.

Grecia

Sul Corriere una intervista a Thomas Piketty, “economista anti-austerity”, autore del “best seller planetario” Il capitalismo del XXI secolo. Dice che i Paesi europei “non hanno titoli per dare lezioni” alla Grecia perché le misure che chiedono ad Atene non le hanno appplicate a loro stessi quando stavano peggio (Francia e Germania nel dopoguerra). Dice che l’uscita della Grecia potrebbe significare “la morte dell’euro”.
Sul Giornale si legge: “La Grecia sconfessa Varoufakis. Il ministro punta a un accordo entro il 5 giugno e lancia la tassa sui Bancomat. Atene replica: ‘Ipotesi tramontata’”. Si legge che alla proposta del ministro, di introdurre una tassa sulle transazioni bancarie e sui bancomat, avrebbe replicato il dicastero delle finanze da Atene, spiegando che “queste ipotesi non sono in discussione con Bruxelles e l’Fmi”. “Sempre più caotica la gestione dell’emergenza da parte del governo Tsipras”, scrive il quotidiano.

Spagna

“Dopo il voto i partiti cercano alleati. A Madrid il Psoe rifiuta l’offerta dei Popolari. Podemos pone le proprie condizioni: fuori i corrotti e politiche fiscali redistributive”, si legge sul Sole 24 ore. Il quotidiano scrive che “a Barcellona quelli di Podemos adesso possono davvero governare. Hanno i voti per guidare la capitale e per decidere che il sindaco sarà Ada Colau, indignata della prima ora, attivista instancabile e simbolo della battaglia contro gli sfratti. A Madrid il movimento anti-casta e anti-austerity sarà di certo determinante”. Il quotidiano si sofferma sul “programma che cercheranno di attuare” quelli di Podemos. A Barcellona Colau dice di voler “subito parlare con le banche e vedremo di collaborare per trovare appartamenti vuoti da mettere a disposizione di chi non ha una casa con affitti sociali” e minaccia “multe per gli istituti di credito che decideranno invece di tenere sfitti gli immobili”. “Colau ha promesso che si ridurrà lo stipendio da sindaco – a circa 2mila euro al mese contro i circa 11mila del suo predecessore – e che verranno abolite le auto blu e le spese di cerimoniale”. Quanto a Madrid, Manuela Carmena “vincitrice morale”, ritiene di essere il prossimo sindaco della capitale, pur essendo arrivata seconda dietro alla popolare Esperanza Aguirre. Anche per lei primo punto del programma quello della casa.

E poi

Su La Repubblica, a pagina 13, si ricorda che oggi il premier britannico Cameron, subito dopo il discorso della Regina che delineerà la strategia del governo conservatore anche sulla questione del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue, partirà per un giro delle capitali europee, da Copenaghen a L’Aja, da Varsavia a Parigi, a Berlino. Mentre la cancelliera tedesca Merkel incontrerà a Berlino il presidente francese Hollande e il presidente della Commissione Ue Juncker: “Merkel e Hollande di nuovo amici, l’alleanza per fermare Cameron”, “Dopo il discorso della Regina, il premier britannico potrebbe annunciare i prossimi passi verso il referendum sulla permanenza nella Ue”, “Francia e Germania presentano una proposta comune per il rafforzamento dell’integrazione e della governance dell’eurozona”, scrive il corrispondente a Bruxelles Andrea Bonanni.
Su La Stampa: “La Ue allarga Triton: ‘Ricerca e soccorso fino a 138 miglia”, “Oggi la Commissione vara il piano per i migranti. Garantiti 100 milioni l’anno. Il comando in Sicilia”.
Su La Repubblica: “Migranti, ecco il piano Ue, dall’Italia via in 24mila, estesa l’area operativa della missione Triton”, “Verranno trasferiti soprattutto eritrei e siriani. Renzi:’Presto vedremo se l’Europa è solidale’”.
Da segnalare sul Corriere una intervista a Mario Morcone, direttore del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno. Sulle notizie di inchieste legate al mondo della cooperazione e del volontariato che lavora con gli immigrati dice che “c’è la patologia di alcuni casi” a fronte di “molte buone pratiche”. Le parole di Cantone (che ha definito “raccapricciante” l’ipotesi) sono riferite alla gravità del fenomeno, non alle loro dimensioni. Morcone spiega che “sono i percorsi di ingresso legale che contrastano l’immigrazione irregolare. Percorsi che ora mancano”.
Su La Repubblica, il “dossier” di Giampaolo Cadalanu: “Via all’offensiva contro l’Is, ma il Califfo schiera missili, Mig e carri armati. Ecco l’arsenale segreto”, “Dopo le accuse degli americani all’esercito iracheno, Baghdad vuole riconquistare la città strategica di Ramadi. Non sarà facile perché i jihadisti hanno armamenti moderni strappati ai governativi e arrivati attraverso una rete di alleati sunniti”.
Su La Stampa: “Sondaggio choc su Al Jazeera. L’80 per cento degli arabi è per l’Isis”, “La televisione del Qatar ha chiesto un giudizio sulle vittorie militari di Al Baghdadi. Hanno risposto 38mila utenti, per lo più sunniti, confermando la popolarità del Califfato (di Paolo Mastrolilli).

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