L’Italia cresce meno

Il Corriere della sera: “La frenata di crescita e lavoro”. “Disoccupazione ai minimi dal 2012 ma calano i dipendenti”. “Renzi: faremo meglio dei tedeschi”. “Pil sotto le previsioni”. “Legge di stabilità: un caffè si potrà pagare con la carta”.

L’editoriale, firmato dagli economisti Alesina e Giavazzi: “Tagli e ripresa. La lezione inglese sulla spesa”.

A centro pagina: “I jihadisti di Brescia: questo è l’ultimo Papa”. “Scoperta una cellula tra Italia e Kosovo, quattro fermati”.

Accanto, una intervista a Berlusconi: “’Basta prudenza, Coalizione Onu per battere l’Isis’”.

In prima anche altre due notizie: “Libera l’ex moglie di A Baghdadi: ‘Ora voglio vivere con mia figlia’”. E poi: “Il guerrigliero scarcerato: ‘Assad ha favorito il Califfato’”.

A fondo pagina: “Seduceva via chat, poi il contagio con l’Hiv. Roma, arrestato impiegato di 30 anni. Sei le vittime accertate. ‘Forse ce ne sono altre’”.

La Repubblica: “Frena il Pil, effetto paura sulla ripresa”, “Renzi: ma chiuderemo allo 0,9%. Lavoro, scende la disoccupazione. Aumentano i posti per gli over 50”.

In prima, con foto di militari: “Soldati e aerei, cresce il fronte anti-Isis. Blitz contro la jihad in Italia: 4 arresti”, Parigi, appello di Obama a Putin: via Assad”.

E in prima anche le notizie dalla Turchia: “Attentato a Istanbul, bomba esplode alla stazione del metrò”.

Sulla politica italiana: Consulta, un’altra fumata nera. Pitruzzella: mi ritiro”.

Di questo si occupa Stefano Folli con la sua rubrica “Il punto”: “La palude delle astuzie”.

Sul voto a Milano: “La mossa del premier: ‘Manifesto per Sala della società civile’”.

A fondo pagina: “Caffé e giornali con il bancomat. I commercianti si ribellano”.

E, con foto del fondatore di Facebook insieme alla moglie e al figlio appena nato: “Zuckeberg papà e filantropo, ’45 miliardi in beneficenza’”.

Di spalla, un commento di Francesco Merlo: “Lo scandalo del processo ai giornalisti in Vaticano”, “Con Fittipaldi e Nuzzi finisce alla sbarra la libertà di informare”.

Il Sole 24 ore: “Crescita in lieve frenata: a rischio l’obiettivo 0,9 per cento”. “Disoccupati ai minimi da tre anni, ma calano anche gli occupati”. “Nel terzo trimestre il Pil si ferma allo 0,2 per cento. Più over 50 al lavoro, meno giovani”.

Di spalla: “Padoan: sì al credito di imposta sulla ricerca”. Il qotidiano prosegue il suo viaggio nell’Itlaia che innova. “Madia: entro Natale i decreti attuativi della riforma della Pa. Maccaferri: priorità alla semplificazione, no alla cultura dei veti”.

A centro pagina: “Potenziamento del Qe. Domani Draghi annuncia le decisioni”.

E poi: “Legge stabilità, taglio Ires sterilizzato per le banche”. “Allo studio del governo l’addizionale per eviare penalizzazioni sui crediti in bilancio”.

A fondo pagina un richiamo per la bomba vicino al metrò di Istanbul.

La Stampa: “Pensioni, la beffa degli under 40”, “Lavoreranno fino a 75 anni e avranno assegni ridotti di un quarto. L’Ocse: intervenite”, “La disoccupazione scende all’11,5% (minimo da tre anni), boom di occupati over 50. Rallenta la crescita: +0,8%”.

Sl tema, un commento di Walter Passerini: “Perché le imprese assumono meno giovani”. E un’intervista al fumettista Zerocalcare: “Generazione tradita, ma ne usciremo”.

La foto a centro pagina è per la deforestazione nella regione peruviana di Madre de Dios: “Un patto per far rinascere le foreste”, “Clima, a Parigi riflettori sul pezzo di mondo che può sparire”.

E un intervento di Alberto Mingardi: “Meglio micro-soluzioni che maxi-vertici”.

