Il cielo sopra l’Ucraina

Il Corriere della Sera: “’L’aereo abbattuto da un missile’”. “Cade un Boeing malese partito da Amsterdam, tutti morti i 298 passeggeri”. “Scambio di accuse tra Kiev e Mosca. Gli ucraini: sono stati i filorussi”. In alto: “Invasione di terra di Israele per chiudere i tunnel di Gaza”.

La Repubblica: “Ucraina, Boeing abbattuto dalla guerra”, “Jet malese partito da Amsterdam colpito da un missile, quasi 300 morti, la metà olandesi. Uno di origine italiana. Scambio d’accuse tra Mosca e Kiev. Telefonata Obama-Putin. Giù le Borse, la Ue chiude lo spazio aereo”.
A centro pagina: “Israele, via all’invasione, ‘La colpa è di Hamas’”.
In taglio basso: “Renzi a M5S: non siamo lontani, ma resta il patto con Berlusconi”.

La Stampa: “Ucraina, missile fa strage di turisti”, “Abbattuto volo di linea: 298 morti. Accuse ai filorussi. Putin: colpa di Kiev, è il suo territorio”.
Sotto la testata: “Israele invade Gaza, ‘Così distruggeremo i tunnel di Hamas’”.
In taglio basso, il richiamo ad un’intervista al commissario Ue per l’Economia, il finlandese Katainen: “’Italia, la flessibilità dopo le riforme’”.

Il Fatto: “Missile contro un Boeing in Ucraina: 295 morti”.
A centro pagina, in grande evidenza: “70.000 no a Renzusconi”, “Boom di adesioni in un giorno all’appello del Fatto contro la svolta autoritaria e per una democrazia partecipata. De Monticelli, Ferrara, Ovadia, Piccioli, Spinelli, Viroli e Vitale si aggiungono a Bonsanti, Carlassare, Rodotà e Settis. Il premier se la ride, ma teme il rinvio a settembre e ordina al Senato: ‘Votate in 15 giorni’”.
In taglio centrale anche le “controriforme” con un’intervista a Rosy Bindi (“Renzi doveva rottamare il sistema, rottama la Costituzione”) e l’incontro M5S-Renzi (“Italicum, secondo round Matteo-M5S preferenze no, doppio turno forse”.
A fondo pagina: “Trattativa, la Procura incalza il Tribunale: ‘Vogliamo Napolitano’”.

Il Sole 24 Ore: “Alta tensione sui mercati. Torna il rischio geopolitico”, a partire dall’aereo abbattuto al confine russo-ucraino.
Di spalla: “Nomine Ue, Roma cerca un patto con l’asse dell’Est. Mogherini resta in lizza”.
In evidenza il quotidiano di Confindustria parla anche della “prima vittima” dell’ingorgo legislativo: “Il Jobs Act slitta a settembre”.

Il Giornale: “Spiata anche Marina. I Pm non si fermano”. “Finisce su ‘L’Espresso’ una telefonata privata della figlia di Berlusconi col direttore di ‘Panorama’”.
“Caso Ruby, oggi la sentenza di appello sul Cav”.
A centro pagina: “Ucraina e Striscia di Gaza, una guerra a due passi da noi”. “Abbattuto un Boeing in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur”. “Israele comincia l’invasione per distruggere tutti i tunnel di Hamas”. Sull’aereo abbattuto il quotidiano parla di “tutti i misteri di un’altra Ustica”.

L’Unità: “Ucraina, strage di guerra”. “Boeing malese partito da Amsterdam abbattuto da un missile al confine russo-ucraino”. “Tra Mosca e Kiev duro scambio di accuse”. “Telefonata Putin-Obama mentre scattano sanzioni Ue”. A centro pagina: “Pd-grillini, ora è disgelo sulle riforme”.
 

