Regno Unito, vince Cameron

Il Corriere della sera: “Aboliti i vitalizi ai condannati”. “Via libera per pene sopra i due anni, esclusi i reati meno gravi. Grillo: è una farsa”. E poi: “Vertice Renzi-Padoan sulle pensioni dopo la Consulta. E il Tesoro tratta con la Ue”.
“Ingiustizie e fragilità di un Paese” è il titolo dell’editoriale, firmato da Enrico Marro.
A centro pagina: “Voto in Gran Bretagna, Cameron in testa, delusione dei laburisti”. “Exit poll, sorpresa dalle proiezioni, resta incerta la formazione del governo. Due seggi agli euroscettici, trionfo dei nazionalisti scozzesi”.
A fondo pagina: “Un rogo blocca Fiumicino, voli nel caos”. “All’origine dell’incendio un corto circuito. Oggi lo scalo sarà operativo solo a metà”.
E ancora: “Alfano e i profughi: farli lavorare gratis. Ed è polemica”.

La Repubblica: “Pensioni, il buco sale a 19 miliardi. Il piano del governo”, “Rimborso totale fino a 1500 euro, tetto di spesa di 4 miliardi”, “Il Senato cancella i vitalizi dei condannati, M5S e Fi non votano”.
In prima, sulle elezioni in Gran Bretagna, una grande foto di David Cameron: “Cameron avanti, male il Labour, valanga scozzese in Parlamento”.
Ancora sulla politica italiana, a centro pagina: “’Beppe sbagli’, ‘Voi fate ridere’, sul web la Wikileaks di Grillo”.
A fondo pagina: “Alfano: ‘I comuni facciano lavorare gratuitamente gli immigrati”.
E un articolo di Bernardo Valli sulla polemica che si è aperta dopo la pubblicazione di un libro di Emanuel Todd in Francia: “Quel pamphlet che divide la Francia: ‘Impostori in piazza per Charlie Hebdo’”.

La Stampa: “Gb, a sorpresa vince Cameron”, “Per gli exit poll i Conservatori a 316 seggi. Niente testa a testa, calano i Laburisti”, “Crollo dei LibDem, maggioranza appesa a un filo. Scozia, trionfo indipendentista in quasi tutti i collegi”. E una foto di David Cameron esultante.
A centro pagina: “Stop al vitalizio per i condannati”, “Niente assegno agli ex parlamentari che hanno commesso reati con pene sopra i due anni”, “Pensioni, allarme arretrati: la sentenza pesa 11 miliardi sui conti 2015”.
In prima il richiamo ad una intervista a Pippo Civati: “Civati: spazio sconfinato fuori dal Pd”.
Di spalla a destra: “’I migranti lavorino gratis’, proposta di Alfano, polemiche dalla Lega”.

Il Fatto: “Scusi Renzi, lei conosce Attilio ‘Calibro 12’?”. Ci si riferisce ad Attilio Malafronte: “Il cosentiniano, in lista con De Luca, è stato arrestato a gennaio per un traffico di tombe al cimitero di Pompei. In casa aveva fucili e cartucce”. E di fianco le parole di Roberto Saviano: “Lo scrittore: ‘In Campania Gomorra è nel Pd. Cantone è soltanto un’operazione di facciata, l’antimafia non è una priorità dell’esecutivo’”.
Archiviate come “finte riforme” da Il Fatto le decisioni assunte ieri dagli uffici di presidenza di Camera e Senato: “Il trucco dei vitalizi: li hanno cancellati però è un inganno”, “Salvati gli ex parlamentari con condanne fino a due anni ed escluso l’abuso d’ufficio. Se ottieni la riabilitazione, te li ridanno”.
In prima il richiamo ad un’intervista al Pm Nino Di Matteo: “Di Matteo, i boss e lo Stato deviato: ‘Io, solo e nel mirino’”, “Mentre il pentito Galatolo dice in aula: ‘Nel piano di attentato al magistrato anche soggetti estranei alla mafia’”.
A centro pagina: “La Consulta al governo: ‘Pensioni, no a trucchi’”, “Il presidente Criscuolo: ‘Solo soluzioni costituzionali’”, “I 13 miliardi che servono dopo la bocciatura dei tagli previsti dalla riforma Fornero possono arrivare soltanto da nuove tasse, deficit o altri interventi nel sistema pensionistico. A Palazzo Chigi pensavano a misure retroattive sugli assegni più alti, ma l’ex presidente della Corte Maddalena spiega: ‘Sul passato non si può intervenire’”.
Sull’incendio ieri all’aeroporto di Fiumicino: “Sicurezza zero, terminal distrutto per una scintilla”, “Un semplice cortocircuito ha innescato un mega incendio: inceneriti 400 metri quadrati tra negozi e altri locali. Voli bloccati, passeggeri spaventati: ‘Qui può succedere di tutto’”.

