Rapporto Antigone, in Italia detenuti “Senza dignità”

Da Reset-Dialogues on Civilizations – Senza dignità è il Rapporto dell’Associazione Antigone sulla condizione della detenzione in Italia. Quest’anno, giunto alla nona edizione (Edizioni Gruppo Abele), si è arricchito di un inedito web doc, Inside Carceri, che permette di visitare virtualmente le carceri italiane attraverso video, foto, infografiche e interviste realizzate nei penitenziari dall’Osservatorio Antigone e dal service giornalistico Next New Media. Un racconto a più voci che affronta i temi del sovraffollamento, delle violenze, dell’edilizia, del lavoro, della sanità e degli Ospedali psichiatrici giudiziari, dal quale emergono situazioni al limite della dignità umana.

Tre anni fa, il 13 gennaio del 2010, è stato dichiarato lo stato di emergenza delle carceri con Decreto della Presidenza del Consiglio, ma da allora poco è cambiato. Se i detenuti in quel momento erano 64mila 791, al 31 ottobre di quest’anno sono diventati 66mila 685. La capienza degli istituti di pena è rimasta di poco superiore ai 44mila posti letto, lasciando all’Italia uno dei primati più allarmanti nell’Unione Europea, quello delle carceri più sovraffollate d’Europa, con 140 detenuti ogni 100 posti. Le regioni dove si risente maggiormente della carenza di posti sono Liguria (176,8%), Puglia (176,5%) e Veneto (164,1%). Le meno affollate Abruzzo (121,8%), Sardegna (105,5%) e Basilicata (103%).

Le persone in carcere sono soprattutto uomini, le donne rappresentano solo il 4,2% del totale e sono al momento 2mila 857. I cittadini stranieri sono il 35,6%, con percentuali più alte in Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta, Veneto, e più basse al sud, in Basilicata, Campania e Molise. Le nazionalità più presenti sono quella Marocchina, Romena, Tunisina, Albanese e Nigeriana.

I reati più diffusi sono quelli contro il patrimonio, la persona, oppure legati agli stupefacenti. La maggior parte dei detenuti non deve scontare pene superiori ai tre anni. Coloro che a oggi stanno scontando un ergastolo sono mille 567; alla fine del 2005 erano 1224.

L’età media della popolazione carceraria è bassa: il 41,2% dei detenuti ha meno di 35 anni, ma nonostante questo le condizioni di salute presentano numerosi problemi. Non esistono stime nazionali, ma Antigone prende ad esempio la situazione delle carceri toscane, dove il 73% dei detenuti è malato. Le patologie più comuni sono i disturbi psichici, seguiti da malattie dell’apparato digerente e infettive.

Riguardo alla tossicodipendenza, i dati non sono più disponibili da quando la sanità penitenziaria è passata dal Ministero della Giustizia a quello della Salute, ma secondo le stime almeno il 25% dei detenuti avrebbe problemi legati alla droga.

Formazione e lavoro

Anche il quadro relativo alla formazione e al lavoro è allarmante: secondo i dati del Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, coloro che hanno frequentato corsi scolastici nell’anno 2010/2011 sono stati meno di un quarto, e meno di un decimo dei detenuti ha concluso un percorso di studio. Al 30 giugno 2012 erano stati attivati 237 percorsi professionali, ma solo il 4,4% via ha preso parte.

Meno del 20% dei detenuti ha un lavoro, la percentuale più bassa dal 1991. Il crollo del dato è dovuto al taglio dei budget destinati ai compensi: dagli 11 milioni del 2010 ai 3 milioni di quest’anno. Fra le strutture più grandi, Regina Coeli aveva a disposizione 611mila euro nel 2010, 241mila nel 2012; Rebibbia è passata da 650mila euro nel 2008 agli attuali 86mila. La maggior parte delle buste paga dei detenuti non supera i 30 euro al mese.