Boeing, Ucraina

Lucia Sgueglia su La Stampa spiega che i primi ad accorrere in soccorso dei passeggeri dell’aereo abbattuto nella zona di Donetsk, sono stati proprio i ribelli filo-russi, “alla spicciolata ancora col fucile in spalla, cercando di dare una mano ai pompieri”. E Kiev accusava subito: non lasciano accedere alla zona i nostri investigatori e i nostri aiuti. Non a caso, forse, le prime ed esclusive immagini della tragedia sono arrivate dai media di Mosca: in diretta streaming sul sito web Life News, considerato molto vicino ai servizi segreti russi. E per quel che riguarda quella “rotta pericolosa” sopra Donetsk, la Sgueglia ricorda che lo scalo è chiuso ai voli da mesi, dopo la proclamazione di indipendenza dei separatisti ad aprile, e dopo il blitz di Kiev all’aeroporto del capoluogo il 26 maggio scorso che fece almeno 50 vittime tra i ribelli. I separatisti di recente vi hanno dichiarato una ‘no-fly zone’. Se Mosca si smarca – scrive ancora – il sospetto sui ribelli che avevano dichiarato la no-fly zone nell’area rimane pesante, specie sul loro comandante, militare in capo, autoproclamato, il cittadino russo “Igor Strelkov”, nome d’arte: su una pagina di V Kontakte (il Facebook russo), a lui attribuita, ove vanta spesso i successi militari, nel pomeriggio poco dopo l’incidente era comparso un messaggio, poi cancellato in tutta fretta, con video accluso: “Abbiamo appena abbattuto un An-26 (Antonov) vicino a Torez. È da qualche parte nei pressi della miniera Progresso”, ovvero più o meno la zona in cui è caduto l’aereo. E un commento che ora suona mostruosamente sadico: “Vi avevamo avvertito, non volate nel nostro spazio aereo”. Se autentico – conclude Sgueglia – confermerebbe l’ipotesi che le forze ribelli possano aver creduto che il jet passeggeri fosse un aereo da trasporto militare ucraino.

Nicola Lombardozzi su La Repubblica racconta che solo qualche ora prima i miliziani separatisti avevano rivendicato come un grande successo l’abbattimento di un cargo militare ucraino nella vicina cittadina di Fedez. E l’autoproclamata federazione delle repubbliche ribelli di Donetsk e Lugansk ha chiesto un cessate il fuoco di tre giorni per completare le operazioni di recupero. Ma ha anche annunciato che invierà a mosca le scatole nere dell’aereo.

Su Il Giornale Gian Micalessin scrive che “da quanto si sa i ribelli filo russi possiedono missili d’arma spalleggiabili, anche sofisticati come il 9M39 o, addirittura, il Verba, la versione migliorata adottata solo poco tempo fa dallo stesso esercito russo”. Con questi missili “i separatisti russi hanno in passato abbattuto almeno due elicotteri Mi-24 ucraini e, il 6 giugno scorso, un Antononov An-26 in volo sopra Slovyansk. Entrambi questi due manpad, come vengono definiti in linguaggio militare i missili antiaerei a spalla, hanno però una gittata che non supera i 5000 metri nel caso del 9M39 o i 5500 nel caso del Verba. Dunque ben difficilmente avrebbero potuto colpire un aereo di linea decollato quasi due ore prima da Amsterdam e già stabilmente in volo a un’altitudine crociera di almeno diecimila metri. Esclusi per ragioni di gittata i manpad ribelli, bisogna ipotizzare l’entrata in gioco di un missile lanciato da un sistema d’arma antiaereo integrato da un radar antiaereo visto che a occhio nudo è impossibile individuare e inquadrare un Boeing 777 in volo a diecimila metri. Un’ipotesi sostenuta, stranamente, anche dal consigliere del ministro dell’Interno ucraino Anton Gerashenko che intervenendo sul proprio profilo Facebook attribuisce l’abbattimento a una testata lanciata da un ‘Buk’, nome in codice di un sistema antiaereo sviluppato alla fine degli anni ’70 dall’Unione Sovietica. Un sistema capace di colpire fino a 25 chilometri di distanza. Ma i ribelli non dispongono di sistemi d’arma così sofisticati e dunque gli imputati potrebbero essere solo le forze armate dell’Ucraina o quelle della Federazione Russa dispiegate dall’altra parte della frontiera”.