Il Giornale: “Vogliono tenersi il malloppo. C’è lo zampino di Renzi dietro lo scandalo pensioni”.
Il titolo più grande: “Nuovo schiavismo. Alfano vuole gli immi-gratis. La trovata di Angelino: porte aperte ai migranti, ma lavorino senza stipendio”. E poi: “Berlusconi: Paese a rischio di deriva autoritaria”.
Un richiamo per il voto nel Regno Unito: “Londra, Cameron in vantaggio. Calano i laburisti, Ukip in bilico”.
A centro pagina: “Un frigorifero incendia Roma. Basta poco per un disastro. Rogo a Fiumicino per un corto circuito. Voli bloccati per ore e città nel caos”.

Il Sole 24 ore: “Pensioni, dopo la Consulta così le nuove rivalutazioni”. “Il governo studia i rimborsi per fasce di reddito e con un tetto”. “Corte costituzionale: spazio per interventi di legge”.
In alto: “Exit poll: sopresa Cameron. Tories nettamente in testa”.
A centro pagina: “L’Istat rivede il Pil in rialzo: +0,7 per cento”. “Corretta la stima di crescita grazie alla domanda estera: l’anno prossimo a + 1,2 per cento”. “La ripresa dei consumi prevista dal 2016. Lento recupero del lavoro”.
In evidenza anche: “Niente vitalizi ai parlamentari condannati. Sì di Camera e Senato al blocco per reati gravi con pena oltre i due anni”.
A fondo pagina: “Maxi-commessa per Fincantieri-Finmeccanica. Ordine della Marina italiana da 3,5 miliardi”.

Regno Unito

La Stampa, pagina 2: “Cameron batte i sondaggi e stacca di nuovo i laburisti”, “I LibDem stritolati dai Tory ma restano decisivi”, “L’alleanza con i conservatori mai digerita dalla base”. Sullo Scottish National Party, definito “l’ago della bilancia”: “I nazionalisti scozzesi unica ‘spalla’ per i Labour”.
Alberto Simoni, inviato a Londra, intervista Alan Sked, fondatore, nel 1991, di quell’Ukip che oggi è guidato da Nigel Farage: “Il mio Ukip è diventato Frankestein. Ma il Regno deve uscire dalla Ue”, “Farage? Ama la birra e odia i diversi”.
Vittorio Sabadin sulla stessa pagina scrive che “sfuma l’ipotesi del pareggio” e “Elisabetta è ora più tranquilla”. La Regina era pronta a pronunciare il suo speech anche senza maggioranza.
Alessandra Rizzo indaga sul mondo del leader conservatore Cameron, mentre Alberto Simoni racconta quello del laburista Ed Miliband: “Murdoch, la City e il club Eton. Le élite tifano per David”, “Cameron snob? No, beve birra e mangia hot dog”. Sul mondo di Miliband: “Sindacati e il maghetto Potter vogliono Ed il rosso (pallido)”, “Con Miliband la cultura pop. E lui ama il baseball”. Miliband, ricorda Alberto Simoni, piace ai sindacati, cinque anni fa nel drammatico Congresso di Manchester l’hanno portato al potere demolendo i sogni del fratello David, più bravo, più fotogenico e più esperto.

