La corsa a ostacoli della costituzione in Egitto

Da Reset-Dialogues on Civilizations
Dopo un percorso ad ostacoli fatto di salite, scontri a sangue, pause obbligate e intromissioni di generali e religiosi, il 15 dicembre la nuova Costituzione egiziana è arrivata davanti alla corte popolare che deciderà la sua sorte. Dopo la mossa a sorpresa con la quale, il 22 novembre, il presidente islamista Mohammed Mursi ha fatto il possibile per accelerare i tempi, gli elettori sono stati chiamati a promuovere o bocciare un testo che tiene in bilico il paese delle piramidi dal giorno in cui i militari hanno sostituito il deposto “faraone”, Hosni Mubarak.

I dati ufficiali non sono ancora arrivati, ma il fronte del sì sembra per ora in testa. Nella prima giornata di voto per il referendum sulla Costituzione, il 56% degli elettori avrebbe approvato la nuova Carta. A votare sono stati gli elettori di dieci governatorati. Per i rimanenti l’appuntamento è rimandato a sabato prossimo. A causa di uno scontro istituzionale con il presidente, il Club dei giudici ha infatti deciso di non supervisionare il referendum. Il governo è stato quindi costretto a chiedere un doppio sforzo ai pochi legali disponibili.

La crisi costituzionale egiziana, Al-Dostour, 4 dicembre

Qualora questi risultati venissero confermati, la Fratellanza Musulmana incasserebbe l’ennesima vittoria elettorale dopo la caduta di Hosni Mubarak. Mursi dovrebbe però confrontarsi con un paese polarizzato, dove il divario tra zone urbane e rurali è sempre più evidente.

Tra le dieci province che sono andate ai seggi, solo quelle dove si trovano i due principali centri abitati si sarebbero schierate sul no. Secondo la televisione di stato, al Cairo il 68% degli elettori sarebbe contrario alla Costituzione. Più sorprendente il voto di Alessandria, dove si concentra anche una delle più grandi comunità di islamisti radicali salafiti. Il fronte del no avrebbe raggiunto il 72%.

“Povertà e analfabetismo creano un terreno fertile per chi fa perno sulla religione” dice Mohammed El Baradei, ex segretario generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che giuda un fronte di opposizione che da mesi contesta l’iter che ha portato alla stesura di questo testo.

Il labirinto costituzionale è iniziato il 19 marzo 2011, quando un popolo di elettori emozionato di partecipare al primo appuntamento democratico con le urne ha approvato il referendum sulla Costituzione ad interim che ha dettato regole e tempistiche della transizione. È da quel giorno che il 22% dei contrari – soprattutto giovani protagonisti della rivoluzione di strada, personaggi di sinistra e liberali – ha iniziato ad opporsi a quel processo di stesura che è stato manovrato dagli islamisti. È grazie alla loro battaglia che lo scorso 10 aprile l’Alta Corte egiziana ha sciolto la prima costituente, un’assemblea composta soprattutto da uomini vicini al presidente, chiedendo al Parlamento di eleggerne una nuova.

A mettere in dubbio la costituzionalità di questa seconda assemblea è stata però una sentenza pronunciata dalla Corte Costituzionale il 14 giungo che ha portato allo scioglimento del parlamento. “Che legittimità può avere un corpo eletto da un parlamento illegittimo?” si è chiesto Amr Hamzawy, un ex deputato indipendente che ha deciso di boicottare l’Assemblea, eliminando il suo nome dalla lista dei costituenti. L’ultima parola doveva averla l’Alto Tribunale Amministrativo del Cairo che il 23 ottobre ha rinviato la decisione a data da destinarsi.

La Costituzione per tutti gli egiziani, Al-Masry al-Yaoum, 1 dicembre

L’opposizione critica in primis le modalità di redazione della Costituzione, i cui articoli sono stati discussi in commissioni e approvati dall’Assemblea in una nottata. Costituzionalità della stesura a parte, le critiche riguardano anche i contenuti. Mentre gli islamisti su posizione più estremiste spingono per una maggior influenza dell’Islam, donne, cristiani e liberali chiedono l’esatto contrario. I copti, il 10% della popolazione egiziana di fede cristiana, giudicano insufficienti le garanzie sulla libertà religiosa previste dal testo. “Se il nostro diritto di culto non sarà difeso, voteremo contro la Costituzione” ha annunciato il neo eletto papa copto Tawadros II.