Sul Corriere viene intervistato Carlo Sforza, per vent’anni pilota di Boeing e oggi pilota di aerei privati: “’Volare in zone di guerra. La regola è restare in alto’”. Dice che a diecimila metri di altezza è impossibile che l’aereo sia stato colpito da un razzo di “quelli che si portano in spalla da qualche soldato”, e dice che “per giorni i cieli sopra Donetsk sono stati solcati da centinaia di jet” e che “solo dopo la tragedia tutto il traffico della zona più instabile dell’Ucraina è stato deviato”.

 

Gaza

Ampio spazio su La Stampa per il conflitto in Israele: “Via all’invasione di terra contro i tunnel di Hamas”, è il titolo della corrispondenza da Gerusalemme di Maurizio Molinari. Un massiccio fuoco di artiglieria sulla zona di confine a Nord di Gaza ha dato il via alle 21 locali di ieri all’operazione che, nel corso della notte, ha visto entrare nella Striscia di Gaza da più direzioni unità corazzate, blindate, dei genieri e della fanteria. L’Egitto aveva tentato una mediazione, ma Hamas ha rifiutato il testo del cessate il fuoco frutto dei negoziati, aggiungendo nuove richieste. “La nostra intenzione – ha spiegato il premier israeliano Netanyahu – è distruggere i tunnel di Hamas”. Perché – accusa – quella rete di rifugi e passaggi sotterranei celano “centri di comando, leader politici, unità scelte e soprattutto i depositi di razzi che continuano a cadere sulle città israeliane”.

Sul Corriere: “L’assalto sembra sia stato pianificato da tutti i lati, anche dal mare: i militari hanno avvertito i giornalisti alloggiati negli alberghi sulla costa di evacuare l’area. Ci sono stati i primi scontri con i miliziani, il ministero della Sanità palestinese parla di ricoverati per i gas usati come copertura dall’esercito. Benjamin Netanyahu ha ripetuto fin dall’inizio che tutte le opzioni erano sul tavolo, anche l’invasione, anche per lui che in otto anni da primo ministro in tre mandati non ne ha mai ordinata una. L’incursione della notte sembra essere limitata: l’obiettivo dell’esercito è quello di distruggere i tunnel scavati da Hamas per riuscire a infiltrare i miliziani dentro a Israele ed eliminare le batterie di lancio per i missili che l’aviazione non è riuscita a centrare in questi dieci giorni. L’operazione non ha limiti di tempo — almeno a parole — e Benny Gantz, il capo di Stato maggiore, ha ordinato di richiamare altri 18 mila riservisti: adesso ne ha a disposizione 60 mila. Malgrado le pressioni di Avigdor Lieberman, il ministro degli Esteri che preme per rioccupare la Striscia, Netanyahu non ha mai indicato tra gli scopi quello di togliere il controllo al movimento fondamentalista”.

 

Politica estera, Ue, Mogherini

Sul Corriere, Sergio Romano scrive che “per conoscere con certezza” le cause del disastro aereo occorrerà attendere probabilmente le fotografie scattate dai satelliti americani. Ma ovviamente “ancora prima di attendere i risultati delle indagini, i ribelli filorussi accusano le forze armate ucraine, e il governo di Kiev a sua volta ritorce l’accusa sui ribelli o addirittura sulla Russia, ‘colpevole’ di avere considerevolmente aumentato negli scorsi giorni il numero delle truppe (ora circa diecimila) dislocate lungo la frontiera”. Ma l’Europa e gli Usa rischiano di nascondersi dietro un “paravento”, nel senso che “le sanzioni più severe adottate da Washington nelle ultime ore e quelle di cui si è discusso anche nell’ultimo incontro del Consiglio europeo, colpiscono spesso la popolazione più di quanto non feriscano la dirigenza del Paese” e dunque “sono diventate il paravento dietro il quale le democrazie occidentali nascondono l’irrilevanza della loro diplomazia”.

