Governo-parti sociali: oggi l’incontro

Il Corriere della Sera: “Tagli, veti di ministri e partiti”. “Il premier spinge per i risparmi. L’ipotesi di una operazione in 3 tappe. Sindacati in trincea”. A centro pagina foto dell’incontro tra Napolitano e Balotelli: “Azzurri come l’Italia, c’è molto da fare”.

La Stampa: “Tagli, la manovra in due fasi. Subito 5 miliardi di risparmi”.

La Repubblica: “Un decreto per bloccare le tariffe”, “piano del governo: stop a luce, gas, acqua e trasporti fino al 2013”. “Stangata sugli statali”. A centro pagina: “Prandelli: noi innovatori in un Paese vecchio” (con foto dell’incontro del Ct con il Presidente Napolitano”.

Il Fatto apre con la frase di Prandelli: “L’Italia non ce la fa. ‘E’ un Paese vecchio'”.

Libero: “Un Paese di frignoni. Le ultime lacrimoese esibizioni di policii e calciatori segnalano un malcostume nazionale: siamo una Repubblica fondata sulle lacrime. E sugli annunci spacciati al posto delle decisioni”.

Il Giornale: “Monti rischia un altro 4-0-. Fermi spread e Borsa, si avvicina l’aumento dell’Iva. Il governo come la Nazionale: dopo le illusioni va verso il crollo”, “la sinistra arruola il prof per il 2013. Il Pdl può sostenere il futuro leader avversario?”.

Il Sole 24 Ore: “Tassi pilotati, Londra sotto accusa. Cameron: ‘inchiesta indipendente sulle banche, i colpevoli saranno puniti'”. “Le dimissioni del presidente di Barclays, Marcus Angius, non placano lo sdegno sulla manipolazione del Libor”, uno degli indici usati per i mutui. “Non si gioca con la fiducia” è il titolo dell’editoriale del quotidiano.

Italia, tagli

Oggi il governo incontrerà le parti sociali, e punta ad approvare entro un primo decreto legge con tagli da otto miliardi, “ripartiti praticamente a metà tra Stato e Autonomie locali”, come scrive Il Sole 24 Ore. Ad agosto un secondo provvedimento varerebbe le misure ordinamentali, come la soppressione delle Province, la cancellazione dei “tribunalini” e le misure per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
“La vera paura che deve avere la classe politica”, ha detto ieri Monti, “è quella di dare l’impressione che la democrazia non sia in grado di dare risultati, perché i partiti non riescono a far prevalere gli interessi di lungo periodo”. Insomma, “se per decenni si indulge ad assecondare un superficiale ‘tiriamo a campare’, arriva il momento di affrontare i problemi che, almeno sul fronte spending review, come sottolinea Il Sole, non sono pochi.
Già ieri Cisl e Uil hanno ipotizzato il ricorso ad uno sciopero generale. Il segretario Uil Angeletti: il governo “deve trovare le risorse solo tra coloro che non hanno pagato nulla in questa crisi, in primo luogo il sistema politico”, “se il governo cercherà di risparmiare i veri poteri forti che ci sono in questo Paese e se la prenderà con gli impiegati pubblici, non potrà che avere la nostra più che determinata opposizione”. Ed ha aggiunto che lo sciopero sarà “politico”, ovvero “non solo per protestare, ma per dire in maniera netta ‘basta’, ovvero che bisogna cambiare la politica economica di questo governo”.
La Stampa intervista la segretaria Cgil Susanna Camusso, che inizia definendo “drammatico” il tasso di disoccupazione (proprio ieri sono stati diffusi i nuovi dati, che parlano di un 36 per cento di giovani tra i 15 e i 24 anni disoccupati, cifra record). Chiede “un piano del lavoro mirato sui giovani”. Come finanziarlo? “Noi – dice la Camusso – stiamo lavorando a una proposta organica di sviluppo e di crescita. Certo, servono risorse ma non si può insistere sulla impossibile logica del rigore e sul solo controllo del debito. Così si amplifica la recessione. Evidentemente bisogna cambiare politica. Come? Con una vera redistribuzione fiscale, attraverso una patrimoniale che non è una bestemmia; non riducendo il perimetro dello Stato, ma valorizzando beni (non le aziende pubbliche e le municipalizzate) alienabili; mettendo in moto investimenti in grandi imprese; guardando verso il futuro con le reti digitali, l’innovazione, la chimica verde”. Dall’incontro con il governo si aspetta che “si mettano da parte i tagli lineari, sia pure con altro nome”. Poi la Camusso interviene su quelli che considera i grandi divari nelle retribuzione: “Paghiamo gli stipendi oltre una certa soglia in titoli pubblici. Eliminiamo le 3000 società che servono solo alla politica”.

