Giustizia, campo minato per la grande coalizione

 

Il Corriere della Sera: “Affondo del Pdl sulla giustizia. Torna lo scontro sulle riforme”. Il titolo più grande è però: “Fisco: 1,6 milioni di controlli. L’obiettivo è recuperare più di 10 miliardi. Il premier: non ho aumentato le tasse. Accordo sul bilancio europeo. Via libera al piano per il lavoro”. In prima anche una lettera con cui Letta risponde alle critiche sulla scelta del governo di assegnare ad un altro membro del governo, Maria Cecilia Guerra, le deleghe del Ministro Idem.

 

La Repubblica: “Giustizia, il Pdl tenta il blitz. ‘Riformare la magistratura’. Stop dal Pd: inaccettabile pirateria”. “Berlusconi: il premier dura se rispetta i patti. Il pg di Cassazione sul lodo Mondadori: ‘giusto il risarcimento alla Cir, ma va un po’ diminuito’”. A centro pagina: “De Gregorio: non hanno comprato solo me”. In evidenza anche, dal vertice di Bruxelles: “Dalla Ue nove miliardi per l’occupazione. Letta: no a nuove tasse”.

 

Il Fatto apre con le dichiarazioni di De Gregorio: “’Verdini comprò deputati nel 2010′. Il memoriale dell’ex senatore, che chiede di patteggiare e dice al Fatto: Dopo l’uscita dei finiani, il coordinatore Pdl fu il bomber del Cavaliere per il mercato parlamentare’. Il presidente del Senato Piero Grasso non si costituisce parte civile”. A centro pagina: “La vendetta del Caimano: ‘i Pm devono pagarla cara’. Il Pdl infila la magistratura tra le materie delle modifiche della Costituzione”.

 

Anche su L’Unità: “Le vergogne di Berlusconi. De Gregorio ammette la compravendita di senatori a favore del Cav e chiede il patteggiamento. Lodo Mondadori: il pg della Cassazione chiede di ridurre il risarcimento ma conferma le accuse. Blitz del Pdl per tentare di inserire la giustizia nelle riforme costituzionali. Il Pd: atto di pirateria”:

 

La Stampa: “Ecco il piano taglia-tase. Nuova spending review per trovare 11 miliardi per Imu, Iva, Tares e ticket. Vertice sull’impiego, veto inglese sul bilancio europeo blocca la decisione”. A centro pagina: “Riforme, blitz del Pdl. ‘Cambiare la giustizia’. Il Pd: inaccettabile, non è nei programmi”.

 

Il Giornale: “’Incapaci al governo’. Si tratta di un “affondo di Brunetta”, come lo definisce il quotidiano, dando conto delle dichiarazioni del capogruppo Pdl alla Camera: “Caos fiscale, il capogruppo Pdl attacca i ministri economici: ‘Inadeguati, troppi segreti sui conti’”. E poi: “Giustizia, il centrodestra dice basta e vuole la riforma. Il Pd protesta, la maggioranza scricchiola”. A centro pagina: “Entro l’estate torna Forza Italia”, “l’annuncio della Santanchè”. In prima anche la richiesta del Pg in Cassazione sul Lodo Mondadori: “Lodo Mondadori, uno sconto che sa di beffa”.

 

Llibero: “Quanto ci costa Letta. La strategia del governo di rinviare ogni decisione ha già bruciato quasi 10 miliardi. E nel Pdl cresce l’insofferenza: il decreto Iva sarà cambiato, sotto attacco Saccomanni”.

 

Il Sole 24 Ore: “Nel 2013 Pil in calo dell’1,9 per cento. E il fisco batte ogni record. Squinzi: Dl lavoro nella direzione giusta, ma siamo delusi dall’Expo”. “Le previsioni di Confindustria: toccato il fondo, ma ci sono i presupposti per risalire. Corte dei Conti: rigore depressivo”. Di spalla: “Londra frena l’intesa sui fondi europei per il lavoro e le Pmi”.

 

 

 

Riforma della giustizia?