A centro pagina: “Bomba alla metro. Paura a Istanbul”, “Coalizione anti-isis, chiesto all’Italia più lavoro di intelligence”.

Poi il “caso2 raccontato da Maurizio Molinari: “Turchia-Siria e il confine da sigillare”, “Washington: chiuderlo subito per fermare il traffico di jihadisti”.

La colonna a destra è dedicata al tema “Religione e tolleranza”. Ne scrivono Cesare Martinetti (“Sui valori non servono rivincite”) e Giovanna Zincone (“Esiste un mezzo xhe promuove l’integrazione”).

L’Unità prende spunto per l’apertura dal caso Livorno, città amministrata da Nogarin, sindaco M5S: “Spazzatura a 5 Stelle”, “Quante prove disastrose dai governi locali a guida grillina. Da Livorno a Civitavecchia, è caos. Rifiuti per strada, accuse di poltronificio e parentopoli per i principianti venuti dal web”.

“Cosa succede in città” è il titolo della riflessione di Fabrizio Rondolino sul M5S.

La foto a centro pagina raffigura una spiaggia di un atollo: “Clima, Obama con i piccoli: salviamo migliaia di isole dalla scomparsa”.

E il direttore Erasmo D’Angelis firma l’editoriale: “Tagliare i gas? Si può”.

In prima anche un intervento sui dati economici del nostro Paese di Ernesto Auci: “Le riforme rilanceranno il Pil”.

Sul Pd, attenzione per la mobilitazione nelle piazze del prossimo fine settimana: “Pd, i big ai banchetti per rilanciare partito e riforme”. Con un intervento di Marina Sereni (“Mille piazze per ripartire”).

E un intervento di Gianni Cuperlo, leader della minoranza: “Cosa chiedo alla Leopolda”.

Poi, ancora in prima, la mancata elezione dei tre giudici costituzionali ieri: “Tormentone Consulta, si riprova daccapo oggi”, “29esima fumata nera in Parlamento per l’elezione dei giudici”.

Infine: “Guerra, i grandi divisi. Terrore a Istanbul”, “Una bomba esplode in una stazione della metro, paura e feriti”.

Il Giornale: “Anche noi finanziamo l’Isis. Nei porti turchi navi italiane caricano il greggio del Califfo. Bomba nel metrò di Istanbul”. “’Questo è l’ultimo Papa’. Retata di jihadisti a Brescia”.

A centro pagina; “Pagheremo un caffè col bancomat”. “Cancellato il limite di utilizzo”. “Previdenza, nessuno versa più contributi degli italiani. E i giovani avranno assegni ridotti”.

Pil, occupazione

Il Corriere. “L’Italia cresce meno del previsto. Disoccupazione, minimo da tre anni. L’Istat: Pil + 0,8 per cento. Renzi: faremo meglio della Germania. Dalla voluntary disclosure gettito di 3,8 miliardi”.

Sotto, una analisi di Enrico Marro, dove si legge che “i segnali di rallentamento già c’erano” pima di Parigi . “Non cambia il dato di fondo: l’Italia continua a crescere poco”. Nell’ultimo anno da noi il Pil è crescito dello 0,8 contro il 2,3 degli Usa, l’1,7 della Germania, l’1,2 della Francia. Si ricorda anche che l’anno scorso “gli sgravi e l’abolizione dell’articolo 18 hanno aumentato la propensione ad assumere, ma l’assunzione vera e propria scatta solo a fronte di un aumento della domanda”.

Su L’Unità, pagina 2: “Renzi: ‘L’Italia riparte, è tornata ad avere fiducia’”, “Il premier: la crescita risulterà in linea con le previsioni del governo. ‘Nel giro di un anno e mezzo 300mila posti in più grazie al Jobs Act”. E sulla stessa pagina: “Disoccupazione ai minimi da 3 anni, Pil rivisto al ribasso”, “Tasso dei senza lavoro scende all’11,5%. Per il 2015 prevista una crescita dello 0,8%”.

La Stampa, pagina 2: “Disoccupati ai minimi da 3 anni. Ma la crescita dell’Italia rallenta”, “Pil verso lo 0,8%. Padoan: aumenta la domanda interna, più aiuti al Sud”.

