Il Corriere della Sera: “Vince l’asse Pd-Udc, Grillo primo partito. Crocetta eletto presidente della Sicilia, ma non ha la maggioranza. Cade il Pdl. Terremoto nelle Regionali. Niente quorum per Di Pietro, Vendola e finiani. Astensione record: urne disertate da più di un elettore su due”. A centro pagina: “Alfano rilancia il sostegno a Monti: ‘Le primarie si faranno, mi candido’”.
La Repubblica: “Sicilia, terremoto alle urne. Vince il centrosinistra con Crocetta, Grillo primo partito, crolla il Pdl. Astensione record: vota solo il 47 per cento degli elettori. Bersani: per il Pd un risultato storico. Casini: inevitabile l’alleanza con i riformisti”. A centro pagina: “Caos nel centrodestra. Alfano sfida Berlusconi”.
La Stampa: “Grillo supera il test: 18 per cento in Sicilia”. “Crocetta (Pd-Udc) presidente, crolla il Pdl. Il Movimento 5 stelle primo partito”. A centro pagina: “Monti: Berlusconi? Non è una minaccia”.
Libero: “Una Crocetta sul Pdl. L’isola al candidato del Pd. Ora il rischio è che nel centrodestra parta la caccia all’Angelino espiatorio. Non è lui che non va, ma tutti i dirigenti. E una linea politica incomprensibile”. “Alfano rassicura il governo e dice: corro alle primarie. Ma Berlusconi pensa alla sua lista”.
Il Giornale: “Quid o morte. Dopo la botta in Sicilia Alfano annuncia le primarie. Il 76 per cento degli elettori si schiera con l’antipolitica. Inutile vittoria del Pd che per governare dovrà inciuciare”.
Il Foglio: “In Sicilia vince Crocetta ma a decidere saranno ancora Lombardo e i suo”.
Pubblico: “Vittorie di Pirro”, con foto di Crocetta e Grillo: “Se non si alleano può tornare la vecchia politica”. Il corsivo di Luca Telese è titolato “Attenti ai Gattopardi a Palermo e a Roma”.
Il Fatto quotidiano: “La mazzata siciliana. Il 53 per cento non vota, Grillo primo partito”.
Su tutte le prime pagine in evidenza l’uragano Sandy, arrivato a New York. “L’ora X di New York assediata dall’acqua. Obama: temo per la gente, non per il voto” (La Repubblica). “Emergenza a New York blindata e al buio nella notte della paura” (La Stampa).
Sicilia
Spiega Luca Telese, su Pubblico, che “Crocetta dovrà trovarsi una maggioranza per non fare l’anatra zoppa. Per rimpolpare i suoi consensi, dopo l’alleanza pre-voto (non certo entusiasmante, con l’Udc) dovrà stringere un patto con l’ex governatore Lombardo (il suo Mpa ha già praticato il voto disgiunto ai danni del suo candidato teorico, Miccichè). Ma anche Miccichè ora si vuole alleare con Crocetta. Così rischia di ricrearsi una mostruosa alleanza centrosistra fra Pd, Mpa, Udc, Mpa di Lombardo e il Grande Sud di Micciché. Roba da spararsi, per chi sognava il cambiamento”.
Il Foglio scrive della campagna elettorale di Crocetta, fatta all’insegna del cambiamento rispetto alla gestione di Lombardo, e spiega che però che la candidatura dell’ex sindaco di Gela fu “proposta e imposta all’interno del Pd siciliano dallo stesso gruppo di potere che per tre anni, dopo un ribaltone, ha dato sostegno e copertura a Lombardo”. Gruppo guidato da Giuseppe Lumia, parlamentare Pd e vicepresidente della Commissione antimafia. “Le affinità elettive tra Crocetta e Lombardo avranno probabilmente uno sbocco concreto dopo l’insediamento della nuova assemblea regionale, quando il governatore, non disponendo dei quarantasei deputati su novanta, dovrà cercarsi una maggioranza che gli consenta di governare. Considerato che la pattuglia grillina ha tutto l’interesse a mantenere i propri voti nella teca di una opposizione dura e pura, la scelta non potrà che cadere sugli uomini che l’ex presidente della Regione ha piazzato, con fiuto e preveggenza nelle liste autonomiste presentato a sostegno della candidatura di Miccichè. Per Lumia e Lombardo sarà come ritrovarsi. Per Crocetta il primo passo verso un cammino antico e conosciuto. Altro che rivoluzione”, conclude Il Foglio.