 

Ieri in Commissione Affari Costituzionali il senatore del Pdl Bruno che interviene sul tema delle riforme con l’intenzione – come scrive il Corriere – di “allargare i confini del testo del governo – facendo riferimento a tutti i titoli della seconda parte della Costituzione. Ma questo vuol dire toccare dunque anche i titoli IV e VI, quelli che riguardano la magistratura. Il senatore spiega in una intervista che “non c’è stato alcun blitz sulla giustizia”, e che si tratta di intervenire semmai su alcuni temi: “Se tocchiamo il tassello presidenza della Repubblica dobbiamo toccare anche quelli riguardanti il Csm e la Corte Costituzionale. Questo è un disegno di legge costituzionale, non si può andare avanti per analogie. Per questo dobbiamo chiarire bene qual è il perimetro delle riforme”. Il senatore si domanda: “Come facciamo a lasciare presidenza del Csm a un capo dello Stato eletto direttamente? E poi, noi, nella riforma del 2005, quella bocciata dal referendum, avevamo immaginato 3 giudici costituzionali nominati dal Senato, 3 dalla Camera, 5 dalle magistrature e 5 dal presidente”.

Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, viene intervistato da La Stampa: “Gli accordi non escludevano modifiche”, dice. Alle obiezioni di Bruno, Zanda replica: “Sarà perché io sono un difensore convinto della democrazia parlamentare, ma questo tema mi sembra davvero lontano”.

Su La Repubblica intervista al leader dei giovani turchi Pd Matteo Orfini, che considera l’emendamento presentato dal centrodestra “una forzatura grave e irricevibile, una provocazione. Il governo deve concentrarsi sulle materie su cui si può trovare un compromesso. Non possiamo permetterci non dico interventi sulla giustizia, ma nemmeno la sensazione di dare una risposta politica a questioni giudiziarie. Sarebbe la fine delle larghe intese”.

 

Pd

 

Sul fronte Pd Il Corriere della Sera sintetizza nel titolo: “Congresso Pd, giallo sui tempi. Epifani assicura: ‘nessun rinvio’”. Su La Repubblica: “’Il Congresso non può slittare al 2014’”. La Stampa: “Pd, il Congresso non slitterà. Stallo sulle regole”. Il nodo, spiega La Stampa, riguarda ora l’elezione dei segretari regionali, perché i bersaniani vorrebbero che prima si eleggessero i dirigenti locali con voto solo agli iscritti. Ma i renziani non ci stanno. Lorenzo Guerini, esponente renziano, dice, secondo quanto riferisce Repubblica: “No a un leader nazionale senza truppe, come sarebbe se il voto nei circoli avvenisse prima e solo per gli iscritti. No ad allungamenti inevitabili se si seguisse questa procedura”.

Su La Stampa: “Civati corre da segretario. ‘Renzi? Lo vedo un po’ spento’”. Secondo il quotidiano, il ruolo scelto da Pippo Civati, impegnativo, è quello di interpretare la parte dell’anti-Renzi. Di Renzi dice che lo vede un po’ spento perché “non ha detto nulla né sulla condanna di Berlusconi né sugli F35”. Per il quotidiano Civati punta a rappresentare “l’area Rodotà”, ovvero quel mondo a metà tra delusi del Pd, Sel e Movimento 5 Stelle. Ha scritto un libro (“Non mi adeguo: 101 punti per cambiare”) e riunirà i suoi a luglio a Reggio Emilia per una kermesse dal titolo “Viva la libertà” cui prenderanno parte anche l’ex governatore sardo Soru e l’ex ministro Barca.

Sulla stessa pagina, parlando di Renzi: “Il sindaco vira a sinistra. Pronto il programma con ricette meno liberal”, “taglio dell’Irpef alle fasce medio-basse”.

