Buzzi: Carminati si fida solo di me, so’ soddisfazioni

Il Corriere della Sera: “Europa ferma, la spinta di Draghi. La Banca Centrale si divide, ma annuncia l’intenzione di comprare dal 2015 anche i titoli di Stato”. “Crisi economica: tagliate le stime di crescita. Passa la legge per il rientro dei capitali. Il governo: non è un condono”.
A centro pagina: “Roma, la confessione: ‘così preparavo le buste per i politici’. Parla la cassiera della banda”.
A fondo pagina una intervista al nuovo Garante europeo per la privacy, Giovanni Buttarelli: “‘Anche Google rispetti le nostre regole’. Buttarelli, il garante europeo: su trasparenza e privacy i colossi americani dovranno adeguarsi'”.

La Repubblica: “Mafia, il sacco di Roma”, “Così la banda nera si spartiva gli appalti milionari dell’assistenza agli immigrati. Pool anti-corruzione per la capitale. Zingaretti blocca le gare. Marino sotto scorta”. E in evidenza il fotogramma dell’arresto di Massimo Carminati, nel video diffuso dai Ros. E un’imperdibile vignetta di Altan.
In apertura a sinistra: “Svolta di Draghi, da gennaio acquisti di bond”, “Scontro con i tedeschi nella Bce, ‘La decisione sarà presa a maggioranza’”, “Rientro di capitali, via libera alla legge”.
A centro pagina: “Quirinale, il metodo Renzi: deciderà l’assemblea del Pd”, “Dai grandi elettori l’identikit del presidente”.
In taglio basso, il Transatlantic Trade and Investment Partnership: “L’America e l’Europa alla battaglia del parmigiano”.

La Stampa: “Roma, ipotesi commissario”, “Il prefetto: stiamo valutando. Ma Alfano frena: ‘Non è una città marcia’”.
Sotto la testata: “La Bce non decide. Giù tutte le Borse”, “Draghi rinvia l’acquisto di bond ma avverte: ‘Non serve l’unanimità’”.
Di spalla a destra, “Usa e razzismo”, “Il nuovo caso che indigna bianchi e neri” e che riguarda la città di New York.
A centro pagina, foto di Daniel Craig con le Bond girls del nuovo film: “Bellucci, l’ultima conquista di James Bond”.

Il Fatto apre con la confessione della contabile del manager della cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi, “la tesoriera di Mafia capitale”: “’Così pagavamo i politici’”.
A centro pagina: “Buzzi invitato dal Pd alla cena di Renzi all’Eur”.
In prima anche il richiamo all’intervista all’ex sindaco di Roma Rutelli, così sintetizzata: “Campidoglio infestato da avvocati e bande. Bisogna far entrare M5S in giunta’”.

Il Giornale: “Il ministro mangia e piange”. Il riferimento è alla foto della cena del 2010 con Buzzi, Alemanno e il ministro Poletti. “Alla cena con la ‘cupola’ Poletti festeggiava una strana anomalia nel pagamento delle sue Coop. Ora si dispera ma dovrebbe dimettersi. Il prefetto valuta se sciogliere il comune di Roma”.
A centro pagina “l’altolà di Berlusconi: ‘Il Patto del Nazareno vale anche per il Quirinale'”.

Il Sole 24 Ore: “Stimoli Bce in ‘stand-by’: seduta nera per i mercati. Draghi sposta il QE europo al 2015: acquisti di bond solo se l’inflazione non sale. Milano -2,77 per cento, Btp in tensione. Euro in rialzo sul dollaro”.
A centro pagina il quotidiano si occupa anche del “crollo del rublo” e della situazione economica della Russia: “Il Cremlino sfida i mercati e accusa l’Occidente sull’Ucraina. Putin: ‘Puniremo che specula sul rublo'”.
E poi: “‘Made in’, altro rinvio della Ue. Non c’è intesa sulle norme sull’etichettatura d’origine dei prodotti non alimentari. Confindustria: durante il semestre l’Italia doveva fare di più”. Il commento: “L’amarezza di una occasione sprecata”.
Di spalla: “Roma, appalti sotto tutela di Catone. Il prefetto: necessaria la scorta a Marino”. “Viminale valuta l’ipotesi di commissari ad acta. Regione, gare sospese”.