Partiti

Sul fronte dei partiti, i quotidiani registrano le parole del segretario Pd Bersani, ieri a Livorno. “E’ superato il vecchio centrosinistra”, sintetizza La Stampa, secondo cui il leader Pd non  vuole “impiccarsi sulla questione delle alleanze e nemmeno stabilire quanto del governo Monti, in termini di uomini e programma, ci sarà in un futuro esecutivo di centrosinistra. La Repubblica la legge così’: “I montiani a oltranza del Pd, quelli che dopo Monti vedono ancora Monti al governo, ammesso che il professore ci stia, devono darsi una calmata. Bersani è più cauto e frena Enrico Letta, il suo vice, e Massimo D’Alema”, allorché dice: “Monti non voglio arruolarlo”, anche se “è una risorsa”. Ancora parole di Bersani ieri: “Io non faccio inciuci con nessuno, voglio partire dal centrosinistra, non quello di una volta, ma da un centrosinistra di governo, dove non esistono teorie a scavalco o di prorietà transitiva, per cui se ci sta uno ci deve stare anche l’altro finché si arriva a Grillo”. Chiosa La Repubblica: “Frecciata a Vendola, che ha detto di non essere disposto a costruire nulla con il Pd se si esclude Di Pietro”. Intanto, su la stessa pagina de La Repubblica, compare una intervista a Stefano Boeri, assessore alla cultura e candidato sindaco sconfitto da Pisapia alle primarie di Milano: annuncia la sua disponibilià a candidarsi alle primarie del Pd. La motivazione: il mio partito non può restare schiacciato tra il conservatorismo di Bersani e il liberismo di Renzi. Spiega Boeri che nessuno dei due “rappresenta il mondo dinamico e produttivo che si muove non solo nelle grandi città, ma nei distretti industriali, insomma quelli che sostengono l’export e producono Pil.

Parla di Monti un articolo de Il Giornale sui “nuovi scenari” nella politica: “L’incubo di superMario in politica. Pd e Udc lo corteggiano, il Pdl tace. La presenza in tribuna d’onore allo stadio di Kiev è stata letta nel Palazzo come un segnale chiaro, ovvero che Monti, reduce dal celebratissimo successo di Bruxelles, si è liberato dell’abito grigio del tecnico ed ha debuttato in politica, scombinando le partite in corso e riaprendo i giochi tra gli schieramenti.

Il Corriere della Sera intervista il capogruppo Pdl Cicchitto: “Monti non si faccia irretire da Pd e Udc”, dice, sottolineando che “Casini e D’Alema gli fanno un pessimo servizio”. Invita Monti a restare un tecnico.

I quotidianidedicano anche ampio spazio alla Lega, ora guidata da Roberto Maroni, e ai suoi rapporti con il Pdl. Secondo La Repubblica Maroni punterebbe ad andare “via da Roma”, abbandonando dal 2013 il Parlamento, con un accordo di desistenza con il Pdl in tutto il nord. In alternativa potrebbe accontentarsi di una sparuta rappresentanza nelle assemblee legislative, magari dentro le liste di un Pdl “rinnovato”, ovvero, scrive Repubblica, “completamente deberlusconizzato”. Serve quindi un’intesa con il giovane segretario Pdl Alfano, con cui non mancherebbero le affinità elettive. Lo stesso quotidiano intervista il sindaco di Verona Flavio Tosi, fedelissimo di Maroni, che invita senza mezzi termini il governatore della Regione Lombardia Formigoni a farsi da parte: “Dopo tutto quello che abbiamo concesso al Pdl, sarebbe doveroso che Formigoni facesse un passo indietro. Per noi la Lombardia è strategica, le elezioni regionali anticipate che auspichiamo sono più importanti di quelle politiche”.
Libero intervista il leader del Carroccio lombardo Matteo Salvini, che dice: “Io guardo il più lontano possibile dal Pdl, almeno a livello nazionale. Spero che il Pdl si scomponga e salti fuori qualcosa di nordista, a guida nordista”, “a me Alfano piace, ma il Pdl ha testa, cuore e portafoglio a sud”. Poi dice che “se nel Pd ci fosse una componente seria del Nord non avremmo pregiudizi”, ma “abbiamo la sinistra più centralista d’Europa. Per certi versi, parlerei con più attenzione con un Pd del nord che con il Pdl. Ma al momento non c’è nulla”. Malgrado questo, il titolo di Libero sintetizza così l’intervista: “Siamo pronti a guardare a sinistra”.