E un commento di Walter Passerini a commento delle cifre Istat sull’occupazione, che evidenziano -secondo Passerini- anche una “pericolosa frattura tra giovani e adulti”: dal 2013 crescono infatti gli occupati di 50 anni e oltre. Sono il 13,9% in più, 900 mila occupati in più tra gennaio 2013 e ottobre 2015. Passerini offre una spiegazione sul perché le aziende assumano i meno giovani: “Esodati e più competenti. Gli intramontabili cinquantenni”, “Le aziende preferiscono chiamare lavoratori esperti”.

Su La Repubblica: “Rallenta l’economia ma meno disoccupati. Renzi: ‘Pil allo 0,8%. Poi si corregge: più 0.9%”, “Indagine Confcommercio sull’effetto-terrorismo, i consumi reggono, viaggi annullati per un terzo”.

E il “retroscena” di Roberto Mania: “Con la crescita sull’ottovolante nuovi rischi sui conti”, “La crescita del nostro Prodotto Interno Lordo è molto più lenta degli altri Paesi europei”.

Sul Sole Fabrizio Forquet  scrive che non è un decimale che segnerà il destino del nostro Paese, e che la cosa importante è “prendere atto di una ripresa che resta faticosa e non permette facili ottimismi. E tanto meno consente un rilassamento nelle politiche di riforme e di cambiamento”. Forquet si chiede per esempio “cosa succederà quando nei prossimi anni si uscirà progressivamente dal meccanismo della decontribuzione per i nuovi contratti a tutele crescenti?”. “Si sperava che dai servizi, dal turismo e magari dall’Expo, potesse in questi mesi venire un impulso positivo in grado di spingere più in là la stima preliminare. Non è avvenuto”.

Per tornare al Corriere, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi si soffermano sui tentativi di revisione della spesa fatti in questi anni in Italia. Si ricordano i quattro commissari che “o si sono ritirati in silenzio, come Enrico Bondi e Piero Giarda, oppure si sono dimessi, come Carlo Cottarelli e Roberto Perotti” e il cui lavoro “ha prodotto pressoché nulla, non per colpa dei commissari ma per la scarsa collaborazione che essi hanno ottenuto dagli stessi politici che li avevano nominati. Il caso più recente sono i tagli che il ministero per lo Sviluppo economico aveva proposto, superando mille resistenze interne, e che il ministero dell’Economia ha ignorato, escludendoli dalla legge di Stabilità”. “In Gran Bretagna il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha presentato una settimana fa la sua spending review , la seconda dopo quella annunciata nel 2010, con i conservatori di nuovo al governo. La lettura del discorso di Osborne in Parlamento consente un confronto illuminante con l’Italia” perché è “chiarissima, sintetica, comprensibile” e perché quel governo, in cui pure la crescita è dal 2,5 per cento, “non si siede sugli allori” ma taglia la spesa. “Noi invece, non appena la crescita sale di mezzo punto sopra lo zero, cantiamo vittoria e di tagli nessuno più parla (tranne lamentarsi poi per qualche decimale di crescita in meno)”. “La chiarezza e la trasparenza del progetto di Osborne consentirà agli inglesi, fra cinque anni, quando torneranno a votare, di decidere se ha mantenuto le sue promesse. Un altro mondo rispetto all’Italia dove spending review parziali vanno e vengono e sono subito dimenticate, dove tagli minimi alla spesa paiono manovre erculee e sono bollati dalla gran parte dei politici come un attacco allo Stato sociale”. E poi: “L’incertezza non facilita i consumi e tantomeno gli investimenti”.

Pensioni, Ocse

Sul Sole 24 ore si dà conto della sesta edizione del report biennale Ocse “Pension at a Glance”, che offre un confronto sui sistemi dei 34 Paesi aderenti alla organizzazione parigina esteso ad Argetina, Brasile Russia, Cina, Indonesia, Arabia Saudita e Sud Africa. Secondo il rapporto il sistema pensionistico italiano basato sul sistema contributivo produce una delle maggiori riduzioni della pensione futura a seguito di un buco retributivo quinquennale (per disoccupazione o cura dei figli) che non c’è negli altri Paesi. Insomma: un ingresso ritardato sul mercato del lavoro produce una pensione ridotta di oltre il triplo rispetto alla media Ocse, si legge sul quotidiano. “Ocse: pensioni ok ma più sforzi per garantire assegni adeguati”.

A pagina 3 de La Stampa, sulle dichiarazioni del presidente Inps: “’Trentenni al lavoro fino a 75 anni’. Ma è un destino difficile da cambiare”, “Boeri (Inps): avranno una pensione più bassa del 25%. Anche l’Ocse in allarme”.

Scrive Alessandro Barbera che l’ultimo rapporto dell’Ocse dice che l’Italia, dopo la Grecia, resta il Paese europeo con la spesa per pensioni più alta in rapporto al Pil: assorbono il 15,7% della ricchezza prodotta ogni anno contro una media nei trenta Paesi più industrializzati dell’8,4%. I contributi previdenziali costano un terzo delle retribuzioni, necessari a pagare ai pensionati di oggi assegni pari all’80 per cento dei salari contro la media Ocse del 63. I tecnici dicono che la riforma Fornero ha fatto molto, eppure non basta perché -sottolineano- “l’invecchiamento della popolazione continuerà a premere sul finanziamento del sistema”. Da quando siede alla presidenza dell’Inps -scrive il quotidiano- Tito Boeri non fa che porre l’attenzione su questi temi. Non solo per ragioni generazionali, ma per i rischi sull’intera economia. E si citano le parole di Boeri: “Nell’ipotesi di un tasso di crescita dell’1 per cento, molti dovranno lavorare anche fino a 75 anni con prestazioni del 25 per cento più basse”. Un problema sociale -sottolinea Barbera- perché aumenteranno i poveri, perché più scendono le prestazioni e più bassi sono i consumi, più si deprime il Pil.

E il quotidiano intervista il fumettista Zerocalcare (al secolo Michele Reich, 32 anni): “La mia generazione è stata tagliata fuori da tutto”.

Su L’Unità, pagina 3: “Pensioni, non solo riforme, servono più posti di lavoro”, “Rapporto Ocse sul sistema Italia: più occupazione fra gli over 55 e le donne. Boeri: i giovani rischiano assegni più bassi del 25% lavorando fino a 75 anni”. Anche L’Unità cita le dichiarazioni di Boeri, che ha sottolineato il fatto che le pensioni più basse dei giovani causeranno “problemi seri di adeguatezza, che non potrebbero che aumentare nel caso di una crescita economica minore. Questo aprirà anche un problema molto serio di povertà per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni. Occorre perciò affrontare molto seriamente il prblema di introdurre strumenti forti di contrasto alla povertà”. Da mesi -spiega Bianza Di Giovanni, che ne scrive- Boeri sta facendo pressing sul governo perché si affronti il tema previdenza.

Jihadisti a Brescia

Su Il Giornale si legge che l’operazione anti-jihadista a Brescia, chiamata “Van Damme”, ha condotto ad un arresto, due espulsioni e una richiesta di sorveglianza speciale nei confronti di quattro kosovari che sarebbero membri di un “gruppo terroristico ‘altamente pericoloso’”. Nelle perquisizioni sono stato trovate armi e software per collegarsi con altri sospettati di terrorismo. Messaggi sui social che inneggiavano all’attentato a Parigi, minacce alla ambasciatrice Usa in Kosovo, frasi diretteal Papa. Apologia e propaganda.

Sotto, il quotidiano offre una analisi della “spirale balcanica”, attorno al predicatore dell’Isis Bilal Bosnic, arrestato in Bosnia nel settembre 2014.

Anche sul Corriere, con le intercettazioni, si parla della inchiesta sui presunti jihadisti bosniaci: “Samet, dagli inni al proselitismo: ‘Il sangue si riversi sulle strade”. Samet Imishti abitava a Chiari, in provincia di Brescia. Convideva in rete, su Facebook, invocazioni e minacce con Arden Suma, trentenne macedone residente ad Arzignano, in provincia di Vicenza. L’ufficio guidato dal procuratore Roberti ha proposto al tribunale di Viceza la sorveglianza speciale: ritiro del passaporto, obbligo di fima, divieto di lasciare la propria abitazione in determinati orari. Tra i testi trovati sui computer frequentati dai due anche un testo in cui uno dei due scrive che la strage di Charlie Hebdo sarebbe stata compiuta da qualcuno “non musulmano per dare la colpa ai musulmani, dal momento in cui la Palestina sta per essere proclamata Stato indipendente”. Il Corriere scrive che questo testo è “un po’ in controtendenza rispetto alla rivendicazione dell’attentato”.

Isis, coalizione

La Repubblica: “L’appello di Obama a Russia e Turchia: ‘Uniti contro il califfato’. Militari Usa in Siria e Iraq”, “Il presidente a Parigi media tra Putin e Erdogan e cerca di allargare la coalizione. Oggi sì’ di Londra ai raid. ‘Strage di Assad nell’ospedale Msf’”. A scriverne è Federico Rampini, che dà conto anche del probabile vertice previsto per fine anno in Italia sulla Libia per rilanciare la missione dell’Onu. Rampini spiega che Obama ha rivolto un appello a Turchia e Russia: “Concentratevi sul nemico comune che è lo Stato islamico, appianate le vostre tensioni per unire le forze”. E il capo del Pentagono, Ashton carter, ha aggiunto: “Ankara deve fare di più contro il Califfato, la Turchia nonha controllato i propri confini da quando l’Is ha iniziato a crescere e svilupparsi”. Per ora -scrive Rampini- l’appello di Obama non ha avuto seguito. Anzi, sembra che Vladimir Putin stia per estendere le sanzioni economiche contro Ankara come ritorsione per il jet russo abbattuto, includendovi anche uno stop ai lavori per il gasdotto Stream. Ma Obama si dice convinto che Putin stia per cambiare posizione, rispetto alla strenua difesa del regime di Assad in Siria, che ha portato i raid russi a colpire spesso l’opposizione siriana moderata: “Io credo -ha detto Obama- che Putin riconosce l’impossibilità di una soluzione militare. I russi sono intervenuti in Siria da più di un mese e la situazione sul terreno non è cambiata. Hanno perso un aereo passeggeri. Un loro caccia militare è stato abbattuto. Hanno avuto perdite umane. Putin ricorda l’Afghanistan, non ha voglia di impantanarsi in una guerra civile senza fine. La sua posizione su Assad si evolverà. Assad è illegittimo, non può unificare il Paese dietro un governo di unità nazionale”. Intanto l’elenco delle forze occidentali in Siria e Iraq continua a crescere: a Washington il segretario alla Difesa Ashton Carter annuncia l’invio di nuovi reparti speciali americani, sia nel nord della Siria che in Iraq. La missione: “effettuare raid e guidare le operazioni dell’aviazione; liberare ostaggi: catturare capi jihadisti”. Resta fermo il principio che l’America non manderà scarponi sul terreno: “ma -scrive Rampini- è un sottile confine quello che distingue l’invio di nuovi commando, i reparti delle forze speciali, dall’intervento di forze regolari dell’esercito”. In Europa: a Parigi Obama ricorda che si stanno muovendo Inghilterra e Germania. Il premier britannico Cameron si prepara a incassare oggi il via libera del suo Parlamento a lanciare raid aerei sulla Siria. L avotazione sta spaccando peraltro l’opposizione laburista, dalla quale potrebbero venire alcune defezioni in favore dei raid. In Germania il voto parlamentare ci sarà venerdì: si tratterà di autorizzare uno sforzo militare in appoggio della Francia, con l’intervento di 1.200 soldati, dei caccia Tornado, una fregata militare e un raggio d’azione potenziale che potrà includere tutte le aree dov’è presente l’Isis, quindi ben oltre la Siria. Paese dove Israele compie raid in maniera sistematica, come ammette lo stesso premier Netanyahu con queste parole: “Vogliamo impedire il trasferimento di armi verso il Libano (dove è attivo Hezbollah).

E di fianco, un articolo da Mosca di Nicola Lombardozzi: “Mosca apre base ad Homs e raddoppia le incursioni”. Lo schieramento dell’aviazione russa in Siria sarà raddoppiato presto con un secondo aeroporto, che si aggiungerà a quello di Latakia, da dove partono ogni giorno centinaia di cacciabombardieri. Le nuove piste di al-Sharyat, dove stanno convergendo nuove squadriglie di aerei russi, sono nei pressi della città di Homs, a soli 120 chilometri dalle rovine romane di Palmira, patrimonio dell’umanità nelle mani del Califfato. Un obiettivo strategico ma -scrive Lombardozzi- anche un colpo propagandistico cui Putin tiene molto, per coronare un ruolo di protagonista assoluto nella lotta all’integralismo islamico.

