Saranno i sindaci a decidere sulla Tasi

La Repubblica: “Renzi scrive l’agenda del governo. ‘Troppe figuracce’. Letta: non mi faccio commissariare. Tasi: sì all’aumento”. “Riduzione dei contratti di lavoro, assegno di disoccupazione e legge sulla rappresentatività sindacale. ‘Pronto a incontrare Grillo, Alfano e Berlusconi’”. A centro pagina: “Altro dietrofront sui soldi ai prof, caos tra i ministri”.

 

Il Corriere della Sera: “Prima casa, la tassa può salire. Ma i rincari dovranno finanziare le detrazioni alle famiglie. Prelievo fino al 3,3 per mille, la scelta ai sindaci. Lite tra i ministri sugli scatti agli insegnanti”. Il titolo di apertura è dedicato al piano del lavoro di Renzi: “’Regole semplici e meno contratti’. Assegno universale ai disoccupati. Renzi lancia il suo piano del lavoro”. A centro pagina: “La truffa degli eroi dell’11 settembre. Pensioni d’invalidità senza averne i requisiti”. In prima anche un richiamo alla vicenda di cronaca di Caselle Torinese: “’Abbiamo bevuto un caffè, poi li ho uccisi tutti’. Una strage per cento euro. Confessa il convivente dell’ex colf”.

 

Il Sole 24 Ore: “Casa, aliquote Tasi più alte ma con maggiori detrazioni. Ai Comuni la scelta sugli aumenti tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille. Mini-Imu: confermato il pagamento entro il 24 gennaio”. Di spalla: “Il governo salva gli scatti degli insegnanti. Lite Saccomanni-Carrozza”. “Scambi di accuse tra ministri sulla scuola”.

 

La Stampa: “Via libera all’aumento della Tasi”, “decidono i comuni, finanzierà le detrazioni alle famiglie. No di scelta Civica. Gli insegnanti non perdono gli aumenti, ma è scontro Carrozza Saccomanni”.

 

Il Fatto quotidiano: “5 ministri da rottamare”, con le foto di Saccomanni, Carrozza, De Girolamo, Cancellieri e Lupi. A centro pagina: “Le larghe intese per difendere i pensionati d’oro”, “Pd, Ncd& C. con l’astensione di Forza Italia bocciano le mozioni di 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Sel e Lega.

 

Il Giornale: “Saccodanni”, “ministro da operetta”, “dietrofront del governo sullo scippo ai professori, avanti con la tassa sulla casa”, “e al L’Aquila la sinistra rubava sui terremotati”. A centro pagina, foto di Giovanni Toti: “Forza Italia in mano a Toti. Il direttore del Tg4 verso la nomina a coordinatore”.

 

L’Unità: “Governo ad alta tensione”, “retromarcia sulla scuola ma è scontro Saccomanni-Carrozza. Intervista alla ministra: ‘Basta togliere all’istruzione’. Aumento della Tasi per finanziare le detrazioni, rischi (rientrati) sui fondi per Roma”. A centro pagina foto dall’Abruzzo terremotato: “Tangenti, lo scandalo infinito de L’Aquila”. In taglio basso: “Renzi: lavoro, otto mesi per cambiare”.

 

Insegnanti

 