Bce

Il Sole 24 Ore, con un articolo da Francoforte, spiega che la Bce ha tagliato drasticamente le previsioni di crescita e di inflazioni per i prossimi due anni, ammette che potrebbe scendere addirittura a zero, e “fa un altro passo verso un’azione di stimolo che, a quel punto, comprenderebbe con ogni probabilità anche i titoli di Stato, all’inizio del 2015, forse il 22 gennaio”. I tecnici della Bce sono già al lavoro per preparare il terreno all’eventuale acquisto di titoli di Stato, ed hanno ricevuto l’ordine di “accelerare il lavoo”, scrive il quotidiano.
Un altro articolo si sofferma sullo “scontro” nel consiglio Bce: “Il presidente sta cercando di costruire il consenso su una decisione che si avvicina ma su cui sa che non avrà mai l’unanimità”. “Il comitato esecutivo si è spaccato anche sulla scelta delle parole per definire l’intenzione di Francoforte di espandere il bilancio”. Ieri Draghi ha detto: “‘Prendiamo in considerazione tutto meno l’oro'”. A chi, come la Bundesbank, dice che acquistare titoli di Stato porrebbe dei problemi di legalità del mandato della Bce, Draghi ha indirettamente replicato: “Non perseguire il nostro mandato sarebbe illegale”, nel senso che un programma di QE che includa titoli sovrani “ricade all’interno del mandato o meglio è uno strumento che ha i requisiti per poter essere usato nel perseguimento del mandato”. “La legalità fa premio sulla unanimità”, conclude il quotidiano di Confindustria.

Scrive Federico Fubini alle pagine 2 e 3 de La Repubblica che “il treno di Mario Draghi è partito e difficilmente si fermerà prima di arrivare a destinazione”, neanche se qualcuno a bordo continua a contestare il macchinista”: “è stata tutt’altro che semplice la riunione di ieri del direttivo della Bce, secondo alcuni. Secondo altri, è di nuovo deflagrata in pieno la contrapposizione fra lo stesso Draghi” e quello della Bundesbank, Jens Weidmann. Secondo Rampini, però, “sull’esito”, ognuno dei banchieri centrali ha ormai “pochi dubbi”: l’acquisto su scala massiccia di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea “appare sempre più inevitabile. E vicino nel tempo, per la verità: può andare ai voti del consiglio dei governatori già il 22 gennaio prossimo”. Si riferiscono poi le parole dello stesso Draghi, che ha sottolineato: il consiglio dei governatori “se necessario resta unanime sull’eventuale ricorso a misure non convenzionali” e un eventuale quantitative easing è “tra gli strumenti a disposizione nell’ambito del nostro mandato” e per essere attivato “non ha bisogno dell’unanimità del nostro direttivo”. Intanto, fa sapere Rampini, “la stampa tedesca moltiplica gli attacchi alla sua gestione”.

Su La Stampa, se ne occupa l’inviata a Francoforte Tonia Mastrobuoni: “Bce, da gennaio l’acquisto dei bond”, “Draghi avverte i suoi oppositori: non c’è bisogno di unanimità per il piano di quantitative easing”.

Il Corriere, con un “retroscena” di Danilo Taino: “Il Consiglio diviso non frena Draghi. Sei governatori contrari, ma dal 2015 dovrebbero partire gli acquisti di titoli di Stato. Così l’intesa sulle azioni non convenzionali. Titoli privati, operazioni per70 miliardi all’anno”.
Sul Corriere Francesco Daveri scrive che con la riunione del Comitato esecutivo Bce si è chiusa l’epoca delle “garanzie verbali”, quella stagione di “grande successo” in cui “solo con parole di rassicurazione” la Bce manteneva la fiducia nell’Euro. Daveri ricorda anche che anche le mosse che la Bce farà nel 2015 – con l’acquisto di titoli per aumentare il suo bilancio di 1000 miliardi – difficilmente saranno sufficienti “senza quello che Draghi chiede da tempo ai governi in termini di riforme e di sostegno alla ripresa”.

