Il quarto ostaggio

Il Corriere della Sera ha in apertura le parole del premier britannico David Cameron all’indomani della decapitazione del cooperante britannico David Haines ad opera dell’Isis: “Fermeremo l’Isis, sono mostri”, “Sdegno di Cameron e Obama. Paesi arabi alleati per i raid”.
In prima anche il richiamo ad un intervento del ministro dell’Interno Alfano: “Le norme antimafia contro i nuovi jihadisti”. Secondo Alfano è necessario aggiornare le nostre norme tenendo conto di questa minaccia.
A centro pagina, i dati di un sondaggio Ipsos realizzato per il quotidiano: “Il decisionismo del premier piace al 56% degli italiani. Voti negativi per i ministri”, “Giudizi divisi a metà per Padoan”.
Una piccola foto illustra una “nuova tragedia”: “Libia, affonda un barcone , ‘Morti oltre 200 migranti’”.

La Repubblica: “Renzi alla Ue: ‘Basta diktat. Sulle riforme decidiamo noi’”, “Vincoli e deficit, affondo del premier”, “Caos Consulta, ultimatum di Grasso”.
La grande foto a centro pagina è per Alan Henning, il cooperante ostaggio dell’Is: “Corsa per salvare il quarto ostaggio, arabi pronti a bombardare l’Is”, “Cameron: mostri, non musulmani. Allarme bomba, caccia in volo su Roma”.
In prima anche l’intervista al primo ministro scozzese e leader del partito indipendentista, Alex Salmond: “Salmond, re di Scozia: ‘Batteremo Londra’”.
Il “caso” raccontato in prima è la vittoria dei socialdemocratici svedesi: “La sinistra svedese ha sconfitto il rigore”.

La Stampa: “I magistrati e i politici allo scontro sulle ferie”, “Estate più corta e settimane lunghe, pressing per fermare il governo”.
Sotto la testata: “Stessi prof, più studenti: riparte l’anno scolastico”.
A centro pagina, foto di Valentino Rossi, dopo la vittoria sul circuito di Misano: “Diciotto anni dopo è ancora il dottor Rossi”.

Il Giornale: “I tagliagole a caccia di italiani. Li rapiscono perché paghiamo”, “Così ‘finanziamo’ Al Qaeda”, “Con l’inglese decapitato da Isis, era stato preso un nostro connazionale. Liberato con un riscatto di 6 milioni tra mille segreti. Ora i terroristi ne cercano altri e pianificano azioni anche contro il Papa”.
A centro pagina, la foto di Valentino Rossi vittorioso.
E, sulla politica italiana: “Forza Italia, ultimatum alla Lega”, “Toti rilancia l’alleanza: ‘Da soli rischiano di buttare via tutto’. Su Fitto: ‘Sbaglia i modi’”. Si tratta di un’intervista a Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia ed europarlamentare.
Di spalla a destra: “Via allo sciopero il 23 settembre. Così i poliziotti sfidano il governo”.

