L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Miracoli e pizzicotti

Nel lessico abituale della mia famiglia di ascendenze liguri-piemontesi circolava una frase che mi ha sempre affascinato per la sua capacità di collegare elaborazione intellettuale e fisicità. Di fronte a una situazione apparentemente incredibile, ma soprattutto di fronte a qualcosa che esce dalle normali categorie di giudizio e che da qualcuno viene proposta o accettata con tranquillità, sento venire da lontano l’espressione che credo abbia usato anche Gilberto Govi in qualcuna delle sue commedie: mi me tuccu se ghe sun. Non è un’espressione liquidatoria, non equivale a non ci credo affatto, ma tradisce un certo stupore per il fatto di intravvedere una dimensione inusuale, diversa dall’empiria della vita quotidiana, e se lo stupore – come dice Aristotele – è la radice della filosofia, anche quella espressione dialettale indica la possibilità di accettare una dimensione nuova che forse conduce verso una riflessione più profonda, cui si può accedere, mantenendo però la consapevolezza di essere rimasti gli stessi, di potersi ancora toccare per essere sicuri di esistere, una specie di affermazione con altre parole del si fallor, sum agostiniano.
Ieri il papa è andato a Napoli, si è recato al quartiere di Scampia e ha pronunciato parole chiare e dure, tra cui quella frase retoricamente efficacissima a proposito della corruzione: la corruzione spuzza, il corrotto spuzza. Si reca quindi in Duomo dove, di fronte a lui, il sangue di san Gennaro si scioglie – come nel tradizionale miracolo che si rinnova tre volte ogni anno – ma solo parzialmente. I giornali ricordano che di fronte ad altri papi il sangue non si sciolse per nulla, il papa commenta: Vorrà dire che San Gennaro ci sta chiedendo di impegnarci di più. La radio trasmette la notizia come si trattasse di qualcosa di assolutamente normale, di un pareggio tra il Napoli e la squadra del Vaticano, e raccoglie i commenti di persone tra la folla radunata di fronte alla cattedrale. Alcuni sono felici che san Gennaro abbia partecipato alla gioia per la visita papale, altri sottolineano che il santo ha voluto significare la sua tristezza per il male che domina nel mondo, altri infine condividono il giudizio mediano e moderato del pontefice, pensando che il semi-miracolo indichi la necessità di un impegno di conversione più profondo.
Ho sentito forte l’esigenza di darmi un pizzicotto, di toccarmi per essere sicuro di esserci: mi me tuccu se ghe sun.

  1. La Madonna sentì il bisogno di apparire in Europa solo nel 1842. Anteriormente, il cristianesimo degli analfabeti aveva prodotto tanti filosofi e pochi miracoli. Ma l’esistenza, o forse addirittura la presenza, di Dio era talmente evidente da non aver bisogno di ulteriori prove.
    Poi vennero i lumi, a proiettare ombre che offuscarono tale evidenza. Il 900 si apre con Fatima e prosegue fino a Medjugorje, passando per i miracoli di Padre Pio.
    All’analfabeta di un tempo parlavano gli affreschi delle cattedrali dove la morte trionfante era, per ciascuno, il mistero ineludibile della propria morte che la fede dei semplici trasformava in speranza.
    L’analfabeta di oggi, frastornato dal rumore di fondo dei media, dove la morte è spettacolare e sempre altrui, ha perduto l’ingenuità e rimosso il mistero ultimo. Sente il bisogno di restaurare l’evidenza perduta della presenza di Dio, ma secolarizzata. Non più per l’aldilà, ma qui e adesso, magari con un terno al lotto.
    I Dottori della chiesa lasciano il posto al dottor Dulcamara.

  2. Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia. (W.Shakespeare) … e la vita non è forse fatta della stessa materia dei sogni? Il Papa Francesco forse fa il rebranding della superstizione? Sogno o sono desta? Non lo so, in fondo il Papa è un gesuita.

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