DA MADRID

Marco Calamai

ingegnere, dirigente sindacale CGIL, funzionario Nazioni Unite. Giornalista, ha scritto libri e saggi sulla Spagna, America latina, Balcani, Medio Oriente. All'ONU si è occupato di democrazia locale, dialogo interculturale, problematiche sociali, questione indigena. Consigliere speciale alla CPA ( Autorità Provvisoria della Coalizione, in Iraq (Nassiriya) si è dimesso dall'incarico ( 2003 ) in aperta polemica con l'occupazione militare. Vive a Madrid dove scrive su origini e identità.

Attentati a Parigi. E ora?

La società francese ha reagito con straordinaria tensione democratica agli attentati di Parigi. Il presidente Hollande e il primo ministro Valls hanno distinto con chiarezza i terroristi dalla grande maggioranza dei musulmani francesi, lontana dal credo fondamentalista sunnita.

La manifestazione senza precedenti di Parigi ha espresso quanto ora si attendono i cittadini: i terroristi devono essere fermati e sconfitti ma le libertà democratiche, prima tra tutte quella di espressione, non si toccano Tutto bene, allora? A ben guardare interrogativi e dubbi importanti permangono in Francia e in Europa.

Interrogativi. È stata giusta, la scelta di pubblicare, pochi giorni dopo l’eccidio, un numero speciale di Charlie Hebdo con contenuti satirici nei riguardi dell’Islam? La risposta è Si e No. SI perché è stata la risposta giusta all’attacco alla laicità e la liberta di espressione. La paura di nuove vendette non poteva prevalere sulla difesa di diritti sacri per la società francese ed europea. NO perché l’iniziativa non ha certo contribuito alla necessità di un maggiore rispetto (che non vuol dire accettazione passiva) della ancora, piaccia o no, dominante cultura musulmana: la satira antireligiosa è un “lusso culturale” dell’Occidente secolarizzato che non è condiviso da centinaia di milioni di persone che invece attribuiscono alla religione un valore decisivo della propria identità.

La reazione di non pochi governi musulmani molto diversi tra loro (dalla Turchia allo Yemen, dall’Egitto all’Iran), dovrebbe consigliare una maggiore cautela e attenzione se si vuole davvero consolidare il “dialogo tra le civiltà”. La stragrande maggioranza dei musulmani non condivide la violenza radicale ma non accetta, al tempo stesso, che la sua religione sia oggetto di derisione. Tolleranza vuol dire anche sensibilità e rispetto. Ha ragione, a questo proposito, Papa Francesco.

Dubbi. Il più preoccupante riguarda la decisione, che non è solo simbolica, di inviare in Medio Oriente una potente porta aerei destinata a supportare l’impegno militare contro lo Stato islamico in Iraq. Un atto di guerra giustificato, secondo Hollande, dalla minaccia del terrorismo che ricorda, per certi aspetti, quello di Bush contro l’Iraq di Saddam all’inizio degli anni duemila. Si dirà: ma allora l’Iraq non era uno Stato terrorista mentre l’IS, lo Stato islamico, invece lo è. È vero ma resta il fatto che le guerre “occidentali” in Medio Oriente hanno solo alimentato frustrazione, ostilità e rabbia antioccidentale. In mancanza di un convincente programma d’intervento strategico che si misuri con le ragioni di fondo dei conflitti (in primo luogo quello sunnita – sciita e quello israeliano – palestinese) che straziano quella regione, l’escalation militare non rischia di produrre altri immani disastri?

  1. Condivido quasi completamente lo scritto di Marco Calamai, che ringrazio per averlo diffuso:mi sento così meno solo in questo tripudio di osanna alla libertà-di-satira-senza-limiti. Il “quasi” non si riferisce, dunque, agli interrogativi bensì ai dubbi. Io, più che dubitare, propendo nel ritenere un errore pericolosissimo l’invio della portaerei. Dal terrorismo ci si deve difendere senza dubbio, ma continuare nelle prove di forze, quand’anche simboliche – e non è detto che questa la sia – vuol dire alimentare la spirale di violenza, non ridurla. A meno che non si ipotizzi – e spero che nessuno sia tanto folle da pensarlo – di fronteggiare il terrorismo annientando totalmente il fondamentalismo e cioè riempendo di morti il medio oriente e non solo, questa della Francia è una scelta sbagliata. Secondo me bisogna dirlo con chiarezza, per evitare il peggio.
    Un saluto cordiale a tutte e tutti.
    Nino Lisi

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