Isis

Dopo l’esecuzione del cooperante britannico David Haines, il premier David Cameron, come racconta La Repubblica, ha promesso di “dare la caccia” ai responsabili dell’uccisione dicendosi pronto “ad ogni misura” per distruggere l’Isis. “Non è una dichiarazione di guerra, ma poco ci manca”, scrive il corrispondente a Londra Enrico Franceschini, sottolineando che per tale passo servirebbe comunque l’autorizzazione del Parlamento. Cameron ha definito Haines “un eroe britannico” ed ha dichiarato che coloro che lo hanno ucciso “non sono musulmani, sono dei mostri”. Cameron ha presieduto una riunione del Cobra, il Comitato per le minacce alla sicurezza nazionale. “Dicono di averlo fatto nel nome dell’Islam, ma è assurdo, perché l’Islam è una religione di pace”, ha detto ancora il premier dicendosi “disgustato” dal fatto che un cittadino britannico – quello che la stampa ha soprannominato Jihad John – possa aver compiuto lo “spregevole” assassinio. “Daremo la caccia ai responsabili, non importa quanto tempo ci vorrà”, “Ci vorrà tempo per sradicare una minaccia simile. Servirà un’azione in Patria e all’estero. Non è qualcosa che possiamo fare da soli, dobbiamo collaborare con i nostri alleati e con i Paesi della regione, anch’essi minacciati”, ha poi spiegato dicendosi pronto ad “ogni misura necessaria”. L’ala più oltranzista dei Tories preme per bombardare i jihadisti, mentre il Consiglio dei musulmani britannici ha condannato l’assassinio di Haines ed ha chiesto al governo e ai media di non usare l’espressione “Stato islamico” per definire gli estremisti dell’Isis “perché dà loro legittimità ed è offensiva verso la nostra fede”. Il “retroscena” di Carlo Bonini spiega che è attiva dalla terza settimana di agosto la squadra dei commando inglesi della Sas (Special Air Service) nel deserto di Raqqa (Siria Nord-orientale), che opera in collegamento costante con le altre strutture dell’intelligence europee e con la Cia. Si tratta anche di tentare di salvare il quarto ostaggio in pericolo, Alan Henning: anche lui mostrato in ginocchio, vestito della casacca arancione dei prigionieri di Guantanamo. E intanto cresce la polemica sulle diverse strategie per liberare gli ostaggi: il New York Times ha rivelato le critiche che il presidente Usa avrebbe espresso nei confronti della Francia in un incontro informale con esponenti di primo piano della politica estera americana: “Riscatti, gli Usa contro Parigi: ‘Pagare è un grave errore’”.

Sul Corriere: “Ostaggi, trattare e pagare. Tutti negano, molti lo fanno”, di Fiorenza Sarzanini, “denaro, medicine, materiali e anche armi diventano contropartita”. E, a pagina 2: “Londra: lotta senza quartiere all’Isis”, “Il sottosegretario Giro: di tutto per liberare gli italiani”. L’intellettuale siriano Michel Silo, al quotidiano dice: “Padre Dall’Oglio è prigioniero con le due ragazze” (le due cooperanti Vanessa Marzullo e Greta Ramelli), “il religioso è vivo, so dove lo tengono rinchiuso”, “ma adesso che l’Italia ha aderito alla coalizione il gesuita è più a rischio”. E dice ancora che è “sbagliato allearsi con Assad” perché con lui “non ci sono compromessi possibili”.

Il Giornale: “Islamici a caccia di italiani: rapiti perché noi paghiamo”, “Sborsati sei milioni di euro per Federico Motka: lui si è salvato, l’ostaggio inglese che era con lui è morto. I carcerieri gli dicevano: ‘Il vostro governo paga sempre’”.

Su La Repubblica: “Raid, sì dei Paesi arabi. A Obama l’appoggio degli ‘alleati riluttanti’”, “Una decina di nazioni disposte a combattere l’Is. E oggi a Parigi il vertice sulla sicurezza in Iraq”. Bernardo Valli scrive che il segretario di Stato Usa Kerry, visitando la Giordania, la Turchia, l’Egitto, gli Emirati del Golfo e soprattutto l’Arabia Saudita, ha trovato un’ampia disponibilità politica, ma una scarsa voglia di essere implicati direttamente sul piano militare. Sulla stessa pagina si riferiscono poi le parole di Kerry sulla Siria di Assad: “Non ci saranno iniziative di cooperazione”, ha chiarito.

Su La Stampa, l’analisi di Maurizio Molinari: “No dei turchi, dubbi egiziani, non decolla l’alleanza anti-jihad”, “I Paesi amici degli Usa pongono condizioni: Kerry in difficoltà”. La Turchia teme contagi in Patria, non parteciperà direttamente alla campagna, non concederà le basi e non consentirà alla Nato l’uso del proprio territorio. Teme per la sorte di 49 diplomatici turchi rapiti a Mosul e non vuole aiutare l’irredentismo del Kurdistan iracheno per evitare un contagio in patria. L’Egitto ha offerto aiuto con raid aerei e truppe di terra, ma chiede raid anche nel Sinai, per combattere le cellule jihadiste di Beit Al Maqqdis. L’Arabia saudita metterebbe a disposizione basi militari e truppe di terra, ma chiede in cambio una “umiliazione” del Qatar