“Salvi gli ‘scatti’ per gli insegnanti. Accordo Tesoro-Miur: sospeso il recupero automatico da gennaio di 150 euro mensili”, titola Il Sole 24 Ore. Il governo ha deciso di sospendere il recupero di 150 euro al mese sulle buste paga del personale della scuola che nel 2013 ha percepito lo scatto di stipendio. Ma i rimpalli sulle responsabilità dell’esecutivo, scrive il quotidiano, sono andati avanti per tutta la giornata, con il titolare dell’Economia Saccomanni che ha parlato di “problema di comunicazione”, spiegando poi come sul tema dei pagamenti delle retribuzioni del personale scolastico il ministero dell’Economia abbia solo un ruolo di “mero esecutore” per conto del ministero dell’Istruzione e della Ricerca, che è invece “il titolare del rapporto di lavoro”. Ha dato la sua versione anche il ministro dell’Istruzione Carrozza: “Tra Natale e Capodanno sono state prese decisioni per inerzia amministrativa su docenti e Ata senza informare i ministri. Faremo una analisi interna e posso garantire che rivedremo il processo decisionale. Queste cose non dovranno più accadere, ma Saccomanni non deve dimettersi”. Spiega Il Sole che l’accordo raggiunto ieri a Palazzo Chigi sospende la procedura di recupero degli scatti di anzianità decisa ieri. Gli scatti sono l’unica forma di progressione economica, e non il merito, come negli altri comparti statali. Il ministero dell’Economia ha precisato che la platea interessata è di circa 43 mila tra docenti e Ata che hanno ricevuto un importo medio di 700 euro lordi. Il Sole 24 Ore non manca di occuparsi del confronto internazionale sul caso scuola: “Carriere senza ‘merito’. Italia agli ultimi posti Ocse per progressione dei docenti e ore di insegnamento”. Si sottolinea che i salari di ingresso sono appena sotto la media, ma in uscita la distanza con gli altri Paesi aumenta.

 

L’Unità intervista il ministro Carrozza e riassume nei titoli così: “Non è vero che fossi informata dall’inizio. Hanno fatto tutto tra Natale e Capodanno”. Spiega il ministro che “la storia è legata a una stratificazione delle norme di contenimento della spesa pubblica che hanno toccato la scuola e che hanno previsto per il 2010, 2011 e 2012 il blocco degli scatti di anzianità. Poi, dopo il governo Monti, è stata aperta la finestra del 2013”. Il ministro dell’Economia Saccomanni ha dichiarato di essere un “mero esecutore” delle indicazioni sulle retribuzioni arrivate dal ministero dell’Istruzione e che il 9 dicembre vi aveva informato sulla richiesta delle somme agli insegnanti. Carrozza sottolinea che non vuole alimentare polemiche e spiega: “E’ evidente che non va la distribuzione tra Funzione Pubblica, Istruzione e Economia, della responsabilità sugli insegnanti e sulla loro retribuzione. La cinghia di trasmissione non funziona, bisogna rivederla”. Ma di chi è la responsabilità di ciò che è successo? “Sarà avviata una analisi interna per capire dove è saltata la comunicazione, poi vedremo. Di sicuro dovrà cambiare il processo decisionale. Dice ancora la Carrozza: “Sono stati presi questi provvedimenti tra Natale e Capodanno per inerzia amministrativa e senza comunicare ai ministri competenti quanto stava accadendo. Ma appena sono stata operativa al 100 per 100 ho affrontato il tema e chiesto a Saccomanni di sospendere la detrazione. Gli avevo già inviato la lettera quando sono scoppiate le polemiche”.

Anche su La Stampa compare una intervista al ministro Carrozza: “Ho scritto a Saccomanni per bloccare tutto, ora pensiamo al futuro”, “è il momento di una grande riforma”. E sulla stessa pagina: “Il titolare del Tesoro si giustifica: ‘io sono solo un mero esecutore’”. Dall’Imu all’Iva, il ministro e la fuga dalle responsabilità”. Perché, come si legge nell’analisi di Alessandro Barbera, non è la prima volta che il Ministro si trincera dietro la natura tecnica del suo ruolo per evitare di assumersi la responsabilità di atti che – volente o nolente – lo chiamano in causa.

La Repubblica scrive che il Forza Italia Brunetta è tornato a chiedere le dimissioni di Saccomanni e sottolinea che appena spenta la deflagrazione sugli insegnanti è scoppiato il caso del personale non docente: personale ausiliario, tecnico e amministrativo della scuola sarebbe esposto al rischio di dover restituire incentivi economici stabiliti con un accordo del 2011 per mansioni che vanno oltre i normali compiti. Resta poi la questione della ricerca dei 35-40 milioni che mancherebbero nei bilanci dello Stato per via della mancata restituzione dei 150 euro. Saccomanni ha detto che quel denaro andrà recuperato nei bilanci dell’istruzione, come da legge del 2010. Il quotidiano ipotizza che gli scatti dei docenti siano paganti sottraendo soldi alla offerta formativa della scuola.

