Se il patto scricchiola

La Repubblica: “‘Il Patto del Nazareno sta scricchiolando’. Renzi apre a M5S e Lega”. “Consulta: la candidata Pd Sciarra eletta anche da Grillo. Il segretario lumbard Salvini: sì al premio alla lista. Il premier accelera su local tax e taglio alle Asl”.

In prima anche: “Draghi: ‘L’economia peggiora. Bce unita su misure eccezionali'”.
A fondo pagina: “‘Nove multe sospese a Marino’. Un altro caso sul sindaco”.

La Stampa: “‘Riforme, il patto scricchiola’. Renzi avverte Berlusconi. Pd e 5 Stelle eleggono un membro della Consulta e del Csm”. “Lancio di uova contro il premier all’Alcatel. ‘Io non scappo. Boschi e la legge elettorale: avanti anche senza Forza Italia”.
In un riquadro: “Allarme di Draghi: la ripresa rallenta”. “Bce pronta ad aumentare il bilancio. Il governatore piega anche i falchi”.

Il Giornale: “Il patto dell’ebetino”. “Il premier: l’intesa del Nazareno scricchiola. Primo accordo politico (e voto comune) Pd-Cinquestelle”. “Ma fino a ieri il comico definiva Matteo ‘un poveretto’. La sinistra torna alla ricetta Bersani?”.
Due richiami a centro pagina: “I tedeschi aggirano le sanzioni. Affari in Russia in gran segreto”. E: “‘Juncker dava casa agli evasori’. Il non-burocrate finisce nei guai”.
A fondo pagina: “Roma affonda, Marino-Schettino fugge”. “Capitale in tilt sotto i nubifragi ma il sindaco scappa per due giorni a Milano”.

Il Corriere: “Fisco, si apre il caso Juncker”. “Polemica sul presidente della Commissione per i vantaggi alle multinazionali in Lussemburgo”. Nel sottotitolo: “Draghi: misure straordinarie anticrisi”.”La Ue avverte Renzi sulle regole”.
In alto: “Consulta: funziona il patto Pd-Grillo. Forza Italia, divisa, finisce nell’angolo”. Una intervista a Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e deputato M5S, è titolata: “‘Pronti all’accordo anche per il Colle'”. L’editoriale, firmato da Massimo Franco: “Alleanze variabili alla prova. Fine di un muro?'”.
In prima anche una grande foto sul maltempo di questi giorni: “Disagi dal Nord al Sud. Piove anche dentro l’aeroporto di Fiumicino”.
A fondo pagina: “Le multe non pagate del sindaco Marino”. Si tratterebbe di “otto ingressi senza permesso nel centro di Roma”.

Il Sole 24 Ore: “Draghi: Bce unanime sui nuovi strumenti”. “Il presidente dell’Eurotower smentisce divisioni interne e apre al quantitative easing”. “L’euro scende sotto 1,24 dollari ma le Borse frenano”.
A centro pagina: “Elusione fiscale, bufera su Juncker”. “Accordi segreti tra Lussemburgo e 340 aziende quando il capo della Commissione Ue era premier”. E poi: “Altolà di Moscovici a Renzi sulla ‘flessibilià creativa’ del patto Ue”.
Di spalla: “Il premier: ‘Così scricchiola il patto del Nazareno’. Corte, M5S vota con il Pd. Boschi: sulla legge elettorale andiamo avanti anche senza Forza Italia”.