Mafia capitale: i verbali

La Repubblica, pagina 6: “Lazio, stop a tutti gli appalti. Cantone vara la task force. Il prefetto: scorta a Marino”, “Roma, minacce al sindaco. Alfano: valuto lo scioglimento. Zingaretti: sospendo le gare. Il Papa: non speculate sui poveri”. Carlo Bonini segue gli sviluppi dell’inchiesta anche oggi e racconta il “patto di sangue” tra il Rosso (Salvatore Buzzi, a capo di una rete di cooperative) e il Nero (Massimo Carminati, ex Nar oltre che ex Banda della Magliana). Il “patto” viene esemplificato da un’intercettazione di Buzzi del marzo scorso, che spiega così il suo rapporto con Carminati: “Il rapporto che c’ho con Massimo? Io c’ho i soldi suoi. E lui sai cosa m’ha detto quando c’aveva paura che l’arrestavano? Viene da me e dice ‘Guarda, qualunque cosa succede, i soldi ce l’hai te, li tieni te e li gestisci te. Non li devi dà a nessuno, a chiunque venisse qui da te. Nemmeno mia moglie’. Non so’ soddisfazioni?”, “’Massimo si fida al punto tale di me che se io muoio, neanche viene a chiederli, i soldi. E se muore lui, già me l’ha detto che devo fare’”. Dunque, commenta Bonini, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi sono “la stessa cosa”. Si spiega poi che la coop di Buzzi era una holding con 58 società controllate e un giro d’affari da 50 milioni. Tra i soci, ovvero scorrendo la lista delle compartecipazioni della holding “Sarin Immobiliare” ci si imbatte nelle figlie dell’ex capo relazioni istituzionali di Finmeccanica Borgogni e nella sorella di Gennaro Mockbel, ideatore della maxi truffa Telecom Sparkle e con un curriculum tutto interno all’estrema destra.

La Stampa, sull’ex sindaco di Roma: “’Alemanno aiutato da amici mafiosi’”, “Dalle intercettazioni nuovi sospetti sull’ex sindaco. La segretaria di Buzzi confessa: preparavo le mazzette”. L’articolo spiega quindi che si far riferimento ad una telefonata tra Salvatore Buzzi e Gianni Alemanno durante la campagna elettorale per le elezioni europee. Alemanno: “Devo fare quelle telefonate?”. Buzzi: “No, no, tranquillo…i nostri amici del Sud, che stanno a Sud, ti possono dare un amano”. E’ qui che gli investigatori collegano la questione su chi siano “gli amici del Sud” attraverso la spiegazione che sarebbe contenuta in un’altra intercettazione, tra Buzzi e la moglie: “Come dai una mano ad Alemanno? Dandogli i nomi di 7-8 mafiosi che c’avemo in cooperativa e gli danno una mano”.

Sul Corriere si leggono ampi stralci dalle “carte dell’indagine”, e si parla di Nadia Cerrito, segretaria di Salvatore Buzzi, socio dell’ex Nar Carminati. Ammette di essere stata lei a “preparare le buste con i contanti”, e di averlo fatto “per non essere licenziata”. Ci sarebbe un “libro nero” con l’elenco delle somme pagate e l’iniziale di chi le ha percepite. Lo teneva lei, perché Buzzi “mi aveva detto che riguardava pagamenti riservati e dunque non volevo che altri lo vedessero”. “Io non sapevo quale fosse la destinazione finale, chi fossero i percettori”. “Sapevo che si trattava di cose illegali visto che era contabilità parallela” ma “non mi potevo sottrarre”.

Su Il Fatto, pagina 2, le “prime ammissioni della contabile della coop al centro della maxiretata”, ovvero Nadia Cerrito, accusata di essere “la segretaria personale” di Buzzi e quindi di aver custodito la contabilità occulta dell’attività corruttiva dell’associazione. Davanti al gip ha riconosciuto di aver gestito questa contabilità “in nero”. Pagava i dipendenti delle cooperative e sotto indicazione di Buzzi riempiva “buste con altro denaro di importi” che potevano arrivare anche a 10mila euro alla volta: su ogni busta c’era una B. e venivano custodite in cassaforte finché non le prendeva lo stesso Buzzi che, in una conversazione del 20 aprile scorso, si vantava di “pagare tutti. Anche due cene con il sindaco” (Alemanno, ndr), “finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti”.