 

 

De Gregorio

 

Il Fatto quotidiano offre una intervista a Sergio De Gregorio, “il senatore voltagabbana” che ieri ha chiesto il patteggiamento per corruzione al Tribunale di Napoli, per la vicenda dei presunti senatori comprati dal Pdl. “Un atto e otto mesi, con il parere favorevole del Pm. Ma so che il mio percorso di espiazione è appena cominciato. E sarà lungo”. Il quotidiano scrive che il “peccato” commesso da De Gregorio è quello di aver fatto cadere Prodi nel 2008, nella cosiddetta Operazione libertà, Il gup dovrà decidere se ci sarà o no un processo. “A Palazzo Madama c’era una task force guidata dal povero Romano (Comincioli, parlamentare del Pdl, nel frattempo deceduto), poi Lavitola, io ero un senatore novizio”. B le diede tre milioni per lasciare Di Pietro. “Un milione, ufficiale, al mio movimento, e due in nero. Io mi stupivo di questi pagamenti in nero e perciò dissi a tavola quella battuta riportata ieri sui quotidiani”. “Berlusconi è l’uomo più ricattabile d’Italia”. “Quando un uomo si affida a intermediari come Lavitola, che danno soldi in nero, non c’è altra spiegazione”. Il quotidiano dice anche che De Gregorio sta scrivendo un libro, e che qualche capitolo, contenente altre rivelazioni, è stato anticipato dall’Espresso. Sotto, un altro articolo dà conto del “memorandum” dell’ex senatore.

 

Internazionale

 

Sul Sole 24 Ore: “Sì del Senato americano alla legge sugli immigrati”. Il Senato Usa, con una maggioranza bipartisan, ha approvato in prima lettura la riforma della legislazione sull’immigrazione. Il provvedimento, che difficilmente passerà indenne alla Camera dei Rappresentanti a netta maggioranza Repubblicana, tra l’altro, contribuirà a far uscire dalla clandestinità oltre 11 milioni di persone attraverso un percorso di regolarizzazione della durata di tredici anni. Il testo prevede anche lo stanziamento di 46 milioni di dollari in dieci anni per schierare altri 20 mila agenti federali a difesa della frontiera con il Messico e per completare la parte finale di 1120 chilometri della barriera tra i due Paesi.

Sul Corriere della Sera: “Londra agli immigrati: ‘via i benefit sociali se non parlate inglese’. Richiesto il livello di un bimbo di 9 anni”. Migliaia di immigrati vivono di sussidi: o cominciano a frequentare corsi obbligatori di lingua, oppure addio alla assistenza pubblica.

Su L’Unità si dà conto della situazione in Egitto. Oggi in piazza i Fratelli Musulmani, a sostegno del Presidente Morsi: “L’Egitto di Morsi schiacciato dalla crisi”. Domenica ci sarà la protesta degli oppositori ad un anno dall’elezione, ma il rischio è la bancarotta.

 

Su La Stampa si dà conto della risposta del ministro degli esteri Bonino al Senato sulle contestazioni e la situazione in Turchia. La Stampa riassume così il senso del suo intervento: “Bonino spinge Ankara in Europa”. E poi: “Taksim non è Tahrir, la Ue non deve rinunciare ad avere influenza nella Turchia”. “Taksim non è piazza Tahrir, è una protesta che somiglia alle manifestazione che chiamiamo occupy-qualcosa, la Turchia ha radici democratiche”. La Bonino ha anche sottolineato che “il processo di adesione alla Ue ha sempre dimostrato di essere una potente leva di impulso alle riforme nei Paesi candidati”; certamente sarebbe stato meglio “aver aperto anche il capitolo negoziale sulla giustizia e sui diritti fondamentali” nei negoziati sulla adesione alla Ue.

Su La Repubblica da segnalare il lungo reportage di Bernardo Valli dalla Turchia per raccontare “le due anime di piazza Taksim”. “Da un lato una borghesia con le radici nella Repubblica laica di Ataturk, dall’altro una borghesia frutto del miracolo economico, oggi gestito da un islamismo oscillante tra democrazia ed autoritarismo”: ma a piazza Taksim “alla convergenza ha prevalso la divisione”, e così convivono il velo e i blue jeans. Ma i ragazzi rifiutano il paragone con il ’68 francese.

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