Il Corriere della Sera intervista lo studioso Vali Nasr (autore de “La rivincita sciita”, ha collaborato con Hillary Clinton quando era al Dipartimento di Stato): “Ma Obama non ha una road map per quando il Califfato sarà sconfitto”, dice. E spiega che “nel mondo arabo ogni Paese ha la sua agenda. Tutti hanno interesse a sconfiggere l’Isis, na mentre per gli Usa questo è l’unico obiettivo, per le nazioni arabe in alcuni casi non è nemmeno il principale”. L’entità dello sforzo che questi Paesi arabi forniranno dipenderà anche “da come Washington risponderà alla domanda principale: cosa avverrà nelle zone liberate dall’Isis?”.

Scozia

Da La Repubblica segnaliamo un’intervista al primo ministro del governo autonomo scozzese e leader del partito indipendentista, Alex Salmond: “Il bullismo di Londra non spaventa la Scozia, vincerà l’indipendenza e saremo più ricchi”, “Il mio Paese ha un’opportunità storica”, “la politica britannica privilegia chi ha molto e tassa i poveri”, “Abbiamo il 60% delle riserve di petrolio e di gas dell’Europa. Dubito che l’Europa possa fare a meno di noi”. Quanto ai posti di lavoro, “non ci sarebbero conseguenze per il nostro erario e neppure per i posti di lavoro. E rimarrà l’Unione monetaria”. Sulla stessa pagina: “E la Regina rompe il silenzio: ‘Chi vota pensi al futuro’”, “Elisabetta preoccupata che gli scozzesi abbandonino il Regno. Nei sondaggi ancora testa a testa tra ‘no’ e ‘sì’”.

Il Giornale: “Scozia, adesso si fa sentire la Regina”, “Elisabetta rompe il silenzio: ‘Prima di votare pensateci bene’. E l’uscita fa discutere sul suo ruolo”.

Sondaggi e indagini

Sul Corriere della Sera, i dati del sondaggio Ipsos: “Sì degli italiani al premier decisionista. Ma per i ministri il voto è insufficiente”, “Risultano poco conosciuti i componenti della squadra di governo. Solo per Padoan si equivalgono i giudizi positivi e negativi”. I ministri dell’Interno Alfano e delle Infrastrutture Lupi risultano più apprezzati dagli elettori del Pd che da quelli di Forza Italia. E quasi un italiano su due non conosce o non si esprime sul ministro del Lavoro Poletti e su quello della Giustizia Orlando, nonostante il dibattito su lavoro e giustizia. Per il 66 per cento degli interpellati però, il governo rappresenta una rottura con il passato e la presenza di giovani ministri serve a dare più energia.

Da La Repubblica segnaliamo un “dossier”: “La democrazia in Europa, italiani sempre più sfiduciati, dietro il Kosovo e l’Albania”. Si tratta dell’indagine European Social Survey sulla “affidabilità” della politica, sul welfare (che viene bocciato in 26 Paesi), mentre negli Stati dell’Est resta alta la diffidenza nei confronti delle elezioni. Sulla stessa pagina, un commento di Nadia Urbinati: “Il voto non chiude i giochi, anche l’opinione è un’arma dei cittadini”, “I cali di gradimento indicano malessere e son parte della dinamica democratica”, “Istituzioni formalmente identiche, ma diversità di funzionamento: di qui l’utilità di compararle”.

Governo e riforme

Su La Stampa: “Taglio alle ferie dei magistrati. Il governo nega la retromarcia”, “Ma è prevista qualche modifica in sede di conversione del decreto. Si pensa al congelamento estivo dei termini per depositare le sentenze”.

“Jobs Act, il governo accelera su lavoro e licenziamenti”, titola il Corriere della Sera ricordando che domani inizia la discussione al Senato e il governo penserebbe ad un “emendamento-ponte” per rivedere lo Statuto dei lavoratori.

La Stampa intervista Cesare Damiano, Pd, presidente della Commissione Lavoro della Camera: “Inaccettabile escludere il possibile reintegro del lavoratore”, “Dal premier un’opinione sull’articolo 18, io non la condivido”, “Io vorrei che il lavoro a tempo indeterminato fosse quello che costa meno di tutti”.

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