Mafia capitale: campi rom

La Stampa, pagina 3: “Fatture gonfiate e acquisto terreni. La grande torta dei campi nomadi”, “Così la cooperativa ’29 giugno’ lucrava sulla gestione degli spazi per i rom”.

Anche su La Repubblica: “Il business dell’accoglienza”, “’In sei mesi famo doppietta’, prometteva Carminati a imprenditori interessati a ‘fare affari’ con l’immigrazione. Così, tra false fatturazione, insediamenti abusivi e corruzione, guadagnavano ‘più che con la droga’”. “Abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato – diceva Buzzi in una intercettazione – gli utili li facciamo sugli zingari, sull’emergenza abitativa e sugli immigrati”.

Mafia capitale: Poletti

Due intere pagine de Il Fatto sono dedicate invece al versante sinistra-governo: “Poletti, rovinato da una coop”: “negli anni ha frequentato più volte la ’29 giugno’. Oggi si dice ‘indignato dell’accostamento’”. E, alla pagina seguente: “Buzzi era alla cena del premier all’Eur. Portato dal Pd di Roma”. Il Pd, si ricorda, ha tenuto il 7 novembre scorso una cena di autofinanziamento con 1200. persone. Il 3 dicembre il premier in tv (a ‘Bersaglio mobile’) garantisce – scrive Il Fatto – che gli invitati sono stati tutti registrati.

Anche su Il Giornale si torna sulla foto della cena del 2010 con Poletti, Alemanno, Buzzi: “Poletti si piange addosso ma la ministra lo processa”. Si cita l’articolo di ieri di Roberto Saviano: “non basta dire ‘non sapevo'”. “Ora Renzi rischia un caso Cancellieri”. Il quotidiano spiega – citando un ex assessore di Alemanno, Umberto Croppi, che quella cena, cui Poletti partecipava come presidente della Lega delle Coop, non era una “cena qualsiasi”, ma “era stata organizzata per un motivo ben preciso: festeggiare un meccanismo pensato dal Comune di Roma, a corto di fondi, per trovare 30 milioni di finanziamento per le cooperative. In un momento in cui non ci sono soldi per nessuno, le imprese chiudono e gli imprenditori si suicidano, viene cercato un modo per foraggiare le Coop”, scrive Il Giornale.

Mafia capitale: Rutelli

Il Fatto intervista l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli: “Leggendo i nomi degli indagati, di qualcuno prevedevo l’esito, di qualche altro purtroppo no. Ho conosciuto molti fetenti. Le elezioni che vinsi furono precedute da una grande retata. Metà giunta Carraro era finita agli arresti e si scoprì il tariffario del 5% sugli appalti”. Racconta ancora: “era una città suddita e corrotta. Perfino le occupazioni abusive delle case popolari erano gestite nelle segreterie dei partiti”, “arrivavano periodicamente segnalazioni di manomissioni, di frodi pubbliche, di inghippi vari. Il mio capo della segreteria, Roberto Giachetti, prendeva tutte le missive, attraversava Piazza Venezia e le consegnava alla stazione dei Carabinieri”, “Il Giubileo è costato 3.000 miliardi di lire e non c’è stato un arresto né un avviso di garanzia”. Secondo Rutelli è necessario che il sindaco Marino “componga una giunta straordinaria, di salute pubblica”, che coinvolga tutti, dai grillini alle personalità oneste della destra come Umberto Croppi (assessore dimissionario della giunta Alemanno, ndr.) e Alfio Marchini.

