COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Perché avere paura di un film su Craxi?

La vera, grande questione politica, come è morta la prima Repubblica, nel film “Hammamet” non c’è. E non c’è neanche la storia politica di Benedetto Craxi detto Bettino. No. In questo film c’è la storia di un uomo politico orgoglioso e malato, che ha scelto la via dell’esilio e della sofferenza, pressoché abbandonato, che rivendica alcune verità appena accennate. Eppure è bastato questo per far esplodere una rabbia che evidentemente non era stata sopita. La storia, la complessità, i pregi e i difetti, le verità e le menzogne, le debolezze e le forze, i chiaroscuri insomma non devono emergere. Deve restare solo il silenzio, la condanna, la rimozione, direi il marchio. L’unico marchio, per altro. 

Forse quel che dispiace e agita di questo film è che anche di Craxi pare riaffiorare qualche tratto umano, qualche tratto sofferente, qualche tratto intelligente, qualche tratto rabbioso, qualcun altro gentile. E invece no. Dopo tanto tempo tempo doveva restare un non uomo.

E’ questo che lascia allibiti del dibattito che segue l’uscita del film “Hammamet”. Non voglio parlare di chi non sa capire Sigonella, o la scelta per Havel, o la scelta per il terziario produttivo, come non voglio parlare di chi osanna senza il coraggio di vedere gli errori, macroscopici anch’essi. No. Voglio parlare del bisogno di rimuovere. La storia di Craxi va rimossa, l’uomo che per anni ha guidato l’Italia va rimosso.  Forse la storia dei socialisti va rimossa, forse perché la storia di Tangentopoli va rimossa. 

Ma la storia di un uomo che soffre, che rivendica e in parte ammette, che dice e però chiede, deve sparire. Perché? Perché una lunga sequela di uomini democristiani, comunisti o quant’altro può giustamente rimanere nella storia di questo Paese, mentre la storia di quello che tutti chiamarono il “cinghialone” deve sparire? E’ forse una nuova “convention ad excludendum” essenziale al nuovo italiano che non c’è, non traspare, o se c’è dovremmo avere il coraggio di guardare in faccia. 

Beatificare la Prima Repubblica è lavoro per pochi nostalgici. Beatificare quel che è venuto dopo è lavoro impossibile per chiunque abbia due occhi. Allora è beatificare Mani Pulite il vero problema? La vera scelta intangibile? E perché accanirsi su un morto senza eredi, senza figli politici? E’ l’uomo che non si deve più nominare? O è un’altra visione, un po’ meno in bianco e nero, non di quella che è stata la sua stagione, fatta di grandi intuizioni e di tragici errori, come gran parte delle storie politiche, che deve rimanere silenziata, ma appunto, di “visione” di quegli anni e di quel che poi è seguito? Gli errori non vanno negati, sarebbe infantile prima che controproducente. Ma neanche chiudere gli occhi è utile, 

L’insulto delle monetine fuori dal Raphael risuona nel film, ma in modo leggero. Non ci sono immagini di repertorio, non c’è la ricostruzione di quali monetine sono arrivate o non arrivate dopo di allora. Ma l’idea di quell’uomo solo, ferito, sofferente, rancoroso e innamorato del suo Paese perché fa tremare? 

Andreotti fu assolto per altri processi. Ha avuto film più complessi, discussi ma in fondo apprezzati, giustamente. Per il contributo che hanno dato a ricordare quegli anni. Craxi non doveva essere ricordato neanche così, malato e avvolto nella questione della corruzione e del diabete, fino alla morte. Perché?  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *