E Grillo disse: facciamo sul serio

Il Corriere della Sera: “’Uccise Yara, tradito dal Dna’”. “Svolta a quattro anni dal delitto della ragazza. Analisi genetiche su 18 mila persone. Fermato il presunto assassino: sposato, 3 figli, non risponde”.
A centro pagina: “I paletti del Quirinale sulle riforme”. “Incontro con Renzi: dialogo senza ripartire da zero” E poi: “Grillo si rivolge a Palazzo Chigi: facciamo sul serio, trattiamo sul ‘Democratellum’”.

La Repubblica, con grande foto di Yara Gambirasio: “’È lui l’assassino di Yara’”, “Fermato, grazie al Dna, un uomo di 44 anni: è il figlio segreto dell’autista Guerinoni. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ai pm ha detto: sono sereno”.
Sulla politica: “Grillo a Renzi: sulle riforme faccio sul serio”, “Il premier al Colle, vertice sull’Italicum. La prossima settimana l’incontro dem-M5S. Pd, rientrano quasi tutti gli autosospesi”.
A centro pagina, ancora una notizia di cronaca: “Massacra moglie e figli, poi va a vedere l’Italia”.

La Stampa: “Yara, incastrato dal Dna”, “in carcere un muratore, padre di tre figli, dopo il test su migliaia di persone”.
Sotto la testata: “Renzi nel Nord-Est, ‘Chiedo aiuto agli imprenditori’”, “’Entro luglio lo sblocca Italia’”.
In taglio basso, ancora la cronaca: “’Volevo separarmi, li ho uccisi’”, “Il marito confessa la strage in famiglia nel Pavese: Ero invaghito di una collega ma mi respingeva”.

L’Unità: “Grillo scomunica Grillo”. “Sconfessati i ‘vaffa’, ora dice: fallito l’assalto al governo, sulle riforme faccio sul serio. Renzi: prima ero un appestato, ora tutti disponibili. Napolitano vede il premier: favorire il massimo coinvolgimento”. A centro pagina, oltre alla notizia di cronaca sul presunto assassino di Yara Gambirasio, una intervista a Marianna Madia: “La mia rivoluzione senza esuberi. Intervista alla ministra: ingenerose le critiche dei sindacati sulla riforma. ‘Voglio difendere l’idea di uno Stato amico, non le rendite di posizione”.

Il Fatto: “Mose, dimissioni Pd nella giunta della Camera”, “Il deputato democratico Zoggia, citato nell’inchiesta di Venezia per aver percepito finanziamenti illeciti elettorali, lascia l’organismo che nei prossimi giorni dovrà decidere sull’arresto di Galan (FI). Dopo l’uscita di scena del sindaco Orsoni, il partito del premier si trova nella scomoda situazione di chiedere un altro passo indietro. Per evitare sospetti sul ‘tribunale dei politici’”.
In prima il richiamo anche ad un’intervista a Massimo D’Alema: “Lobby e partiti? Negli Usa i nostri pm arresterebbero tutti”.
A centro pagina: “Renzi incontra Berlusconi e snobba M5S”. “Il Movimento chiede che l’Italicum diventi un Democratellum: con un sistema proporzionale e il ritorno delle preferenze. Nella conferenza stampa i grillini ammettono di voler ‘uscire dal limbo’. Ma il Presidente del Consiglio boccia le modifiche (“provinciali”) e per ora preferisce continuare il dialogo con il Caimano, che vedrà in settimana”.
Sulla cronaca: “’Sì, li ho uccisi io, adesso datemi l’ergastolo”, sull’episodio nel Pavese; e “’È lui ‘ignoto 1′, il killer di Yara’: incastrato dal Dna” sul caso Yara Gambirasio.

Il Giornale, con le foto dei due presunti assassini di ieri: “Schifezze d’uomini. Peggio che assassini. Confessa il mostro che ha sgozzato moglie e figli. Arrestato dopo tre anni l’uomo che uccise Yara”. L’editoriale del quotidiano, firmato da Vittorio Macioce, è invece dedicato alla questione di una legge sulle coppie di fatto, anche omosessuali.

Il Sole 24 Ore: “Il modello 730 a domicilio a 35 milioni di contribuenti”. Editoriale di Alberto Quadrio Curzio: “Il paradigma un po’ tedesco delle riforme dell’Italia”. Di spalla: “Renzi alle imprese: cambiamo insieme il Paese, subito fisco più semplice” e “Squinzi: l’apporto di politica e aziende per costruire l’Italia del domani”.

Riforme

Su La Repubblica: “Renzi pronto al dialogo con Grillo, ‘Ma la via resta il patto del Nazareno’. Tra una settimana l’incontro col M5S”, “Il capo del governo non vuole azzerare gli accordi. In forse il colloquio con Berlusconi. Il sospetto che i grillini vogliano puntare sul Mattarellum per mettere in difficoltà il Pd”. Il quotidiano sottolinea che “resta il nodo del metodo di selezione dei nuovi senatori” e che “i renziani” insistono perché il leader di Forza Italia decida. Il sospetto che si farebbe strada tra i renziani, spiega il quotidiano è che una volta incassato un prevedibile no del Pd al “Democratellum”, i grillini sarebbero pronti a gettare sul tavolo la vera proposta avvelenata: il ritorno al Mattarellum. Che significa 75% maggioritario uninominale e 25% di proporzionale, sistema molto rimpianto dai nostalgici dell’Ulivo e dalla nuova leva renziana. Salterebbe a quel punto l’Italicum e si riprodurrebbe una spaccatura nella maggioranza e nello stesso Pd.

