Il bazooka della Bce

Il Corriere della Sera: “La spinta di Draghi per la crescita. Nuove risorse alle banche che dovranno finanziare di più aziende e famiglie”. “Tagliato il costo del denaro, misure contro la discesa dei prezzi. Il presidente della Bce: e non è finita qui. Borse su, cala lo spread”. L’editoriale, firmato da Francesco Daveri, è titolato: “E ora più credito”.
A centro pagina: “Mose, presi perché spendevano troppo. Le accuse a Galan e al generale: viaggi, yacht e lussi slegati al reddito”. “Renzi: via i ladri. Sospeso il sindaco di Venezia. Perquisito l’ufficiale che vigila sugli appalti in Lombardia”.

La Repubblica: “’Alto tradimento per i politici corrotti’. La stretta di Renzi”, “La settimana prossima il decreto su Cantone e autoriciclaggio. Tangenti Mose, falsificata perfino la relazione della Corte dei Conti”.
La vignetta di Altan: due colletti bianchi seduti ad una scrivania. “E in cambio cosa vuole?”, chiede uno. “L’appalto per la fornitura delle manette”, risponde l’altro offrendo una mazzetta.
La foto a centro pagina è per il governatore Bce: “Svolta Bce, tassi negativi. Draghi: ‘Non finisce qui’”.
Di spalla a destra si ricorda l’inaugurazione oggi a Napoli de La Repubblica delle idee e un testo del filosofo Zygmunt Bauman: “I rischi della società liquida tra cittadini spiati dal potere e l’impegno ridotto a show”.
La Stampa: “Renzi: fuori i ladri dalla politica”, “’La corruzione è alto tradimento’. Mose, indagato anche l’ex ministro Matteoli”.
Sotto la testata: “Bce, tassi allo 0,15%. ‘E non finisce qui’”, “Mossa di Draghi: 400 miliardi di liquidità. Alle banche costerà tenere fermi i soldi”.
La foto a centro pagina è dedicata alle commemorazioni dello sbarco in Normandia: “6 giugno 1944: Settant’anni fa il giorno più lungo”.

Il Fatto: “Renzi grida al ladro ma sui corrotti ferma tutto”, “A Bruxelles il premier denuncia: ‘Chi ruba sugli appalti è colpevole di alto tradimento’. A Roma, il suo governo rinvia il decreto con i poteri a Cantone e fa slittare la discussione sulla nuova legge per contrastare le tangenti”.
A centro pagina: “Lady Matacena scarica Scajola, ‘La Porsche? Dono di Bellavista’”.
A centro pagina anche lo scandalo Carige: “Il figlio di Berneschi: ‘Papà? Un pazzo che rubava troppo’”.

Il Sole 24 Ore: “Scatta il piano Draghi anti-deflazione. Iniezione di liquidità da 400 miliardi per riattivare il credito ma tra le misure manca il Qe. Le Borse festaggiano, euro volatile, spread a 152”. “Tassi ai minimi storici e rendimenti negativi per i depositi. Il presidente Bce: ‘Non è finita qui'”. Uno speciale del quotidiano di Confindustria approfondisce “gli effetti della manovra” Bce per imprese, famiglie e banche. Di spalla: “Renzi: via i condannati dalla cosa pubblica. Daspo a vita per i politici. Cantone: a Venezia è peggio dell’Expo. Tra gli indagati anche l’ex ministro Matteoli”.

Il Giornale: “Il Pd di Renzi nasconde le mani sporche di tangenti. Sinistra ridicola: nega di aver candidato il sindaco di Venezia”. “E a Milano nei guai finiscono i magistrati”. Il titolo di apertura è per Draghi, che “ci dà un aiuto. Ma Napolitano boicotta i tagli al Quirinale”. Il quotidiano parla di un “giallo” su un “pressing del presidente Napolitano”.
A centro pagina: “Il Corriere imbroglia sul web. Le accuse della rivista Wired. ‘Rcs bara sugli accessi al sito’. La replica: non siamo stati noi”.

L’Unità: “‘Dai corrotti alto tradimento’. Renzi: via i ladri dalla politica. Oggi il governo discute le norme sugli appalti e sui poteri a Cantone. Dall’inchiesta sul Mose emerga il ruolo dominante di Galan. Il Consorzio voleva Orsoni sindaco”.
A centro pagina: “La mossa di Draghi: tassi mai così bassi”. In prima anche: “Carceri: la Ue promuove l’Italia e riduce i risarcimenti. ‘Sovraffollamento, significativi passi avanti’. Il ministro Orlando: ora altri interventi”.

