Macedonia: i profughi di passaggio,
nel bersaglio della criminalità

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Skopje. Silenzioso, sottotraccia, lontano dai riflettori, non per questo meno doloroso e mortale. All’inarrestabile esodo via mare dei profughi delle guerre africane e mediorientali, se ne affianca anche uno via terra, parallelo, attraverso i Balcani. A distanza di due decadi dalla guerra che dilaniò la ex Jugoslavia, i territori porta d’Europa sono nuovamente interessati da importanti flussi migratori. Stavolta però si tratta soltanto della tappa di un viaggio molto più lungo iniziato per molti alcune migliaia di chilometri prima. Afghanistan, Siria, Yemen, Iraq e altre zone teatro di conflitti.

Il passaggio nel sud dei Balcani, superata la Grecia e prima di arrivare in Serbia dove tutti puntano, finisce per essere spesso uno dei più pericolosi. La necessità per i migranti di sottrarsi alla legge locale che tra l’altro impedisce loro di usare mezzi pubblici, li spinge a nascondersi, a cercare tragitti alternativi. Nella maggior parte dei casi a piedi. Percorsi secondari, nascosti, luoghi isolati e spesso strade ferrate utilizzate come vie maestre verso l’Europa del Nord.

Ma se così si riduce il rischio di finire nelle maglie della legge, aumenta quello di finire in quelle della criminalità. I banditi in Macedonia non si fanno problemi ad approfittare della disperazione dei migranti che finiscono così per essere vittime. Ancora. Sequestri di persone e deportazioni di massa, rapine, estorsioni e violenze sono ormai all’ordine del giorno. A qualcuno va anche peggio: venticinque i decessi accertati. Con il timore che si tratti solo di una parte, che la statistica nel totale sia ben più pesante.

Sarebbero mediamente 8500 le persone che attraversano ogni settimana l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia in direzione dell’Europa occidentale. Il portavoce della Polizia Ivo Kotevski ha parlato nei giorni scorsi della lotta che il Paese sta affrontando per far fronte all’afflusso di migranti provenienti dai Paesi più colpiti dalla guerra, facendo notare che i numeri sono quadruplicati nel corso degli ultimi mesi.

Il flusso pare effettivamente ormai fuori controllo. In centinaia varcano ogni notte i confini. Un business impossibile non immaginare goloso per la criminalità più o meno organizzata del posto, e per le ramificazioni di quella internazionale. Per cercare di limitare l’impatto che le organizzazioni stanno avendo sui sempre più numerosi profughi, il governo macedone ha presentato in parlamento una legge, ora al vaglio, che prevederebbe il rilascio di una sorta di permesso di soggiorno temporaneo che autorizzi per 72 ore i migranti ad attraversare del tutto legalmente il territorio della Repubblica, con la possibilità di usare anche treni e mezzi pubblici. Uno modo per tenerli a riparo dalle gang che li avrebbero scelti come bersagli facili, certo, ma anche una soluzione per liberarsi del ‘problema’ il più in fretta possibile.

A sollevare un ulteriore velo sulla cruda realtà cui sono costretti a sottostare molti migranti, è stata un’inchiesta del britannico Channel 4 News, che ha denunciato in particolare lo sfruttamento dei migranti da parte dei poteri criminali, spesso collusi con poliziotti macedoni corrotti.

Secondo la ricostruzione giornalistica, una gang transnazionale capeggiata da un afgano, ha messo a punto un piano spietato quando efficiente. I migranti, come raccontato dalle stesse vittime, vengono rapiti da criminali armati mentre dormono ai lati delle strade ferrate o in aree remote del paese. Portati in abitazioni di piccoli villaggi, sono vittime di abusi e violenze di ogni tipo. Vengono tenuti in ostaggio fino a che non pagano loro stessi il riscatto con il poco denaro che hanno con sé. Durante la permanenza nelle strutture senza il rispetto delle più elementari norme di igiene, sono costretti a dormire stipati in minuscole stanze, senza servizi igienici, acqua corrente e altri confort. Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe un afgano che del traffico di esseri umani, spesso suoi connazionali, avrebbe fatto un ricco business. Due giovani siriani, scappati dal campo di prigionia improvvisato, hanno denunciato alla tv britannica le sevizie subite facendo levare un coro di indignazione. Quello che ha spinto i politici a trovare una soluzione, sebbene solo tampone, per limitare la speculazione della tragedia dei migranti da parte della criminalità organizzata.

Dopo la denuncia della barbarie, ripresa dalla stampa locale, lo speaker del parlamento Trajko Veljanoski ha convocato l’aula in seduta straordinaria la scorsa settimana per rispondere a quella che ha definito un’emergenza umanitaria. La soluzione pensata è stata dunque quella di un permesso di soggiorno temporaneo che lasci i migranti passare per la Macedonia in maniera legale e alla luce del sole. Un modo per togliere linfa vitale ai criminali e dare qualche speranza in più ai migranti. D’altro canto sanno bene le autorità che nessuno dei profughi di passaggio ha la minima intenzione di rimanere in Macedonia, puntanto piuttosto, quasi tutti verso Germania e Austria. L’attivista per i diritti umani Suad Misini, in sciopero della fame da giorni, si è sistemato fuori dalla sede del parlamento, annunciando di essere deciso a rimanerci fino a che la legge non sarà approvata: “Dobbiamo proteggere l’integrità fisica e le proprietà dei migranti”.

Twitter: @luigi_spera

In evidenza, un fotogramma del servizio di Channel 4 News

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