Su La Stampa: “Grillo al Pd: noi facciamo sul serio”, “Il Movimento e la proposta di legge elettorale: vogliamo discutere, ma non è un’apertura di credito al governo”. E sulla pagina di fianco: “Renzi pronto ad ascoltare il M5S ma sul ballottaggio non si tratta”. Il quotidiano offre ai lettori le due proposte a confronto, ovvero Italicum e Democratellum. La proposta M5S prevede proporzionale, circoscrizioni molto diverse per ampiezza, preferenze anche in negativo (all’elettore vengono consegnate due schede, nella prima si può votare la lista, nella seconda una o due preferenze, ma sulla prima scheda si può esprimere anche una preferenza in negativo, in modo da penalizzare tanto il candidato che il partito) e soglie che il quotidiano definisce “naturali”, nel senso che ufficialmente non esistono soglie di sbarramento, ma nelle circoscrizioni più piccole -quelle che assegnano 373 seggi- c’è di fatto una soglia naturale superiore al 5%.

Il Fatto riferisce ampiamente della conferenza stampa tenuta ieri dal M5S per illustrare il “democratellum”. L’estensore della proposta del M5s, Danilo Toninelli, la spiega così: “Il primo partito prende tutto”, il nostro sistema non è un proporzionale puro. Applicandolo alle Europee, Renzi con il suo 40,8 avrebbe preso da solo 315 seggi a Montecitorio.

Renzi ieri ha incontrato Napolitano, e sul Giornale si legge che durante l’incontro “Napolitano si è augurato ‘il più largo coinvolgimento possibile sulle riforme’”. Quanto a Renzi, si dice disponibile al confronto anche con gli ultimi arrivati, sottolineando però che chi sperasse di tirarla in lungo con la scusa di ridiscutere tutto non troverà spazio: ‘Ora tutti attorno a un tavolo, anzi meglio via mail che si fa prima, e cerchiamo di essere operativi. Questa è la settimana in cui le cose si decidono’, scandisce”. Il Movimento5 Stelle, secondo il quotidiano, ha preso atto che – per usare le parole del deputato Di Maio, “ora si prospetta una vita molto più lunga per questa legislatura e non vogliamo rimanere nel limbo. Per questo adesso ci assumiamo la responsabilità di portare a casa una nuova legge elettorale”.

Secondo il quirinalista del Corriere, Marzio Breda, il colloquio tra Napolitano e Renzi è stato “disteso”, e Napolitano sarebbe attento in particolare alla “questione giustizia”, sia per i “magistrati in rivolta” sul tema della età pensionabile e della responsabilità civile, sia per il provvedimento sui poteri della Autorità Anticorruzione. Il Quirinale, secondo il Corriere, suggerirebbe a questo proposito uno “spacchettamento” del decreto, “che potrebbe altrimenti risultare troppo eterogeneo”.,

Il titolo dell’articolo è: “Riforme, Renzi si consulta con Napolitano. Dialogo più ampio senza ripartire da zero. Sì al confronto coinvolgendo Grillo. L’ipotesi di un intervento sulla giustizia”.

Pd

Su La Repubblica: “Gli ‘autosospesi’ firmano l’armistizio”, “Rientra la protesta del senatori Pd per la sostituzione di Mineo nella commissione riforme. Chiti: mai pensato di cercare un’altra casa, rassicurati dal capogruppo Zanda sulla libertà di mandato. Ma alcuni vogliono tenere duro”. In basso, sulla stessa pagina, intervista a Pippo Civati: “Dal leader chiusura totale, in aula tornerà lo scontro”, “È stato un errore drammatizzare così senza avere neanche un testo definitivo, lo dice pure Bersani”.

Su Il Fatto: “Non si muore per Mineo. Ai dissidenti Pd basta Zanda per ricredersi”, “Il presidente del gruppo non ci ripensa sull’espulsione del senatore. I 14 ‘dimessi’ soddisfatti del ‘chiarimento’”.
Su Il Fatto un’intervista a Massimo D’Alema contenuta nel libro “Ammazziamo il gattopardo”. Un’intervista registrata il 20 agosto 2013 e così sintetizzata nei titoli: “Lobby e partiti? I nostri pm negli Usa arresterebbero tutti”, “Anche il Pd è esposto a carrierismo e opportunismo, gente che sale sul carro del partito che va al potere”.