Europa, conti

Sul Corriere della Sera l’editoriale è firmato da Francesco Giavazzi, secondo cui i risultati del vertice europeo potrebbero segnare “un punto di svolta nella lunga crisi dell’eurozona” ma rendono ancor più urgente accelerare le riforme, perché soltanto la determinazione di ogni Paese a fare i “compiti a casa” può tranquillizzare gli investitori. Secondo Giavazzi la novità più interessante è il cambio di strategia della Germania: poche settimane prima la Cancelliera Merkel non aveva consentito l’uso diretto di fondi europei per ricapitalizzare le banche spagnole, ma venerdì ha detto sì, a condizione, però, che il potere di vigilare sulle banche di ciascun Paese sia trasferito alla Bce. Neanche la Fed Usa ha poteri tanti ampi, ma non sarà facile. Perché non è chiaro se si possa fare senza modificare i Trattati europei, e perché proprio in Germania le Casse di risparmio, feudo dei politici che comandano nei Laender, hanno detto che non intendono farsi vigilare da una istituzione europea. Quanto alla richiesta dell’Italia “sulla possibilità di usare fondi europei per acquistare titoli pubblici”, la Merkel per ora “di fatto ha detto no”, poiché ritiene indispensabile a questo fine “un altro passo avanti nella integrazione”: se per esempio un Paese non rispetta gli impegni sui propri conti pubblici, la nuova legge finanziaria verrà scritta dalla Commissione di Bruxelles e approvata dal Parlamento europeo. Giavazzi sottolinea poi che interventi sui titoli appaiono al momento improbabili, visto che tanto lo European financial stability fund che il nuovo European Stability Mechanism non dispongono delle risorse necessarie. Soltanto la Bce potrebbe impegnarsi a limitare gli spread, acquistando essa stessa i titoli o finanziando l’Esm. Ma “la Germania (fortunatamente) si oppone a un simile uso improprio (e inutile) della politica monetaria”. Per Giavazzi il vertice ha chiarito che la Merkel non ha alcuna intenzione di lasciar fallire l’Unione monetaria, che èl’unico leader europeo che ha una strategia chiara, basata su una progressiva cessione di sovranità all’Europa.
Intanto ieri Olanda e Finlandia hanno contestato l’uso dell’Esm (nuovo fondo salva Stati) per comprare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà sul mercato secondario: “E’ tutta in salita la nascita dell’Esm”, scrive Il Sole 24 Ore, citando le parole del portavoce del governo di Helsinki: “La Finlandia valuterà caso per caso gli acquisti, ma ci opporremo probabilmente ai futuri progetti di acquisto di titoli da parte dell’Esm sul mercato secondario”. In parte, secondo il quotidiano, si tratta di un “bluff”, perché se è vero che lo Statuto dell’Esm richiede l’unanimità quando si tratta di approvare interventi sui mercati, è pur vero che il Trattato prevede una votazione di urgenza “nei casi in cui la Commissione e la Bce concludano che la mancata adozione di una decisione urgente circa la concessione o l’attuazione di una assistenza finanziaria minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro”. E’ pur vero, però, che in attesa che l’Esm entri in vigore, rimane in vita l’Efsf, che prevede solo la regola dell’unanimità. I Paesi contrari all’uso dei fondi salvastati per acquistare titoli di Stato tenteranno di rallentare il processo, reclamando la necessità di modifica del Trattato per recepire modifiche sostanziali. E’ probabile quindi che la nascita del Fondo di stabilità permanente Esm prevista per la seconda-terza settimana di luglio slitterebbe in autunno.

Il retroscena de La Repubblica è dedicato ai “falchi”, agli “integralisti monetari” rappresentati dai governi di Helsinki ed Amsterdam: ma si sottolinea che senza Berlino il loro peso sarebbe ininfluente. E già in Germania euroscettici ed ultraortodossi hanno presentato una valanga di ricorsi alla Corte Costituzionale contro la ratifica del fondo Esm e del Trattato sulla disciplina di bilancio (Fiscal compact) votata dal Parlamento tedesco.

