COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Perché molti volevano che l’incendio di Notre Dame fosse terrorismo?

Nelle ore in cui il rogo devastava Notre-Dame ad uno speciale televisivo è stato ospitato un autorevole esponente del Vaticano, al quale è stato chiesto: “i cristiani sono sotto attacco?” L’espressione attonita dell’ecclesiastico l’ha detta lunga, ma è interessante notarlo perché a nessuno in quelle stesse ore è venuto in mente di chiedere se si potessero scorgere i gilet gialli, magari per sabotare il discorso sulle riforme che il presidente Macron avrebbe dovuto pronunciare proprio in quei minuti. E questo non è venuto in mente non perché nessuno ricordi più l’incendio doloso del Bundestag nel 1933 con cui Hitler vinse le elezioni. Non è venuto in mente neanche perché nessuno si ricordi più cosa ha sofferto Parigi per le eruzioni rabbiose di tanti sabati. No, tutto questo non è venuto in mente perché quello salvifico sarebbe  il nemico esterno. E’ il nemico esterno il solo che può consentirci di chiudere gli occhi. E’ così sui migranti, colpevoli di tutti i nostri mali, è così per tutti gli impauriti, che hanno bisogno di un focus esterno per non domandarsi perché lo siano e quanto lo siano. Solo il terrorismo può aiutarci a non chiederci quanto pesino nei nostri bilanci i tesori archeologici o culturali che appartengono a tutti noi, che ci danno un passato e quindi un futuro. Esiste futuro senza passato? 

In definitiva è l’anima che non conta per le nostre politiche economiche, ma non possiamo dircelo. Queste politiche vanno capite. Tutti sanno che la Mosca di Stalin privò i russi del diritto ad una casa. Per questo vennero compensati con le stupefacenti fermate della metropolitana moscovita. Se lo spazio privato veniva negato, quello pubblico dovevano essere fastoso, meraviglioso. All’opposto, ad esempio, nel nostro sud gli spazi privati sono spesso oasi di ricchezza in mezzo a uno spazio pubblico dimenticato, scalcinato, abbandonato. 

Una certa idea di città fatta tutta di vetrine, lussi privati e abbandoni periferici, non riserva peso, valore, significato ai monumenti, ai tesori artistici. Questa economia iper-liberista l’ha fotografata Papa Francesco, definendola un’economia che uccide. Non rispetta la vera cultura, cioè la persona, crea i quartieri dormitorio, innesca nelle vecchie città le nuove metropoli fatte di ipermercati, di shopping-center, che ha il monopolio del divertimento e lascia nel resto della città la droga, il malaffare, la solitudine, la disperazione. E’ una logica spietata, che arriva fino all’incendio di Notre Dame. Ammettere questo e riconoscersi correi di questo, per scelta politica e culturale, è difficile. Meglio rifugiarsi nel sogno che sia colpa dei terroristi. Ma poi arriva il rogo di Notre Dame, i terroristi non c’entrano, e allora bisogna dimenticare di aver sollevato il problema, di aver sperato di potersi salvare l’anima davanti all’incendio dell’anima incolpando loro. E’ la stessa identica cosa accaduta a Torre Maura poco tempo fa. A chi si può dare la colpa del fatto che a Torre Nuova non c’è un autobus, non c’è un supermercato, c’è tanta immondizia e così via? Ai rom, perfetti sostituti dei terroristi lì dove era difficile immaginare o dire che ci fossero. 

Così Notre Dame diventa la cifra della furia autodistruttiva. Il passato non ci interessa, l’arte non ci interessa, perché l’uomo non ci interessa. Se una visione economica arriva a determinare un incendio come quello di Notre Dame, è proprio impensabile capire la devastazione del patrimonio artistico operata, ad esempio, dai Talebani? La differenza c’è, sta nell’intenzionalità e non intenzionalità, ma se io guido a cento all’ora per i vicoli di Trastevere e lo faccio tutti i giorni non ucciderò intenzionalmente, ma il mio comportamento è destinato a questo esito. 

Ecco perché questa economia uccide, crea razzismo, paura dell’altro, capri espiatori, caccia alle streghe, rinuncia all’anima. L’anima poi però può prendere fuoco… Questo incendio che ha portato a sperare che fossero i terroristi i colpevoli, o che si potesse creare questa illusione salvifica, è il prodotto di una cultura che non può che portare all’assassinio delle città. Non potremo più vivere insieme perché non vogliamo uno spazio pubblico, non abbiamo risorse per lo spazio pubblico, vogliamo solo riduzioni delle tasse, non migliori e adeguati servizi. Non crediamo più nella città, nel reciproco arricchimento. Notre-Dame ha preso fuoco per avvisarci di questo terribile rischio. In realtà era già venuta la distruzione della città più antica del mondo, Aleppo, a dircelo. Ora l’incendio è venuta a svegliarci qui, da noi. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *