L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Ferragosto brasiliano

Particolare questo ferragosto, sia per il clima sopportabile – mentre si sentono dibattiti sull’incremento delle temperature – sia per l’onnipresenza di uno straordinario romanzo popolare che si snoda soprattutto durante le notti, raccontando fantastiche vicende che si realizzano in terra brasiliana. Ogni quattro anni infinite polemiche accompagnano l’incombere delle olimpiadi, sui costi, sui sospetti di doping, su vicende politiche che hanno portato di tanto in tanto ai famosi boicottaggi o all’esclusione di decine di atleti, come è accaduto questa volta con quelli russi. In questi giorni, oltre tutto, si sente incombere il pericolo che manifestazioni di questo genere possano essere un invito per azioni terroristiche.
Ma poi i giochi iniziano e, anche se non si potranno mai dimenticare le immagini drammatiche di altre edizioni, come Monaco 72 con la strage di israeliani e palestinesi, prevale il romanzo popolare. Professionisti che si arrabbiano come dilettanti qualunque, dolci ragazze che piangono di gioia o di delusione, ma anche ragazzoni palestrati che piangono per la vittoria, la sconfitta, la stanchezza, la rabbia.
Finalmente la tuffatrice italiana vince una medaglia olimpica, il nuotatore simpatico trionfa nel nuoto di fondo in piscina, mentre in mare aperto la fondista italiana viene pucciata – da piccoli dicevamo così – da una francese che finalmente ci fa sentire superiori ai cugini e viene giustamente squalificata, incredibili giovani e meno giovani distruggono piattelli con le loro carabine o colpiscono un bersaglio grosso come un’unghia posto a 50 metri. Storie, vicende di vita, emozioni, intrecci familiari di campioni fidanzati con campioni o figli di campioni. La retorica sempre uguale e sempre nuova delle cerimonie inaugurali che, riviste in ordine cronologico, consentirebbero di cogliere alcuni dei mutamenti politici, ideologici e culturali dell’ultimo secolo.
E quest’anno il trionfo della tecnologia è arrivato fin sul nostro tavolo: la famosa app predisposta dalla rai consente di sentirsi in una grande sala regia con decine di collegamenti paralleli a nostra disposizione, comprese infinite occasioni di guardare quegli sport che si vedono solo ogni quattro anni, come la pallamano, l’hockey su prato o l’ineffabile badminton che – anche se non manca mai chi ricorda la sua diffusione in gran parte del mondo orientale – mi commuove ogni volta perché ricorda alcune foto sbiadite di mia madre che gioca con sua sorella sull’aia della cascina del Monferrato.
Nel punto più alto della, per altro millenaria, storia dei panem et circenses, nel cuore dello spettacolo capitalistico globalizzato, si annida comunque il romanzo popolare, la commozione, la voglia di vedere il giamaicano più veloce del mondo che vince, balla, recita, saluta, si mette in posa al centro della pista. E poi arrivano loro due, la medaglia d’argento femminile nei tuffi e il suo fidanzato, cinesi e belli. Ora corrono voci che fosse tutta una recita, una finta, ma non voglio saperlo, anche perché, per quanto ne so, potrebbero essere finti anche i tuffi, le corse, i salti; voglio commuovermi guardando quella scena fantastica. altrimenti che agosto sarebbe, che olimpiadi sarebbero. La ragazza cinese che ha vinto l’oro trascina con sé l’italiana che ha vinto il bronzo, per lasciare sola l’altra cinese che ha vinto l’argento; si avvicina il fidanzato e davanti a tutto il mondo le chiede di sposarlo, arrivando a inginocchiarsi davanti a lei per offrirle l’anello, lei accenna un sì con la testa e si abbracciano tra gli applausi della folla.
E allora? Finte forse le olimpiadi, finte forse le gare, finta anche la dichiarazione d’amore? E che fa? È finto certamente, ma è meraviglioso il romanzo popolare.

  1. Romanzo popolare, definizione quanto mai azzeccata. E ora che cosa ci aiuterà a sopportate le giornate e le notti da domani all’edizione Tokio 2020?
    Professore per favore non ci lasci senza un’indicazione di ulteriori letture.

  2. Un grande pezzo di costume. Bravissimo! C’è tutto, dal giallo rosa (mi immagino la copertina della Domenica del Corriere con l’orrida transalpina avvinghiata alla nostra splendida e virginale eroina) all’omissione del declino della bellona nuotatrice, che di tanti cuori ha fatto strage, sino agli sport salgariani, che non esistono fuori dalla mitica app malese ma ci crediamo lo stesso. Con il matrimonio cinese, degno di Carolina Invernizio, che il lettore se lo aspetta e pensa: se lo è scordato, se lo è scordato, ora glielo scrivo io che se o è scordato, e, poi, eccolo che arriva proprio alla fine. Mancava solo forse solo la medaglia di Sissi al dressage, con i d’Inzeo sul podio in divisa, Ranieri e Grace Kelly a premiare gli atleti, e Morandi in divisa, musicarello inquieto, a farci sospirare per le sue marachelle con la bellissima Efrikian, mentre sotto l’ombrellone ad Albisola sorseggiavamo una gassosa con la pallina, aspettando il coccobbello. Adesso sì che la chiamano estate.
    Se non fosse che tu indossi solo magliette con coccodrillo e clarks blu a ferragosto, direi che sei meglio della Aspesi. Ma arrivo scomodare l’inizio del boom e un mix tra Giovanni Mosca e Dino Buzzati, con qualche graffietto (e annetto dopo) addirittura della Cederna. Neh.

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