COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Assad minaccia di arresto i medici che denunciano contagi in Siria

C’è qualcuno che gli infermieri e i medici ospedalieri li tiene chiusi, in galera. E’ il regime siriano, quello dell’oftalmologo Bashar al-Assad. Sono infatti 3327 i medici o infermieri ospedalieri che il regime ha sequestrato o arrestato nel corso del conflitto. Sappiamo che 923 di loro sono stati assassinati negli anni negli attacchi contro strutture sanitarie. Ma i sopravvissuti che non sono fuggiti all’estero? Cosa ne è di loro? Sono vivi? Sono stati assassinati? Quelli che fossero sopravvissuti, dopo essere sequestrati o arrestati per il reato di prestare la loro opera in ospedale al fianco della popolazione civile mentre il regime bombardava le città siriane, potrebbero essere utili. Ma al momento, nonostante la recente ambigua amnistia definita da alcuni compiacenti “svuota carceri”, nessuno è stato rilasciato, nonostante la pandemia stia devastando il Paese. Certamente la maggioranza di loro purtroppo saranno morti, ma non tutti, sembra.  

Le dimensioni della tragedia stanno in pochi numeri: nel nord-ovest della Siria, la disperata provincia di Idlib da mesi sotto le bombe di Assad e dei suoi alleati russi, 3milioni e 500mila civili sopravvivono con le cure di soli 600 medici. Tra di loro ci sono oltre un milione di sfollati. Ecco perché nulla si deve sapere. Le Organizzazioni Umanitarie Siriane fanno sapere che dai territori controllati da Assad molti medici denunciano di essere stati minacciati: chi si azzardasse a denunciare casi di coronavirus finirebbe in galera. 

Da giorni l’allarme più grave riguarda il possibile sterminio proprio nelle segrete del regime. La dottoressa Mariam Alhallak, dell’associazione delle famiglie Caesar, ha dichiarato che “nelle sovraffollate prigioni ufficiali e clandestine l’epidemia è o sarebbe incontrollabile. Mio figlio e alcuni suoi colleghi della Facoltà di Medicina di Damasco furono stati arrestati per aver assistito chi ne aveva bisogno. Torturati, non hanno avuto alcuna cura. Cosa succederà nelle prigioni siriane adesso, con la pandemia?” 

Che l’emergenza sia assoluta lo conferma il Syrian Network for Human Rights, che documenta a Damasco, Hama, Aleppo e Deir ez Zoor l’arresto immotivato di 63 persone, tra le quali 17 bambini, con unica giustificazione “rispetto del lockdown.” Nulla si sa poi di 982 persone che nella regione della Ghouta hanno firmato i termini dell’amnistia proposti dal regime, ma da allora nulla si è più saputo di loro. 

Il direttore di Syria Campaign  denuncia che “il regime sta usando l’urgenza coronavirus per punire” ampi settori della popolazione. “Invece che consegnare altre disperati alle inumane condizioni delle sue galere dovrebbe consentire l’accesso ai luoghi di detenzione alle organizzazione sanitarie internazionali. Il mondo sa bene cosa accadrà ai prigionieri se non si agisce subito. E’ comprensibile il dolore per chi non ha potuto piangere i suoi cari”, molti in Siria sono scomparsi in fosse comuni,  “ma immaginiamo l’angoscia di chi per anni è stato tenuto all’oscuro del destino dei suoi cari per anni e ora trema. Bisogna dimostrare adesso pietà umana per i detenuti siriani.”

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