La Stampa: “Hollande-Obama, pronte le richieste agli alleati per la coalizione anti-Isis”, “I due leader sollecitano i Paesi europei a fare di più per contrastare i miliziani islamici. Chiederanno caccia e forze d’élites. E all’Italia il contributo dell’intelligence sul terreno”. Ne scrive Paolo Mastrolilli, inviato a Parigi. Sulla stessa pagina, il “retroscena” di Fabio Martini: “Renzi cede al pressing Usa: ‘A Roma un tavolo sulla Libia’”, “Il modello è quello del summit di Vienna sulla Siria”.

Sul Corriere Lorenzo Cremonesi racconta un incontro con Tarek Khaldi, “noto esponente del campo jihadista siriano” incontrato in un centro islamico in Germania, diretto da lui stesso da quando ha deciso lascire la militanza nella zona di Homs per unirsi ai migranti che arrivavano in Europa. Khaldi è stato arrestato dai siriani la prima volta nel 2006, accusato di essere un “salafita jihadista”. Viene trasferito nel carcere di Seddaya, il più famoso del Paese, considerato l’università dell’estremismo militante. In quel periodo su 1400 detenuti 1300 erano islamici, gli altri comunisti o ex baathisti. Khaldi racconta che lo scoppio delle rivolte popolari della primavera 2011 vede “uno strano fenomeno”: il regime di Assaf “invece di segregarci ancora di più” cominciò a liberare prigionieri. “Entro la fine del 2013 almeno 1200 dei 1400 prigionieri politici vengono rilasciati”. Il titolo: “Il jihadista uscito dal carcere: ‘Assad ci liberò. E nacque l’Isis’”. “Gli ex compagni oggi sono pezzi grossi del Califfato. Tarek Khaldi ha messo parecchi chilometri tra sé e la Siia. Qui racconta la sua verità. Anche su padre Dall’Oglio”. Del gesuita italiano sparito a Raqqa nel luglio 2013 dice che è stato ucciso quasi subito in modo cruento. Il governo di Damasco offrì un milione di dollari per avere i suoi abiti insanguinati ma la trattativa non è mai andata in porto.

Scrive Il Giornale che “una petroliera italiana di 115 mila tonnellate è al largo nel porto turco di Ceyhan in attesa di caricare il greggio. Un’altra battente bandiera greca sta arrivando da Trieste, dove probabilmente tornerà a scaricare petrolio. Il flusso di petroliere con l’Italia dal sud est della Turchia riguarda anche Augusta e altri porti. A Ceyhan arriva l’oleodotto dal mar Caspio e anche il petrolio dei nostri alleati curdi dal nord dell’Iraq ma secondo uno studio dell’Università di Greenwich, di Londra, pure il greggio insaguinato del Califfo”. Si legge che nella ricerca “non è stata trovata” la prova, la “pistola fumante”, ma “numerose tracce”, a partire da alcuni “picchi inusuali” di flusso marittimo su quella rotta in corrispondenza con “le maggiori battaglie e conquiste dei pozzi da parte delle bandiere nere”.

Libia, Siria, Italia

Il Corriere intervista Silvio Berlusconi: “Non vedo un’effettiva consapevolezza della gravità della situazione da parte di molti leader occidentali. Sarà per mancanza di esperienza, per mancanza di idee, per paura, per condizionamenti ideologici”. Critiche anche verso l’amministrazione Obama che “forse per non essere accusata di interventisimo, come è accaduto a Bush”, “ha scelto di non intervenire in Medio Oriente”, salvo poi “aver spinto per un cambiamento di regime in Libia”. “In questo modo l’Occidente ha permesso la destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente, senza un disegno o una prospettiva di un nuovo assetto politico per la zona, spianando così la strada all’estremismo islamico”. Sull’abbattimento dell’aereo russo dice di capire che “Putin si senta ‘tradito’ da un Paese che, proprio come la Russia, si oppone all’Isis”. Dice di essere a disposizione “del mio Paese per sostenere il costituirsi di una coalizione sotto l’egida dell’Onu”, dice che si dovrebbe fare un summit in Italia, dice che è saggia la scelta di Renzi sulla Siria ma che “la pavidità non ci mette certamente al riparo” dal rischio di attentati. Parla anche di politica italiana: dice che a Roma Meloni e Marchini sono entrambi ottimi candidati, a Milano la candidatura Sallusti “è un’opportunità eccellente”. Il titolo: “Pd e 5 Stelle al ballottaggio? Un incubo, voterei scheda bianca. Il leader di Forza Italia: ci batteremo perché vinca il no al referendum sulle riforme”.

