Perché il centro di Monti non riesce a sfondare

Per buttarla a ridere, si potrebbe dire che il rifiuto di Santo Versace a unirsi alla compagnia conferma che il centro di Monti non va ancora di moda. O addirittura è finito out of fashion prima di uscire in passerella.
Scherzi a parte, la composizione delle liste montiane è più difficile del previsto. Molti sono rimasti fuori, ma sono anche molti coloro che provenendo dal Pdl o dal Pd prendevano in considerazione l’adesione e poi ci hanno ripensato.
I commentatori si sono sbizzarriti sul tema del sostegno prima entusiasta e poi sempre più freddo venuto a Monti, in parallelo e con identico décalage, dall’establishment economico e dalla Chiesa.
Per carità, sono solo epifenomeni. Come i sondaggi non folgoranti sono solo fotografie di un’opinione in evoluzione, e comunque segnalano un centro montiano che supera M5S e che già assolve a una funzione importante frenando la rimonta di Berlusconi.
Il problema è che non scatta l’effetto Kadima. Non si realizza la convergenza su un’operazione di responsabilità nazionale analoga a quella che nel 2005 scompaginò la politica israeliana, suscitò grandi speranze e conquistò il governo prima di entrare in una lunga crisi.
Per questo mancato (per ora) miracolo si danno responsabilità alla presenza dei vecchi Casini e Fini, all’inefficacia di Monti leader, alla forza della reazione di Pd e Pdl, al poco tempo disponibile.
Tutti fattori veri. Ma fidiamoci dell’intuito degli esuli da altri partiti che si fermano sulla soglia e dei molti che preferiscono rimanere nella società civile: vedono che dal lavoro generoso di chi assembla Scelta Civica sta uscendo un prodotto troppo liquido. Va bene voler fare un movimento e non un partito, ma come si può affidare la stabilità italiana a un contenitore così impalpabile, dalle gerarchie interne indefinibili, più “personale” di quanto sia stata Forza Italia?
I voti alla fine arriveranno, sono sicuro. Non sembrano venir via dal Pd, dunque sarà un bene. È il dopo che lascia perplessi. L’affidabilità parlamentare innanzi tutto. La disponibilità a tenere la posizione anche se l’esito dovesse essere deludente e consegnare i montiani a ruoli di supporto più che da protagonisti. Perché è giusto impegnarsi per vincere e non per arrivare secondi o terzi. Se però poi capita di non vincere, è l’adesione a un solido progetto collettivo che trattiene la gente al proprio posto.
Fidatevi, nel Pd ne sanno qualcosa.

Quest’articolo è uscito sul quotidiano Europa l’11 gennaio 2013.

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