DA MADRID

Marco Calamai

ingegnere, dirigente sindacale CGIL, funzionario Nazioni Unite. Giornalista, ha scritto libri e saggi sulla Spagna, America latina, Balcani, Medio Oriente. All'ONU si è occupato di democrazia locale, dialogo interculturale, problematiche sociali, questione indigena. Consigliere speciale alla CPA ( Autorità Provvisoria della Coalizione, in Iraq (Nassiriya) si è dimesso dall'incarico ( 2003 ) in aperta polemica con l'occupazione militare. Vive a Madrid dove scrive su origini e identità.

Come la Spagna guarda a Renzi

Suscita molta curiosità, qui in Spagna, il fenomeno Renzi. Vediamo perché con l’aiuto degli interrogativi e le valutazioni più diffuse, in particolare negli ambienti politici della sinistra spagnola.

Interrogativi
Renzi è di sinistra o di centro? È giusto definirlo il Blair italiano?

Come si spiega la sua fulminante carriera, inconcepibile in Spagna, da sindaco di Firenze a Segretario del Pd e Primo ministro in pochi mesi?

È vero che cerca di cambiare le regole della Ue, in particolare la politica dei tagli e dell’austerità che tanti guasti ha provocato sia in Italia che in Spagna?

Era proprio necessario accordarsi con Berlusconi per la riforma elettorale e l’eliminazione del Senato? Non sarà il fiorentino Renzi l’eterno abile manovratore politico alla italiana destinato all’ennesimo insuccesso?

Valutazioni
Renzi è l’ultimo rappresentante (in ordine di tempo) dell’eterno populismo italiano le cui radici sono molto profonde. Ciò spiega il suo momentaneo successo nella rottamazione di un vecchio establishment politico. E giustifica lo scetticismo nei suoi riguardi (quanto durerà il suo successo?) da parte soprattutto di una certa sinistra legata a vecchi schemi culturali e organizzativi (apparati chiusi, cooptazione dei nuovi dirigenti dall’alto).

La crisi italiana viene da lontano e ha origini peculiari (uno Stato semifallito). Il debito pubblico e il cattivo funzionamento della burocrazia richiedono scelte coraggiose e radicali. Solo un governo di sinistra–centro–destra come quello di Renzi può tentare di affrontare questa sfida. La crisi spagnola ha radici e problemi diversi (il modello produttivo, le nazionalità) e quindi ha bisogno di altre risposte.

Renzi può rappresentare tuttavia un esempio importante per chi in Spagna lotta per un profondo rinnovamento dei partiti (ad esempio con le primarie) e quindi della politica. Piace a chi critica il Psoe per la mancanza di proposte, di fronte alla crisi, alternative a quelle della destra.

La sinistra, in Spagna come in Italia, è stanca, priva di idee e di valori. La democrazia della rete è un elemento cruciale di un potenziale rinnovamento. Renzi sembra consapevole della enorme importanza delle nuove tecnologie, viste con scetticismo o diffidenza dalle tradizionali oligarchie.

Renzi rappresenta, almeno per il momento, il tentativo di avvicinare la dinamica società italiana (in particolare il mondo delle piccole e medie imprese) e i giovani “esclusi” (la grande massa dei precari e disoccupati) alla vita politica. Ciò richiede di rompere la vecchia logica delle clientele, delle caste e della corruzione. La Spagna è molto diversa ed ha altri problemi (clan e caste sono meno invadenti, la mafia non esiste, l’amministrazione funziona) ma in compenso il regime democratico (i partiti soprattutto) è autoreferenziale e impermeabile alla partecipazione dal basso. Da qui la curiosità per il nuovo esperimento italiano.

Sabato scorso il centro di Madrid è stato percorso da un’imponente massa di cittadini, di diversa origine e orientamento, che manifestava per la “dignità”. I simboli della sinistra “storica”, sindacati e partito socialista (il Psoe), erano assenti. Italia e Spagna sono, senza dubbio, paesi profondamente diversi ma alcuni nodi (le crescenti disuguaglianze, l’emarginazione dei giovani, il tipo di Europa, la crisi della sinistra…) sono senza dubbio comuni. Il che spiega l’interesse e la curiosità in Spagna verso l’ultimo esperimento italiano.

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