COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Anche a Damasco non è più tempo di mafia di famiglia?

Diverse priorità. Mentre la stampa ufficiale siriana segue con interesse le notizie che arrivano dal fronte delle diserzioni, ce che confermano come numerosi miliziani del clan dei Khadir abbiano lasciato il fronte dei sostenuti dagli americani per passare armi e bagagli con il regime lungo il nevralgico confine tra Siria e Giordania (chissà se anche con i proventi del traffico di droga cui sarebbero dediti), al palazzo presidenziali presidenziale di Damasco potrebbero essere più attenti a interpretare le virgole di quanto scritto giorni fa  dall’Agenzia Federale di Notizie Russa. Non è famosa come la TASS, non è fresca di giornata eppure si può esser certi che Assad la legga e rilegga con attenzione, più di quanto affermi la blasonata concorrente. Perché l’agenzia federale di notizie russa è proprietà di Yevgeny Prigogine, un miliardario russo molto influente al Cremlino, visto che è suo il famoso gruppo Wagner, l’organizzazione mondiale di mercenari che Putin invia nel mondo lì dove non vuole far vedere che impegna direttamente il suo esercito. E’ il gruppo Wagner a operare ad esempio in Libia: arruola disperati siriani e li invia in Libia, a combattere con il generale Haftar.  Così va in Libia come in tanti altri paesi, a cominciare dalla tormentata Repubblica Centrafricana. 

Che Prigogine sia chiamato da tanti media “il cuoco di Putin”, sia citato più volte nel rapporto Müller sulle interferenze russe nella campagna elettorale americana, Assad certamente lo sa. Così i tre ampi reportage della sua agenzia di stampa sulla tragedia siriana lo avranno certamente interessato. “Cosa dicono di me nelle stanze più importanti del Cremlino?” Ecco, a questa curiosità Assad si sarà certamente dato una risposta facile facile: dicono peste e corna. Non è una novità. Per umiliarlo e dimostrare che comanda Putin questo in passato è già accaduto; ma una frase, conoscendo la qualità umana dei suoi interlocutori, deve aver richiamato l’attenzione filosofica del giovane oftalmologo: “la corruzione a Damasco è diventata un problema grave tanto quanto il terrorismo.” Non è carino sentirsi dire così dall’agenzia di proprietà di uno che assolda e organizza mercenari da portare in mezzo mondo.  

La corruzione, si sa, è una brutta cosa. Ma i giornalisti di Prigogine non credo ne siano venuti a conoscenza adesso. Forse avranno dovuto studiare la storia del Baath  e della “famiglia”, visto che tutti sanno che Damasco è governata “dalla famiglia”, ma che ci siano voluti anni di guerra per arrivare a capire questo non convince.  Dunque? Dunque la riflessione filosofica del giovane oftalmologo Bashar al Assad potrebbe averlo portato a risultanze amare: dal Cremlino gli stanno dicendo che la famiglia deve lasciare il passo alla mafia russa? Può essere, no?  

Lo stato siriano non ha mai avuto un vero e proprio bilancio: il bilancio dello Stato è il bilancio della famiglia, della gang. Ecco però che oggi i siriani, ridotti sul lastrico, si nutrono grazie a una Smart Card. E’ la tessera del pane, del gas e così via: siccome tutto è razionato chi ha diritto a qualcosa, entro certi limiti gratuitamente, deve fare lunghissime file e poi pagare con la sua Smart Card. Che queste file non aiutino in tempo di coronavirus i giornalisti di Prigogine non lo hanno notato, ma non gli è sfuggito che le Smart Card non funzionino più per il pane. Un pacco di pane, va aggiunto visto che all’agenzia non interessa, è arrivato a costare 1 dollaro mentre un siriano guadagna in media 40 dollari al mese, quindi sono pochi che possono permettersi il pane senza Smart Card. Ma la card non va… Perché? Forse perché la società che gestisce la Card e della moglie di Assad mentre il pane è controllato da cugino di parte materna, Rami Makhlouf. E tra i due i rapporti sono diventati pessimi. 

Siamo così al cuore dell’accusa mossa con toni accorati dall’agenzia: la corruzione! Guarda caso la diffusione di questo allarmante rapporto sulla corruzione coincide con la diffusione di una notizia filtrata miracolosamente dagli archivi segreti di Sotheby’s: Assad ha comprato a sua moglie a un’asta londinese un dipinto del valore di 20 milioni di sterline per impreziosire il salotto di una villa di lei. 

La delicatezza, la premura del presidente innamorato verso la sua consorte non sorprende. Malauguratamente però  questa notizia, diffusa nelle ore in cui diventa sempre più difficile comprare un pacco di pane, non sarebbe sta apprezzata, dai siriani in fila, come fosse una fiaba da Mulino Bianco. E dopo la sua diffusione è arrivato il secondo reportage dell’agenzia federale di notizie russa, nel quale si dà conto di un  sondaggio condotto in esclusiva. Grazie al clima rilassato che Putin, Assad e le milizie del regime consentono nelle piazze del paese, i sondaggisti di Prigogine hanno appurato che solo il 32% dei siriani voterebbe per riconfermare Assad alla presidenza. Pochini, no? Per me tantissimi, visto come ha ridotto la Siria, ma per gli standard mediorientali, dove si gode di un normale consenso del 99% della popolazione, non è un trionfo. Pochi anche per Mosca: Putin, si sa, tiene molto che i suoi alleati siano amati dalle popolazioni che amorevolmente governano.  Ci tiene così tanto che neanche nel terzo reportage siriano, concentrato sulle malefatte del primo ministro, si legge una riga sul coronavirus e il rischio enorme per la popolazione. I siriani con i sondaggisti di Prigogine hanno parlato di tutto tranne che di coronavirus e dei colpevoli ritardi del regime. Filosofi, gli intervistati sembrano aver preferito discettare delle virtù del correttivismo baathista e delle debolezze umane di Assad figlio e accoliti più che del rischio di andare al creatore nei prossimi giorni. 

Proprio questa assenza del tema urgentissimo e decisivo, il coronavirus, da questi importantissimi reportage, ha però fatto pensare ad alcuni osservatori che sia proprio questo il punto decisivo. L’emergenza che mette a rischio la tenuta della Siria potrebbe essere l’occasione per la mafia per condurre i membri della gang, uno alla volta, senza tanto rumore, a lasciare il passo ai nuovi padroni. Il modello, tutto sommato, resta la Cecenia, prima spianata e poi “affidata” a Kadyrov. Ma chi sarà il Kadyrov siriano scelto da Putin? C’è forse un partito filo-iraniano con cui fare i conti? Non sono i sondaggi d’opinione sulle intenzioni di voto a interessare il gruppo Wagner, ma le concessioni di gas, fosfati, petrolio. Come in Africa, dove proprio Prigogine ha ottenuto enormi concessioni minerarie, oro e simili. “La corruzione a Damasco è diventata un problema grave tanto quanto il terrorismo”: certamente nei piani alti del palazzo di Damasco sanno meglio di noi cosa significhino queste parole, e cose significhino scritte sull’agenzia di proprietà del “cuoco di Putin”. L’aria in alcune residenze-bene di Damasco forse si è fatta soffocante.

 

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