Sul Corriere: “’Libia, da noi conferenza di pace’”. Sono le parole di Renzi ieri pomeriggio, presentando il libro di Bruno Vespa. “Stiamo lavorando perché Roma possa ospitare un eveto sulla Libia come quello che Vienna ha ospitato sulla Siria, tavolo al quale siamo tornati protagonisti grazie agli americani”.

Consulta

Su La Stampa: “Consulta, fumata nera e Pitruzzella si ritira. Pd e Forza Italia nei guai”, “Oggi nuovo voto. Il M5S accusa la Lega di ‘inciucio’”.

Su L’Unità: “Tormentone Consulta, si ritenta oggi”, “A Barbera mancano ventisei voti. Pitruzzella si ritira. M5S fa saltare il patto con la Lega costretta a votare scheda bianca”. Barbera, sottolinea il quotidiano, ha ottenuto ieri 545 voti in più rispetto alla precedente votazione, una settimana fa. Quanto alla Lega, Claudia Fusani spiega che decisivi sono stati ieri i 40 voti leghisti mancanti: il partito di Salvini li avrebbe infatti messi a disposizione in cambio di un posto alla Corte dei Conti. Lo scambio è stato però denunciato dal grillino Toninelli pochi minuti prima dell’inizio della votazione (“La Lega vota il nome del Pd in cambio di una poltrona”, ha detto). Poco dopo la dichiarazione del leghista Calderoli, che annunciava un voto di scheda bianca.

La Repubblica: “Pitruzzella si ritira dalla corsa. Pd-Fi: restano Barbera e Sisto. Nuovo voto con rischio caos”, “ieri ennesima fumata nera per i tre giudici costituzionali. Il M5S tenta i democratici: trattate con noi e il rebus si risolve”. Scrive Liana Milella che il M5S porta sul piatto il suo candidato Franco Modugno, che ha ottenuto 156 voti (una settimana fa erano 140). Con 112 grillini presenti in aula significa che non solo Sel e Sinistra Italiana, ma anche qualche Dem lo ha votato. Insomma, M5S potrebbe “ingoiare” Barbera incassando Modugno.

Sulla stessa pagina, il punto di vista di Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust e candidato che faceva parte della “terna”, che ha deciso di rinunciare: “Sono stati i dem a candidarmi. Gli avevo detto che ero indagato” (avrebbe falsato un arbitrato, il gip continua a respingere le richiesta di archiviazione dei pubblici ministeri), “Quei venti voti in meno rispetto a giovedì sono un’inezia, certamente non riconducibili all’aggressione mediatica che ho subito”, la vera causa del flop “è tutta nella divisione della coalizione che avrebbe dovuto sostenermi. Mi ritiro per non mettere a rischio la mia immagine”.

Sul Sole 24 ore: “Consulta, ancora una fumata nera”, “Oggi nuovo scrutinio, Pd e Forza Italia avanti con Barbera e Sisto, i centrissi prendono tempo”.

Sul Corriere Michele Ainis ricorda che nel 1946 in Sicilia nacque lo Statuto regionale che prevedeva anche una Corte costituzionale che si chiamava Alta Corte, che operò fino al 1955 “macinando decine di sentenze”. Nel 1956 però nacque la Corte Costituzionale della Repubblica. Per risovere il problea di dueorgani gemelli “come se l’Italia avesse un doppio presidente”, visto che l’Alta Corte era rimasta orfana di tre giudici, non vennero mai sostituiti e fu cancellata di fatto. “Domanda: e se fosse questa la recondita intenzione dei killer acquattati in Parlamento, che impediscono d’eleggere i 3 giudici mancanti? Dopo un anno e mezzo, dopo 28 votazioni andate a vuoto, il sospetto è più che legittimo”. Per risolvere la questione Ainis ricorda che quando la Corte Costituzionale deve giudicare le accuse contro il Capo dello Stato viene integrata con 16 cittadini estratti a sorte. “Ecco, sorteggiateli i tre giudici mancanti. E non ne parliamo più”.

