Tutti in attesa del partito di Landini

La Repubblica: “Grecia, la resa di Tsipras, restano i tagli agli statali, ad Atene ancora austerity”, “La base di Syriza in rivolta: tradite le promesse elettorali. Il governo punta a colpire l’evasione fiscale e rilancia le privatizzazioni”.
Nella parte alta della prima pagina, un’immagine del video dell’Isis girato con ogni probabilità in Iraq, con decine di prigionieri curdi in una gabbia: “Gli ostaggi nella gabbia dei carnefici del Califfo”. Ne scrive Slavoj Zizek.
A centro pagina: “Jobs Act, duello tra Renzi e Landini. Il premier teme trappole sull’Italicum”, “Palazzo Chigi: la Fiom ha perso. La replica: difendo chi lavora”.
A fondo pagina, la morte del pentito della camorra Carmine Schiavone: “Quel Buscetta che svelò i segreti dei Casalesi”, di Roberto Saviano.
Nella colonna a destra, la “copertina” dell’inserto R2: “Il rebus di Londra senza bipartitismo”, “Il 7 maggio il Regno Unito va al voto. Sono le elezioni più incerte del dopoguerra”. Con la corrispondenza da Londra di Enrico Franceschini.

La Stampa: “Scuola, nuove regole per i precari”, “Solo 140 mila avranno un posto, in arrivo una pioggia di ricorsi. Giannini: in futuro assunzioni soltanto per concorso”, “Renzi sfida Landini: lui in politica? Ha già perso col sindacato. Ma il leader Fiom frena. Rai, la riforma forse per decreto. Responsabilità dei giudici, non passa l’idea-sciopero”.
Sul tema il richiamo ad un’intervista del quotidiano ad Anna Maria Furlan, segretaria Cisl: “Jobs Act, sbagliato il referendum”, “La leader Cils: una legge per detassare la prima casa”.
A centro pagina, foto da New York “nella morsa del grande freddo”.
Nella colonna a destra un’analisi di Francesco Guerrera: “L’effetto-petrolio non traina la ripresa”.
E in prima la notizia della morte di Carmine Schiavone: “Napoli, morto il boss pentito della Terra dei Fuochi”.

Il Corriere della Sera: “In cattedra solo per concorso”. “Renzi annuncia la ‘nuova scuola’”. E poi: “Scontro con Landini”. “Rai, cambio a marzo”. Ancora sulla scuola: “Saranno però assunti 120 mila precari. Decisi dai presidi gli aumenti di merito. Più spazio a inglese e arte”.
“Ma studiamo ancora con metodi antichi” è il titolo di un commento di Roger Abravanel
A centro pagina: “Il premier: nel 2018 vinceremo sempre noi”.
A centro pagina: “In pensione prima con sgravi contributivi e riscatto della laurea”. “Le ipotesi per uscite più flessibili. L’ostacolo Ue”.
Sempre a centro pagina, la foto della straordinaria ondata di maltempo in buona parte degli Stati Uniti: “Con i rompighiaggio sul fiume di New York. Il record del gelo”.
In prima anche un articolo sul negoziato greco con Bruxelles: “Le cifre di Tsipras. Lo scetticismo sul debito greco”.
A fondo pagina: “L’incidente di Alonso diventa un giallo”. “FI, malore a Barcellona? Il pilota ricoverato. La Mc Laren: solo una uscita di pista”.