Su La Repubblica, pagina 2, dando conto degli exit poll: “Cameron avanti, Labour staccato, crollo lib-dem, valanga scozzese in Parlamento”. Di fianco, un’intervista a John Kampfner, columnist del quotidiano di sinistra The Guardian: “Ma ora può allontanarsi un referendum sulla Ue”. Anche se riuscissero a formare un governo, i conservatori di Cameron, che ha promesso il referendum sulla Ue per il 2017, “potrebbero non avere i voti sufficienti per imporlo”. Non funziona più il sistema elettorale britannico, dice ancora Kampfner: “In Gran Bretagna non abbiamo più solo due partiti, Tory e Labour, o al massimo tre con i liberaldemocratici, bensì mezza dozzina. E per avere un governo stabile, in un parlamento più frammentato, il nostro sistema maggioritario non funziona più. L’Ukip prende un pugno di deputati con oltre il 10 per cento dei voti, il partito scozzese ne prende quasi sessanta con il 4 per cento”.
Alla pagina successiva, un intervento di John Lloyd, l’editorialista scozzese schierato contro i nazionalisti, da sempre progressista: “Questa volta, però, ho scelto i lib-dem”, “Ho tradito la sinistra ma non sono pentito, io mio voto a Nawaz, pachistano anti-Is”. Spiega il quotidiano che nella circoscrizione di Lloyd gli altri principali candidati erano un bengalese e un ebreo: “E’ la grandezza del Regno Unito multietnico”, dice Lloyd.

Il Giornale: “Londra, Cameron in testa ma non fa il pieno. Verso una coalizione bis”. “Maggioranza relativa per i Conservatori. Per governare servirà allearsi di nuovo con i LibDem. Snp fa il pieno in Scozia”. “Questa è stata chiaramente una notte molto positiva per i conservatori”, ha detto Cameron aggiungendo che intende “governare per tutti” i sudditi di Sua Maestà. “L’appello di Cameron agli elettori affinché gli permettessero di ‘finire il lavoro’ non è caduto nel vuoto. In ballo ci sono la ripresa economica di questi anni, pur con i suoi contraccolpi sociali e di bilancio, il rapporto con l’Europa, lo spinoso tema del controllo dell’immigrazione. Incognite future a parte, la democrazia decisionista per eccellenza ha comunque deciso. Un primo classificato stanotte c’è”. Il Giornale ricorda anche che “il voto lascia infatti aperta la questione scozzese, sulla base del risultato a valanga attribuito alla Snp di Sturgeon nella sua roccaforte. Come pure quella del rapporto con l’Unione europea che Cameron ha promesso di sottoporre entro il 2017 a un referendum carico d’incognite, anche nel giudizio di settori di quella City favorevoli alle ricette economiche del governo a guida Tory”.

Il Corriere intervista Peter Mandelson: “Miliband debole? No, ma poco concreto. Ha corteggiato troppo i populismi di sinistra”. “La gente ha bisogno di vedere programmi credibili e competenze economiche per attuarli. Si è perso troppo tempo, sconfinando in inutili populismi di sinistra. Alla fine si paga”. Mandelson parla anche della sconfitta laburista in Scozia e dell’affermazione del Snp, dice che i laburisti hanno “archiviato troppo in fretta” la stagione del New Labour, ricorda che con Cameron ci sarà il referendum sull’Europa che tuttavia non va enfatizzato troppo, “la maggioranza dei britannici è favorevole all’Europa, a patto che l’Europa dia segnali di volersi riformare e sburocratizzare”.

Vitalizi

Il Sole 24 Ore: “Stop vitalizi ai parlamentari condannati. Sì di Camera e Senato al taglio per pene sopra i due anni per reati gravi. Esclusi i riabilitati”. “No del M5S, Ap e Fi non partecipano alla votazione”.

Il Giornale: “La farsa dei vitalizi cancellati ai parlamentari condannati. Grasso e Boldrini cantano vittoria, ma il taglio è parziale e verrà deciso caso per caso. Forza Italia: serve una legge, così si rischia lo stop della Consulta”. Il quotidiano spiega che si sono espressi contro questa decisione il Movimento 5 Stelle e Forza Italia

Per tornare al Corriere, una intervista a Francesco De Lorenzo, ex ministro della sanità, che pure perderà il vitalizio. Dice: “Bisogna vedere cosa ne pensano gli organi superiori. La corte costituzionale, ad esempio”.

Il Giornale: “Grillo torna in piazza, show davanti alla Camera”, per un sit in per sostenere i 39 deputati del Movimento 5 Stelle sospesi dall’ufficio di Presidenza di Montecitorio per i disordini durante la seduta fiume sulle riforme.