Il Corriere della Sera scrive che i due ministri avrebbero potuto sapere, come denuncia Domenico Pantaleo, della Cgil Scuola: “Da novembre abbiamo denunciato sul nostro sito la possibilità che lo Stato avrebbe bussato alle porte dei lavoratori della scuola per chiedere soldi. Massimo di Menna, Uil scuola, dice: “Sono venuto a conoscenza della nota del ministero dell’Economia il 27 dicembre. Il 29 dicembre ho cercato Carrozza per avvertirla che si addensava una enorme nube. Mi hanno detto che era in consiglio dei ministri. Il 3 gennaio ho scritto alla ministra per pregarla di affrontare il caso: nessuna risposta. E lo stesso 29 dicembre l’allarme appare anche sul sito della Cisl.

Poi il quotidiano riferisce delle dichiarazioni del segretario Cisl Bonanni, che ha parlato di una “polpetta avvelenata”: “Potrebbe essere un caso creato dolosamente da qualcuno al ministero?” (dell’Economia, ndr). L’ipotesi è che nelle stanze della Ragioneria generale qualche alto dirigente complotti per far fuori Saccomanni.

Su Il Giornale: “Letta scarica il ministro: Saccomanni sulla scuola finisce dietro la lavagna”, “il premier costretto a sconfessare la linea del Tesoro”. Il quotidiano scrive che il Ministro avrebbe consumato una personale vendetta nei confronti di Letta. Gli avrebbe fornito nome e cognome del responsabile del pasticcio per quanto riguarda il suo dicastero. L’uomo in questione sarebbe un alto burocrate che il Presidente del Consiglio ha imposto al ministero dell’Economia. Saccomanni ha rispettato l’0indicazione del premier, ma avrebbe ricordato a Letta che quelle scelte avrebbero prodotto questa situazione. Scrive ancora il quotidiano che “i renziani gongolano”, visto che a innescare il caso era stato Davide Faraone, responsabile scuola e welfare della Direzione del Pd. A cui si era subito unita la Carrozza. Ricevendo la sferzante risposta del Ministero dell’Economia (il ministro dell’istruzione trovi i soldi). E riferisce che il segretario Pd vorrebbe proporre l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti come ministro dell’Economia di un eventuale governo in grado di negoziare con Bruxelles sconti sullo sforamento del 3 per cento in cambio di riforme strutturali.

Su La Repubblica: “Matteo a testa bassa contro Palazzo Chigi. ‘Basta figuracce, siamo i loro badanti’. E Letta sale sulle barricate: non mi faccio commissariare”.

 

Tasi

 

Scrive il Corriere della Sera che i Comuni potranno decidere un aumento dell’aliquota massima dell’imposta sulla casa compreso tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille, ma saranno obbligati a usare il ricavato per concedere detrazioni all’imposta, che potranno articolare a loro piacimento. Dopo un estenuante confronto nella maggioranza, è arrivata la proposta del governo per attenuare il peso della Tasi sui ceti più deboli. Per il Corriere è una soluzione “fiscalmente neutra” che non farà crescere la pressione tributaria complessiva, e “federale” allo stesso tempo, poiché attribuisce la responsabilità di ogni variazione di imposta ai Comuni che incassano il tributo.

