Maimonide, l’ebreo che amava gli arabi (e Aristotele)

Mauro Zonta presenta un poliedrico profilo di Maimonide per la collana “Pensatori” di Carocci Editore. L’autore riorganizza il pensiero del celebre filosofo, rabbino e medico spagnolo in un libro ripartito secondo sezioni tematiche.

Di famiglia ebraica, nato nella Spagna musulmana (la datazione, incerta, è compresa tra il 1136 e il 1138), Maimonide al-Qurṭubī (il Cordovano) inizia la sua formazione proprio in Andalusia: il padre, rabbino (titolo che Maimonide eredita), lo avvia agli studi di diritto religioso ebraico, medicina e astronomia; è inoltre probabile che sia venuto a contatto con diversi esponenti del pensiero filosofico ebraico dell’epoca.

Il Medioevo occidentale lo conosce però come Moyses Aegyptius, dal momento che trascorre gran parte della sua vita in Egitto, e lì intraprende la sua carriera di teologo e filosofo, continuando a dedicarsi a incarichi di carattere giuridico e medico su richiesta delle comunità ebraiche locali. Tra i numerosi trattati di diritto, politica, religione, medicina e nutrizione, astronomia, matematica e zoologia (opere diffuse e utilizzate come veri e propri manuali e prontuari) sono frequenti i riferimenti alla scienza galenica, alle fonti platoniche, alle dottrine aristoteliche rilette dai commentatori arabi.

Maimonide conquista il ruolo di interlocutore privilegiato della filosofia Scolastica con La Guida dei Perplessi, composta in giudeo-arabo (ma meglio nota con il titolo ebraico Moreh ha-nevukim, tratto esplicitamente dalla Vivificazione delle scienze religiose di al-Ghazālī, in cui a Dio viene attribuito l’epiteto di “guida dei perplessi”), opera di cui Zonta aveva già affrontato studio e traduzione per l’edizione italiana (Utet 2003). La Guida, elaborata e scritta tra il 1185 e il 1190, costituisce una summa del pensiero ebraico dell’epoca, e fornisce disposizioni relative ad ogni aspetto della vita dell’uomo, inquadrato in una prospettiva olistica basata sul rapporto dualistico anima-corpo, comprendente tutti i gradi possibili dell’esistenza.
Dalle necessità più materiali e basse alla filosofia: come nell’Etica Nicomachea, la scala delle perfezioni umane culmina infatti in quest’ultima disciplina, che occupa il grado ultimo delle virtù dianoetiche (cfr. p. 68 e ss.).

La cifra aristotelica emerge non solo in relazione alla sfera etico-politica dell’uomo, ma caratterizza la sistematica delle materie affrontate, in particolare nella sezione dedicata alla Metafisica e in quella dedicata alla Cosmologia. Inoltre, la lettura avicenniana del XII libro della Metafisica di Aristotele, rappresenta il cardine dell’intero impianto del pensiero di Maimonide: «Dio è nel contempo intelletto sempre in atto, agente dell’intellezione e soggetto di questa intellezione […]. Sappi che l’uomo, prima di comprendere intellettualmente una cosa, è intelligente solo in potenza. Quando egli comprende intellettualmente una cosa […] diventa soggetto di intellezione in atto, e […] il suo intelletto non è altro che il concetto che egli fa oggetto della sua intellezione […]. L’intelletto in atto non è una cosa diversa da ciò che viene compreso intellettualmente […]. Infatti la reale natura dell’intelletto […] è la percezione […]. Pertanto, l’intelletto, il soggetto dell’intellezione e l’oggetto dell’intellezione sono sempre una sola e medesima cosa, in tutti i casi in cui qualcosa viene compreso intellettualmente in atto» (cfr. pp. 88-89).

Anche la Fisica e la Psicologia rivelano una matrice aristotelica; ne sono esempio l’elaborazione di teorie capitali quali la coincidenza di Dio con il Primo Motore immobile e la Causa Prima del mondo, l’elaborazione del concetto di mutamento e le sue conseguenze, l’impossibilità dell’infinito. Ciò che però distingue il modus operandi di Maimonide dalla gran parte dei teologi musulmani suoi contemporanei e concittadini (che si muovevano in un entroterra culturale molto vicino a quello del Cordovano), è l’esposizione e la discussione dei cardini della sua teologia per via induttiva, «partendo dai dati dei sensi e dalle conclusioni dell’intelletto» (p. 105) con cui vuole dimostrare.

Tracciato il profilo biografico ed illustrate le opere principali di Maimonide, Zonta non solo ne approfondisce punti di contatto e di distanza rispetto alle sue fonti (che rintraccia anche in luoghi meno immediatamente “riconoscibili” ed immediati della filosofia greca e araba), ma ha cura di evidenziare come, all’interno della sua produzione scritta, Maimonide abbia operato con il “forestiero” dispositivo della razionalità peripatetica (aspetto su cui l’autore insiste diffusamente nel corpo del testo) per dar sostegno ai suoi dettami, utilizzando la logica come strumento di conoscenza.
Il tentativo di produrre una dottrina a-dogmatica e adattabile (per vari motivi politici, storici e religiosi, che Zonta prende in considerazione nello specifico nei capp. I e II) ha fatto di Maimonide un protagonista del dialogo filosofico.

Se l’indice dei nomi aiuta il lettore a orientarsi all’interno del testo, la ricchissima e aggiornata bibliografia tematica (pp. 179-197) agevola non poco chi volesse approfondire le singole tematiche trattate.

Titolo: Maimonide

Autore: Mauro Zonta

Editore: Carocci

Pagine: 203

Prezzo: 15 €

Anno di pubblicazione: 2011



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