Tsipras: noi stiamo con Draghi

Le aperture
Il Corriere della Sera: “Europa, la paura della deflazione. E Tsipras: cancellate il debito”. Il quotidiano offre un intervento del leader di Syriza, dal titolo: “La mia ricetta per la Grecia non danneggerà la Ue”.
A centro pagina il titolo più grande: “Renzi cambia il decreto sul Fisco. La riforma dopo l’elezione del capo dello Stato: verranno esclusi i procedimenti in corso”. “‘Berlusconi sconterà tutta la pena’. La soglia del 3 per cento non sarà applicabile alle frodi”.
L’editoriale, firmato da Angelo Panebianco, è titolato “La scomparsa dell’opposizione. I dubbi sulla legge elettorale”.

La Repubblica: “Renzi: Berlusconi sconterà tutta la pena. Condono il 20 febbraio. ‘Non facciamo leggi né ad personam né contra’”. “Sinistra Pd all’attacco: sospetti di scambi per il colle”. “Gli errori del premier” è il titolo del commento di Claudio Tito. Un “retroscena” di Goffredo de Marchis e Liana Milella è titolato: “Così il governo votò su un testo fantasma”.
Di spalla: “Niente manette, lo sciopero dei poliziotti di New York”. “Il sindaco: una proposta indecente”.
A centro pagina: “Il petrolio sotto i 48 dollari, l’America teme l’euro-crisi”. “Borse, nessun rimbalzo dopo il lunedì nero”.

La Stampa: “‘Fisco, la riforma il 20 febbraio’. Il governo pensa di mantenere la soglia del 3 per cento per il condono, ma senza applicarla se c’è il reato di frode. Renzi: Berlusconi sconterà la pena fino all’ultimo giorno. Ma è polemica nel Pd. Il petrolio crolla ancora sotto i 48 dollari al barile, le Borse falliscono il rimbalzo”.
A centro pagina: “La Creazione come non l’abbiamo mai vista. Vent’anni dopo la Nasa migliora l’immagine dei ‘pilastri’ spaziali scattata dal telescopio Hubble”. “Il miracolo in uno scatto perfetto”.
In prima anche una intervista al “vice di Tsipras”: “‘Nessun addio all’Europa anche se vinciamo le elezioni'”.

Il Sole 24 Ore: “Il petrolio in caduta libera gela ancora le Borse e l’euro”. “I mercati falliscono il rimbalzo, Wall Street -0,9 per cento”. “Il barile negli Usa crolla a 48 dollari, minimo da sei anni”. “Lo spread Btp-Bund risale a 141”.
Di spalla: “Fisco, Renzi frena sulle correzioni. ‘Decreto in Cdm il 20 febbraio’. Oggi il vertice con Padoan sul salva Berlusconi. Confindustria preoccupata per i tempi di delega”. “L’ipotesi di escludere la frode dalla depenalizzazione. Il premier: Berlusconi sconterà la pena fino alla fine”.
Il quotidiano ricorda che oggi l’Italicum riprende il suo iter in Parlamento: “Oggi l’Italicum in Aula al Senato. FI: subito la clausola di salvaguardia”.

Il Fatto quotidiano: “Impunità pure per l’Ilva. Un decreto, tre porcate”. “Niente processi al commissario e ai suoi uomini se commettono reati. Bonifiche ridotte all’80 per cento, senza gli interventi decisivi anti-cancro”. “Servono 8 miliardi, il governo ne ha promessi 2, ma 1 è quello preso a Riva (e bloccato in Svizzera”.
Di spalla il quotidiano annuncia “le ‘primarie’ del Fatto. Da oggi votiamo il Presidente che vorremmo. Per aiutare i partiti a scegliere tra candidati apprezzati dai cittadini, non (solo) dalla Casta apriamo la consultazione sul nostro sito”. Ci sarà un primo voto e poi un ballottaggio tra i 20 più votati.
A centro pagina: “Renzi prende B per il Colle: SalvaSilvio rinviato a febbraio. La norma (forse) modificata dopo il voto sul Quirinale”.