Il Fatto: “Quando lo Stato non paga”, “Avvocati, insegnanti, ingegneri, commercialisti: migliaia di professionisti lavorano come matti per la pubblica amministrazione. Ma devono aspettare mesi o anni per ricevere il compenso dovuto”.
A sinistra, con foto di Renzi e del segretario Fiom: “Renzi provoca il leader della Fiom”, ‘Landini in politica perché ha perso’”.
E sulla Capitale, dopo le devastazioni dei tifosi olandesi, un’intervista al sindaco: “Marino contro tutti: dal prefetto al Pd, ‘Difendo Roma da nemici e falsi amici’”.
In prima anche le vicende dell’Anm, con la nascita della corrente che fa riferimento a Piercamillo Davigo, “Autonomia e indipendenza”: “La corrente di Davigo attacca il governo”.
A fondo pagina, un editoriale di Ferruccio Sansa: “Quel Pd tradisce l’ambiente e i propri ideali”, Lo scandalo Toscana e i tanti scempi targati centrosinistra”.
Poi un’intervista all’avvocato Franzo Grande Stevens: “Il giorno in cui Ferrero disegnò l’auto ad Agnelli”.
Infine, la Libia: “Italiani in fuga con il rimpianto di Gheddafi”, “Migliaia lasciano casa, lavoro e affari da miliardi”.

Il Giornale: “La repubblica risarcisce il re”. “Toghe irresponsabili”. “A Vittorio Emanuele 40 mila euro per 7 giorni in cella da innocente. Colpa di Woodcock, lo stesso Pm che indaga su Berlusconi”. La vicenda viene ricordata dal quotidiano. Vittorio Emanuele è stato in carcere a Potenza nel 2006, accusato di “una caterva di reati” da Woodcock, tra i quali “associazione a delinquere” “finalizzata alla corruzione e al gioco d’azzardo; ancora associazione a delinquere finalizzata, addirittura, allo sfruttamento della prostituzione, altri illeciti”. Una settimana di arresti, poi i domiciliari per un mese, quando torna in libertà. Viene prosciolto in istruttoria. Fa richiesta di indennizzo, e alla fine ottiene 40 mila euro.
In prima anche: “Renzi pronto a invadere la Rai”. “Insulti a Gasparri, che reagisce: ‘Ignorante'”.
Altro titolo: “Il circo dell’Isis: prigionieri nelle gabbie”. “Ostaggi curdi come bestie”.
Lo spazio “controcorrente” oggi è dedicato alla “grande truffa della beneficenza”. “Speculazioni, fondi spartiti e 400 milioni evasi. Fisco e Corte dei conti indagano sul no profit”.
E poi una intervista ad Assunta Almirante: “La destra ormai è finita. Ma resta il suo tesoro”.

Il Sole 24 Ore: “La lotta al contante cambia ancora passo”. “Dopo il dietrofront sulla tassa sui versamenti il governo ripensa la strategia anti-sommerso”. “Fattura elettronica e scontrini online per superare la soglia”.
A centro pagina: “Lavoro, partono i nuovi sussidi”. “La revisione degli ammortizzatori sociali varata dal Jobs Act per chi resta senza occupazione”. “Naspi e sostegno ad hoc per i collaboratori. Cig da completare”.

Jobs Act, Pd, Landini

Sul Corriere, una intervista al vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “Dialogo, no alle minacce. Si usa un punto del Jobs Act per aprire altre questioni”. “Boldrini dovrebbe pesare ogni parola, serve equilibrio”.
Guerini dice che nel Pd c’è stato un dialogo ampio, che c’è stato il voto del Parlamento, e che le Commissioni lavoro di Camera e Senato avevano espresso “pareri articolati”, sui decreti legislativi, pareri “che non sono vincolanti ma solo consultivi” per l’esecutivo. Alla presidente della Camera dice che “ci vuole saggezza, prudenza, equilibrio”, e alla affermazione di Boldrini che ha parlato del rischio di “un uomo solo al comando” risponde: “Francamente non capisco cosa significhi una frase del genere. Se invece la questione è quella di valutare il rapporto tra partito e leader, il tema non va sottovalutato. Abbiamo bisogno di partiti che rappresentino la complessità della società”.