Politica

Sul Corriere: “La spinta dem per Giachetti candidato. Il pressing sul vicepresidente della Camera che è cauto (e chiede garanzie): io ho sempre corso per vincere”. Si citano anche le parole del dem Michele Anzaldi: “Chi glielo fa fare? Sarà ancora vicepresidente della Camera ancora per due anni e mezzo, conosce le riforme come pochi altri…Roberto si candida se il Pd glielo chiede in ginocchio e fa un grande investimento su di lui”.

Sulle amministrative il quotidiano milanese intervista Pierluigi Bersani, che il 12 dicembre parteciperà ad una iniziativa romana mentre a Firenze si apre la Leopolda. “Rischiamo di perdere senza il centrosinistra largo. Solo così si fanno le primarie”.

Sul Sole. “Milano, rischio ‘tutti contro tutti’. Oggi Pisapia di Renzi: si decide sulla candidatura di Balzani contrapposta a Sala. Tensione nel centro-sinistra. Il premier: Marchini non è della partita per Roma”. Si legge anche che il premier “vuole evitare uno scontro a due poco utile al centro-sinistra ma potrebbe suggerire ai politici di lasciare libere le candidature” e che a Milano ieri si è candidato ufficialmente anche Corrado Passera.

Due intere pagine de L’Unità sono dedicate al M5S. “Livorno, Nogarin non sa governare l’emergenza rifiuti”, “Il sindaco M5S perde un assessore che accusa: ‘Amministrazione superficiale’. Civitavecchia, nessuna risposta per industria e commercio”. E il quotidiano intervista il direttore de “Il Vernacoliere”, che dice: “Sono marziani, al massimo possono invertire un senso unico”.

A pagina 7 un lungo commento di Fabrizio Rondolino: “Antipolitica al comando, fallimento Cinque Stelle”, “Nuove tasse, bugie, minacce: mentre Grillo si defila e pensa al suo tour teatrale, nelle città amministrate da esponenti M5S c’è poco da ridere”.

Ilva

Sul Corriere Federico Fubini racconta la “corsa contro il tempo” dell’Ilva e ricorda che “il mese scorso una corte penale federale del Canton Ticino ha bloccato per molti anni a venire il rimpatrio in Italia di 1,2 miliardi di euro depositati su un trust svizzero riconducibilea Emilio e Adriano Riva. Quelle risorse degli ex proprietari del gruppo siderurgico, reclamate dalla procura di Milano sulla base di una inchiesta per frode fiscale, dovevano andare al Fondo unico di Giustizia dello Stato e da lì trasformarsi in un prestito per aiutare l’Ilva. Non succederà, nel futuro prevedibile”, e “il tribunale elvetico è stato quasi sprezzante” nel giudicare le scarse garanzie della giustizia italiana quanto alla vicenda giudiziaria dei due, che “in effetti non sono ancora neppure rinviati a giudizio”.

Natale

Avvenire si occupa delle polemiche sul Natale e dintorni (“Il significato di una festa”) ed intervista monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, che ha pronunciato nei giorni scorsi parole che “hanno rischiato di aprire un altro fronte sulle ormai quotidiane polemiche sui simboli religiosi”. Aveva detto che essere disposto a “fare un passo indietro per mantenerci nella pace, nell’amicizia, nella fraternità”. Il vescovo ribadisce che “la nostra fede ci porta ad essere così sicuri di quanto il Vangelo ci insegna da non avere il timore di apparire un po’ deboli”, “il nostro dovere è fare il bene. Non alzando steccati ma costruendo ponti”. “Ovviamente io non sono contro la presenza della relgione dello spazio pubblico né tantomeno contro le tradizioni religiose. Ma né l’una né l’altra possono essere strumenti di separazione, di conflittualità”.

Sul Corriere. “Polemiche e ipocrisie. Natale e la debolezza dell’Europa che a quei valori non crede più. Rispetto per l’Islam? E’ falso. Ma quel gesto racconta ciò che abbiamo perduto”, di Vittorio Messori. Che scrive di non riuscire a scandalizzarsi per le “gesta politicamente corrette di un presidente di provincia”. “Perché prendersela troppo con il rappresentante di una scuola dove insegnanti e allievi, al pari dei loro compagni dell’intero Occidente, in gran parte hanno gettato alle spalle il senso e il messaggio di questo Natale?”.

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