Dopo la rivoluzione. Cosa vuol dire vivere in Egitto oggi

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Oltre Tahrir. Vivere in Egitto con la rivoluzione di Luciana Borsatti, pubblicato da Editori Internazionali Riuniti (pp.158, 9,90 euro e disponibile anche in ebook), è sia un esempio di pluralismo, sia un elogio all’ascolto paziente, umile e generoso mirato a comprendere per far comprendere. L’autrice – che presenterà il volume il 7 novembre alla Feltrinelli di Mestre e l’8 alla Feltrinelli di Udine – ha registrato la voce di persone con diverse appartenenze, provenienze geografiche e condizioni economiche, incontrate nell’Egitto post-rivoluzione e, attraverso 21 storie, ha offerto un’immagine del Paese dai più volti, dinamica, ricca, plurale.

È stata proprio la rivoluzione esplosa il 25 gennaio 2011 – sottolinea l’autrice – ad aver restituito al popolo la dialettica politica e la passione per l’impegno civile. “La rivoluzione è stata per gli egiziani come una scossa sismica che ha messo in moto un processo virtuoso a favore del dialogo e della partecipazione, che penso proseguirà anche se dovesse svilupparsi la deriva autoritaria militare che ha cominciato ad essere temuta, in questa nuova fase post-30 giugno, anche dai sostenitori più oltranzisti dell’intervento dell’esercito che vi sono all’interno del fronte rivoluzionario ‘laico’ e liberale”, scrive.

Gli incontri di Luciana Borsatti, giornalista dell’Ansa (dove si occupa del notiziario Ansamed e dell’area nordafricana e mediorientale), iniziano due mesi prima del 30 giugno, e dalle parole dei suoi interlocutori emerge un quadro composito degli umori della complessa società egiziana a ridosso di quella data, ottimo dunque per tentare di capire anche l’attualità di questi giorni del Paese. L’Egitto si stava infatti preparando – cogliendo ancora una volta di sorpresa l’Occidente – alla sua seconda rivoluzione.

In “Oltre Tahrir” troviamo, dunque, il ceto laico e intellettuale, tra cui le voci della scrittrice Azza Shalabi e dello scrittore ‘Alaa al-Aswani, autore del bestseller internazionale “Palazzo Yacoubian”, incontrato nel suo studio dentistico; il piccolo commerciante di souvenir Ahmad Ismail, senza clienti da quando il turismo è in caduta libera; la militante comunista Heba Helmi e la giovane Lady Rush, che aspira a diventare la prima dj donna d’Egitto. E poi c’è Mohammad Tolba, il salafita di Alessandria che frequenta gli occidentalissimi caffè della catena Costa, dal quale prendono il nome il suo blog e la sua community in rete, Salafyo Costa, con cui intende favorire il dialogo tra le varie componenti della società, cristiani inclusi; c’è la copta Samia Sidhom, responsabile dell’edizione internazionale del settimanale cristiano Watani; ci sono Gehan Abdel Razek, fondatrice del Comitato delle donne di El-Desamy (quartiere povero a sud del Cairo), e Tahani Al-Gebali, prima donna giudice d’Egitto e vice presidente della Corte costituzionale fino a quando una norma della Costituzione voluta dai Fratelli Musulmani non l’ha rimossa dall’incarico. E c’è anche l’ex leader jihadista Nabil Naim, capo della jihad egiziana dal 1988 al 1992, che poi rifiutò la lotta armata ma che conosce da vicino le dinamiche interne di un fenomeno che ha avuto una preoccupante recrudescenza proprio con la fine dell’era Morsi. Tante voci diverse, dunque, ma per la maggior parte unite nel rispecchiare l’insoddisfazione e la contrarietà diffuse nella società verso il governo della Fratellanza.

“In Occidente, prima del 30 giugno, non si era capito a che punto fosse giunto, in tutti gli strati sociali, il malcontento contro il governo dei Fratelli Musulmani, spiega Borsatti, e quale esito avrebbe avuto (seppur con il sostegno più o meno occulto del vecchio blocco di potere) la grande ondata di protesta del 30 giugno”.

Oggi il 30 giugno 2013 è diventata una data storica per l’Egitto, quanto il 25 gennaio 2011, che aveva posto fine al trentennio della presidenza di Hosni Mubarak. Una data legata ad un dibattito ancora vivo, in Egitto come in Occidente, sull’interrogativo: è stato un colpo di stato militare, per ripristinare un ordine funzionale agli interessi delle classi dirigenti del trentennio dell’ex rais Mubarak, o un movimento di piazza che ha chiesto sì il sostegno dell’esercito contro Morsi, ma resta capace di dettare e imporre la propria agenda rivoluzionaria? In ogni caso, quanto accaduto dopo il 30 giugno in Egitto ha creato una voragine d’incomprensione reciproca tra una vasta parte dell’opinione pubblica egiziana e quella occidentale. “Là dove i nostri media vedevano solo un ‘coup’ e una repressione sanguinosa di centinaia di manifestanti pacifici, sottolinea Borsatti, una parte significativa del Paese e la maggior parte dei media anche indipendenti si schieravano con l’esercito e contro il “terrorismo” dei Fratelli Musulmani. E rinverdiva il suo anti-americanismo accusando Obama e l’Occidente di voler sostenere il nuovo ‘fascismo’ islamista, e di ignorare la volontà di decine di milioni di persone che avevano chiesto a Morsi di riconoscere i propri fallimenti e la perdita di consenso popolare, accettando elezioni presidenziali anticipate”.

“Oltre Tahrir” può essere dunque, come sottolinea l’autrice stessa, “Una lezione per tutti noi sulla necessità di ascoltare più da vicino le voci della gente, e non solo quelle dei media e degli ‘opinion leader’ certificati”. “Ora gli egiziani stessi dovranno però ascoltare anche quelle dei sostenitori dei Fratelli Musulmani – conclude – superando le contrapposizioni frontali e violente di questi mesi, e “includendo le componenti e le nuove leve più aperte alla mediazione. Pena il prolungarsi dell’allarme terrorismo in tutto il Paese, ormai non più solo nel Sinai, e di uno stato di emergenza imposto dai militari che vanificherebbe ogni possibilità di rapida transizione democratica”.

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Le prossime presentazioni del libro

Giovedi 7 novembre – Feltrinelli di Mestre, con il direttore scientifico della Fondazione Internazionale Oasis, Martino Diez, e la proiezione del video “Oltre Tahrir” di Ernesto Pagano, prodotto dall’ong Cospe.
Venerdi 8 novembre – Feltrinelli di Udine, con Wael Farouq, docente di lingua e cultura araba all’American University del Cairo, e Mario Brandolin, critico e collaboratore del Messaggero Veneto come moderatore.

Titolo: Oltre Tahrir. Vivere in Egitto con la rivoluzione

Autore: Luciana Borsatti

Editore: Editori Internazionali Riuniti

Pagine: 158

Prezzo: 9,90 €

Anno di pubblicazione: 2013



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