Il Giornale: “Fisco, la mossa di Renzi. Rivendica la norma sulla microevasione: nessuno stralvio, approveremo tutto a febbraio. Il premier non rinuncia al Patto del Nazareno. E la minoranza Pd lo insulta: ‘Indecente'”.
A centro pagina: “Immigrazione, l’appello di Rutelli a Bruxelles. ‘Affondare i barconi prima che partano’. L’ex presidente del Copasir: ‘L’Europa deve fermare gli scafisti in Libia’”. Rutelli – spiega il quotidiano – ha ricordato che l’Italia ha fatto qualcosa del genere già negli anni 90 in Albania.

Grecia, Bce

Sul Corriere Alexis Tsipras firma un intervento sulle prossime elezioni in Grecia ricordando che “Syriza non è un orco né una minaccia: è solo la voce della ragione e saprà suonare la sveglia all’Europa, per riscuoterla da torpore e passività”. Dice che “si impegna ad applicare fin dai primi giorni del mandato il Programma di Tessalonica, economicamente vantaggioso e fiscalmente equilibrato, a prescindere dai negoziati con i nostri creditori”. Aggiunge che “Syriza non vuole il crollo ma la salvezza dell’euro”, e che “il debito è un problema europeo e non solo greco”, e contrappone le “posizioni diametralmente opposte” sul futuro dell’Europa della Germania e della Bce, che ha la “volontà di fare tutto il possibile” per salvare la moneta unica. In Grecia “si sfideranno queste due strategie”, dice Tsipras.
Sullo stesso quotidiano si ricorda che oggi sono attesi i dati sull’economia europea di Eurostat, mentre la Bce “oggi incontra il governatore della Banca centrale ellenica, che “dovrà rispondere alla domanda: di tutti i colleghi dell’eurozona: quanti soldi ci sono, o ci sono ancora, nei depositi bancari di Atene?”.
La Stampa: “Panico in banca e rischio crac se Atene uscisse dall’euro. I risparmiatori potrebbero svuotare i conti correnti e trasferire i capitali all’estero facendo crollare il credito”.
Su La Repubblica Federico Fubini scrive che il 22 gennaio, “salvo colpi di scena” la Bce dovrebbe decidere di sfidare le obiezioni della Bundesbank e lanciare il piano di acquisiti di titoli di Stato per iniettare nuova liquidità nell’economia”. La Bce dovrebbe annunciare che comprerà circa 500 miliardi di euro di titoli pubblici, e circa 90 dovrebbero essere italiani.
Sul Sole: “Così Tsipras sfiderà l’austerity tedesca. Syriza, in testa nei sondaggi in Gracia, non avrà la maggioranza e dovrà aprire a governi di coalizione”. Si ricorda che Atene ha un debito di 330 miliardi di euro, che non accenna a calare, e che è pari al 175 per cento del Pil. La sinistra radicale “vorrebbe ridurre il peso del rinnovo del debito e degli interessi che oggi pesano per il 48 per cento dei prestiti ricevuti dalla Troika”. Secondo i sondaggi il 74 per cento dei greci non vuole abbandonare l’euro. Secondo il quotidiano Tsipras “potrebbe rivelarsi molto meno radicale di quanto si mostri oggi in campagna elettorale quando minaccia di processare la Troika”.
Su La Stampa viene intervistato Dimitrios Papadimoulis, “braccio destro” di Tsipras. Spiega che “se vinciamo restiamo nella Ue”, che “si deve smetterla col solo rigore”, che “una delle priorità” del suo partito è “far pagare le tasse”, “aver eun giusto ed efficiente sistema impositivo che riduca l’economia sommersa e l’evasione”. Sui negoziati sul debito: “Confido in un accordo migliore della situazione attuale. Non si comincia a negoziare col pessimismo. Magari non avremo tutto, ma resteremo da questa parte del ponte. Ne sono sicuro”.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato il viceministro degli esteri tedesco Roth: “La linea di Berlino non cambia. Siamo solidali con la Grecia ma gli impegni vanno rispettati”.
Su La Repubblica si legge che “dietro le dichiarazioni ufficiali” Tsipras starebbe lavorando “sotto traccia con i pontieri della Bce e della Ue per un accordo che allegerisca l’esposizione ormai al 175 per cento del Pil e che consenta a tutti i protagonisti, da Atene a Berlino, di cantare vittoria”.