Mafia capitale: Storace

La Repubblica intervista Francesco Storace, leader de La destra ed ex governatore della Sanità nel Lazio: “An nel Pdl per potere e affari, così ho divorziato da Alemanno”. Rivendica di esser stato all’opposizione della giunta Alemanno: “Gianni ha sbagliato a scegliere le persone, ma non lo vedo a capo di una organizzazione criminale”, “Gianni è sempre stato un grande pensatore e un pessimo organizzatore. Basti pensare al suo rapporto problematico con l’orologio”, “Stimo Pignatone, ma verifichiamo i fatti. Spero non si debbano aspettare sette anni per poi scoprire che Alemanno non c’entra nulla”. E poi, parlando della sua esperienza in consiglio comunale: “che ci fosse un’intesa consociativa io lo denunciavo tutti i giorni. Vivevamo il paradosso di un’opposizione che avrebbe dovuto essere importante, quella del Pd, e invece non faceva nulla. Se è esistito un sistema criminale, il Pd non può chiamarsene fuori”.

Mafia capitale: Pd e Marino

La Repubblica: “Renzi blinda Marino: ‘Stop ai capicorrente’”, “Il Campidoglio e la giunta in bilico fino a una settimana fa ora diventano il baluardo contro la politica romana infiltrata dalla criminalità. ‘Basta con i convegni nei centri congressi dove si spartiscono i posti, usciamo per strada’”.
In basso, un colloquio con Matteo Orfini, ora commissario del Pd a Roma: “La colpa è anche nostra, sottovalutati gli allarmi’”.

In prima su Il Fatto Marco Travaglio descrive la situazione in cui si trova Orfini (ricorda il commissario Auricchio in ‘Fracchia la belva umana’), “Orfini contro Dracula”.
Ancora su Il Fatto: “Marino ‘risorge’. Dal Pd al prefetto, tutti col Marziano”.

Il Messaggero intervista Matteo Orfini, presidente Dem e neocommissario del Pd. Dice no allo scioglimento del Comune di Roma, sarebbe “la linea della mafia”. Ha detto a Marino “che il Pd è completamente e interamente a sostegno della sua azione”, perché “la giunta Marino è stata un argine al dilagare del malaffare e della criminalità organizzata”. “Argine alla delinquenza” è stato anche il presidente della Regione Zingaretti, dice Orfini, e per questo “vanno sostenuti”. Quanto al Pd, “ha dimostrato di non essere impermeabile alle infiltrazioni”, anche perché il partito che fu “è stato preso in ostaggio da correnti organizzate verticalmente per la gestione del potere”.
Sulla stessa pagina: “Renzi contro lo scioglimento dà carta bianca a Marino”.

Sul Corriere Pierluigi Battista chiede “perché la sacrosanta esigenza di azzerare il Pd romano non deve valere anche per il governo del Comune?”. Il sindaco Marino “può rivendicare” estranietà ma “la sua giunta è accusata di essersi fatta infiltrare dalla mafia” e “la sua maggioranza si è rivelata inaffidabile”.
Il Corriere intervista l’esponente romano del Pd Tobia Zevi, che concorreva per la segreteria romana alle primarie del 2013. Sul sostegno dato dagli inquisiti agli altri due candidati, Giuntella e Cosentino, dice che le responsabilità penali vanno prima individuate ed accertate”, e che “sui singoli occorre ribadire la presunzione di innocenza”; le primarie “sono uno strumento utile ma il rapporto con il territorio non può esaurirsi con il voto” e che anche le regole delle primarie del 2013 “incentivavano le tessere gonfiate”. Su Marino, “le contestazioni che gli sono state fatte” (anche dal Pd, ndr) erano politiche e non c’entrano con le indagini. Ma certo “Marino ha toccato interessi consolidati”. Dice “sconvolto e inorridito” dallo “scenario di malaffare inquietante”, di “affaristi all’amatriciana che vengono dal mondo dell’eversione neofascista”.
Un commento del quotidiano milanese si sofferma su Marino, che “si trova ora davanti alla porta quel Pd che voleva giubilarlo, a chiedergli con Orfini di farsi simbolo del riscatto”, e che per i romani, “che non lo hanno amato, che ridono della sua Panda rossa”, la sua “alterità può apparire, per la prima volta, un salvagente nella palude”.
Il Corriere mostra la foto – fatta da Alessandro Fulloni, e disponibile sul sito della Cooperativa 29 giugno – in cui Marino parla con Salvatore Buzzi: “Marino in tv: ‘Mai parlato con Buzzi’. Ma le fotografie insieme lo smentiscono”.