Al Jobs Act è dedicato un commento di Francesco Grillo, sulla prima pagina de Il Messaggero. La riforma – scrive Grillo – “contribuisce a ridurre uno dei fattori che maggiormente impediscono ad un potenziale investitore di calcolare il ritorno di un possibile investimento in Italia”, perché sparisce la possibilità che sia un giudice a far “rivivere il contratto di lavoro” a meno che il licenziamento non sia discriminatorio, ed è più certo il “costo – crescente con il crescere dell’anzianità del rapporto di lavoro – per l’imprenditore di un allontanamento del lavoratore”. Positiva anche l’estensione delle garanzie per chi perde un impiego anche ai lavoratori che non ne avevano accesso. Ma – ricorda Grillo – per consolidare questo nuovo impianto servirà anche trasformare la “intera infrastruttura – pubblica e privata – che si occupa di formazione”, oggi “pensata quasi esclusivamente per fornire uno stipendio a chi forma”. Grillo ricorda che ora – per riprendere a crescere – occorrerà intervenire anche sul sistema tributario, “che rende assai difficile pianificare quanto in tasse bisogna pagare allo Stato”, sui tempi della giustizia e sulla inefficienza di un’amministrazione pubblica.

Intanto il governo sarebbe intenzionato ad intervenire sulle pensioni, secondo il Corriere della Sera. In un articolo di Enrico Marro si legge che Poletti ha spesso insistito sulla necessità di “‘introdurre elementi di flessibilità’ sull’età pensionabile anche per evitare il formarsi di ondate di lavoratori anziani espulsi dalle aziende ma lontani dal raggiungimento dei requisiti per la pensione che, una volta, esaurito il sussidio di disoccupazione, resterebbero senza reddito”. Ieri Poletti ha rilanciato il tema in una intervista ad Avvenire. Tra i sistemi cui si starebbe pensando, oltre ad incentivare l’uscita anticipata dal lavoro in caso di accordi tra azienda e dipendenti, anche renderemo meno oneroso il riscatto della laurea. Si tratta – scrive Marro – di convincere l’Ue, e fino ad oggi i “sondaggi con Bruxelles non sono incoraggianti”.

Ieri una intervista di Maurizio Landini al Fatto Quotidiano – il cui titolo evocava il possibile impegno diretto in politica del segretario della Fiom – ha agitato le acque.

Su La Stampa, pagina 4: “Renzi: non temo Landini. Ha già perso col sindacato”, “Il segretario ai suoi: ‘Marchionne sta vincendo, allora lui scappa in politica. Auguri…”. Alla pagina seguente: “La sinistra apre le porte ma il leader Fiom frena”, “Cgil scettica: ‘Vuol fare politica? Il sindacato è un’altra cosa”. A fondo pagina, l’intervista alla segretaria Cisl Furlan, che dice: “Il referendum sul Jobs Act è sbagliato, meglio la contrattazione”, “Bene gli sgravi fiscali, ma per aumentare le assunzione servono fondi per la contrattazione aziendale”, “Landini in politica? Scelta personale, noi vinciamo perché abbiamo firmato un accordo grazie al quale la Fiat ha investito in Italia”.

Il Fatto, pagina 3: “Renzi: ‘La Fiom ha perso, perciò entra in politica”. In basso, in una lettera al quotidiano lo stesso Landini smentisce una sua frase riportata tra virgolette qualche giorno fa da Il Fatto in prima pagina, che lo aveva intervistato: “Adesso faccio politica”. Spiega Landini: l’impegno “di tipo partitico o elettorale, come si può correttamente leggere nell’intervista”, “non è proprio presente”, “del resto nell’intervista si spiega che la ‘sfida a Renzi’ per il sindacato, oltre alla ‘normale azione contrattuale’, consiste nella creazione di una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare e rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. Ed è questo che ho sempre inteso e continuo ad intendere per impegno politico”.

