Governo: Napolitano accerterà personalmente

La Repubblica: “Governo, in campo Napolitano”, “Bersani congelato: ‘Dal Pdl condizioni inaccettabili’. Oggi consultazioni lampo”.

A centro pagina, la fotostoria è dedicata al Papa e alla sua visita al carcere minorile di Casal del Marmo a Roma: “Quell’inchino del Papa in carcere per lavare i piedi alla ragazza islamica”.

A centro pagina anche il caso Aldrovandi: “Aldrovandi i poliziotti sfidano il ministro”, “Il Coips chiede le dimissioni della Cancellieri. Lei: parole in libertà”.

 

Corriere della Sera: “Bersani si ferma, Napolitano in campo”, “Oggi consultazioni lampo al Colle. L’ipotesi del governo del presidente”.

A centro pagina, con foto di Papa Francesco: “In ginocchio davanti a 12 detenuti”.

Di spalla: “Gli arretrati alle imprese salgono a novanta miliardi. Grilli: ora un nuovo decreto”.

 

La Stampa: “Stop a Bersani, Napolitano in campo”, “Oggi il capo dello Stato vedrà di nuovo i partiti. L’incontro-chiave con Berlusconi”.

Anche qui, a centro pagina, la foto di Papa Francesco inchinato a baciare i piedi di un detenuto: “Il Papa ai detenuti: è la carezza di Gesù”.

 

L’Unità: “I supplementari di Napolitano”, “Oggi consultazioni lampo al Quirinale. Bersani: fin qui poste condizioni inaccettabili”.

A centro pagina, in riferimento ad una polemica sul finanziamento al quotidiano: “Grillo, dal blog l’editto contro l’Unità”.

 

Libero ha in prima una vignetta in cui Napolitano è raffigurato alla guida di un carro armato: “Ghe pensi mi”. E nella vignetta il segretario Pd si aggrappa disperatamente al cannone di un carro armato condotto dal Capo dello Stato

 

Il Giornale: “Ciao ciao Bersani”, “E’ fallito il suo piano, Napolitano lo esautora: consulto io e poi decido. Pd vicino all’implosione”, “Berlusconi tiene duro: o si tratta con noi o non c’è via d’uscita”.

A centro pagina, foto di Antonio Di Pietro, di cui si descrive la “resa”: “L’Idv chiude bottega (ma si tiene 30 milioni).

 

Il Foglio: “Napolitano si dà l’incarico. Dopo ottanta minuti di ruvido colloquio al Quirinale, il capo dello stato dichiara Bersani “non risolutivo’, non gli nega l’ultima chance ma si intesta personalmente il nuovo giro di colloqui. Il Cav torna presentabile.

 

Il Fatto: “Bersani accantonato, Napolitano aspetta Grillo. ‘Le consultazioni non sono state risolutive’ : il capo dello Stato riprende il timone della crisi e oggi incontra al Quirinale i maggiori partiti. Il premier preincaricato avversato da 5 Stelle e ricattato dal Pdl non vuole ancora farsi da parte. Pronta una rosa di nomi del M5S.

 

Europa: “Bersani descrive ‘preclusioni’ e ‘condizioni inaccettabili’, il capo dello stato vuole farsele ripetere da Pdl e M5S. E togliere dal tavolo lo scambio con il suo successore”.

 

Il Sole 24 Ore ha un grande titolo che occupa metà pagina con due sole parole: “Basta giochi”. Ed è il titolo dell’editoriale del direttore Roberto Napoletano.

 

Consultazioni

 

Su Il Fatto un articolo si sofferma sui “nomi” che oggi il Movimento 5 Stelle farebbe al Quirinale, nelle consultazioni con il Capo dello Stato. “’Ma chi li ha scelti?’”. I nomi “dovrebbero essere i soliti noti: Gustavo Zagrebelsky, Salvatore Settis, forse Stefano Rodotà. Ma la lista è top secret. Talmente tanto che nemmeno gli eletti la conoscono. E qui chi si scatena la caccia grossa: come è possibile che il Movimento che si riunisce su tutto non abbia discusso in maniera ufficiale della formazione da proporre al Colle?”.

Anche su La Repubblica: “M5S, una lista di nomi per il premier”, e i nomi sono quelli di Rodotà o Zagrebelsky.

Intanto ieri Beppe Grillo, sul suo blog, ieri ha scritto che “si può stare senza esecutivo”, come sintetizza il Corriere: “Se l’Italia è senza governo (in realtà è in carica il governo Monti) ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese – ha scritto il leader M5S. Non è necessario un governo per una nuova legge elettorale o per avviare misure urgenti per le Pmi o per i tagli alle province. Il Parlamento le può discutere a approvare se solo volesse fin da domani”.

Ecco perché L’Unità fa questo titolo: “Il M5S tifa Monti, ‘venga prorogato’”.