Anche su Europa, Stefano Menichini si sofferma sulle “assenze” dell’Europa e alle sue procedure “barocche”, “ processi decisionali infiniti, i machiavellismi tra leadership, governi e partiti”, mentre dall’altra parte ci sono “crisi che non aspettano; conflitti che letteralmente esplodono al confine dell’area di influenza col vicino russo; emergenze umanitarie che si aggravano sulle rive del Mediterraneo; una tragedia israelo-palestinese nella quale l’Europa s’è illusa di poter recitare un ruolo, per poi ritrarsi inutile e indesiderata.
Non stiamo qui a dire che la nomina del ministro Mogherini al vertice della politica estera comunitaria sarebbe stato chissà che segnale: anni di baronessa Ashton sono scivolati via come acqua sui sassi. Né il rinvio delle nomine dei commissari di Juncker rappresenta di per sé un dramma: appunto, consuetudini di Bruxelles, tanto la Commissione deve insediarsi tra ottobre e novembre, e nel frattempo le scelte che contano possono consumarsi su altri piani, in altri luoghi ancor più rarefatti e remoti”, ma “con i commissari nominati o senza, l’Europa semplicemente continua a non esistere. Di fronte ai 295 passeggeri del Boeing polverizzati ai suoi confini, alle centinaia di profughi che annegano nei suoi mari, l’Unione non ha molto da dire, né da fare”.

Secondo Stefano Folli, sul Sole 24 Ore, l’aereo abbattuto e la crisi di Gaza sono due “pessimi segnali” per la presidenza italiana della Ue”. Sul versante ucraino, “la crisi a est si è aggravata in forme imprevedibili, cogliendo l’Europa una volta di più senza una politica estera comune e senza un accettabile grado di coesione interna”, anche se questo “non significa” che “la candidatura dell’italiana Mogherini alla poltrona della politica estera sia ora compromessa”. Sicuramente però, “come ha detto Romano Prodi, la paralisi decisionale, che riguarda in primo luogo la candidata fortemente difesa da Matteo Renzi, indebolisce in modo forse irreparabile la presidenza italiana”, e la “baldanza un po’ guascona” di Renzi nei confronti dei suoi colleghi europei (“se non c’era l’accordo, potevano mandarmi un sms e risparmiavo il volo di Stato”), oltre al nome di Letta di Bonino circolati in questi giorni possono “pregiudicare il semestre prima ancora che cominci, senza avvicinare la soluzione del caso Mogherini”, a meno che Renzi in un momento così “tragico”, non prenda una “inziativa per superare di slancio la paralisi”.

Su La Stampa: “’Sì a Letta, ma l’Italia non l’ha proposto’”, “Dopo il fallimento del vertice, un fedelissimo della Merkel rivela: per lui buone possibilità se candidato”. L’incarico che avrebbe potuto esser destinato a Enrico Letta è quello di presidente del Consiglio Ue, finora ricoperto da Van Rompuy. Il “fedelissimo” di cui si parla è l’eurodeputato Ppe Elmar Brok: “tutti sapevano da settimane che Letta avrebbe avuto buone possibilità se proposto” ha detto. In effetti, scrive La Stampa, “la mossa poteva comporre il quadro. L’Italia, e i socialisti, avrebbero intascato la più pesante poltrona europea, così il ruolo di alto rappresentante sarebbe finito ai Popolari, quasi certamente a qualcuno dell’est. In tal caso, Roma avrebbe avuto una seconda carta da giocare nella commissione di Juncker che decolla in autunno”.
In basso, sulla stessa pagina de La Stampa: “Renzi insiste sulla sua linea, ‘Un’ipotesi inesistente usata a fini strumentali’”. E alle pagine seguenti: “La donna che divide l’Europa. Mogherini riuscirà a farcela?”, “Radiografia dell’operato del ministro degli Esteri, al centro dello stallo a Bruxelles. Ha qualità e sostegni: non è detto che basti per il ruolo di Alto Rappresentante dell’Ue”. Di Antonella Rampino.

La Repubblica: “La sfida di Renzi sulle nomine: ‘Senza accordo su Mr. Pesc non indico né Mogherini né altri’”, “Il nostro ministro resta in campo ma il rinvio a fine agosto complica le cose. Il tedesco Brock: ‘Tutti sapevano che Letta aveva buone possibilità’”.