Draghi

Il Corriere della Sera dà conto delle decisioni annunciate ieri dal Presidente della Bce Draghi, e scrive che la Banca Centrale Europea ha ieri “annunciato il taglio dei tassi al minimo storico e misure indirizzate ad affrontare la bassa inflazione e a sostenere la crescita”. Per il quotidiano milanese la “frase chiave” di ieri è “E non abbiamo ancora finito”, che riecheggiava il celebre “Whatever it takes” che aveva pronunciato nel 2012 per arginare la speculazione.
In breve per le banche ci sono 400 miliardi di euro, “vincolati” al credito, nel senso che le banche potranno chiedere prestiti in relazione ai crediti che hanno in corso (non mutui). Inoltre la Bce ha tagliato i tassi allo 0,15 per cento, ed ha fissato a -0,1 per cento il saggio dei depositi presso la Bce stessa. In pratica le banche che vorranno depositare soldi alla Bce dovranno pagare per farlo.

La Repubblica intervista l’economista Nouriel Roubini: “’Scelta la strada giusta, ma sarà una maratona. Italia fuori dalla crisi solo tra cinque anni’”, “L’Europa continuerà ad avere una crescita lenta’”, “Prima di tutto è fondamentale ripristinare la trasmissione di fondi dalle banche all’economia reale’”.

La Stampa offre ai lettori un’intervista al premio Nobel per l’Economia 2010 Christopher Pissarides, secondo cui “Francoforte ha atteso troppo a riparare i guai dell’austerity”, “ci sono zone d’Europa dove i prezzi stanno crollando: rivitalizzarli farebbe bene agli investimenti e anche al processo di riforme”.

Il Sole scrive che “c’è tutto” nelle misure Bce “tranne il quantitative easing o Qe”, cioè “l’intervento più auspicato e più aggressivo, quello che ha segnato (in altre economie) la politica monetaria di questa Grande recessione”, ovvero “l’acquisto diretto di titoli di Stato”. Il quotidiano scrive che “per contrastare il rischio di deflazione” il Qe è “lo strumento principale”, usato in Giappone nel 1998 su proposta di Milton Friedman. La Bce ha “creato molta moneta” attraverso le operazioni a lungo termine (Ltro) e così farà anche in questo caso, con il T (che sta per Targeted) Ltro. Targeted perché risorse “mirate” ai prestiti alle aziende. Ma la Bce non decide quanta moneta dare, perché dipenderà dalle richieste delle banche. Il Sole scrive che la Bce ha i poteri per acquistare titoli di Stato, e acquisti di titoli di singoli Paesi ci sono già stati nel 2010 e nel 2011, “sia pure con qualche contestazione, in Germania innanzitutto”. Il problema è non dare ai governi di cui si acquistano titoli “un incentivo a indebitarsi di più”, e in questo senso sono “sconsigliati, e spesso vietati, come nella Ue”, acquisti diretti. Ammesso invece l’acquisto sul mercato.
L’editoriale, firmato da Donato Masciandaro, parla di “strategia dolce” da parte del presidente della Bce. Draghi ha elaborato due mosse convergenti”, basate sui tassi di interesse – ulteriore taglio – e sul meccanismo dei finanziamenti. In particolare sui crediti a lungo termine ha stabilito delle condizioni per le banche: che siano soldi erogati a imprese e famiglie.

Sul Corriere l’economista Francesco Daveri scrive che la decisione di “spingere in territorio denativo anche il tasso di interesse sui depositi a brevissima scadenza delle banche” è dovuto alla necessità di “rafforzare l’incentivo degli istituti di credito a prestare al settore privato”, perché le banche, se vorranno depositare la loro liquidità dovranno pagare interessi invece che riceverne”, e perché così si “scoraggia il parcheggio di capitali stranieri nell’eurozona”. Daveri sottolinea che le risorse messe a disposizione per il Tltro sono 400 miliardi, inferiore ai circa 1000 miliardi di due anni fa, “perché oggi le banche hanno meno bisogno di liquidità”.

Per tornare al Sole, Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, intervistato, dice: “Con la mossa Bce banche vincolate a fare più impieghi”.