Secondo Marzio Breda, quirinalista del Corriere, Napolitano chiuderà oggi le sue consultazioni: si tratta della “esplorazione” per un governo di scopo. E tra i nomi possibili c’è anche l’ex Presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo. Questo nome ritorna anche in un retroscena de La Stampa: “Prende forma il piano B. A sorpresa spunta Gallo”, “il Presidente della Consulta sarebbe una figura ideale per riformare la legge elettorale”.

Il Corriere dunque sintetizza così la situazione: “L’onore delle armi. Questo ha ottenuto Pierluigi Bersani dopo una estenuante (e frustrante) settimana di consultazioni. Al termine delle quali è stato costretto a fare un passo indietro, ma ancora senza arrendersi e vedendo dunque un po’ attutita l’umiliazione della sconfitta. Non avendo espresso una esplicita rinuncia al pre-incarico ricevuto, resta per il momento congelato, in stand by. La sua sfida, ormai platonica, continuerà per interposta persona, e a condurla sarà Giorgio Napolitano”.

Quanto alle dichiarazioni di Bersani, all’esito di una infruttuosa trattativa, il Corriere punta l’attenzione su quelle che il segretario Pd ha definito “difficoltà derivate da delle preclusioni o condizioni che non ho ritenuto accettabili”. Riguarderebbero l’intransigenza di Berlusconi su due punti: la necessità di coinvolgere direttamente il Pdl nella formazione del nuovo governo, l’indicazione da parte del centrodestra del candidato per il Colle. Su questi due nodi stamattina sarà lo stesso Berlusconi a rispondere ai quesiti del Capo dello Stato.

Passando al titolo de La Repubblica, si fotografa così la situazione: “Napolitano congela Bersani, ‘verificherò io con Berlusconi se davvero pretende il Quirinale’”.

Ancora La Repubblica: “Il Presidente rischia in proprio e tiene di riserva l’ultima carta dell’esecutivo istituzionale”. Secondo il quotidiano la verifica che effettuerà oggi Napolitano ruoterà intorno al tentativo portato avanti fin qui da Bersani: in questa fase dunque il capo dello Stato non dovrebbe ‘allargarsi’ a ipotesi alternative: se il capo dello stato riesce nel “miracolo” la palla tornerà al Presidente pre-incaricato, che formalmente è ancora in campo. La parola “rinuncia” non l’ha pronunciata Bersani e non l’ha citata nemmeno il Quirinale, anche se il sentiero è sempre più stretto e il capo dello stato in questa operazione “ricucitura” sta rischiando tutto il suo prestigio e capacità di persuasione. Perché la vera battaglia sulla nascita del governo si sta giocando su un terreno complicato per lo stesso Presidente: il nome del suo successore al Quirinale.

Per Il Giornale “Napolitano torna in campo e commissaria Bersani”. “Dunque, ora ci pensa Napolitano -scrive il quotidiano- Bersani formalmente è ancora in campo, appeso al filo lessicale di consultazioni ‘non risolutive’ e di contatti ‘da approfondire’. Ma la resa è vicina, il centro della scena se lo è preso il capo dello stato, che oggi farà un rapidissimo giro di orizzonte con i principali partiti per l’ultima verifica, prima di staccare la spina al ‘pre-incaricato che non rinuncia’”.

Un altro articolo del quotidiano, sull’incontro che oggi Berlusconi avrà al Quirinale con Napolitano, riassume così il pensiero del Cavaliere: “dal segretario democratico neanche una telefonata, e poi pretende i nostri voti”.

Il Corriere della Sera: “Berlusconi al Quirinale per aprire all’intesa”, “il leader guiderà la delegazione. Il suo vero obiettivo: un moderato capo dello Stato”.

Il Foglio scrive che in quegli ottanta minuti nello studio presidenziale pare che Bersani e Napolitano abbiano persino alzato la voce: d’altra parte nel Pd c’è chi rimprovera ancora al capo dello stato la nascita del governo Monti, e Bersani non ha dimenticato che i sondaggi a novembre 2011 lo davano nettamente vincitore dopo le dimissioni di Berlusconi. Bersani ha descritto ai suoi collaboratori uno scontro totale con il Presidente della Repubblica: per un’ora intera il capo dello stato avrebbe “resistito agli assalti e alle pressioni del segretario – ‘ce la faccio, ci sono 42 grillini indecisi’ – e un po’ insisteva assicurando e giurando che ‘se mi mandi in Aula per la fiducia trovo i numeri’”. E altre parole che avrebbe pronunciato Bersani: “Se non sarò io a fare il premier il partito esplode”. Alla fine – scrive Il Foglio – Napolitano ha ceduto, ma solo in parte, occultando il risultato del conflitto ocn Bersani all’interno di una formula quasi incomprensibile e barocca: “Nuove consultazioni che preludono alla individuazione del nuovo premier incaricato, ma anche un giro di orizzonte che non esclude l’ipotesi di un governo sempre affidato a Bersani”. E un’altra analisi de Il Foglio porta questo titolo: “Così il Quirinale commissaria il Pd. Napolitano scopre il bluff di Bersani e rottama il partito del voto”.