Internazionale

Su La Stampa due pagine dedicate alla situazione in Iraq. Innanzitutto dando rilievo alle dichiarazioni del Segretario di Stato Usa: “Kerry: raid aerei anche con i droni”. Alla pagina successiva un retroscena di Paolo Mastrolilli: “L’America dialoga con l’Iran, ‘Ma nessun patto militare’”, “Attesa per il vertice a Vienna fra l’iraniano Zarif e il vice di Kerry”. Spiega il quotidiano che peraltro sei mesi fa, in silenzio, sono iniziati i colloqui fra i ‘nemici’ Riad e Teheran.

Su La Repubblica: “Iraq, Usa pronti ai raid, ‘I droni, un’opzione’”, “I Jihadisti avanzano. L’Onu: ‘Crimini di guerra’. Continua l’evacuazione delle ambasciate”. Con un’intervista di Alix Van Buren al politologo e consigliere del Dipartimento di Stato, Vali Nasr: “L’appello di Vali Nasr: ‘Lavoriamo con Teheran o il Terrore ci colpirà”, “Gli estremisti combattono una guerra per procura per conto di Arabia saudita e Qatar”. Spiega Nasr che la situazione in Iraq è il risultato di tre fattori: “Il primo è l’intervento di Bush in Iraq: doveva limitarsi a rimuovere il regime di Saddam, invece ha finito col demolire lo Stato. Lo chiami pure un ‘danno collaterale’. Ma l’America non ha rimesso insieme bene i cocci. È naturale che il terrorismo si radichi in uno Stato fallito, privo del controllo di vaste aree del Paese. Su questo sfondo interviene il fattore numero due: il ritiro militare anticipato deciso da Obama”, “L’esercito iracheno non era forte quanto noi vantavamo. Non era disciplinato, non l’abbiamo armato a sufficienza”. Per Nasr però “il mostro è stato generato in Siria”: l’Isis, che ora invade l’Iraq, proviene dall’esterno, c’è un legame diretto con la guerra civile in Siria e “la scelta di Obama di non intervenire a Damasco ha permesso l’ascesa dell’estremismo sunnita. In più, questo ha finanziatori in Siria e in Iraq”, “penso a ricchi privati del Golfo, dell’Arabia saudita e del Qatar a livello governativo. Nella loro strategia, Siria e Iraq formano un unico campo allargato dello scontro con l’Iran. La guerra per procura è combattuta dagli estremisti. L’Isis è una creatura diretta del principe saudita Bandar, l’ex capo dell’intelligence di Riad”.

Sul Corriere un trafiletto dà conto della posizione del sindaco di Londra Boris Johnson, che ieri dalle colonne del Telegraph ha criticato Blair per le sue dichiarazioni sull’Iraq (vedi Rassegna stampa di ieri). “Johnson contro Blair: gli serve lo psichiatra”. “La verità è che abbiamo distrutto le istituzioni dell’Iraq senza avere la più pallida idea di quel che sarebbe accaduto dopo”.

Sul Sole 24 Ore si parla della decisione di Gazprom, che da ieri “ha chiuso i rubinetti all’Ucraina o, come preferisce dire il monopolio russo del gas, ‘nel pieno rispetto del contratto vigente tra le parti è passato alla modalità di pagamento anticipato con Naftogaz’, la compagnia energetica ucraina. Niente più gas a credito (…). Così, ora, alla guerra che Kiev si trova ad affrontare nelle regioni orientali si aggiunge quella del gas con Mosca. In mezzo, ancora una volta, si ritrova l’Europa, che riceve da Mosca attraverso l’Ucraina il 15% del proprio fabbisogno e teme un blocco dei flussi”. Bruxelles ieri ha detto che non ci sono state interruzioni delle forniture di gas verso l’Europa, e che ‘le prossime settimane non saranno problematiche, riceveremo i volumi di gas normali”, come ha detto il commissario all’Energia, Ma la Russia ha avvertito che bloccherà le forniture verso l’Europa, se l’Ucraina tentasse di recuperare per sé il gas che l’attraversa, potenziando invece le forniture che passano per altre strade, i gasdotti North Stream (dal Baltico alla Germania) e Yamal (attraverso la Bielorussia)”.

E poi

Dario Di Vico sul Corriere della Sera scrive del “premier e le ragioni di una sintonia”, sull’intervento e gli applausi arrivati a Renzi alla assemblea degli industriali di Vicenza e Verona.

Il Sole 24-Ore dà conto delle parole del premier (“Sulle riforme non mollo”) e ricorda che “l’apertura di credito data dal Veneto e da tutto il Nord Est a Renzi e al suo Pd, che ha raggiunto la storica e finora inimmaginabile posizione di primo partito con oltre il 37%, è enorme. Ma non è una cambiale in bianco”.

Su L’Unità, si legge della “corso contro il tempo” sul tema delle unioni civili. Matteo Renzi ha fissato per settembre la ripresa della discussione sul tema, aprendo ad una legge che però non preveda le adozioni per le coppie gay.

Su Il Giornale, Vittorio Macioce ricorda che Berlusconi sulle questini etiche “ha sempre detto che c’è libertà di coscienza”, ma interpella i “cattolici del Pd”, per chieder loro se “seguiranno Renzi nella sua metamorfosi”.

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