Mose, Pd

Scrive La Stampa che attorno al Mose “hanno mangiato in tanti pure in senso letterale”: nell’ordinanza di 712 pagine si legge infatti che un dipendente del Consorzio Venezia nuova teneva a casa la lista delle mazzette scritte su carta edibile nel caso lo avessero scoperto (“I pizzini delle tangenti per il Mose: ‘Se arriva la Finanza, mangiateli’”). Il quotidiano scrive che è “tutto da verificare” il ruolo dell’ex ministro Altero Matteoli, di Forza Italia: a Venezia risulta indagato anche lui per un’opera marginale del Mose, la conca di navigazione che attiene alle opere di bonifica. Se ne occuperà il tribunale dei ministri. Il Fatto invece dedica a Matteoli gran parte della sua seconda pagina: “Matteoli il lagunare”, “L’ex responsabile delle Infrastrutture nel governo di B. è indagato assieme al costruttore Erasmo Cinque, suo sodale da sempre: le carte passano dal Tribunale dei ministri”. Scrive il quotidiano che la storia l’ha raccontata ai magistrati Piergiorgio Baita, amministratore delegato di costruzione Mantovani, nel febbraio 2013.

Su La Repubblica: “Da Mazzacurati (direttore per 22 anni del Consorzio Venezia nuova, ndr.) a Galan, ecco la cupola del Mose che ha comprato Venezia”, “Le carte del Gip: tecnici e politici trattati come sudditi, ‘In città le nomine venivano fatte dal Consorzio’”. Sul fronte controlli si riferiscono le parole di Piergiorgio Baita: “L’80% degli atti del Magistrato delle acque venivano redatti dal personale del Consorzio”. Dalle dichiarazioni della segretaria di Galan Claudia Minutillo: “L’assessore regionale Chisso è quasi un dipendente del gruppo Mantovani”.

Su La Stampa: “Magistrati delle Acque, quei burocrati da signoria al centro delle accuse”, “Posti a tutela della Laguna. Ma i pm: totalmente asserviti ai costruttori”. Sulla stessa pagina, intervista ad Antonio Mezzera, magistrato della Corte dei Conti, che ricorda: “Io avevo scoperto tutto nel 2009. Ma la mia relazione fu modificata”. La sua relazione, sottolinea, evidenziava “mancanza di concorrenza, commistione tra magistrato delle Acque e Consorzio, controllori (i collaudatori delle opere) scelti e pagati dal controllato (il Consorzio)”.

Su La Repubblica: “la beffa ai magistrati, così gli uomini del Mose falsificarono la relazione della Corte dei Conti”, “Gli appunti sulle tangenti scritti su ‘carta mangiabile’. ‘Orsoni sapeva da dove venivano i soldi, fu lui a sollecitarli’” (qui si sintetizzano le conclusioni cui sarebbero giunti i magistrati in riferimento al sindaco Giorgio Orsoni, dopo aver ascoltato le dichiarazioni del manager Mazzacurati alla guida del Consorzio lo scorso 31 luglio, “noi abbiamo sostenuto Giorgio Orsoni e abbiamo speso quella cifra, tra i 400 e i 500 mila euro”, “ogni volta gli portavo a casa 100 mila euro, 150 mila euro, tutto durante la campagna elettorale” del 2010, ndr.).
Sempre su La Repubblica: “Guardie e ladri, il doppio gioco degli uomini della Finanza”, “Da Spaziante a Milanese, dall’Expo al Mose fino al caso Unipol: ecco perché in tutti gli ultimi scandali sulle tangenti spuntano sempre gli ufficiali infedeli delle fiamme gialle”. Di Alberto Statera. Dove si legge, parlando del generale Speziante, che Lavitola ne sponsorizzò la promozione con Berlusconi. Statera parla di “cerchio magico” di Tremonti e scrive che ne fa parte anche il vicario di Attilio Befera all’Agenzia delle Entrate, Marco Di Capua, ora in corsa per il vertice, ma Renzi ha molti dubbi.

Il Fatto: “La Gdf finisce in Tribunale. Una storia che si ripete”, “Dallo scandalo petroli al Mose: 40 anni di finanzieri che indagano finanzieri”. E sulla stessa pagina: “L’arresto di Spaziante e la corsa alle Entrate”, “L’ex generale imbarazza il sistema tremontiano in agenzia che -con Marco Di Capua- punta a prendersi il fisco italiano”.

La Repubblica intervista il governatore della Regione Veneto Luca Zaia: “Altro che Lega cialtrona, qui rubavano da anni e ci davano pure lezioni”.

