NazaRai

La Repubblica: “Il grande patto Rai sulla Maggioni. Fisco, meno manette agli evasori”. “La giornalista presidente, Dall’Orto Dg. Renzi: Cda di professionisti, mi servivano i voti di tutti”. “La palude” è il titolo dell’editoriale di Ezio Mauro. Filippo Ceccarelli firma un articolo dal titolo “Il nuovo accordo del Nazareno”. “La tentazione del megafono” è invece il titolo dell’articolo di Stefano Folli, il cui nome pure era circolato come membro del Cda o addirittura presidente.

A centro pagina: “Migranti, altra strage in mare. ‘In Libia centinaia di annegati’. Barcone affonda con l’arrivo dei soccorsi”.

Il Corriere della sera. “Rai, patto Pd-Fi su Maggioni. La giornalista è la nuova presidente. Pensionati nel cda, dubbi sulle nomine”. “Renzi: positivo che sia una dipendente. Il M5S si astiene. Fico: aspettiamo prima di giudicare”.

In alto: “Il monte crollato sulla via di Cortina. Tre turisti in gita sepolti dal fango”. All’interno un “dossier” di Gian Antonio Stella dal titolo “la frana infinita”.

Il Giornale: “Rai, la spunta la Maggioni. Ma sui consiglieri è già caos”. “Nuova presidente, e la Berlinguer rosica”.

Il titolo più grande: “Expo flop, l’Inps precetta due milioni di pensionati”. “I visitatori latitano e si inventano uno stratagemma per taroccare le presenze”. Si tratta di un accordo siglato dall’Inps con Expo (già diverse settimane fa ndr) che prevede l’ingresso gratuito per i pensionati al di sotto di un certo reddito.

A centro pagina: “Cimitero Mediterraneo, un’altra strage. Si ribalta un barcone al largo della Libia. Centinaia di immigrati a bordo, si temono 200 vittime”.

Il Fatto quotidiano: “Rai, è risorto il Nazareno”. “No a Simona Ercolani, decidono Gianni Letta e la Boschi”. “Monica Maggioni è la nuova presidente Rai. Il nome, proposto dal Pd, ha ottenuto l’approvazione anche di Forza Italia. Il presidente del Consiglio difende le nomine del nuovo consiglio d’amministrazione: ‘Tutti professionisti della comunicazione’. Il problema ora è quello dei neoeletti pensionati in cda che secondo la legge rischiano già il posto”. Ci si riferisce ad una norma, resa nota ieri dal sito de L’Unità, secondo la quale i pensionati non possono assumere incarichi in società controllate dalla Stato. Dei nuovi membri del Cda almeno 4 sono pensionati.

L’editoriale di Marco Travaglio è titolato: “L’audace colpo dei soliti ignoti”.

Un’altra intervista è richiamata con grande evidenza in prima pagina: è con il presidente dell’Istat Giorgio Alleva: “Dati sul lavoro, da Poletti inaccettabile approssimazione”. Il titolo è: “’Sul lavoro credete all’Istat, Poletti gioca troppo sui dati’”.

Infine, una lettera del sindaco di Roma in risposta ad una inchiesta del quotidiano. “Nulla da spartire con Buzzi, non sono all’ultima fermata”.

Il Sole 24 ore, di spalla: “Maggioni presidente della Rai, Dall’Orto verso la direzione”. “Polemica sulla eleggibilità dei consiglieri pensionati”. “Renzi: una squadra di professionisti. M5S si astiene”.

Il titolo di apertura è: “Concordato e fallimenti: arrivano le nuove regole”. “Quota minima del 20 per cento ai creditori e stop al silenzio assenso”. “Sì definitivo al decreto su crisi di impresa e giustizia. Banche: perdite sui crediti deducibili”.

A centro pagina grande evidenza per una intervista all’Ad di Unicredit Ghizzoni, che parla dei risultati della banca: “Unicredit, oltre un miliardo di utile. Il Ceo Ghizzoni: ‘Capaci di generare capitale internamente. Fiducia sulla ripresa in Italia”.

Sotto: “Accordo con l’Iran per lo sblocco dei crediti Eni”. E’ in corso una missione governativa e di importanti imprese italiane in Iran. Ne scrive Alberto Negri.

Su quasi tutte le prime pagine l’immagine di Federica Pellegrini per le sue vittorie ai mondiali di nuoto.

Rai

I nove consiglieri di amministrazione Rai sono i giornalisti Paolo Messa, Arturo Diaconale, Giancarlo Mazzucca e Monica Maggioni, l’esperto di comunicazione Guelfo Guelfi, il giornalista ed ex segretario della Fnsi Paolo Siddi, la storica dell’arte Rita Borioni, l’economista Marco Fortis. Fortis e Maggioni sono stati designati dal ministero dell’Economia (Fortis insieme all’assemblea degli azionisti Rai). Maggioni è stata indicata come Presidente e come tale votata anche dalla Commissione di Vigilanza Rai, con i voti favorevoli di Pd e Fi.