Alternative al carcere

Poche attività e carenza di posti nei penitenziari non hanno incrementato l’utilizzo delle misure alternative alla detenzione. Se alla fine del 2005, prima dell’entrata in vigore dell’indulto, le persone che scontavano misure alternative erano oltre 23mila, oggi sono poco più di 19mila. Nel frattempo manca sempre più personale carcerario, fra polizia penitenziaria, funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali; e si calcola che con la spending review saranno tagliati anche il 20% dei direttori, con una penalizzazione delle strutture più piccole.

Eppure, come segnala Antigone, esiste una bozza di riforma del Codice Rocco, presentata in Parlamento nel 2008, che prevede la possibilità di comminare sanzioni diverse rispetto al carcere, restituendo alla detenzione la marginalità per i reati non gravi.

Un altro aspetto sul quale sarebbe necessario un intervento, si sottolinea nel IX Rapporto, è quello delle leggi che producono un maggior flusso di ingresso al carcere: la ex-Cirielli, la Fini- Giovanardi e la Bossi-Fini, rispettivamente relative a recidiva, stupefacenti e immigrazione.

Tutela della persona e salute

L’Italia è carente anche sul piano della tutela della persona e dei suoi diritti in carcere. Il tema della salute, in particolare, richiama quello degli Ospedali psichiatrici giudiziari, già oggetto di indagine da parte della Commissione Parlamentare di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, e del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura. Nel nostro paese sono sei, e ospitano complessivamente mille 142 persone. Lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha definite “inconcepibili in qualsiasi paese appena civile”. La speranza espressa da Antigone è che si arrivi alla chiusura, in conformità con quanto avvenuto per i manicomi civili con la legge Basaglia, entro il mese di marzo del 2013.

Ma “salute” vuol dire anche avere accesso ai servizi igienici e alle docce con continuità, come pure trascorrere meno ore possibili rinchiusi in cella. Peccato che solo poche strutture in Italia stiano sperimentando spazi aperti e condivisi, come Civitavecchia o Orvieto, e la maggior parte si limiti alle canoniche quattro ore d’aria al giorno, in spazi di cemento privi di coperture e dunque difficili da fruire tutto l’anno.

Ancora oggi poi in carcere ci sono 53 bambini sotto i tre anni, perché per le loro madri non sono state trovate soluzioni alternative alla detenzione nei penitenziari, nonostante la tutela del rapporto con i figli minori sia stata oggetto dell’ultimo Decreto Ministeriale proprio quest’anno, il 26 luglio.

Nelle carceri italiane si continua anche a morire. Quest’anno sono state 93 le persone decedute: per malattia, overdose, cause da chiarire e suicidio, nella maggior parte dei casi.

L’Europa

Nel frattempo l’Europa vanta esempi di eccellenza. La Germania ha ridotto del 9% in dieci anni la popolazione detenuta, nonostante il tasso di criminalità sia rimasto invariato, perché ha saputo ridurre l’utilizzo della custodia cautelare. La Spagna ha adottato i Modulos de Respeto, un regime detentivo che prevede celle aperte per tutto il giorno, con accesso a richiesta del detenuto, che ne beneficia in termini di socialità e formazione. La Norvegia infine evita il sovraffollamento con una gestione degli ingressi in carcere secondo liste d’attesa, fatta eccezione per i reati sessuali, di violenza, e criminalità organizzata. E mantiene un tasso di recidiva fra i più bassi: il 20% contro il 68 dell’Italia.

Vai a www.resetdoc.org

Immagine: electricnerve (cc)

  1. penso sia un modo di dare dignità ai carcerati che hanno comesso gravi crimini contro la società. Proporli di fare volontariamente lo SMINATORE nei paesi dove i bambini saltano per aria con le mine anti-uomo. Commutare a loro la penna per ogni min adiasativata. Penso che loro hanno0 certo coraggio per fare questo mestiere. Un tizio che rapina una banca o stupra una donna innocente deve avere questo coraggio.Io se fanno questo gesto gli do l’indulto. Altrimenti a subire la loro pena. Rieduccare non sono d’accordo si devono educare i bambini.

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