La Repubblica intervista il ministro degli affari europei francese Bernard Cazeneuve, che si sofferma sulla relazione franco-tedesca affermando che essa “esce confortata dal vertice perché si è riequilibrata e aperta agli altri Paesi”. Il trasferimento di sovranità verso le istanze europee vi spaventa? “Quel che ci fa paura sono i trasferimenti di sovranità senza solidarietà, senza progetto politico per l’Unione, senza assicurarsi che l’Ue abbia riorientato la sua politica verso la crescita, seguendo i migliori standard in materia di diritto del lavoro, sociale, fiscale. Per noi l’Europa non può essere un mercato aperto ai quattro venti del liberalismo, in cui il dumping fiscale e sociale rappresenta la regola”.
Il Sole 24 Ore riferisce dell’allarme sui conti francesi, poiché il governo dovrà recuperare tra il 2012 e il 2013 la cifra “colossale” di quasi 50 miliardi, per rispettare gli obiettivi di deficit, che sono 4,5 per cento quest’anno e 3 per cento il prossimo. A mettere nero su bianco il numero-choc è stata la Corte dei conti. Bisognerà quindi alzare l’asticella della pressione fiscale e – inevitabilmente – intervenire sul fronte del costo dei dipendenti pubblici e forse anche del loro numero. Il governo ha già ventilato l’ipotesi di un congelamento degli stipendi del pubblico impiego, forse per tre anni.

Internazionale

Il Corriere della Sera ha un inviato a Damasco, nella persona di Viviana Mazza, che racconta la faida mortale tra sunniti e sciiti. La guerra ormai è alle porte della capitale. Sedici mesi di violenza hanno scavato cicatrici profonde tra i sostenitori e gli oppositori di Assad, che si accusano a vicenda di stragi, stupri e ruberie. Con una intervista ad un giovane medico siriano che assiste i feriti durante le manifestazioni antiregime. Ricercato e poi incarcerato ora vive nascondendosi. Racconta di operare a mani nude e di dormire in auto. Rivolge un appello alla Croce rossa internazionale: “Vi chiedo di proteggere i nostri ospedali da campo. Non sto dicendo di aiutare l’esercito siriano libero ( i ribelli armati, ndr), ma i dottori. Molti sono morti, altri hanno lasciato il Paese. Ormai siamo in pochi.
Anche la Repubblica ha un inviato in Siria (Alberto Stabile) che si trova tra i cristiani in fuga da Hama, che ricordano come il regime siriano li avesse protetti: “Per anni abbiamo vissuto nel Paese più sicuro del mondo. Ci siamo sentiti protetti, rispettati. Ma quando abbiamo visto che non potevamo neanche più affacciarci alla finestra senza rischiare di essere uccisi, abbiamo lasciato le nostre case”, dicono. Hama, città martire della repressione ordinata dal padre di Bashar al Assad nel febbraio 1982 contro i Fratelli musulmani, è uno dei fronti caldi della rivolta: “A differenza di trenta anni fa – racconta uno di loro – l’esistenza dei cristiani è minacciata a Hama, dove eravamo una comunità di ventimila persone e adesso sono rimasti solo quelli che non hanno nulla da mangiare”.
Sulla stessa pagina de La Repubblica un articolo parla della distruzione, ad opera degli islamisti in Mali, della antica moschea Sidi Yahia a Timbouctu. Ieri i militanti islamisti Ansar Dine hanno spiegato la motivazione dei loro gesti: considerano questi monumenti “non consoni alla legge islamica”, poiché essa non consente l’erezione di tombe di altezza superiore a 15 centimetri.
La Stampa racconta, con una corrispondenza da New York, l’irrompere del magnate australiano Rupert Murdoch nel dibattito americano, sui temi che più dividono, via Twitter, ed è una irruzione anche nella campagna elettorale Usa, poiché ha deciso di incitare il candidato repubblicano Romney alla battaglia: “Quando si deciderà Romney ad essere un vero sfidante?”. Romney non ha reagito pubblicamente, ma domenica scorsa Murdoch è tornao ad incalzarlo, svelando peraltro di averlo incontrato: “Ho visto Romney la scorsa settimana. La campagna sulla rielezione di Obama sarà dura da battere.Romney deve ‘liberarsi’ dei vecchi amici che ha dentro la sua squadra”. Spiega La Stampa che per l’editore del WSJ, portabandiera dei conservatori, la scelta di incalzare Romney ad aessere più aggressivo con Obama, significa volersi ritagliare il ruolo di portavoce dell’establishment repubblicano. Ha parlato anche di religione: “Per me la fede mormone è un mistero, ma i mormoni non sono certamente diabolici”. Poi su Scientology: “C’è qualcosa di pauroso, forse di diabolico in questa gente”.

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