Renzi a Tunisi, a tu per tu con le donne della primavera

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Tunisi – “L’Europa sta perdendo di vista il sogno da cui è nata, ossessionata dall’economia. Deve recuperare ideali forti per guardare oltre i numeri” dice il premier Matteo Renzi nel corso dell’incontro con le cinque esponenti femminili della società civile tunisina che lo accolgono nel suo primo viaggio all’estero in veste di premier. Una visita con la quale Renzi sembra voler mandare un messaggio chiaro: non esiste solo l’Europa e l’Italia deve avere lo sguardo aperto sul Mediterraneo. Poco importa se nel programma con il quale si è presentato alle ultime primarie, nelle poche righe riservate alla politica estera il Mediterraneo è menzionato una sola volta.

Bevendo un tè con i pinoli nel Café des Nattes del pittoresco villaggio di Sidi Bou Said, Renzi ha spiegato che il Mediterraneo che ha in mente “non è quello del passato di Roma e Cartagine – località a pochi kilometri da qui, ndr – ma quello del futuro” della cooperazione tra sponda nord e sponda sud che si guardano a vicenda. Quel Mediterraneo con il quale il Partito Democratico ha già creato una rete di relazioni portate avanti anche da Pierluigi Bersani che andò in Libia nel dicembre 2012, in Tunisia nel febbraio successivo e poi in Israele, Libano ed Egitto. Escludendo le realtà politiche più delicate (tra cui la Libia post-rivoluzionaria di cui si parla oggi alla Farnesina e l’Egitto tornato in mano ai militari), la Tunisia è la carta con la quale Renzi mette in moto la macchina del suo esecutivo in campo estero. Una macchina non del tutto nuova. Licenziata Emma Bonino, a tenere la rubrica dei contatti internazionali è rimasto infatti il viceministro Lapo Pistelli.

“La Tunisia è un esempio positivo non solo per tutta la regione, ma per l’intero mondo che crede nel successo della democrazia” aggiunge Renzi prima di essere incalzato dalle domande delle sue interlocutrici che sono soddisfatte di parlare con un leader che ha fatto della parità di genere un punto importante della sua agenda politica. “Che ruolo abbiamo avuto noi donne qui? Siamo le guardiane della rivoluzione democratica. Ma la democrazia da sola non basta, abbiamo una serie di problemi socio-economici che impediscono lo sviluppo. Dobbiamo risolvere tali questioni anche grazie alla cooperazione con paesi europei” dice Amira Yahyaoui, un’attivista che ha pagato con cinque anni di allontanamento la sua dissidenza durante l’epoca di Ben Ali.

Amira è figlia del giudice Mokhtar Yahyaoui – licenziato nel luglio del 2001 dopo aver scritto una lettera aperta all’ex presidente Ben Ali per denunciare la mancanza d’indipendenza della magistratura – e cugina di Zouhair Yahyaoui, il pioniere della cyber-dissidenza locale, morto di un attacco di cuore nel marzo 2005 a causa dei maltrattamenti subiti in carcere. Tornata a Tunisi da Parigi, Amira si è impegnata nella ricostruzione del paese, creando Al-Bawsala (la bussola), l’Organizzazione non governativa che ha monitorato giorno dopo giorno i complessi lavori dell’Assemblea costituente.

A suo agio in una discussione informale, condotta interamente in francese, Renzi si è trovato a parlare anche con Lina Ben Menhi, conosciuta come a Tunisian girl, la blogger tunisina che nel dibattito televisivo delle primarie del 2012 venne citata da Renzi come membro del suo Pantheon. “Allora persi contro Bersani, ma alla fine ce l’ho fatta” scherza il premier, ricordando quando Lina, sorpresa di essere citata accanto a Nelson Mandela, suggerì all’allora sindaco di Firenze ad andare avanti con la sua rottamazione.

Prima di alzarsi, Renzi porge un regalo istituzionale alle ragazze che non esitano a chiedergli di più. Il Presidente della Repubblica tunisina il nostro premier l’ha già visto prima di arrivare a Sidi Bou Said, ma lasciando questo vecchio villaggio di pescatori a picco sul mare, Renzi si dirige a incontrare il suo omonimo, Mehdi Jomaa. “Devi dirgli che il tuo governo è composto dal 50% di donne e il 50% di uomini, così magari prende esempio.” Renzi ride e si rimette in marcia. Per completare la visita lampo – 5 ore – sulla terra dei gelsomini deve ancora incontrare il Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Mustapha Ben Jaafar e una rappresentanza di imprenditori italiani operanti in Tunisia ai quali si unisce il Presidente della Confindustria tunisina Whaida Boucha Maoui. Con loro si è di certo parlato anche di immigrazione e commercio bilaterale, visto che l’Italia assorbe il 50 percento delle esportazioni tunisine.

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