Berlusconi-Fitto-centrodestra

Sul Sole 24 Ore: “Berlusconi-Fitto, prima ricucitura. L’ex Cavaliere punta a ricompattare FI e sfida Renzi: Quirinale e riforme sono collegati”. “Ora spetterà al triumvirato Verdini-Ghedini-Letta trovare la ‘soluzione’ per far rientrare il dissenso della minoranza”. Si riferisce del lungo incontro tra Berlusconi e Fitto di ieri, definito “interlocutorio ma positivo”. Berlusconi si sarebbe mostrato “meno rigido” anche sulla ipotesi di primarie. E i due sarebbero d’accordo che alla partita del Quirinale “FI deve presentarsi compatta”.

Sul Giornale: “Berlusconi avvisa il premier: ‘Il patto vale anche sul Colle’. Il Cav in campo: ‘Il voto per il Quirinale agganciato alle riforme. E prepara un videomessaggio sulle tasse. Il pranzo con Fitto. L’ex ministro: incontro positivo”. Si cita anche una lunga intervista concessa da Berlusconi ieri all’Huffington Post: “Non credo che Fitto abbia la tentazione di imitare Fini o Alfano”.

Sul Corriere: “Berlusconi e la tattica sul Colle. Vede Fitto, ma l’intesa non c’è”. “L’ex governatore potrebbe ancora fare mosse autonome”. Sotto, il quotidiano offre una intervista al sindaco di Verona Flavio Tosi: “Tosi lancia la sfida: io pronto a candidarmi anche contro Salvini”. Dice che alle primarie di centrodestra dovrebbero partecipare in molti: “Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Mariastella Gelmini, Angelino Alfano, Corrado Passera”. Dice anche che è possibile anche una sua partecipazione, insieme a Salvini. “Non è che ci saremmo solo noi due. Sarà una grande competizione, un’offerta ai cittadini”.

Voluntary disclosure

Sul Sole 24 Ore: “Parte la voluntary disclosure”. Ieri è stata approvata al Senato la legge per l’emersione di patrimoni non dichiarati al fisco, in Italia o all’estero. “Via libera anche all’emersione domestica. Padoan: non è un condono”. La Banca d’Italia stima prudenzialmente in 230 miliardi i capitali in fuga dall’Italia. Non è un condono perché le tasse si pagheranno tutte, laddove non sono prescritte (5 anni per i Paesi white list, 10 per i paradisi fiscali). C’è uno sconto sulle sanzioni, che scendono al 3 per cento sul capitale ma non sugli interessi. Questa operazione – scrive il quotidiano – scontenta chi ancora confonde l’operazione con i vecchi scudi fiscali, come il M5S, e chi invece parla di provvedimento da propaganda elettorale, come alcuni parlamentari del Pdl.

Putin

Sul Sole si parla del discorso alla Nazione fatto ieri da Putin. “La Crimea sacra per Mosca quanto la Spianata del Tempio di Gerusalemme. I russi pronti a reagire – come fecero con Hitler – contro i ‘nemici stranieri’ che vogliono distruggere il Paese e ‘cacciarli al di là degli Urali’. Pugno di ferro contro chi specula contro il rublo. Nessun cenno al calo del petrolio, uno dei colpevoli principali dell’indebolimento della moneta russa”. Secondo il quotidiano Putin intende “trasformare le sanzioni in opportunità” perché occorre “‘ridurre significativamente la dipendenza dalle tecnologie straniere'”.

Sul Corriere un articolo di Paolo Valentino: “Se Putin risfodera i temi del Novecento”. “Efficaci sul piano economico, le sanzioni non hanno piegato il leader del Cremlino. L’Occidente non deve alleviarle senza contropartite sull’Ucraina, ma può ripensarle secondo un disegno strategico complessivo”.

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