COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Un zaino e la tomba di Raymond Carver

Non sono un critico letterario né un appassionato di letteratura americana. Ne conosco qualcosa, come tutti noi. Ma il volume “Creature di caldo sangue e nervi” sulla poesia di Raymond Carver mi ha portato lontano, in America ovviamente, ma non solo, anche lontano dall’America di cui parla e dall’autore di cui parla. Mi ha portato ad esempio nel cuore della Cairo medievale, dove un giorno, tanti anni fa, andai a cercare Vicolo del Mortaio. Quel rione medievale è noto a tutti, ma trovare in quel mare di bancarelle e merci esposte ovunque un vicoletto è come trovare un ago in un pagliaio. Eppure dopo ore di affanno ci sono riuscito. A quel punto era ovvio che trovassi anche la panchina dove Naguib Mahfouz si mise a sedere per chissà quante sere, prima di finire il suo indimenticabile “vicolo del mortaio”. Ci sono riuscito soltanto perché mi ero ripetuto centinaia di volte il titolo del volume in arabo e centinaia di volte l’ho ripetuto ad alcuni dei cairoti che mi sommergevano tra quelle vecchie strade. Alla fine, quando mi sono seduto sulla panchina di Mahfouz, mi sono sentito sereno. Non so più dire quanto tempo sia rimasti seduto lì, la panchina c’è davvero, o almeno c’era qualche anno fa. E quando mi sono alzato ho sentito che finalmente avevo capito perché quel libro resterà per sempre un capolavoro: vicolo del mortaio è il nostro passato comune. 

L’emozione più grande per me è stato scoprire che in “Creature di caldo sangue e nervi” Antonio Spadaro sa farci vivere il suo viaggio sulla tomba di Raymond Carver dall’università di Seattle dove si trovava come se fosse un viaggio che ci riguarda. Infatti, mentre intraprende il viaggio con un altro gesuita,  si predispone a conservarlo, certo per sé, forse anche per noi. E lo pubblica: il volume infatti è corredato dal racconto fotografico del suo viaggio al confine tra Canada e Stati Uniti, al confine del mare, tra quegli spazi così americani. Era un giorno anche piovoso e proprio la pioggia, ripresa sul vetro dell’ automobile, ci aiuta a capire la forza del desiderio di vedere la tomba di questo grande scrittore  americano. E’così che ho cominciato a non guardare soltanto quelle fotografie così americane, quegli spazi, quelle spiagge con le lucentezze del mare e poi la tomba di quel grande poeta. Ma a sentirle come parte del mio viaggio. Basta osservare la tomba di Carver per capire perché sia stato un grande poeta? No, ma leggere su una tomba in pietra scura, con uno zaino appoggiato accanto alla limitrofa panchina, il suo ultimo frammento, rende il testo “in cammino”.  

And did you get what 

you wanted from this life, even so?

I did. 

And what did you want? 

To call myself beloved, to feel myself 

beloved on the earth.

Quello zaino integra il testo nel nostro oggi e nel suo seguitare a dirci di lui…e di noi. 

Nella parte di critica letteraria del volume Spadaro ci invita a leggere questa poesia ad alta voce, per cogliere la durezza delle frequenti d e t della prima parte, quella interrogativa, e la morbidezza della seconda, segnata dalle ricorrenti l. E’ vero. Si riesce a capire il valore del duro e del dolce: l’amore, il sentirsi amati, ma “su questa terra”. Quello zaino ci invita ad andare, anche noi… Ma la poesia? La poesia in tutta la sua valenza di rapporto personale parte da un’osservazione che non si capisce appieno se non si tiene conto che l’autore, presentando il volume on line, ha detto che tutto è cominciato, tra lui e Raymond Carver, dall’invio di un libro per recensione, quando lui era critico letterario de La civiltà Cattolica, circa vent’anni fa. All’inizio non scattò nulla, Spadaro era abituato alla poesia come lirica. Poi… Poi colse il valore di una poesia che non si costruisce con parole auliche direi, cioè che non sono quelle di tutti i giorni. Nel libro ovviamente questo concetto delle parole “di tutti i giorni” lo spiega benissimo e chi capisce di critica letteraria, a differenza di me, le potrà volendo apprezzare meglio leggendo il volume. Io non so di  critica letteraria ma ho trovato questo punto rilevante per la mia vita, perché dà all’amore di cui parla questa poesia un significato vero, vivo, umano, un amore, non l’Amore di cui spesso si elabora  senza mettere in campo né sangue né vita né nervi: “andare a dormire con una persona e  fare colazione con lei”. Leggendo lo Spadaro che oggi dirige la Civiltà Cattolica, queste “parole normali” di cui parla per descrivere la poesia di Carver mi hanno fatto pensare ai “santi della porta accanto” di Francesco. Suggestioni, come suggestione è l’idea di Carver che parla del suo lavorare sul testo non come un “cesellarlo” ma come un “processo” mentalmente associabile alla passione di Francesco per l’avviare processi. Ma la poesia non è solo “parole”. E con le parole normali allora cosa succederebbe? Qui emerge dal racconto iconografico del viaggio di Spadaro un’idea geniale, una coincidenza pazzesca: Spadaro racconta che il colore era svanito dalla prima lettera della parola feel nella poesia di cui abbiamo detto. Sulla pietra scura quella EFFE non si leggeva quasi più. Così quel vocabolo sembrava eel, anguilla: “Oggi capisco che nel feel/eel sta tutto Carver. Il sentimento è un’ anguilla che si muove leggera e veloce innervando la vita. L’abilità dello scrittore sta proprio nel cogliere il sentimento della vita con understatement of emotion, rilevandolo con discreta evidenza. Esporsi alla scrittura di Carver può dunque essere un esercizio dello spirito che “pesca” nel profondo e che rivela a noi stessi quel che siamo: creature di caldo sangue e nervi.” E come può succedere questo? Mi ha interessato pensare che accada davvero come si può immaginare leggendo all’inizio del testo, quando viene citata una poesia di Carver: 

Nell’essenza stessa della poesia c’è qualcosa di indecente: 

si tira fuori una cosa che neanche sapevamo di avere dentro, 

e allora strabuzziamo gli occhi, come se fosse salata fuori una tigre

che rimane ferma al sole, sferzando la coda. 

Raymond Carver non è uno sconosciuto in Italia, ma non credo sia sufficientemente conosciuto e a me interessa soprattutto per due motivi. Questa idea dell’amore sarà importantissima in ogni tempo, in ogni fase storica, ma oggi mi sembra lo sia ancora di più. Forse è per questo, ecco l’altra impressione, che la poesia sembra sparita. La poesia di Carver, cioè “essenzialista” fa capire di ritenerla Spadaro, non minimalista né massimalista, è una poesia che aiuta in questi tempi di lockdown esistenziale. Questa poesia è difficile da definire senza conoscere bene il mondo della poesia; ma quello zaino appoggiato vicino alla tomba di pietra scura, per terra, davanti all’ampio spazio nel quale si vedono in lontananza degli alberi e più vicino solo una persona che sistema dei fiori sulla tomba di un caro forse aiuta a farsi un’idea. Si, pescare cosa c’è nel profondo del nostro mare, del nostro quartiere, può portarci all’epifania, come accade leggendo Cattedrale.  

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