Corriere della Sera: “Sanità, truffe per un miliardo”, “Dagli appalti ai falsi ricoveri e alle esenzioni dai ticket”, “Il rapporto della Guardia di Finanza sul danno allo Stato. Interventi estetici rimborsati come tumori”.
A centro pagina: “Azzerati i manager delle aziende pubbliche. Battaglia sui sostituti”, “Attese per oggi le nomine. Si tratta nella notte”.
In apertura a sinistra: “il centrodestra scosso da addii e polemiche”, “Bonaiuti lascia Forza Italia e va con Alfano”, “Napolitano: gli euroscettici non fermano la Ue”.
La Repubblica: “Delrio: parità di genere anche nelle nomine. Oggi il governo decide”, “Intervista al sottosegretario: così i fondi per gli 80 euro. Napolitano da Fazio: ridurre il debito pubblico per i figli non per la Ue”.
In evidenza una foto che illustra un reportage di Giampaolo Visetti: “Occupy Hong Kong, i ribelli anti-Pechino”.
A centro pagina: Dell’Utri, Cassazione verso il rinvio”.
La Stampa: “Nomine, Renzi vuole più donne. Oggi vertice finale per le scelte”, “Bonaiuti via da Forza Italia: troppe divergenze. Accordo Ncd-Udc. Dell’Utri oggi davanti ai giudici a Beirut. Il figlio: era qui per affari”.
In apertura a sinistra ci si occupa delle prossime elezioni europee del 25 maggio: “Presenti ma poco efficaci. Ecco promossi e bocciati al Parlamento europeo”.
A centro pagina, foto di incendi dal Cile: “Inferno a Valparaiso, addio alle case di Neruda”.
Il Giornale: “Polizia stufa di prenderle”, “Dopo la guerriglia di Roma”, “Lo sfogo degli agenti: ‘Ora basta, magistrati in piazza con noi per arrestare i violenti'”, “E i dirigenti statali dichiarano guerra a Renzi: non ti votiamo”.
La foto a centro pagina è per Fabrizio Quattrocchi: “Abbiamo dimenticato com’è morto un italiano”, “Dieci anni fa ucciso Quattrocchi”. Di Gian Micalessin.
Il Sole 24 Ore: “Bonus Irpef a due velocità”, “Effetti diversi tra la maggioranza dei lavoratori e le fasce più deboli”, “Attese a fine settimana le regole di calcolo e attribuzione dello sconto. Le incognite per incipienti e collaboratori”.
Di spalla: “Debiti Pa: accelera il saldo degli arretrati, nuove fatture a rilento”, “Rimedi per evitare la procedura d’infrazione”.
A centro pagina: “Il ‘tesoro’ dei fondi ai dirigenti”, “I numeri degli stipendi nella Pa. Avvocati di Stato al top: 269mila euro all’anno”, “Retribuzioni di posizione e risultato valgono 2,5 miliardi”
Nomine
Nella intervista pubblicata oggi da La Repubblica il numero due del governo, Graziano Delrio, dice che il governo intende “proporre volti nuovi” con le nomine alle aziende di stato, ma senza arrivare alla “rottamazione generazionale”. Piuttosto, dice, sarà una “rivoluzione culturale” che punta a “promuovere le donne” fino ad arrivare a “una sostanziale parità di genere nelle nomine”.
“Lo facciamo per colmare un ritardo italiano che è di almeno 30 anni rispetto ad altri Paesi”.
Le nomine, dice il Sottosegretario, sono quasi fatte: “Siamo pronti per Enel, Eni e Finmeccanica i cui vertici scadono adesso. Renzi vuole fare anche le Poste, per dare il segnale di un governo che affronta subito i nodi”. Delrio non fa i nomi ma parla del metodo: “C’è stata una ricerca delle migliori intelligenze. Renzi da tempo ascolta tantissime persone eccellenti. Vogliamo dirigenti capaci e che siano orgogliosi di guidare aziende che sono un patrimonio dell’Italia”. Sui compensi: “La direttiva Saccomanni è seria e impegnativa. Prevede un intervento molto robusto: una diminuzione del 25% rispetto agli emolumenti dei precedenti amministratori”.