Crocetta viene intervistato da La Repubblica: “Taglierò consulenze, caccerò managere, e con come Cosa Nostra farà le valigie”, il titolo. Spiega che darà “subito segnali di discontinuità anche con il governatore Lombardo”. Domanda: “In molti sostengono che in Sicilia cambia il governatore ma dietro c’è sempre lui, Lombardo e lo stesso blocco di potere”. Risponde Crocetta: “Basta con questa storia, di Lombardo non me ne frega niente, mi avete rovinato la campagna elettorale con queste voci dell’inciucio con lui.. Altrimenti oggi avrei vinto con oltre il 40 per centto. Nessun patto l’assemblea regionale, cercherò la maggioranza volta per volta csui provvedimenti, sui programmi,. Se qualcuno non capirà, se non funzionerà, allora si tornerà a votare e Crocetta sarà eletto con il 60 per cento dei voti. Qualcuno è abituato ai giochetti, con me si cambia musica. Questa è la mia battaglia. Non voglio fare inciuci con Lombardo né lombardini, con Musumeci e musumecini, con Miccichè e miccichini o grillini e compagnia bella. Io propongo il governo di chi ha vinto le elezioni. La maggioranza sarà composta dai partiti della mia alleanza aperti alla società civile”.
Sul Sole 24 Ore una analisi di Roberto D’Alimonte (“L’ombra della ingovernabilità”) si sofferma sull’astensione, e ricorda che nel 2009 in Sardegna la percentuale di chi non andò a votare fu ancora più alta, ricorda che non era mai successo che il primo partito prendesse solo il 15 per cento, spiega che l’accentuata disaffezione dell’elettorato e la crescente frammentazione della rappresentanza non erano scontate, come non era scontata la vittoria di Crocetta, e ricorda che in Sicilia nessuno oggi ha la maggioranza, né la destra né la sinistra. Il risultato del Pd “non è soddisfacente”, perché “non cresce in una situazione in cui ilk mercato elettorale diventa più fluido”, e la destra siciliana “esce male da queste elezioni”. Alle politiche del 2008 il partito di Berlusconi aveva ottenuto il 46,6 pr cento dei voti, alle regionali del 2006 il 33,4, il 12,9 di ieri è una débacle.
Ilvo Diamanti, su La Repubblica, in una analisi dal titolo “la maggioranza dei non elettori”, si sofferma sull’alto tasso di astensione: mai come in questa occasione “l’astensione ha assunto un significato ‘politico’, raccogliendo una componente “patologica” di disaffezione associata questa volta alla “delegittimazione” dei principali partiti, a livello regionale e nazionale. Ricorda Diamanti che Pd, Pdl e Udc, insieme, superano di poco il 36 per cento dei voti validi, cioè rappresentano meno di un elettore su cinque. Quel 52 per cento di elettori che non si è recato alle urne ha un significato politico: non è un “non voto”, ma un “voto”. Diamanti si sofferma poi sul “big bang” del centrodestra e in particolare del Pdl, di cui la Sicilia costituiva una roccaforte. Quel 13 per cento dei voti validi raccolto dal Pdl è “una condanna per Alfano”, leader di un partito “abbandonato dal fondatore” e dagli elettori. Ma il voto di quel 52 per cento rimbalza anche sui vincitori, perché Crocetta è stato eletto governatore con poco più del 30 per cento dei consensi espressi, ovvero meno del 15 per cento degli elettori siciliani.