La Repubblica: “Duello tra Renzi e Landini: ‘Ha perso e ora fa politica’. ‘Falso, resto fuori dai partiti’”, “Bufera sul Jobs Act, il premier liquida la Boldrini: problema suo. Il fronte del no: ignorare il Parlamento comporta conseguenze”. A fondo pagina il “retroscena” di Goffredo de Marchis: “Dissidenti dem e forzisti preparano la trappola sull’Italicum”, “Renzi deciso a ‘non cambiare una virgola, non si può sempre ricominciare daccapo’”, “Ma sull’apparentamento al ballottaggio potrebbe crearsi una maggioranza trasversale di deputati”. A destra, un’intervista a Gianni Cuperlo, che dice: “Delrio sbaglia sulla minoranza Pd, non sei moderno se cancelli la sinistra”, “Non abbiamo votato il Jobs Act e i decreti del governo ci hanno dato ragione”, “Consiglierei rispetto verso la presidente della Camera e sul lavoro del Parlamento”.

Il Corriere: “Il passo avanti del leader Fiom agita la minoranza dem”. “D’Attorre: possibili lotte comuni, ma il tema non è la nascita di un nuovo partito”. “Vita: se non ora quando?”.

Il Giornale: “Landini scende in campo ma la Cgil lo sconfessa”. “Il leader Fiom si butta in politica, sinistra nel caos, Renzi ironizza: È il sindacato che lo molla”. “E lui fa dietrofront: frainteso, non faccio alcun partito”.

Sul Corriere, Maria Teresa Meli dà conto della intervista di Matteo Renzi a Lucia Annunziata, ieri, in cui ha anche espresso le sue critiche a Landini: “Renzi: Landini è uno sconfitto. Io duro fino al 2018 e poi vinco”. “Il premier: ha perso contro Marchionne, se fa politica solo Sel può seguirlo”. Meli scrive che quella di Landini è una “smentita a metà in cui ribadisce che occorre andare oltre la ‘rappresentanza sindacale'”. Il segretario Fiom aveva infatti parlato di una “rappresentanza sociale” che il sindacato dovrebbe avere. Anche in serata, dopo la smentita, Renzi dice che non sarebbe sorpreso di un eventuale impegno diretto di Landini, “Non è il primo sindacalista a buttarsi in politica, e non sarebbe nemmeno l’ultimo. Gli faccio io miei più sinceri auguri”. E dice di non aver paura di scissioni nel Pd perché appunto sarebbe solo Sel a seguire Landini.

Grecia

La Repubblica, a pagina 2: “Ecco il piano di Atene, addio promesse elettorali, deregulation, riforma Stato e un’apertura ai privati”, “Il documento di sei pagine sarà consegnato oggi a Ue, Bce e Fmi. Forse l’unica misura umanitaria sarà il blocco della confisca di case”. A fondo pagina, le parole di Manolis Glezos, eroe della Resistenza ellenica eletto al Parlamento europeo con Syriza: “Intesa vergognosa”, “Avevamo promesso di mandare a casa la troika e di stracciare il memorandum e non l’abbiamo fatto. Chiedo scusa ai greci per aver contribuito ad illuderli”.
Alla pagina seguente, un’intervista a James Galbraith, che è stato collega del ministro delle Finanze greco Varoufakis all’Università del Texas, che dice: “Ho visto Schaeuble che zittiva Juncker. Così Berlino comanda nei vertici di Bruxelles”.

Su La Stampa, alle pagine dell’Economia: “Grecia, Tsipras presenta il piano”, “A Bruxelles le misure su lavoro, pubblica amministrazione e lotta all’evasione”, “Oggi sul tavolo della ex troika. In casa arrivano le contestazioni della sinistra, cui dà voce l’eroe della Resistenza Glezos”.