La Stampa, pagina 8: “Stop al vitalizio per i condannati”, “Niente assegno agli ex parlamentari che hanno commesso reati gravi, da mafia a corruzione. Ma il provvedimento non è retroattivo: chi ha già preso i soldi non dovrà restituire gli arretrati”. Il quotidiano interpella sulla decisione assunta ieri dai presidenti di Camera e Senato Ugo Sposetti, senatore Pd: “Sbagliato: questa scelta è antidemocratica”, “è come se dicessi che un giornalista condannato non ha diritto alla pensione”. Ma -fa notare Francesca Schianchi che lo intervista – probabilmente il giornalista condannato ha versato 40 anni di contributi. Sposetti: “Ma questi sono intervenuti solo per lisciare il pelo all’antipolitica! Perché di tutti quelli che si pensa non avranno il vitalizio, è vero per pochi perché molti sono stati riabilitati. Esiste l’istituto della riabilitazione, sa, concesso dal giudice”. Di fianco, di parere opposto è Nando Dalla Chiesa, ora docente di Sociologia della criminalità organizzata a Milano: “Giusto: chi froda lo Stato non ha diritto ai benefici”, “Escludere i corrotti è educativo”.

Il Fatto: Vitalizi ai condannati: lo stop è soltanto un’altra farsa”, “Escluso il reato di abuso d’ufficio e ammessa la riabilitazione. Ira 5Stelle”.

Sul Corriere si legge che manterrà il vitalizio l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino (5.231 euro e 7 centesimi al mese che ha maturato dopo 27 anni di contributi), condannato per la maxi tangente Enimont a un anno e otto mesi. Non ce la farà invece Giuseppe Ciarrapico, ex presidente della Roma: “Dovrà rinunciare a 1.510 euro e 39 centesimi. Colpa di una vecchia condanna, quella a tre anni per il crac della Casina Valadier”. Perdono il vitalizio Arnaldo Forlani, Totò Cuffaro, Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi. Si salvano Martelli, De Michelis, Pillitter, La Malfa.

La Repubblica: “Camere, via i vitalizi ai condannati. Stop per Berlusconi, Dell’Utri e Previti”, “Si salvano Martelli, De Michelis e Pomicino. Pd, Lega, Sel, Fdi, votano sì, contro FI e M5S”, “La norma non scatta per le pene inferiori a due anni. E in caso di riabilitazione la pensione può essere ripristinata”. Anche qui, intervista a Ugo Sposetti: “Democrazia ferita come l’abolizione del finanziamento ai partiti. Di diverso avviso Davide Caparini, deputato leghista: “E’ questione di etica, chi viene eletto rispetti le regole”.

Pensioni

Il Corriere: “‘Pensioni, il governo può cambiare la legge’. Nuovo intervento della Corte costituzionale. Stop alla deindicizzazione, la sentenza ha valore immediato”. Si dà conto della nota ufficiale diramata dalla Consulta ieri, in cui si ribadisce che le sentenze di illegittimità costituzionale producono la “cessazione di efficacia” della norma censurata dal momento della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, e che “gli organi politici possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali”.
Sul Corriere, alle pagine successive, le mosse del governo: “Rimborsi solo agli assegni più bassi. A rischio l’obiettivo del deficit al 3 per cento. Secondo il quotidiano il governo manterrebbe il blocco per le pensioni superiori a sei volte il minimo, prevedendo una rivalutazione crescente nella fascia intermedia. “Per non infrangere il tetto del 3 per cento il governo ha un margine di spesa di non oltre otto miliardi”, si legge.
Ancora sul Corriere l’editoriale di Enrico Marro è dedicato alla sentenza della Consulta sulla perequazione delle pensioni pubblicata ieri in Gazzetta ufficiale, che ha cancellato la norma decisa dal governo Monti di sospensione per due anni dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori a tre volte il minimo. Oggi “se il governo restituisse tutto a tutti, dovrebbe sborsare, secondo le ultime stime, 14 miliardi di euro per i rimborsi, che peseranno tutti sui conti del 2015, e prevedere una maggior spesa di 3,5 miliardi all’anno per le pensioni colpite (comprese le successive eventuali reversibilità). Ma l’esecutivo non farà questo. Troverà, invece, un meccanismo per sborsare meno, probabilmente a danno dei pensionati con l’assegno più alto, confidando che, in caso di nuovo ricorso alla Corte, la norma non venga bocciata ancora. Gli effetti della sentenza, se onorati fino in fondo, riporterebbero i conti pubblici in zona emergenza”.
Insomma: “nonostante si veda l’uscita dal tunnel della recessione, i conti pubblici dell’Italia restano fragili”, e se “la prima cosa che viene da dire è che i governi dovrebbero smetterla di far cassa con grossolani tagli sulle pensioni”. Marro invita a riflettere anche sul funzionamento delle istituzioni, sui tempi, sul fatto che – secondo le indiscrezioni – la stessa Consulta si sarebbe divisa a metà sulla questione, e sulla prossima decisione del governo: “ammesso che abbia senso che il governo possa riscrivere una norma di cui la Consulta ha deciso la cancellazione, non sarebbe il caso di sottoporre – solo per questa fattispecie – la norma riscritta al giudizio preventivo di costituzionalità della stessa Corte?”.