I patti di Renzi

Su La Repubblica: “Renzi: ‘non mi faccio ricattare. Il patto del Nazareno scricchiola”. Dove si legge del “triplo forno” del premier tra Berlusconi che dice “no al premio di lista” e Salvini che invece dice che gli va bene. Il quotidiano parla di “clamoroso cambio di maggioranza istituzionale avvenuto ieri sulla Consulta e Csm, con la convergenza dei dem e dei grillini sulle stesse candidate. Con l’esclusione e l’isolamento di Forza Italia. Uno schema che adesso il premier minaccia di adottare anche per l’altra partita strategica della legislatura, quella sulla legge elettorale”. Secondo il quotidiano Renzi dice che Berlusconi “‘si è incartato tra Brunetta e Fitto, che è spinto da D’Alema”, ma “io gli ho messo una tagliola sui tempi. E oggi gli abbiamo dato un bel segnale anche sulla Consulta. Io resto per il patto del Nazareno, ma non al punto da essere ricattato da loro”. E dunque il “triplo forno”, tra grillini e Lega.
Lo stesso quotidiano intervista Roberto Calderoli: “‘Pronti a discutere con tutti. L’intesa Pd Silvio non c’è più'”. Dice che “l’Italicum è una schifezza, anche con tutte le varianti che si pensa di introdurre, a partire dal premio di maggioranza al partito e non alla coalizione”
Luigi di Maio, intervistato dal Corriere della Sera, dice che il voto di ieri per un membro della Corte Costituzionale e per uno del Csm – su cui sono confluiti i voti di Pd e M5S – è “un risultato storico perché ci permette di conquistare tre obiettivi: abbiamo tolto di mezzo gli impresentabili, segna la vittoria del metodo della trasparenza contro gli inciuci e sblocca una impasse che costa 100 mila euro a seduta”. Dice: “Noi Silvana Sciarra e Alessio Zaccaria non li conosciamo, ma questa è la dimostrazione che chi vuol seguire questo metodo può fare qualsiasi cosa”. Il patto del Nazareno “affonda perché il partito di Berlusconi non è affidabile, non ha tenuta”. Sulla legge elettorale Di Maio ripete che “noi una legge elettorale ce l’abbiamo, il Consultellum, che è il risultato di una votazione condivisa sulla Rete tra migliaia di persone. Il Pd oggi ne ha fatta una buona, magari può farne un’altra…”. E sul prossimo Presidente della Repubblica, “eleggiamolo con lo stesso metodo, facciamolo scegliere ai cittadini”, “se il Pd avesse condiviso Gino Strada o Stefano Rodotà che Italia ci sarebbe ora?”.
La Stampa intervista un altro parlamentare del M5S, Danilo Toninelli: “Perché non replichiamo questo metodo anche per l’elezione – quando sarà – del prossimo presidente della repubblica?”. Dice che qualcosa sta cambiando anche nel M5S, “stavolta è stato decisivo anche che la trasparenza è stata totale non solo all’esterno, ma anche all’interno, tra noi, e tra il gruppo e Milano, con Grillo e Casaleggio che condividevano perfettamente il processo”.
Su La Repubblica Stefano Folli: “La convergenza tra Renzi e Grillo che spaventa Berlusconi”.
Massimo Franco sul Corriere scrive che Berlusconi “vede i margini di manovra assottigliarsi di giorno in giorno. Si rende conto che in questo Parlamento ha ancora percentuali rispettabili e peso politico. Ma dopo le elezioni può ritrovarsi condannato alla marginalità”, e dunque sarebbe disposto “ad accedere alle richieste di Renzi, e intanto cerca di limarle, arginando la pressione incalzante del premier”. “Usare più forni in contemporanea richiede grande abilità, e Renzi ne ha. Ma a volte implica il rischio di ritrovarsi con un pugno di cenere”.

Centrodestra
Matteo Salvini oggi viene intervistato dal Sole 24 Ore (intervista di ieri mattina di Giovanni Minoli) e su La Stampa. A Giorgia Meloni, che ieri chiedeva di abbandonare il secessionismo, risponde: “Io sto costruendo un progetto che va da Nord a Sud, che però ha nel Dna l’autonomia, il federalismo e, se la gente vuole, l’indipendenza”.
L’intervista sul Sole è titolata: “Ok primarie se c’è un programma comune”. Su Berlusconi: “Spero che con lui non sia finita ma bisogna guardare avanti. Non mi piace la nostalgia”.

Juncker

Tra i quotidiani, sulla vicenda Juncker vale la pena di leggere la cronaca de Il Foglio. Il presidente della Commissione “ieri si è trovato sotto attacco dopo la pubblicazione da parte dell’International Consortium of Investigative Journalists dei cosiddetti “Lux Leaks”: oltre 24 mila pagine di documenti legati alle decisioni fiscali (tax ruling) adottate tra il 2002 e il 2010 dalle autorità del Lussemburgo e che hanno consentito alle multinazionali di mezzo mondo di eludere miliardi di euro di tasse”. Il ministro delle finanze del Paese, Pierre Gramegna, si è difeso affermando che i tax ruling esistono in molti altri Paesi, dell’Ue e non solo, e anche il portavoce di Juncker ha minimizzato, definendo la notizia “tipica situazione da inchiesta di aiuti di stato” quando c’è una “ottimizzazione fiscale”, pratica usata abitualmete dagli Stati “per stimolare l’economia e attrarre imprese”. A condurre le indagini “sarà la nuova zarina antitrust, la danese Margrethe Vestager” e Juncker si dice “sereno”. Ieri però ha rinunciato ad un appuntamentop pubblico e – scrive Il Foglio – “secondo un consumato osservatore della quotidianità brussellese, al Berlaymont si respira ‘l’aria della commissione Santer’, caduta sotto il peso di una serie di scandali, innescati dall’assunzione di un dentista come consulente dell’allora commissaria Edith Cresson”. Oggi l’establishment ha “ricevuto ordine di proteggere il soldato Juncker, che da anatra zoppa per età e vizi rischia di trasformarsi in anatra morta”, perché “dopo quattro anni di austerità lacrime e sangue per i cittadini di mezza Europa, è sul piano politico e della credibilità che Juncker si trova nei guai”.
Anche Adriana Cerretelli sul Sole ricorda il precedente della Commissione Santer che “cadde per quasi niente: un favoritismo da quattro soldi al dentista del commissario francese Edith Cresson”, e ricorda che tra le misure “sollecitate da Bruxelles e condivise dai Governi c’è la lotta all’evasione e all’elusione fiscale: un tasto sensibile nell’immaginario collettivo perché una sorta di compensazione per i sacrifici fatti e la garanzia di equità nei confronti di tutti i contribuenti”. Ma ricorda anche che “il Lussemburgo non è l’unico imputato di eccesso di generosità fiscale nei confronti delle multinazionali per attirarne i capitali. Gli siedono accanto, nell’inchiesta in corso, Irlanda e Olanda. E altri potrebbero aggiungersi in futuro: Gran Bretagna, Malta, Cipro e lo stesso Belgio. E poi perché i regimi societari iper-agevolati in Europa non sono affatto vietati”. Oggi, per esempio, sul tema “la Gran Bretagna batte l’Olanda”. Ma resta il tema se Juncker “possa oggi avere la statura morale per distribuire pagelle e sacrifici a molte delle sue vecchie vittime”.