Il Corriere, riferendo della inchiesta sul Mose a Venezia, spiega che sono state le denunce dei redditi a “confermare che qualcosa non quadrava”. Per esempio “la famiglia Galan, composta dall’ex governatore del Veneto Giancarlo, dalla moglie e dai loro due figli, ha dichiarato dal 2000 al 2011 entrate di poco superiori a 1,4 milioni di euro, valore decisamente inferiore a quello delle spese fatte dai quattro nello stesso periodo e scovate dagli uomini della Guardia di Finanza: oltre 2,6 milioni”. La stessa indagine patrimoniale è stata fatta sulla famiglia dell’assessore Chisso, e sull’ex generale della Finanza Spaziante (entrate per due milioni di euro, spese per 3,8). Il quotidiano dà anche conto di un “colloquio” con Sandra Persegato, moglie di Galan. “‘Mio marito è una gran persona. Se davvero avesse voluto fare i soldi sarebbe rimasto a fare il dirigente di Publitalia. Invece ha scelto la politica senza ricavarci niente. Stanno infangando lui e il suo lavoro’. ‘Venissero a vedere i nostri conti, invece di infangarci in questo modo'”. Sulla casa: “‘I magistrati dicono anche che ci hanno dato i soldi per rimetterla a posto. Ma se fosse vero non avrei di certo due mutui accesi'”.
Ancora sul Corriere: “Le tre vite di ‘Minu’. Da ombra del Doge a grande accusatrice”. Si parla della “ex fedelissima” segretaria di Galan, Claudia Minutillo.

Sul Sole 24 Ore, a partire dalle carte della Procura di Venzia: “False società estere per truffare”. “Ogni fattura veniva gonfiata del 50 per cento. Così sono stati accumulati 40 milioni per sei anni”. “Coinvolti anche gli enti vigilanti: Corte dei conti, Gdf, Magistratura delle acque”.

Su Il Giornale: “Ci risiamo con le mele marce. Il Pd si autoassolve sempre. Boschi promette la linea dura con Orsoni e nel partito c’è la corsa a rinnegare il sindaco arrestato per tangenti. Ma da Genovese a Penati è il solito trucco per apparire puliti”. Il quotidiano scrive che ieri Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e renziano, ha detto che Orsoni “non è del Pd”, nel senso che non ha la tessera del Partito Democratico, anche se “questo non vuol dire che se sei del Pd sei buono e se sei indipendente sei un ladro. Se sei ladro puoi essere Pd, Pdl o Cinque Stelle e devi andare in galera”.

Su Europa, Stefano Menichini si chiede: “Quanti sono gli Orsoni?”. Si ricorda che “Orsoni parlerà oggi”, e si scrive che “conta poco che lui non sia propriamente uno del Pd. L’analogia con Genovese fatta ieri dal ministro Boschi equivale a una condanna politica, prima che proceda l’inchiesta giudiziaria”.

L’Unità intervista Gianni Cuperlo. Alla domanda se tra Expo e Mose si possa parlare di una “nuova Tangentopoli”, risponde che “la gente normale la vive come una continuità che non si è mai davvero spezzata”, che “la domanda di legalità e trasparenza” da parte dei cittadini è “fortissima” e che il vero problema è “la riforma dei partiti, delle regole e della trasparenza nella vita di troppe forze e movimenti interamente schiacciati sul destino di un leader”.

Ue

Secondo La Stampa dopo il “bilaterale” Italia-Germania su nomine e crescita “passa il metodo Renzi”, “il premier convince la Merkel: scegliere prima il programma, poi i posti. Calano le quotazioni di Junker”. Ci si riferisce ad una dichiarazione del presidente del Consiglio italiano sulle nomine ai vertici Ue (“nomina sunt consequentia rerum”, aveva detto). Si spiega che questo punto di vista “conveniva” alla cancelliera tedesca e al premier britannico, poco empatici con i candidati dei partiti alla presidenza della Commissione Ue: “La chiave per uscirne l’ha fornita il capo del governo italiano”, scrive La Stampa, quando ha affermato che “nessuno può mettere veti o lanciare diktat: nessun candidato ha ottenuto la maggioranza. Lo dico da segretario del partito che ha avuto più voti in assoluto: dobbiamo dare una risposta ai cittadini e non alle ambizioni dei candidati”. Traduce La Stampa: “un de profundis sulle ambizioni di Juncker”.