Politica italiana

Su La Stampa un’intervista a Pippo Civati: “Fuori dal Pd lo spazio è sconfinato”, “Anche la Cgil è interessata. Guai a una sinistra velleitaria”, “Se viene fuori una cosa minoritaria io smetto di fare politica. Dobbiamo incalzare il Partito democratico con progetti realizzabili”.

Su Il Giornale si dà conto della intervista di ieri del ministro Boschi: “Il Pd minaccia Forza Italia ma chiede aiuto sulle riforme”. “Era venuto il momento di «dire una cosa di sinistra». E, tac, la cosa di sinistra è arrivata: ecco a voi il conflitto di interessi, eterno mantra anti Cavaliere sempre invocato e mai realizzato da tutti i leader, leaderini e comprimari susseguiti dal Pds fino all’odierno Pd”. Il “messaggio poco pacifista” verso FI è “di ben poco smorzato dal fatto che il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini proprio ieri su Libero avesse al contrario recitato la parte del poliziotto buono, esortando ‘Forza Italia a tornare a votare con il Pd'”.

Su La Stampa, a proposito di Forza Italia: “Subito Fitto, a giugno Verdini. La doppia scissione di Forza Italia”. Secondo il quotidiano “i senatori vicini all’ex governatore” della Puglia Raffaele Fitto “mercoledì creeranno un gruppo autonomo”. E dopo le Regionali Denis Verdini “guiderà il soccorso azzurro a Renzi”.

Sul Corriere la cronaca del discorso pronunciato da Berlusconi ieri sera nella sede romana del partito a San Lorenzo in Lucina. Con “i toni avvolgenti della solita campagna elettorale berlusconiana”, con le “domande retoriche, da rivolgere ai giovani di Azzurra libertà per avere in cambio il loro coretto di ‘no’, che l’ex premier infila nelle carte del suo intervento. «Abbiamo il terzo governo non eletto dal popolo. C’è qualcuno di voi che paga meno tasse di prima? Qualcuno che ritenga di poter aprire un’impresa più facilmente? Qualcuno che creda di trovare più agilmente un lavoro?”. Intanto – si legge – “Berlusconi ha in mente un contenitore unico con un unico leader e padre nobile: se stesso. Il partito”. Il partito “oggi è soprattutto Maria Rosaria Rossi, la donna scelta dall’ex premier come amministratore unico e che aspetta ‘il presidente’ sull’uscio per poi accompagnarlo nella sala grande, come se dietro il discorso di ieri si nascondesse un’occasione sacra”.

La Repubblica dedica due intere pagine al Movimento 5Stelle e allo “show” di Grillo ieri a Montecitorio: “Insulti contro la Boldrini: ‘E Mattarella firma e tace’”, “Protesta in piazza contro la sospensione dei deputati. Il leader lancia la marcia sul reddito di cittadinanza”. Alla pagina seguente, “il documento”: “finiscono online i file audio del fondatore e le frasi attribuite a esponenti grillini di primo piano. E altre rivelazioni sono in arrivo, al grido di ‘la trasparenza andrà in onda’”, “’Beppe, sbagli’. ‘E voi fate ridere’. Su Internet la Wikileaks del M5S”, “Gli attacchi dei dissidenti a Casaleggio fanno infuriare l’ex comico. Nessuno si fida più degli altri, tutto viene registrato”.

La Repubblica, sulle Regionali: “Ex An e berlusconiani in Puglia i ras di destra sul carro di Emiliano”, “In Campania Saviano accusa De Luca: c’è Gomorra nelle sue liste. La replica: i clans si battono con nomi precisi, non con frasi vaghe”.