Su Il Giornale si legge che “la lettera d’intenti che Varoufakis dovrà recapitare a Bruxelles è una vera e propria resa”, che “i greci dovranno dimenticarsi le promesse elettorali”, che “Tsipras è dovuto scendere a patti col ‘nemico’, che i tagli agli statali e l’austerity imposta dalla cancelliera Angela Merkel per far riavere i soldi ellenici alle banche tedesche restano. Forse la sola misura umanitaria sarà il blocco della confisca delle case”

Siria, Turchia, Isis

La Stampa: “Blitz turco per evacuare il mausoleo minacciato dall’Isis”, “L’esercito di Ankara recupera le spoglie del nonno del fondatore dell’impero ottomano. Intesa coi curdi per attraversare Kobane. La rabbia di Damasco: ‘Sovranità violata’”. Sulla stessa pagina, un’intervista a Staffan De Mistura, inviato speciale Onu per la Siria: “Con Assad dialoghiamo. Non c’è altra via per uscire dal caos”, “La strada per la pace può partire dalla tregua di Aleppo”.

Sul Corriere: “Blitz turco in Siria, senza il permesso di Assad, per salvare la tomba di Suleiman Shah”. Si scrive che 34 tank, 57 blindati e 572 soldati, assistiti da caccia e droni, sono entrati in territorio siriano fino al mausoleo-enclave che Ankara controlla sulla base di accordi internazionali. La tomba del nonno del fondatore dell’Impero ottomano, difesa fino a ieri da 38 soldati turchi pure smobilitati, è stata spostata, in un altro punto del territorio siriano, a due metri dal confine turco.

Anche sul Messaggero: “Siria, blitz notturno dell’esercito turco”. Si scrive che l’opposizione ha comunque attaccato il governo, accusato di essersi “inchinato” all’Isis, che da tempo “esigeva la partenza” dei soldati turchi.

Due pagine de La Repubblica sono dedicate all’Isis: “Gli ostaggi curdi in gabbia, l’ultimo orrore dell’Is. Blitz militare turco in Siria”, “I prigionieri peshmerga fatti sfilare tra la folla in Iraq. Ankara manda i tank per liberare il mausoleo simbolo”. E Slavooj Zizek firma un’analisi: “Web, dollari e violenza, la modernità perversa dei carnefici del Califfato”.

Sul Corriere Francesco Battistini – da Bizerta, in Tunisia – racconta degli “eroi della jihad”, ex combattenti volontari dello Stato islamico, e dell’alcol e dell’insonnia che tormentano i “reduci”. “Ho visto bruciare vivi 128 uomini” di Abu Hamza, intervistato dalla tv tunisina. “Musulmani come me. Non ho capito perché dovessero morire. Li sogno tutte le notti. E l’unico modo per non pensarci è bere”.
I tunisini impegnati tra Siria, Iraq, Sinai e Mali sarebbero almeno duemila. Per quelli che tornano pentiti la Tunisia starebbe pensando a centri di “Jihad Rehab, disintossicazione dal fanatismo sul modello di quelli già aperti in Arabia Saudita”.

E poi

Su Il Giornale Assunta Almirante, vedova di Giorgio, parla della destra italiana che “non esiste più”, dice che la svolta di Fiuggi di Fini è stato “lo sbaglio peggiore”, e “non mi perdonerò mai di aver insistito con Giorgio perché puntasse su Fini”, dice che con Tatarella si vendette il partito a Forza Italia. Oggi la politica è nelle mani “di ragazzotti senza storia né cultura politica”, dice.

I quotidiani danno conto della morte per infarto del noto pentito di camorra Carmine Schiavone.

Su Il Mattino un intervento di Raffaele Cantone: “L’ho interrogato molte volte, non va preso per oro colato”. Le sue dichiarazioni – anche recenti – su rifiuti anche radioattivi sotterrati nel territorio dell’Italia centro meridionale avevano riacceso l’interesse sulle vicende della “Gomorra” italiana. Cantone dice che queste dichiarazioni recenti, che hanno avuto larga eco mediatica, erano già state fatte ai magistrati anni fa, e non hanno trovato “adeguati riscontri”. Schiavone le ha fatte alla tv una volta uscito dal programma di protezione per i pentiti. A questo punto “inizia un vorticoso andirivieni in tutti i canali nazionali e locali”, in cui ha rischiato di dare “una immagine di se stesso assai meno credibile”.

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