La Repubblica: “Juncker divide i leader, scontro Merkel-Cameron. Renzi fa il mediatore”.
“‘Ci vuole una donna’. Il metodo Renzi per le nomine europee”. Secondo il Corriere “c’è chi torna a pensare a Christine Lagarde, francese, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, non sgradita neanche alla cancelliera tedesca Merkel”. Quanto al nome di Juncker, Renzi dice: “non è il momento dei diktat e dei veto, nessun candidato ha ottenuto la maggioranza e perciò bisogna trovare un punto di intesa”. “Noi dobbiamo dare una risposta ai cittadini, non soddisfare le ambizioni dei candidati”.
Sullo stesso quotidiano un appello promosso da Stefan Collignon, Simon Hix e Robero Castaldi, e firmato da molti intellettuali europei, da Bauman a Beck, da Giddens ad Habermas a Spinelli e Pasquino. “Il Presidente della Commissione sia quello indicato dal voto europeo”. Il Consiglio europeo – dice l’appello – dovrebbe proporre Jean Claude Juncker, perché le famiglie politiche europee, “nello spirito del nuovo trattato” hanno presentato dei candidati alla presidenza della Commissione prima delle elezioni, e il voto degli europei deve essere rispettato.

Sul Sole 24 Ore: “Obama al fianco di Cameron. Appoggio al premier britannico sulla delicata partita delle nomine Ue”. Il quotidiano spiega che Angela Merkel ha ribadito il suo “fermo appoggio” a Juncker, anche sulla scorta di due articoli che sulla stampa tedesca “hanno lasciato il segno”. Uno dei due era una intervista a Jurgen Habermas.

Internazionale

Il Corriere intervista Lech Walesa, ex leader di Solidarnosc. “Gli ucraini hanno giocato male la partita. Su Barack Obama mi ero sbagliato: ha stoffa. E con Putin bisogna pur dialogare”. “Oggi il mondo è a fianco di Kiev, ed è giusto, perché Vladimir Putin non può agire in modo indiscriminato. Ma finora gli ucraini si sono mossi male, non hanno capito l’importanza del negoziato. Io ho guidato la rivolta in Polonia puntando sul compromesso, senza forzare la situazione ma allargando i confini della libertà passo dopo passo”. Intanto”, “per cominciare” si dovrebbe convincere “Putin a restituire la Crimea”. Crede sia possibile? “Ci dobbiamo provare. La mia idea è nominare un comitato di saggi tra indipendenti che facciano da mediatori tra gli Stati e stendano un decalogo di proposte per individuare i punti sui quali rilanciare il dialogo con Mosca”.

Sul Sole 24 Ore: “L’Occicente a Putin: ‘Fermati’. A Parigi Hollande e Cameron chiedono al presidente russo di arrestare le violenze”. “Se da Mosca non arriveranno segnali di apertura il G7 è pronto a nuove sanzioni economiche”. “I leader chiedono al capo del Cremlino di incontrare il presidente ucraino, negoziare la stabilità di Kiev, fermare gli aiuti ai ribelli”.

Avvenire: “Putin torna a rivedere l’Occidente. Incontra Hollande, che poi parla con Obama. E la crisi ucraina oggi sbarca in Normandia”. “A Parigi il primo ‘faccia a faccia’, per interposta persona. Stamani, per l’Eliseo, l’obiettivo minimo è la stretta di mano tra il russo e l’americano. Dal G7 l’ultimatum: ‘Due o tre settimane per fermare la destabilizzazione'”.

Secondo Il Giornale, Putin è “l’uomo nero”: “Il leader assente nel mirino del G7. L’intero vertice è un attacco al presidente russo. Obama, le Femen e pure l’ex ‘première dame’: tutti contro di lui”.

E poi

Da segnalare sul Corriere un intervento di Mario Monti, in risposta ad un articolo di qualche giorno fa di Angelo Panebianco (“Quale fu l’errore di Monti sulla questione Imu”). Il titolo: “Fisco, riforme e dignità nazionale. Così l’Italia riuscì a salvarsi da sola”.

Il Sole 24 Ore ospita una riflessione di Pierferdinando Casini, che propone da dove ripartire per le riforme costituzionali.

Il Giornale dà conto della “denuncia” della rivista Wired, secondo cui Corriere.it ha “gonfiato il traffico del proprio sito internet con l’acquisto di clic creati in automatico attraverso il cosiddetto ‘site under’. Gli inserzionisti hanno pagato campagne almeno in parte invisibili”. In pratica il sistema, “oltre a generare pagine e utenti in realtà inesistenti”, “provoca anche l’erogazione a vuoto di banner pubblicitari sulla homepage del Corriere”. Da via Solferino, dice Il Giornale, “ci tengono a prendere le distanze e a scaricare il barile”, nel senso che “‘abbiamo fatto una campagna di web marketing'” ma “‘appena verificato che alcuni siti stavano veicolandola in modo improprio l’abbiamo bloccata’”.

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