Decreto fiscale, governo, Quirinale

Ieri Matteo Renzi ha annunciato che tutti i decreti legislativi che applicano la legge delega fiscale saranno in Consiglio dei ministri il 20 febbraio. Sul Giornale si legge che “Matteo Renzi ci ripensa e decide di giocare all’attacco. Dopo aver avuto contatti con Pier Carlo Padoan (gira voce che si siano visti, ma non a Palazzo Chigi)” il premier ha fatto l’annuncio con una nota. Ci sarà dunque anche il decreto “che avrebbe dovuto introdurre una franchigia fiscale del 3 per cento del fatturato per gli imprenditori che avevano fatto ricorso a strumenti di elusione fiscale, la presunta norma salva-Berlusconi”. La scelta della data, si legge ancora sul Giornale, sarebbe “un pugno nello stomaco a chi chiedeva che la questione fosse affrontata prima dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano”, visto che “per quella data” la questione covrebbe essere chiusa. “Non è un caso che l’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina – autorevole esponente della minoranza dem – definisca ‘indecente’ la ‘propaganda’ di Renzi ormai ‘offensiva per l’intelligenza dei cittadini'”.
Su La Stampa viene intervistato Fassina: “Così facendo il premier alimenta il clima di soseptti sul decreto fiscale e il suo livello di propaganda è indecente”.
Per tornare a Il Giornale, il quotidiano ricorda anche che “si sprecano” le ricostruzioni sul Consiglio dei ministri preNatalizio da cui è uscito il testo del decreto legislativo, un testo che “era stato elaborato dalla commissione del ministero dell’Economia, presieduta da Franco Gallo”, e la cui gestione “era stata affidata a un consigliere di Pier Carlo Padoan, Vieri Ceriani”. Secondo il quotidiano “il gabinetto del Mef non conosceva i contenuti” e l’articolo incriminato, quello che secondo i quotidiano sarebbe stato un “salva Berlusconi “non è stato discusso in Consiglio dei ministri”. Ad “introdurre materialmente la norma della franchigia del 3 per cento”, che appunto avrebbe riguardato anche il Cav, sarebbe stata “Antonella Manzione, da lui voluta come responsabile del Dipartimento affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio. È ovvio che la Manzione non avrebbe mai introdotto misure in un provvedimento senza l’avallo politico di Renzi. E soprattutto non lo avrebbe mai fatto su un testo che i ministri dell’Economia e della Giustizia avevano già firmato in Consiglio”.
Su La Repubblica Liana Milella e Goffredo de Marchis scrivono che la Manzione “non risponde al telefono ormai da molte ore”, e che “chi le ha parlato” sabato seraracconta di un “magistrato tranquillo pronto a dire che il testo era arrivato già così dal Tesoro”. E raccontano anche “un fatto” che sarebbe “documentato” da una “fonte interna” del Governo: il sottosegretario Del Rio alle 15,30 del 24 dicembre, prima che si chiudesse la seduta del Cdm, avrebbe “ritirato le cartelline dei singoli ministri” contenenti i provvedimenti varati, tra cui il famoso decreto legislativo. Renzi avrebbe motivato la cosa dicendo che “ci sono state tante modifiche, meglio fare un rapido coordinamento ed evitare che circoli un testo non corretto che potrebbe provocare confusione su inasprimenti e alleggerimenti”.
Su La Repubblica Claudio Tito (“Gli errori del premier”) dice che “è inutile girarci attorno”, e che la domanda cui Renzi “deve rispondere” è se l’articolo 19 bis sia stato studiato in quei termini per favorire Berlusconi”.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato il parlamamentare di Forza Italia Saverio Romano, che dice che è “un errore” rinviare al 20 febbraio il varo del decreto. “Renzi farebbe bene a portare subito in Consiglio dei ministri il provvedimento, se è davvero convinto che vada modificato, piuttosto che ritiarlo via stampa e rinviare tutto a fine febbraio”.
Sul Corriere viene intervistato il giurista ed ex ministro Giovanni Maria Flick. Ricorda che quando partecipava al Consiglio dei ministri “si discuteva di tutto”, “ci confrontavamo anche animosamente”, e che “il metodo fin qui seguito” dal governo “lascia perplessi”. “Ma chi ha responsabilità politiche non può chiedere di venire assolto per non aver compreso il fatto”. Il rinvio a dopo l’elezione del Capo dello Stato “rischia ci generare ulteriore incertezza”
Sul Sole Dino Pesole scrive che “il pasticcio del 3 per cento si può correggere in tempi rapidi” e che “non va certo in questa direzione” l’annuncio del premier che il nuovo testo slitterà al 20 febbraio. “Sbagliato rinviare ancora, in gioco c’è la credibilità del Paese”.
Sullo stesso quotidiano Donatella Stasio ricorda che il provvedimento emanato a fine dicembre, con i tempi tecnici parlamentari, sarebbe entrato in vigore a febbraio-marzo, ovvero quando Berlusconi avrà finito di scontare la sua condanna ai servizi sociali, e dunque non avrebbe praticamente effetto sulla pena del Cav.
Sul Fatto: “Renzi tieen B per il Colle: salvacondotto il 20 febbraio. Il governo fa filtrare una modifica: franchigia per le somme evase all’1,5 per cento. Così però il Cav si salva lo stesso. Palazzo Chigi cerca di coprire le tracce: ci pensa Del Rio.
Per tornare al Corriere: “Imprenditori preoccupati: non a ritardi sul decreto”. “Per il direttore generale di Confindustria Panucci ‘meglio correggere subito la norma’”.
Secondo Il Giornale: “Industriali e artigiani tacciono, ma la legge era la loro bandiera. Prosegue il silenzio assordante di Confindustria e Confartigianato sulla nroma che prevedeva la depenalizzazione per i mini evasore, invocata da Squinzi e Merletti”.