Delle nomine parla Sergio Rizzo, sul Corriere della Sera, scrivendo di una “operazione azzeramento”. “Da Eni a Terna scatta il ricambio. Più donne ai vertici. L’ipotesi Starace per Enel, spunta Mangoni”.
Centro-Destra
Antonio Polito, che firma l’editoriale del Corriere della Sera, si sofferma sulle sorti del centrodestra e, parafrasando Renzi, si chiede: “che succede alla destra che non cambia?” E scrive di un ruolo di Berlusconi che “sembra simile a quello che Tito ha impersonato per la Jugoslavia: appena uscito di scena il fondatore, appena sollevato il velo di un’unità fittizia steso su divisioni profonde e irriducibili, tutto è tornato al passato, conflitti e scontri e odi, fino alla dissoluzione dell’effimera creatura. Diventa insomma sempre più difficile pronosticare per il centrodestra italiano l’esito felice che consentì al gollismo di sopravvivere al ritiro del suo fondatore; e sempre più probabile uno scenario di guerra civile interna, di stampo per l’appunto jugoslavo”. E, più avanti: “Oggi, come ha detto Paolo Romani, ‘il centrodestra è debolissimo al governo e debolissimo all’opposizione’. Berlusconi ha buttato a mare una maggioranza di cui deteneva la golden share; e per riconquistare poi un minimo di influenza ha dovuto portare a Palazzo Chigi il suo più formidabile avversario, e consegnargli le chiavi del suo elettorato”.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato il forzista della prima ora Giancarlo Galan: “Èora di dimostrare se siamo davvero una classe dirigente o c’è solo Silvio”.
Intanto ieri ha fatto scalpore la notizia della uscita di Paolo Bonaiuti da Forza Italia. Oggi probabilmente annuncerà il suo ingresso al Nuovo Centrodestra di Alfano. Bonaiuti viene intervistato dal Messaggero, e dice: “Quando vedi come ti trattano i giornali che dovrebbero esserti vicini, capisci che non è più tempo di riflettere”. Sul suo ex partito: “Dentro Forza Italia è sparita l’area riformista e moderata e lo dico io che sono un ex socialista”. E ancora: “non si può fare politica attraverso dichiarazioni che sono continue scudisciate, staffilate violente. Spesso anche in contraddizione l’una con l’altra”. Bonaiuti racconta di averne parlato con Berlusconi, ancora sabato scorso: “Abbiamo pranzato insieme e poi ci siamo ritrovati a discutere faccia a faccia per tre ore. Come accadeva spesso. Io sono stato per diciotto anni la sua ombra e con lui la sintonia è normale”, “abbiamo rammentato tanti momenti passati insieme, difficoltà e tantissimi ricordi belli”. Solo una mozione degli affetti? Non avete parlato anche di una poltrona, per esempio al cda di Poste, chiede il quotidiano: “Assurdità, ma che c’entro io con le Poste che non so nemmeno fare una raccomandata. Mai proposto”. Bonaiuti spiega che stava riflettendo sulla sua decisione di lasciare il partito quando “ stamane (ieri, ndr) mi sono svegliato con i titoli di alcuni giornali che dovrebbero esserci vicini e che hanno fatto i titoli peggiori”, in particolare Libero. “Anche lei vittima della macchina del fango come Fini e Alfano? “E me le ricordo le telefonate di prima mattina per chiedermi conto di quello che usciva sui giornali a noi vicini! Erano delle iene”:
Su La Repubblica viene intervistata Micaela Biancofiore: “Cacciato dal cerchio magico? Non lo meritava”.
Secondo La Stampa, che affida un articolo a Mattia Feltri, anche Sandro Bondi starebbe “per mollare” Forza Italia. Ha scritto giorni fa una lettera di dimissioni da amministratore del partito, e – scrive il quotidiano – “gli amici sostengono che non sopporti più le trincee scavate attorno a Palazzo Grazioli e l’addio di Marinella, la storica segretaria di Berlusconi cui era molto legata, non ha certo contribuito a sollevargli il morale”.