Su La Repubblica, intervista a Giancarlo Cancelleri, esponente del Movimento 5 Stelle, 302 mila preferenze come candidato governatore: con il 18 per cento dei voti è quindi arrivato al terzo posto nella corsa alla presidenza della Regione Sicilia spendendo solo 25 mila euro per la campagna elettorale. Cosa pensa della vittoria di Rosario Crocetta: “Penso che non ha i numeri per governare la Regione”. Nei giorni scorsi tanto Crocetta che Musumeci avevano lanciato messaggi di apertura: cosa rispondererte al nuovo governatore se vi chiederà l’appoggio? “Che nei siamo zitelle acide, e non ci fidanziamo con nessuno. Valuteremo le singole proposte presentate alla assemblea”. Non teme la paralisi? “No, in quel caso si torna al voto. Temo, piuttosto, che in Sicilia si replichi il modello Monti: un governo fatto da Pd, Udc e Pdl in nome della stabilità”. I grillini a chi hanno tolto voti? “A nessuno: la sinistra, per esempio, non era entrata all’Ars nemmeno la volta. La chiave del nostro boom va cercata nell’astensione. Noi abbiamo portato alle urne gente che non aveva alcuna intenzione di votare, mentre i partiti tradizionali hanno perso migliaia di elettori che, delusi, hanno scelto di rimanere a casa”.
Su La Stampa un “colloquio” con Luca di Montezemolo, che commenta l’astensione siciliana: “Questo significa che l’attuale offerta politica è considerata, nella migliore delle ipotesi, inadeguata”. “Neanche Grillo riesce a sopperire a questa mancanza, nemmeno lui è stato in grado di portare al voto gli elettori. “C’è un distacco dirompente tra i cosiddetti partiti tradizionali e il Paese reale, e i cittadini non ne possono più”. “Ci vuole una nuova offerta politica capace di evitare questa deriva populista e senza speranza”. Scrive il quotidiano che è “quello che Italia Futura cerca di fare, intercettare quei quattordici milioni di voti in uscita dai poli che minacciano l’astensione ma sono disposti a scegliere qualcosa di nuovo. I firmatari dell’appello ‘Verso la Terza Repubblica erano ottanta giovedì scorso, sono oggi 2510”.
Per La Repubblica è “caos” nel Pdl. Ma “Alfano non cede”, parla di “veleni dai falchi di Silvio” che “ora vanno messi a tacere”. “A queste elezioni primarie io intendo candidarmi – ha detto il segretario Pdl Alfano. “Mi candiderò portando avanti i miei ideali che valgono di più della mia carriera”. Secondo il quotidiano Alfano non ha intenzione di gettare la spugna, neanche di fronte all’esilio di Berlusconi, alla sua voglia di rottamare il Pdl e il suo gruppo dirigente. Dopo le dichiarazioni dure di Berlusconi su Bruxelles, l’Europa, l’eccessiva influenza della Germania, Alfano, secondo il quotidiano, tenta di tenere insieme quel pezzo di partito che guarda a Monti e quello che auspica altri percorsi: “Berlusconi ha riaffermato cose che, con modi e tempi diversi, tutti abbiamo sempre detto. A partire dal dissenso nei confronti di un certo modo di fare della Germania e al rischio di politiche recessive, anche nell’ultima manovra, quella contenuta nella legge di stabilità”. Ed ha aggiunto: “Per quanto ci riguarda, il governo Monti va avanti”.
Su Il Giornale i titoli sono questi: “Alfano non lascia, raddoppia: ‘Mi candido’. Il segretario Pdl spazza l’ipotesi dimissioni: ‘Alle primarie del 16 dicembre ci sarò’. E conferma la fiducia a Monti”. E in un retroscena dello stesso quotidiano si scrive che “Berlusconi sostiene Angelino ma pensa ancora alla sua lista”, “il Cavaliere incoraggia il segretario: le primarie faranno da traino”. Il Giornale scrive anche che oggi probabilmente ci sarà un incontro tra Berlusconi e Napolitano sulla tenuta del governo (sulla legge di stabilità “il Colle chiede garanzie su Monti”). Il quotidiano scrive anche che gli ex An sono sul piede di guerra, che un appuntamento pubblico il 7 novembre a Milano La Russa potrebbe annunciare lo strappo: “Se l’eventuale lista del Cavaliere dovesse avere una dura linea di critica a Monti, e quella del Pdl essere più spostata, rischierebbero di restare con il cerino in mano. E che Berlusconi guardi nella direzione della federazione di diverse liste lo conferma anche la cena in programma ieri ad Arcore con Umberto Bossi e Giulio Tremonti. Saltata solo perché dopo che la notizia è rimbalzata sulle agenzie, a via Bellerio (sede della Lega, ndr) qualcuno non avrebbe gradito.
