Arriva Hack for Italy, la maratona digitale per curare l’Italia

Tutti a casa, ma non tutti fermi. Al contrario. Mai come in questo momento l’Italia – il mondo intero – è anche un grande canestro di capacità e professionalità “dormienti”: rallentate le attività ordinarie, in molti casi, possono unirsi in modi inediti per contribuire ad obiettivi più alti, perché comuni, pubblici e urgenti. È da qui che parte l’idea di Hack for Italy, la maratona digitale convocata per questo weekend per attrarre e far germogliare le migliore idee e trasformarle in realtà attivando i necessari circuiti di collaborazione. Obiettivo: aiutare l’Italia a reagire a una crisi senza precedenti, per chi non ha vissuto una guerra.

Ideato nel giro di 48 ore da alcuni protagonisti della community tecnologica italiana, l’hackathon in programma da venerdì 27 a domenica 29 marzo non ha frontiere. «Cerchiamo giovani nativi digitali ma anche anziani, specialisti in settori come la programmazione, il marketing e il business development ma anche semplici cittadini con idee e intuizioni da condividere», spiega Oleksandr Komarevych, tra i promotori dell’iniziativa. A trasformarle in realtà saranno gli sviluppatori, ossatura nevralgica di ogni hackathon; a guidare la selezione e realizzazione delle idee i mentor, professionisti del settore economico o tecnologico che regaleranno, come tutti gli altri, il loro tempo e le loro competenze.

Tre le “missioni impossibili” attorno a cui la maratona del finesettimana vuole dare risposte: il salvataggio di vite umane, tramite idee ed applicazioni per sostenere gli sforzi sanitari per contenere il contagio; il sostegno sociale a studenti, lavoratori, anziani improvvisamente soli e a corto di risorse; il salvagente all’economia, guardando alla resistenza e al rilancio di un sistema che dovrà reinventarsi.

Il modello cui s’ispira Hack for Italy è quello di Hack the Crisis, convention virtuale lanciata dall’acceleratore estone Garage48 attorno a cui è fiorita una vera e propria mobilitazione globale, declinata in ciascun Paese attorno all’emergenza da risolvere. Negli stessi giorni dell’appuntamento italiano hackathon simili si terranno anche in Austria, Turchia, India, Bulgaria e Norvegia. «Ci attendiamo un impatto reale sulla vita delle persone – sprona Komarevych, ucraino di nascita e milanese d’adozione, manager dell’acceleratore della Bocconi B4i – Dal supporto agli ospedali all’aiuto a chi è da solo a casa, ci sono moltissime cose che si possono fare con l’uso delle tecnologie giuste: basta individuarle e collaborare per realizzarle». E poter contare sui finanziamenti necessari dagli investitori, di cui il team di Hack for Italy è alla caccia.

C’è un’infrastruttura che consente a persone ed organizzazioni di rimanere in vita e a contatto per la prima volta nella storia delle epidemie, Internet, e al netto di tutti gli usi demenziali o perfino criminali che questo primo scorcio di secolo ha visto ora è il momento di farne tesoro nell’unico modo utile: mettendo a sistema ed organizzando le idee, risorse e competenze. Lo ha capito il governo, che ha lanciato la prima di una serie di fast call aperte a tutte le realtà per sostenere gli sforzi di prevenzione sanitaria e contenimento del contagio; e ora si muove anche la società civile, che può muoversi con meno vincoli e rigidità e più ambizione, se possibile. Dopo un decennio di prove generali di sharing economy, è il momento della sharing society. Il tempo dirà se è solo l’inizio di una rivoluzione socio-economica vera e propria: per adesso, è il passo indispensabile per sconfiggere un nemico senza volto.

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