La Stampa scrive che nel caos delle tasse sulla casa c’è una certezza, ovvero che la cosiddetta mini Imu si dovrà pagare alla data stabilita, che per la legge di Stabilità è il 24 gennaio. La mini Imu si paga sulle prime case e sulle loro pertinenze, cioè garage e cantine, mentre tutte le altre categorie di immobili hanno già saldato i conti con il fisco con il salasso del dicembre scorso. Ma c’è anche uncriterio geografico, perché la mini Imu non va pagata dappertutto. Si paga nei 2436 comuni (sugli 8000 e passa) che hanno aumentato l’aliquota nel 2013 rispetto al 2012. Questi comuni si possono identificare chiedendo l’informazione al proprio municipio o consultando il sito del comune di residenza. In alternativa ci si può orientare attraverso il sito dell’Ifel, cioè il sito dell’Anci che si occupa di Finanza. Anche se la stessa Ifel avverte che per fare i calcoli sulla mini Imu è necessario recuperare anche le delibere e i regolamenti comunali. Megli affidarsi ai Caf o agli uffici tributari dei singoli comuni. Sono in molti a chiedere un rinvio nella scadenza dei pagamenti, e tra questi c’è il deputato renziano Rughetti, ex segretario generale dell’Anci: “mi domando se non valga la pena sospendere la frenesia normativa, rinviare a giugno tutti i pagamenti legati a Tasi, Tari e Imu e nel frattempo fare un lavoro serio”. Posizione condivisa anche dal responsabile politiche fiscali di Scelta Civica, Enrico Zanetti.

Del resto, come spiega anche La Repubblica, nell’ambito dell’esame al Senato del decreto che riguarda Imu e Bankitalia, Scelta Civica, che in quest’aula è determinante, ha annunciato che voterà contro.

 

Cannabis

 

Su Il Giornale opinioni a confronto su quello che il quotidiano definisce “il dibattito sullo spinello libero”: Vittorio Feltri: “Ipocrita vietarlo e consentire l’alcol. La marijuana non sarà salutare come l’aerosol ma, tolti i pregiudizi, non è peggio che ubriacarsi”, il proibizionismo “non ha mai fornito un buon servizio sociale”. E Marcello Veneziani: “Assurdo accettarlo più di fumo e snack”, “legalizzare l’erba mentre facciamo battaglie salutiste su tutto rischia di creare un paradosso”, non si tratta di “tifare contro i comunardi per i giovanardi”, si tratta di “scoraggiare l’uso senza con questo disprezzare e dannare chi ne fa uso”.

L’inserto R2 de La Repubblica porta questo titolo: “Dall’America all’Italia, la rivincita della marijuana”. Il quotidiano parla di uno “smottamento sociale” in corso in America con la droga leggera che passa da “nemico pubblico” a “piacevole svago”. E mentre in Uruguay l’erba è di proprietà del governo, in Italia il dibattito sul proibizionismo si riaccende. “Libera erba in libero Stato”, scrive La Repubblica parlando degli Usa, dopo che ben 21 Stati hanno legalizzato l’uso terapeutico della marijuana, mentre in Colorado e a Washington viene autorizzata la vendita a uso ricreativo. Ne parla anche Roberto Saviano: “Ho sempre detestato droghe leggere e pesanti, sono quasi astemio, un occasionale bevitore di alcolici. Ma sono invece profondamente antiproibizionista”. “Un Paese come il nostro, che ha le mafie più potenti del mondo”, non può, secondo Saviano, eludere il tema della legalizzazione delle droghe. Lo scrittore ricorda anche che l’unica strada possibile è la legalizzazione e sottolinea la differenza con la liberalizzazione. I due termi spesso vengono confusi ma – evidenzia Saviano – legalizzare significa spostare tutto quanto riguarda la produzione, la distribuzione e la vendita di stupefacenti sotto il controllo dello Stato. Significa creare un tessuto di regole, diritti e doveri”. Mentre liberalizzare significa privare il commercio e l’uso di ogni significatività giuridica, lasciarlo senza vincoli, zona franca.

Su L’Unità, con un richiamo in prima, l’intervento dei parlamentari Pd Sandro Gozi e Luigi Manconi: “Cannabis libera, le ragioni del sì”.

Su La Stampa: “Marijuana, per gli italiani la legalizzazione è nei costumi. Il 20 per cento ha provato la cannabis, la legge si dovrà adeguare alla nuova realtà”. A firmare questa analisi è il criminologo Federico Varese, che insegna alla Oxford University, che spiega come creando un monopolio statale si potrebbero incassare miliardi e investirli nella prevenzione. Di fianco, invece, Ferdinando Camon: “Lo spinello libero sarebbe la resa dopo la sconfitta”.