La Repubblica titola: “E Berlusconi lascia solo Angelino: ‘Farò alleanze con Bossi e Tremonti’”. Su Libero: “Berlusconi vuole una lista con Bossi e Tremonti”. Il Cavaliere avrebbe chiamato “i vecchi amici” per coinvolgerli in un nuovo progetto, ma domani “molla tutto e parte per Malindi”.
Europa
Alle pagine dell’economia de La Repubblica si dà conto del faccia a faccia tra i premier Monti e Rajoy sulla crisi. Il quotidiano parla di un “asse” e tra le mille questioni su cui dicono di avere una “perfetta sintonia” c’è anche il no all’ipotesi di un super commissario, cara anche al presidente Bce Draghi, con compiti di controllo sui bilanci nazionali. Avverte Monti: si rischia di “dare ai mercati, che sono un po’ sempliciotti, l’impressione che gli strumenti già esistenti non funzionano”. Anche il Corriere scrive che il premier a Madrid frena sul supercommissario Ue. Il quotidiano riferisce anche delle dichiarazioni del nostro premier sulla risalita dello spread (a 355 punti): “Lo spread è risalito per colpa delle minacce di Berlusconi? Non avevo pensato a questa ipotesi, ci rifletterò”. Sullo stesso quotidiano si riferisce anche delle parole pronunciate dall’ex premier britannico Blair a proposito del futuro dell’Europa: auspica un accordo politico di ampio respiro che regoli i diversi livelli di integrazione, punta a scoraggiare l’isolamento della Gran Bretagna e dice che Londra non deve compiere “l’enorme errore” di mettersi completamente ai margini. Per Blair l’Europa ha bisogno di un “presidente” scelto direttamente dai cittadini con l’elezione.
Il Sole 24 Ore, per restare al capitolo “eurozona sotto stress”, scrive che per la Grecia si lavora al terzo salvataggio, ma anche c’è un no di Berlino ad una ristrutturazione del debito a carico degli Stati. L’obiettivo su cui stanno lavorando i governi della zona euro è quello di una soluzione durevole al drammatico caso greco. L’obiettivo è trovare rapidamente una intesa che associ a nuovi tagli al bilancio anche un allungamento dei tempi per risanare i conti pubblici e soprattutto una possibile riduzione del debito che in giugno era al 160 per cento del Pil. Si parla per la Grecia di nuovi aiuti per 15-30 miliardi di euro. Per quel che riguarda il debito, obiettivo di Atene è raggiungere il 120 per cento del Pil entro il 2020, e poiché secondo molti si tratta di un obiettivo impossibile da mettere a segno, si discute di spostare in avanti l’obiettivo e/o di ridurre lo stesso debito pubblico. Il ministro delle finanze tedesco Schauble ha definito “irrealistica” una ristrutturazione del debito, e il portavoce della Cancelliera ha avvertito che tale ristrutturazione equivarrebbe ad un trasferimento denaro da un Paese all’altro, in violazione dei Trattati.
E poi
Il Corriere della Sera ha inviato Davide Frattini tra i profughi siriani in Libano, e racconta la guerra segreta dei miliziani di Allah: Hezbollah – dicono i profughi – combatte insieme ad Assad. Testimoni confermano che da due mesi la presenza di guerriglieri sciiti di Hezbollah oltre confine è massiccia.
Su La Stampa una corrispondenza di Stefano Grazioli dall’Ucraina che, dopo le elezioni legislative di domenica scorsa, si ritrova a dover affrontare “l’incognita di nazionalisti e comunisti”. Ha vinto di nuovo il Partito delle Regioni del Presidente Yanukovich, ma l’Osce ha denunciato la mancanza di trasparenza nel voto: non brogli, ma generale mancanza di trasparenza.