Nuovi italiani, cosa vogliono Bersani e Renzi

«È intollerabile che un ragazzino nato qua in Italia debba mettere le impronte digitali in questura». La linea di Pierluigi Bersani sulla cittadinanza per i cosiddetti “nuovi italiani” passa per una rapida introduzione dello ius soli. Tema su cui anche chi è dall’altra parte della barricata delle primarie, come Matteo Renzi, è d’accordo ma con qualche distinguo.

Finiti i tempi dei “sindaci sceriffi” del nordest, delle ordinanze anti-bivacchi e delle spaccature interne tra buonisti e cattivisti, a sinistra si sono attestati tuttavia su una navigazione a vista, non troppo impegnativa e soprattutto poco rischiosa nel momento in cui partono numerose campagne elettorali. In fondo, con i discorsi su nuovi italiani e nuove politiche migratorie non si guadagnano voti, e in tempi di campagne elettorali, pensano i leader democratici, meglio non esporsi troppo.

A fronte di un Francesco Storace che su Twitter detta la linea dell’intolleranza da destra, ci sono una Lega in difficoltà al nord e un centrodestra in crisi profonda. Inutile dunque andarsi a “cercar rogne” su questioni che non sembrano sfondare in questo momento nell’opinione pubblica, pensano al Nazareno ma anche a Palazzo Vecchio.


Nel 1992, anno in cui è stata varata la legge che ancora regola come si possa divenire cittadini, l’Italia era molto diversa da oggi (sulla legge del ’92 e i successivi tentativi di modifica un articolo chiaro e dettagliato). Di stranieri, nel 1991, ce n’erano solo 625mila e pochissimi erano i bambini. Non è un caso dunque che quella legge si occupasse soprattutto di come far divenire cittadini i figli degli emigrati all’estero. Per gli immigrati ha previsto un percorso tortuoso che nella migliore delle ipotesi si conclude dopo dieci anni di permanenza sul territorio italiano. Un requisito richiesto dalla normativa è che ci fosse un lavoro stabile. Ma per i minori che non lavorano?

Al 1 gennaio 2010 gli stranieri nati nel nostro paese erano 573mila (dato Istat), più o meno l’1% dell’intera popolazione censita sul suolo italiano. Un trend che continua a crescere e una realtà sociale che ormai è impossibile escludere perché rappresenta più del 10% della popolazione straniera in Italia. Il modello normativo italiano che, soprattutto dopo le modifiche introdotte dalla Bossi-Fini, lega il diritto di permanenza sul territorio al contratto lavorativo, e lo stesso criterio estende alla cittadinanza, va in cortocircuito di fronte alla componente minorile.

In sintesi, cosa propongono i due front runner alle primarie? In cosa si ditinguono le loro proposte?

Renzi

«Chi nasce e cresce in Italia è italiano». Il primo punto del capitolo sui diritti del programma di Renzi cita le parole di Napolitano. Per il sindaco è necessario il superamento dello ius sanguinis e l’approdo al cosiddetto ius soli così che l’essere italiani non dovrà più avere a che fare con i nostri genitori ma con il radicamento culturale di chi nasce in Italia. Ciò detto, quel che propone Renzi però non è un’automatica cittadinanza alla nascita ma un riconoscimento garantito entro l’inizio della scuola dell’obbligo. La definisce “ius soli subordinato”. Insomma, si potrà diventare italiani a due come a sei anni. Molto meno, certo, rispetto al lunghissimo percorso previsto dalla legge oggi in vigore ma ancora non immediatamente.

Per bambini arrivati da piccoli il percorso è più lungo. Ci vorranno due cicli scolastici completi – elementari e medie o medie e superiori – per poter dire che il percorso di radicamento è realizzato. Perché, spiega Renzi, la scuola è palestra di italianità. Due percorsi, spiegano dallo staff renziano, sono stati pensati perché il processo parlamentare è complesso e c’è sempre il rischio che per ottenre dieci non si arrivi neanche a sette. Ma, confermano, il sindaco non esclude a priori che anche un ciclo scolastico solo possa essere sufficiente per certificare l’integrazione di ragazzino arrivato da noi da piccolo. Da notare che tra i renziani c’è anche il deputato Andrea Sarubbi (autore con il collega Fabio Granata dell’ultima proposta di modifica della legge sulla cittadinanza). A domanda di Reset, Sarubbi ha risposto così:

Bersani

La proposta di Bersani sulla cittadinanza è più convinta nella direzione dello ius soli. Per chi nasce in Italia da genitori residenti da almeno cinque anni la cittadinanza va riconosciuta alla nascita. Insomma, ius soli diretto. A 18 anni starà al ragazzo poi decidere se mantenerla o meno.

Khalid Chaouki, responsabile seconde generazioni nel Forum Immigrazione del PD e bersaniano alle primarie, ha criticato la proposta del sindaco fiorentino. «Le proposte di Renzi sono superate anche da parte della destra. Prevedere la cittadinanza entro la scuolo dell’obbligo è generico e il paletto dei cicli scolastici per coloro che arrivano in Italia da piccoli è inutile».

Un percorso diverso, anche in questo caso più rapido rispetto a quello pensato da Renzi, per i bambini che arrivano in Italia in età scolare. Per loro basterà concludere un solo ciclo scolastico per essere italiani. «La scuola – dice Chaouki – è la via preferenziale per la cittadinanza. Lo studio è garanzia di radicamento, non ridicoli test di italianità».

  1. Credo sia una falsa polarizzazione. Su questo non c’è differenza tra Bersani e Renzi (e Vendola, e Puppato, e anche Tabacci). Le puntualizzazioni di Renzi servono a far capire che non sarà un automatismo (non lo è da nessuna parte, del resto, anche nei paesi che avevano lo jus soli puro, una volta: per evitare gli arrivi a fine gravidanza per ottenere la cittadinanza, per dire).
    Ma direi che questo è uno dei pochi punti su cui c’è sostanziale identità di vedute tra i candidati. Ed è bene così.

    • Son d’accordo. Anche se l’impressione è che Bersani abbia idee più chiare (almeno per ora) sulla vicenda.
      Più interessante sarà vedere quali proposte hanno su immigrazione. Se tutto si ridurrà a riproporre politiche sui flussi (anche quando come certifica l’ultimo dossier Caritas c’è un deciso rallentamento delle entrate in Italia) e non politiche di integrazione non si sarà fatto un vero cambiamento di rotta rispetto al passato.

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