Nelle settimane che hanno preceduto il voto, l’Egitto è stato attraversato dall’ennesima spirale di violenza nella quale si sono contrapposti i sostenitori e critici del presidente Mursi, mettendo in luce i rischi dello scoppio di uno scontro civile.

È per scongiurare questa opzione che quando i giochi si sono fatti duri, Mursi ha chiesto ai duri di cominciare a giocare. Il presidente ha deciso di affidare ai militari la protezione delle istituzioni statali, autorizzandoli ad arrestare i civili coinvolti in eventuali disordini. L’arrivo sulla scena dei militari può essere però un’arma a doppio taglio. Mette al riparo Mursi da ogni colpo di mano e ne stabilizza temporaneamente il potere, ma al contempo manda al paese un messaggio chiaro: è ancora l’esercito il vero arbitro di ogni equilibrio politico.

L’ultima parola però non è ancora detta. Sabato prossimo voteranno i rimanenti 17 governatorati. Anche se la lotta dell’opposizione sarà serrata, difficilmente questi 25 milioni di egiziani ribalteranno i risultati. Qualora il testo non venisse approvato, Mursi sarebbe obbligato a eleggere una nuova Costituente, la terza. Se il fronte del sì otterrà la maggioranza, a febbraio l’Egitto tornerà alle urne per rieleggere la camera bassa del Parlamento, sciolta a giugno dall’Alta Corte.

Alle scorse parlamentari gli islamisti ottennero il 70% dei voti, un successo che non sono riusciti a confermare né alle presidenziali, dove Mursi ha vinto con il 51%, né, qualora le previsioni venissero confermate, in questo referendum. Il braccio di ferro che polarizza l’Egitto non è quindi destinato a finire.

Scappate tutti in fretta. Questi sono gli effetti della nuova Costituzione, Al-Shorouq, 5 dicembre


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La nova costituzione in breve

Il ruolo della legge islamica
In linea con la vecchia Carta, l’articolo 2 stabilisce che i principi della sharia continuano a essere la principale fonte di legislazione. A questo si oppongono non tanto i movimenti su posizioni più laiche, ma anche i salafiti, gli islamisti più radicali che vorrebbero una applicazione più severa della sharia, non solo dei suoi principi.

Diritti delle donne
Quanti si battono per i diritti femminili sono riusciti a eliminare l’articolo che subordinava l’uguaglianza di genere al rispetto della legge islamica, ma non il richiamo ai doveri familiari della donna contenuto nell’articolo 10.

Potere militare
Anche se in linea di principio vengono eliminati i tribunali militari per i civili, l’articolo 198 li permette per i crimini commessi contro le forze dell’ordine. Il Parlamento non avrà alcun potere sul budget militare che sarà controllato dal Consiglio Nazionale di Difesa.

Libertà di espressione
L’articolo 44 vieta ogni insulto ai profeti e ai personaggi religiosi, ma l’articolo 45 garantisce la libertà di espressione individuale. L’articolo 48 garantisce la libertà dei media, ma in casi eccezionali di guerra e di mobilitazioni pubbliche prevede il ricorso a censura.

Libertà religiose
L’articolo 43 afferma la libertà di culto per i fedeli delle tre religioni del Libro (Ebraismo, Cristianesimo e Islam). Diversamente dalla Costituzione del 1971, il nuovo testo prevede un ruolo istituzionale per Al-Azhar, la massima autorità dell’Islam sunnita. Secondo l’articolo 4 Al-Azhar sarà consultata per questioni relative alla legge islamica. La Costituzione al varo stabilisce la supremazia dell’interpretazione sunnita.

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Immagine di copertina: Quraan is our Constitution. Un manifestante salafita in Egitto (cc, gr33ndata)

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