Secondo un retroscena del Corriere, firmato da Maria Teresa Meli, “il suggerimento che ha risolto il nodo della presidenza” Rai sarebbe arrivato dal ministro Gentiloni, impegnato in una missione in Iran.

Ieri in una delle sue numerose interviste ai quotidiani Carlo Freccero spiegava che la scelta del suo nome fatta da sei parlamentari della Commissione di Vigilanza era “una mossa che crea disordine nella plaude del renzismo e del patto del Nazareno” (intervista a La Repubblica). Lo stesso quotidiano offriva un “retroscena” che annunciava una “carta segreta” del premier sulla presidenza, con le foto di Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, e di Ugo de Siervo.

Sul Corriere invece era Dario Di Vico a bocciare la scelta dei sette consiglieri d’amministrazione di nomina parlamentare: “Non è certo la Bbc” era il titolo. “Del ventilato progetto di copiare la Bbc è rimasta solo la prima lettera”, nel senso di un cda di serie B. L’unico fatto nuovo, scriveva Di Vico, era nella scelta di Freccero fatta dal Movimento 5 Stelle.

E’ “al di sotto di ogni aspettativa” la governance Rai scelta tra ieri e l’altroieri secondo l’editoriale de La Repubblica, firmato da Ezio Mauro, dal titolo “La palude”. Mauro scrive che “nei profili che sono stati scelti” (…) “non c’è azienda” e “non c’è cultura”, piuttosto “una lottizzazione asfittica che imprigiona quel che può della televisione pubblica rinunciando a governarla”. “Partito per liberare la Rai dalla politica”, Renzi “ha riprodotto a viale Mazzini la controfigura rimpicciolita e deformata di un sistema politico allo sbando” (“ad eccezione dei grillini”) in cui “domina l’intesa con Berlusconi”.

Sul Sole si legge che sicura sarebbe stata la scelta di una donna, “anche per riequilibrare il Cda ‘magrissimo’ dal punto di vista della parità di genere (con una sola donna, Rita Borioni, su sette membri eletti ieri dalla Vigilanza). In pista una terna di nomi (con Maggioni anche Simona Ercolani e Caterina Caselli), ma la direttrice di RaiNews24 si è rivelata quella giusta, gradita anche a Berlusconi.”.

Ancora sul Sole Guido Gentili (“Partenza tutta in salita, ora la prova dei fatti”) scrive che “dopo la scialba pagina parlamentare” della nomina dei sette consiglieri di amministrazione, le scelte dell’esecutivo (Fortis e Maggioni) “hanno provato a rendere meno indigesto il quadro”. Obiettivo “raggiunto solo in parte”. Gentili scrive che le sfide dei prossimi mesi saranno cruciali e conclude ricordando che mentre Netflix sbarca in Italia “dai silos Rai è filtrata poco tempo fa una grande soddisfazione per il ritorno, nel 2016, di Rischiatutto”, il programma a quiz di Mike Bongiorno che farebbe Fazio. “Più passato che futuro, sarà dura tirarli giù quei silos”.

Ancora, da segnalare una intervista a Beppe Giulietti, ex segretario Usigrai, parlamentare Ds e oggi esponente di Articolo 21, su Il Manifesto: “Addio Bbc, Renzi rinuncia alla riforma e si tiene la Gasparri. E ora dica qual è il mandato del Cda”.

Da segnalare anche l’intervista a Massimo Cacciari su Il Fatto quotidiano che dice del nuovo Cda Rai: “Sono dilettanti ridicoli, avanti così Renzi perderà”.

Riforme

Sul Sole 24 ore: “Renzi ai deputati: a settembre taglio tasse e sì alle riforme”. Il quotidiano dà conto di una lettera inviata a tutti i parlamentari della maggioranza in cui spiega che in settembre ci sarà “da correre forte” per “mettere la parola fine alla lunga stagione delle riforme costituzionali”. “Non sarà facile, perché niente è facile in Italia, ma sarà entusiasmante”. “Che non sarà facile è quasi un eufemismo”, commenta il quotidiano di Confindustria, che allude ai “risicatissimi numeri in Senato” e ai “25 dissidenti pronti a non votare il Ddl Boschi” se non ci saranno le modifiche richieste.