 

Forza Italia, riforma elettorale

 

Sul Corriere della Sera si parla della situazione di Forza Italia: “Berlusconi pronto alla svolta. Ruolo di coordinatore unico a Toti. La nomina del direttore del Tg4 attesa ad ore. Rabbia dei falchi”.

Il quotidiano dice che con Berlusconi “non sono mai da escludere marce indietro”, ma che ad oggi la nomina non sembra in dubbio. La scelta relegherebbe nelle retrovie Denis Verdini.

La Repubblica: “Forza Italia, al vertice arriva Toti. Il Cavaliere le vuole coordinatore. Verdini spiazzato, partito in rivolta”.

La carica, scrive La Repubblica, è l’unica prevista dallo Statuto e consentirà quindi al Cav di evitare modifiche nonché la convocazione di organismi del partito. A giorni Berlusconi nominerà gli ultimi sei coordinatori regionali e tutto l’establishment verrà presentato in occasione della celebrazione del ventennale della discesa in campo, il 26 gennaio. “Il rischio è che essendo Toti l’organizzatore dell’avvenimento, ras forzisti hanno ora una voglia matta di disertare”.

Anche su Il Giornale, in prima pagina: “Forza Italia in mano a Toti. Il direttore del Tg4 verso la nomina a coordinatore”. “Il Cav ridisegna Forza Italia: Totti sarà coordinatore unico. La nomina del direttore del Tg4 ha anche l’obiettivo di tendere la mano al Ncd. Ma si accendono i malumori nel partito: la vecchia guardia teme l’esclusione”.

Su La Stampa: “Congelato l’incontro previsto tra Berlusconi e il leader del Pd”. E ci si occupa in particolare della trattativa sulla legge elettorale: alcune fonti vicino al Cav sostengono che un accordo praticamente c’è già, poiché tanto Berlusconi che Renzi avrebbero una netta predilizione per il cosiddetto sistema spagnolo (tanti piccoli collegi dove vengono eletti tre-quattro parlamentari al massimo, con il risultato di tagliar fuori chi non arriva al 20 per cento). Resterebbero in scena quindi solo i Democratici, Forza Italia e Grillo.

Su La Repubblica si scrive invece che il Cavaliere non intederebbe insistere sul modello spagnolo. Ha fretta di misurarsi in una campagna elettorale ancora libero dai condizionamenti imposti dalla sentenza Mediaset e sarebbe più orientato su un Mattarellum che consenta di votare a maggio. Per un mattarellum corretto sarebbero secondo il quotidiano anche alcuni deputati renziani, ma sulla stessa pagina, a fare “il caso”, è quella che il quotidiano definisce la “mossa antiMatteo dei Dem”. Sarebbero 50 i deputati Pd pronti a sostenere la proposta del sindaco d’Italia. La minoranza interna al Pd vorrebbe appoggiare due proposte di legge sostenute anche dal Nuovo Centrodestra di Alfano.

 

Internazionale

 

La pagina 17 de La Repubblica è interamente dedicata alla Siria e all’Iraq. Nel primo caso si spiega come si sia spaccato il fronte anti-Assad e “i ribelli si fanno la guerra tra loro”.

Quanto all’Iraq, il quotidiano ripoduce un’analisi comparsa sul New York Times in cui si spiega come sia forte il malcontento nei confronti del governo dello sciita Al Maliki, tanto che la gente a Falluuja preferirebbe Al Qaeda all’esercito nazionale.

Su L’Unità: “Siria, scontro tra ribelli. Jihad cacciata da Aleppo”, “Coqnuistato il quartier generale degli estremisti islamici nella citàà del nord. Resa dei conti tra gli oppositori del regime: è guerra ai ‘moderati’”. E sulla stessa pagina ci si occupa di Egitto: il deposto presidente Morsi, esponente del movimento dei Fratelli musulmani, rischia la pena dii morte. Il processo è stato aggiornato al 1 febbraio. A una settimana dal previsto referendum sulla nuova Costituzione, i Fratelli Musulmani chiedono il rilascio immediato di Morsi e degli altri membri del gruppo, che considerano “prigionieri politici”.

 

 

 

 

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