Su Il Fatto: “De Luca va a de Mita city: vietato parlare di mafie”, “Campagna elettorale, al comizio di Avellino respinte le domande sulle liste sporche: ‘Parliamo di elezioni qui’. Il grande vecchio Dc non si presenta, ma la famiglia c’è”. La senatrice pd Rosaria Capacchione, intervistata dal quotidiano, dice: “Fa bene chi non vota per Vincenzo” (De Luca). Alla pagina seguente, le parole dell’autore di “Gomorra” Roberto Saviano: “’Gomorra con il Pd’”. “L’attacco dello scrittore: ‘Usate le solite logiche clientelari’. Replica solo l’aspirante governatore: ‘Generico, faccia i nomi’. Ma i nomi li ha fatti”. Per Il Fatto “Renzi spiazzato resta zitto”. In basso, intervista all’ex governatore della Campania Antonio Bassolino: “Impossibile che Roma non sapesse”, “Mi sembra strano che le liste non siano state viste prima dal candidato e dalla segreteria”.
Poi, alla pagina seguente un intero articolo dedicato ad Attilio Malafronte, nella lista di De Luca e “coinvolto in un’indagine sui posti nei cimiteri” a Pompei.

Internazionale

Sul Corriere: “‘Intercettazioni di massa illegali’. Giudice Usa dà ragione a Snowden”. “Secondo il tribunale d’Appello di New York il ‘Patriot Act’ non le giustifica”. Non giustificato è il ricorso allo strumento di raccolta di intercettazioni a tappeto e di metadati, al contrario di quanto sostenuto sia dall’Amministrazione Bush che da quella Obama. A presentare il ricorso al giudice è stata l’Aclu, l’associazione per i diritti civili Usa. La corte ha giudicato le intercettazioni “illegittime” ma non “anticostuzionali” come voleva il ricorso, e non ne ha ordinato l’immediata sospensione, perché tale decisione spetta al Congresso.

Il Foglio: “La sorveglianza della Nsa è illegale, dice un giudice. Snowden & Co esultano. La pesca a strascico di metadati limita la privacy ma ‘forse tale contrazione è richiesta dalle necessità della sicurezza’”. “L’ambiguità interpretativa della legge è il vero obiettivo dei giudici federali”, si legge sul quotidiano, che ricorda come un disegno di legge per limitare la “pesca a strascico dei metadati” arriverà alla Camera la prossima settimana.

Sul Corriere: “Giovane e di ultradestra. La neoministra d’Israele, volto laico dei coloni”. Si parla di Ayelet Shaked, ministro della giustizia, incarico “conquistato per lei” da Naftali Bennet, il leader del suo partito alleato con Netanyahu. È giovane, sposata con un pilota di caccia, leader dei coloni ma vive in un “sobborgo elegante” di Tel Aviv, scelta da Bennet per attrarre i giovani “diffidenti nei confronti dei coloni con la kippah all’uncinetto che vivono sulle colline della Cisgiordania”.
Sul Sole: un commento di Ugo Tramballi: “Israele, i muscoli della destra al potere”, dove si legge che Ayelet Shaked è “convinta che la radio dell’esercito israeliano, la più popolare del Paese, faccia programmi troppo di sinistra” e che la Corte suprema debba essere riformati con giudici “più sionisti”.

E poi

Su La Repubblica, Bernardo Valli dà conto della polemica divampata in Francia dopo la pubblicazione del pamphlet di Emmanuel Todd (storico e demografo classificato a sinistra, benché non appartenga a nessuna delle sue componenti) “Qui est Charlie? Sociologie d’une crise religieuse”, secondo cui la grande manifestazione dell’11 gennaio che ha portato a Place de la République quattro milioni di persone all’indomani della strage al settimanale satirico Charlie Hebdo è una sorta di impostura, di “falsa coscienza”. Spiega Valli: quel che Todd ha visto sono milioni di sonnambuli accodati dietro un presidente, Hollande, scortato dall’oligarchia mondiale, per difendere il diritto inalienabile di calpestare Maometto, “personaggio centrale di un gruppo debole e discriminato”.
Ancora su La Repubblica, alle pagine delle “Idee”, le anticipazioni di “Babel”, il libro firmato dal filosofo Zygmunt Bauman e dal direttore del quotidiano Ezio Mauro. I temi: la crisi dell’autorità, della politica e della modernità: “Noi che viviamo nell’interregno fra il ‘non più’ e il ‘non ancora’”.

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