Sul Corriere una intervista al vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, che si rivolge alla minoranza del suo partito, dopo una intervista che lo stesso quotidiano aveva fatto a Pierluigi Bersani. “L’elettorato vuole le riforme e noi dobbiamo dimostrare di essere la politica che decide”, dice. Dice che sono state accettate modifiche nel percorso parlamentare della riforma del Senato, “oggi possiamo ancora rivedere qualcosa ma non ripartire da zero, come accadrebbe se toccassimo la questione della eleggibilità diretta dei senatori”.

Monica Maggioni è stata votata anche dai parlamentari Pd espressione della “minoranza”, che viceversa al momento della elezioni dei membri del Cda avevano indicato un candidato diverso da quello scelto dal partito (Ferruccio de Bortoli, candidatura bocciata dal gruppo e – secondo i giornali di ieri – anche dal presidente del Consiglio). De Bortoli però era stato votato solo da due dei tre parlamentari della “minoranza”.

Oggi Il Giornale scrive: “Ricatto dei bersaniani a Renzi: tre ministeri in cambio dei voti. La fronda del Pd chiede il rimpasto per appoggiare il nuovo Senato ma Renzi li snobba: ‘Finirà come le altre volte’. Finocchiaro contro Grasso sulla elettività di Palazzo Madama”.Si legge che la presidente della commissione Affari Costituzionali ha mandato un “duro messaggio” al presidente del Senato “sospettato di giocare di sponda con la fronda per riaprire la questione della eleggibilità dei senatori”. Finocchiaro ha definito “irreversibile” la scelta di superare il bicameralismo paritario e “lo stesso vale per la non elettività”.

“Nuovo Senato, la riforma non va stravolta” è il titolo di una lettera di Giorgio Napolitano che compare sulla prima pagina del Corriere. Napolitano scrive che Finocchiaro si è espressa con parole di “inequivoca puntualità” sui temi della riforma, che appunto non va stravolta.

Mafia Capitale

Audito dalla Commissione parlamentare Antimafia il prefetto di Roma Gabrielli ha parlato della vicenda di Mafia Capitale come “prodotto originale e originario dell’evoluzione di alcuni ambienti della criminalità romana”, e la sintesi di questo prodotto è il suo “leader indiscusso, Massimo Carminati”. Gabrielli ha detto che a Roma da tempo “sono presenti e attive tutte le mafie tradizionali, radicate da tempo nel territorio”. Per ora a Roma “la situazione è abbastanza tranquilla” ma non va sottovalutato quello che accade in altri comuni della Regione, come Marino e Guidonia, dove i sindaci sono stati “entrambi destinatari di misure restrittive della libertà personale nell’ambito di procedimenti penali per gravi fatti di corruzione”, o altri come Morlupo, Sacrofano, Castelnuovo di Porto e Sant’Oreste, che sono stati oggetto di accessi delle commissioni. “Nei prossimi giorni definiremo una valutazione che porteremo all’attenzione del ministro dell’Interno» per la valutazione sull’eventuale scioglimento per mafia”, ha detto.

Gabrielli ha anche parlato delle dichiarazioni fatte da Salvatore Buzzi ai magistrati e pubblicate a puntate in questi giorni sui quotidiani: “Vorrei ricordare che stiamo parlando di un imputato che si difende”, ha detto.

Intanto però – come scrive Il Messaggero – “slitta la relazione di Alfano” su Roma, la cui pubblicazione veniva data per certa in coincidenza con l’ultimo consiglio dei ministri di agosto. Invece – scrive il quotidiano romano – “bisognerà attendere la fine di agosto o al massimo l’inizio di settembre”. Secondo la voce ufficiale la decisione sarebbe stata concordata da Renzi e Alfano. Secondo una meno ufficiale sarebbe stata una decisione di Renzi. In ogni caso – aggiunge Il Messaggero – non ci sono forzature: Gabrielli consegnò la sua relazione l’8 luglio e la legge concede 90 giorni di tempo al ministro per prendere la sua decisione (la più estrema sarebbe lo scioglimento per mafia del Comune di Roma).

Sul Sole: “Roma, più tempo per la relazione di Alfano. Intervento dopo l’estate, ipotesi programma per il ripristino della legalità”. “L’ipotesi allo studio del ministro dell’interno ha anche l’obiettivo di evitare lo scioglimento del Comune capitolino per infiltrazione mafiosa”.

Migranti

Ieri una nuova strage di disperati nel mar Mediterraneo: un barcone su cui centinaia di persone volevano raggiungere l’Itali si è rovesciato quando sono state avvistate le imbarcazioni di soccorso. Il bilancio ufficiale ieri parlava di 400 persone salvate e 25 cadaveri recuperati, ma è molto probabile che in fondo al mare vi siano almeno altre centinaia di corpi. L’allarme è scattato nella tarda mattina, quando la Guardia Costiera di Catania ha ricevuto una chiamata da un telefono satellitare: i migranti hanno segnalato di essere a bordo di un motopeschereccio in ferro, partito la notte scorsa da Zuwara, il porto della Libia da cui salpano centinaia di barconi della morte. Ai soccorritori hanno riferito di essere in 600 e di avere dei problemi con il motore.