 

Aldovrandi

 

Il Coisp, sindacato di polizia che ha organizzato la manifestazione di solidarietà ai 4 poliziotti condannati per l’omicidio di Federico Aldovrandi, ha chiesto le dimissioni del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, che ieri aveva espresso giudizi duri sulle manifestazioni. La Repubblica intervista la madre di Aldovrandi, che ha deciso di querelare i poliziotti del Coisp. La donna lavora al Comune di Ferrara, sotto le cui finestre si svolgeva due giorni fa la manifestazione di protesta. Ha portato in piazza la foto del figlio ucciso. L’hanno accusata di essersi servita di un fotomontaggio. Dice: “Adesso basta, io li querelo. Questa foto è stata mostrata dal Pm nel primo processo, come prova del massacro subito. Mio figlio è stato ritratto sul tavolo dell’autopsia, ci sono anche altre immagini, ancora più pesanti”.

Anche La Stampa intervista la mamma di Federico Aldovrandi e riassume così il suo pensiero: “Una volta usciti di galera devono perdere la divisa”.

 

 

E poi

 

I quotidiani tornano sulla vicenda di Malala Yousafzai, la quindicenne pakistana ferita dai taliban e che si batteva per l’istruzione femminile: sottoposta ad un difficile intervento chirurgico alla testa, e da poco tornata a scuola, a Birmingham, ha annunciato che scriverà un libro. Sarà una autobiografia e i diritti del libro sono stati ceduti a decine di Paesi: sarà un sicuro best-seller internazionale, scrive La Repubblica, che riferisce come il libro le abbia fruttato un anticipo di due milioni di dollari.

Il libro si intitolerà “Io sono Malala”, e il Corriere ricorda che dopo l’aggressione, avvenuta il 9 ottobre 2012, questa frase è stata pronunciata da migliaia di persone in decine di lingue diverse, diventando lo slogan che ha adornato magliette e poster durante manifestazioni e veglie. E’ diventato anche il nome di una campagna mondiale dell’Onu per portare tutti i bambini a scuola entro il 2015. Il quotidiano ricorda anche come avvenne l’aggressione: Malala tornava a casa con le compagne, in una città del nord del Pakistan, quando due uomini hanno fermato il pulmino della scuola. Cercavano proprio lei, hanno chiesto ‘chi è Malala’. E poi le hanno sparato, poiché la accusavano di difendere idee occidentali. LA Repubblica ricorda che già nel 2009 Malala aveva cominciato a scrivere un blog sul sito in urdu della BBC con lo pseudonimo di Gul Markai: i suoi interventi riguardavano la campagna, sostenuta anche dai suoi genitori, per dare una istruzione a tutti i bambini del Pakistan.

Il Corriere ricorda che nel 2009 i taleban avevano preso il controllo della valle di Swat, dove si trova la cittadina in cui viveva Malala. Vietarono tv, cinema, musica, danza, la scuola alle bambine, distruggendo quasi 200 scuole femminili.

Su L’Unità ci si occupa del libro “Sex and the citadel. Intimate life in a changing arab world”, uscito in questi giorni in inglese e tedesco, ed indicato dal New York Times tra i cinque libri più importanti dell’anno. Lo ha scritto Shereen El Feki, una scienziata scrittice, accademica, nata al Cairo e cresciuta in Canada, dove è diventata immunologa. Oggi si occupa anche di giornalismo e il libro si occupa dei costumi sessuali nei Paesi arabi. Dice: “Il clima che si respira in questi giorni in Egitto e in tutto il Maghreb è del tutto simile a quello che avvolgeva l’Occidente all’alba della rivoluzione sessuale. Racconta di come le sia venuta in mente l’idea di un libro su questo argomento, citando Foucault, per cui la sessualità era un punto di trasferimento “particolarmente denso di relazioni di potere”. Spiega che tempo addietro aveva ricevuto una statistica, pubblicata dal ministero della salute egiziano, in cui si producevano dati poco convincenti sulla diffusione dell’HIV nei Paesi arabi: sarebbe stata molto inferiore a quella registrata negli ex Paesi dell’Europa dell’Est, dell’Africa e dell’Asia, poiché si attestava sullo 0,1 per cento. Dopo una interrogazione alla commissione HIV dell’Onu, le nuove ricerche hanno dato risposte molto diverse, infatti: l’HIV si attesta al 3 per cento nei Paesi di quella regione, ma le cifre salgono decisamente quando si tratta di categorie a rischio come gay, tossicodipendenti e prostitute. Spiega la scrittrice che normalmente gli uomini arabi che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, li hanno anche con donne, mogli, prostitute: “Se è vero che l’islam proibisce categoricamente rapporti sessuali fuori dal matrimonio, agli uomini quanto alle donne, è pratica comune che gli uomini facciano sesso con altri uomini o donne, e anche qui a pagarne il prezzo più alto sono le donne, discriminate, svantaggiate, vittime di rapporti sociali squilibrati.

 

 

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