Su L’Unità viene intervistato Sandro Gozi: “Per il ruolo di Alto Rappresentante c’è un solo nome”, dice. Dice anche che gli altri nomi italiani circolati in questi giorni sono “frutto della stampa italiana e di qualche parlamentare italiano del PPE”, mentre per il Pse l’unico nome è quello di Mogherini.

 

Pd-M5S

La Stampa: “Pd-M5S, il dialogo parte dalle preferenze”, “Quasi due ore di dibattito. Il premier :’Passi avanti’. Di Maio apre a un confronto anche con Forza Italia”.

La Repubblica: “La linea del dialogo Pd-M5S. Renzi: ‘Ma resta il patto con Fi’. Di Maio: ‘Insieme maggioranza’”, “Regge il tavolo tra i democratici e i grillini. Nuovo incontro a fine luglio. I pentastellati insistono sulle preferenze per rompere l’asse premier-Berlusconi”. Il “retroscena” sulla pagina seguente: “Ecco la tela di Matteo per stanare i pentastellati: ‘Un’intesa sulle preferenze, anche Silvio la accetterà’”.

Il Giornale scrive che dall’incontro i due partiti sono usciti “non lontani”, e che Renzi ha “aperto al ballottaggio di lista” proposto dal M5S.

 

Economia, Patto

La Repubblica intervista il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble: “La Ue chiede più riforme, non meno regole, ma noi tedeschi ci fidiamo delle promesse di Roma”. Sui fondi Ue: “Non dipende dalle regole del Patto se l’Italia non ha usato gran parte dei fondi Ue disponibili per lei”. Sui ‘compiti a casa’: “Irlanda, Spagna e Portogallo hanno fatto riforme in cambio degli aiuti, e le loro economie ora vanno bene”.

Intanto il ministro Padoan ha riferito ieri in Parlamento sull’esito dell’Ecofin.
L’Unità sintetizza così: “Padoan, crescita bassa. Tensione sui conti”. Il ministro ha risposto “no comment” a chi gli chiedeva se sarà necessaria una manovra aggiuntiva, e – scrive L’Unità – poi il ministero ha precisato: non esiste, sarebbe “inimmaginabile che l’Italia faccia una manovra aggiuntiva durante il semestre di presidenza Ue” che “vogliamo orientato alla crescita e alla occupazione”.

 

Marina

Il Giornale dà conto della telefonata tra Marina Berlusconi e il direttore di Panorama Mulè, pubblicata da L’Espresso. “La politica non fa per me”, diceva la figlia di Berlusconi, per respingere le voci su un suo possibile ingresso in politica: “Un’intenzione che non ho mai avuto e non ho”. “Senza fare ragionamenti di alta politica o di strategia, che io sinceramente non sono in grado di fare, ma anche solo guardando i tempi, come si può pensare che oggi sia giusto far cadere il governo? Siamo a luglio, e questa sentenza arriva a novembre”. E ancora: “Ma guardi, le dico la verità, se la tenga veramente per sé. Stamattina ho fatto anche una telefonata con zio Fedele perché ero talmente disperata che non sapevo da che parte girarmi. C’è questa filiera di Ghedini che insomma, io non so dare valutazioni dal punto di vista processuale: c’è chi la critica, c’è chi però, dal punto di vista personale, seppure in buona fede è…”. “Marina non sembra essere una fan scatenata di Ghedini, ma poi le sue valutazioni si perdono e sfumano fra i puntini di sospensione. I pm ascoltano: del resto l’Italia intercettata e spiata non finisce mai di stupire e offre sempre lati inediti e altisonanti nomi. Per la cronaca oggi il procedimento vede imputato un cancelliere del tribunale di Napoli, mentre per Mulè si profila l’archiviazione. Ma agli atti del processo è allegata quell’intercettazione così ghiotta e nel giorno della sentenza d’Appello di Ruby il settimanale la serve con perfetto tempismo”, scrive Il Giornale.

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