Il Manifesto titola in apertura “Morti a strascico” e racconta che “la fredda conta delle per­sone scom­parse nel mar Medi­ter­ra­neo in que­sti primi sette mesi del 2015 (almeno 2.000 morti) ha costretto i media di mezza Europa a regi­strare l’oscenità con qual­che sus­sulto di dove­rosa indi­gna­zione. Chiac­chiere. Ma la sta­ti­stica for­nita dall’Organizzazione mon­diale per le migra­zioni (Oim) è già stata supe­rata dalla realtà per­ché nel giro di poche ore alla cifra tonda si sono aggiunti almeno altri 25 cada­veri. Aggior­nia­moci: siamo a 2.025 morti. Almeno, per­ché i cada­veri ancora una volta potreb­bero essere cen­ti­naia. Il titolo è sem­pre lo stesso: enne­sima tra­ge­dia nel Medi­ter­ra­neo. Non si sa più cos’altro aggiun­gere”.

Su La Repubblica il commento di Concita de Gregorio: “L’Europa non può fermarsi a Calais”.

Tsipras

Su La Repubblica Ettore Livini continua ad occuparsi della Grecia: “Tsipras: accordo in dirittura d’arrivo. Premier ottimista sul negoziato con la Troika. Tsakalotos: va chiuso entro questa settimana. Il governo vuole eliminare il controllo sui capitali e ottenere impegni sulla ristrutturazione del debito, forte dell’appoggio del Fmi”.

Si legge che “la Ue ha ammesso che la Grecia è stata molto cooperativa” nei negoziati di questi giorni e che “su pensioni e privatizzazioni ci sarebbe già un punto di equilibrio”. Insomma: “L’intesa sembra a portata di mano in tempi record”, si legge.

(Demo-pluto) Liberal-marxismo

Da segnalare sul Giornale una intervista a Marton Gyongyosi, numero due di Jobbik, che il quotidiano definisce “partito nazionalista” ungherese. Gli viene chiesto quali differenze con Syriza e Ukip. Risponde che “la divisione destra-sinistra appartiene ormai al passato” e “la grande linea di frattura è l’approccio al tema della sovranità”. Dice che i matrimoni gay, votati per esempio in Irlanda, “sono il frutto della diffusione della ideologia liberal-marxista in Europa”. Dice anche che il suo Paese dovrebbe privilegiare le relazioni con la Russia “innanzitutto perchè sul piano dei valori la Russia è l’unica potenza che ha mostrato di voler difendere la nostra tradizione dinanzi agli attacchi delle teorie liberali e di sinistra”

E poi

Su La Repubblica una intervista – copyright El Pais – con Madeleine Albright, ex segretario di Stato Usa, che parla dell’accordo con l’Iran e di quello con Cuba. Dice che l’accordo sul nucleare è importante perché “non ci fidiamo di loro, questa è la chiave dell’accordo”. L’accordo è importante perchè fondato non sulla fiducia ma “sulle verifiche e sul fatto che è un accordo multilaterale” che coinvolge anche l’Onu.

Sul Sole, e sugli altri quotidiani, il discorso del presidente Usa alla American University in cui ha parlato anche dell’accordo iraniano: “Obama: senza accordo sarebbe stata guerra”. “Il capo dello Stato Usa ha parlato nello stesso luogo in cui Jfk intervene a favore di un negoziato con l’Urss sul disarmo”.

Quasi tutti i giornali offrono un articolo dedicato alla inaugurazione di un secondo canale di Suez.

Sul Messaggero Azzurra Meringolo: “Suez, sfida dei nuovi faraoni. Oggi l’apertura ufficiale del raddoppio del Canale che unisce il mar Rosso al Mediterraneo. Una cerimonia fastosa in diretta tv mondiale per un’opera ciclopica che celebra il cambiamento di passo voluto dal presidente Al Sisi. Cavalcando il nazionalismo l’ex generale vuol far capire che il suo Paese è tornato a contare politicamente ed economicamente”.

Su La Repubblica è Bernardo Valli a raccontare “il canale che nasconde il pugno di ferro del rais dell’Egitto”, mentre sul Sole Ugo Tramballi firma un articolo dal titolo “E Suez raddoppia”. Su Il Giornale Gian Micalessin scrive che “raddoppia anche la paura” per il timore di attacchi terroristici.

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