E poi

Su Il Fatto quotidiano si dà notizia della “befana kamikaze” in Turcia. Ad Istanbul una donna coperta dal velo integrale voleva entrare in un commissariato della polizia, e si è fatta esplodere uccidendo anche un agente neii proessi della Moschea blu. “L’islam radicale stavolta non è responsabile. Dietro l’attentato c’è la regia del Fronte marxista di liberazione del popolo”.
Da segnalare sul Corriere un intervento di Gian Arturo Ferrari: “I lumi spenti della Francia. Huellebec e l’Islam”. Si parla del romanzo “Sottomissione” dello scrittore francese, “dove si prefigura un’Europa tra pochi anni serenamente sottomessa all’Islam”
Su La Repubblica la lettera di Mohamed Fadel Fahmy: “‘Noi di Al Jazeera un anno in cella per aver fatto i giornalisti”. “Scrive dal carcere”, è uno dei tre reporter dell’emittente condannati in Egitto per terrorismo e cospirazione, accusato con due colleghi di aver aiutato i Fratelli Musulmani”.
Su La Repubblica Michael Ignatieff firma una “lettera a un ragazzo che vuole fare politica”.
Su Il Giornale viene intervistato Francesco Rutelli, ex presidente del Copasir, che dice che l’Italia “deve distruggere le barche gestite dai trafficanti di uomini prima che prendano il mare”. Per farlo occorrebbe ssicurarsi la collaborazione di alcuni Paesi da cui partono le “carrette”, e si ricorda che l’Italia fece qualcosa del genere con l’Albania, negli anni 90. Quanto all’accoglienza di chi arriva, “l’Europa non può accogliere all’infinito”. “Possiamo a dobbiamo accogliere un numero limitato di persone, quelle che rischiano la vita, sulla base di regole e procedure trasparenti”, altrimenti “ci facciamo dettare le regole dai trafficanti”.

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