Da segnalare oggi una intervista a Paolo Becchi, che a lungo è stato considerato uno degli ideologhi di punta del Movimento 5 Stelle (La mia sovraesposizione mediatica” ha indotto Grillo a “precisare che non rappresento il M5S. Ma ci siamo sentiti per telefono anche pochi giorni fa”, dice). Becchi parla per promuovere un suo libro dal titolo “Colpo di stato permanente”, dedicato al ruolo del Capo dello Stato di cui avrebbe voluto la messa in stato d’accusa.
Dell’Utri
La Stampa intervista l’avvocato Giuseppe Di Peri, uno degli avvocati di Dell’Utri, il cui processo è domani davanti alla Corte di Cassazione. Di Peri dice che quella del suo assistito non è una fuga, “non avrebbe usato la carta di credito né il telefonino a lui intestato, né si sarebbe registrato in albergo con il suo nome”. Punta ad avere, in Libano, “una misura meno afflittiva del carcere”. Alla domanda se ci sia il modo di evitare l’estradizione (oggi i giornali si soffermano sulla presunta mancanza di reciprocità tra Italia e Libano per l’assenza nell’ordinamento di quel Paese del reato di concorso esterno in associazione mafiosa), l’avvocato dice di averne appreso l’esistenza sui mezzi di informazione. “Non siamo preparati”. A Beirut saranno avvocati libanesi a occuparsi della vicenda.
Internazionale
Sul Corriere, Fabrizio Dragosei da Mosca racconta “l’ultimatum di Kiev” alle milizie armate nell’est del Paese: “Disarmate o sarà guerra”. “Il Presidente accusa il Cremlino di aver inviato truppe speciali. Gli Usa: chiari segnali di coinvolgimento di Mosca”. “Oggi si riunisce l’Onu”.
Dalle “trincee di Slaviansk”, nell’est Ucraino, scrive invece l’inviato de La Repubblica Nicola Lombardozzi. “Noi russi pronti a morire. E Kiev prepara l’assalto”. La risposta: “Mandano i fascisti? E noi faremo come i nostri nonni nel 1942”.
La Repubblica oggi offre una analisi firmata dal Segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen dal titolo: “Il mondo è a rischio. Putin parla da nemico”.
E poi
Su La Repubblica, Adriano Sofri (“Il sangue e il cuore”) scrive di paternità e maternità dopo la notizia della vicenda dello scambio di embrioni in un ospedale romano.
Sul Corriere un articolo di Michele Salvati, dedicato al “cambio di marcia” tra Letta e Renzi, e alle riforme che comunque incontrano “ostacoli”.
Si parla tanto delle Partecipate del governo, ma molto poco delle Partecipate dalle Province che sono tantissime: se è vero che con il Ddl Del Rio si cancellano 3500 Consiglieri Provinciali, non si può trascurare il fatto che esiste una moltitudine di Consiglieri Provinciali, che occupano contemporaneamente poltrone nei cda delle Partecipate (Aeroporti, Aziende di trasporto locale, etc..) e che forse continueranno ad occupare tali poltrone, nonostante la decadenza da Consigliere Provinciale. A mio modesto avviso, la questione va normata, precisando nei regolamenti attuativi che i Consiglieri Provinciali dovranno decadere automaticamente anche dai Cda delle Partecipate in quanto tali incarichi sono vincolati alla funzione pubblica da loro svolta come Consigliere Provinciale. Se tutto ciò non avvenisse, si manterrebbe in piedi un poltronificio che permetterebbe ai Consiglieri Provinciali, di uscire dalla porta principale e rientrare da quella di servizio. Sarebbe opportuno che tali poltrone andassero a chi ne ha le competenze e non al trombato di turno, ma tutto ciò credo vada regolamentato. Spero ci sia chi si farà garante di tale mozione.