Furbetti di Germania

Il Giornale si occupa di chi “come la Germania della cancelliera di ferro, è sempre pronto a dare lezioni di comportamento e a bacchettare chi non fa i compiti a casa”, segnalando che “una quindicina di imprenditori tedeschi si sono presentati a Mosca per far sapere a chi di dovere che le sanzioni interessano tanto quanto e che interessa loro di più continuare a fare affari. In altre parole: che il business tedesco in Russia continua e continuerà a dispetto della linea dura (di facciata) che Berlino continua a tenere nei confronti del Cremlino”. La notizia viene dal Kommersant, che ha raccontato del vertice che si è tenuto a Mosca, ovvero “un incontro della business community tedesca con il vice premier Igor Shuvalov e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Secondo Kommersant , l’incontro è stato organizzato dal Comitato orientale dell’economia tedesca, che raggruppa decine di società della Germania attive in Russia”.

Draghi

“‘Tutto il possibile per spingere la crescita’”. Così il Corriere della Sera titola le parole del Presidente della Bce Draghi, ieri in conferenza stampa. Draghi ieri ha voluto che sugli interventi non convenzionali dell’Istituto la decisione è stata presa all’unanimità, per fugare le voci di dissidi e di attacchi personali diffusi attraverso una notizia dell’altroieri dell’agenzia di stampa Reuters. “Lo ha ripetuto tre volte, rileggendo la frase del comunicato che confermava l’unanimità del Consiglio direttivo nella scelta di espandere il bilancio dell’Eurotower fino ai livelli di inizio 2012, cioè di 1000 miliardi”. Draghi ha “così dissolto i timori di una spaccatura all’interno dell’Eurotower”. Draghi ha ovviamente detto che ci sono differenze di opinioni, ha negato però che siano tra “nord e sud”, ed ha aggiunto che sono semmai “trasversali”.
Su La Repubblica: “Super Mario’ è passato al contrattacco”, e “sembra spiazzare i falchi rigoristi”. Si ricorda anche che “i tassi restano al minimo storico, lo 0,05 per cento, le obiezioni tedesche anche su questo sono state ignorate. E poche ore dopo, Draghi incassava indirettamente un successo politico: a sorpresa, il potente ministro delle Finanze federale, Wolfgang Schaeuble, annunciava un piano d’investimenti pubblici di Berlino per almeno dieci miliardi nei prossimi tre anni concentrati soprattutto sulle infrastrutture, per sostenere crescita e lavoro ‘ma senza aumentare il debito tedesco’”. Un’altra analisi del quotidiano si sofferma sul fatto che “da ieri l’obiettivo di muovere verso l’alto le dimensioni del bilancio da duemila in direzione della soglia dei tremila miliardi circa, benché ambiguamente, è diventato politica ufficiale della Bce”.

Giustizia, inchieste

Il Fatto quotidiano intervista Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, “arrestato nel febbraio 2010 con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a una colossale truffa finanziaria”, arrestato per un anno prima della assoluzionecon formula piena. Scaglia fu citato da Renzi come esempio del cattivo funzionamento della giustizia. Sta per iniziare il processo d’appello. Parla del carcere, del suo processo (il primo grado “ha dimostrato che non sapevo nulla della frode e non conoscevo nessuno dei signori che avrebbero creato una associazione a delinquere con me”), di quello che fa ora (ha rilevato da un’asta l’azienda di intimo La Perla).
Il Corriere racconta della accusa di corruzione contro il deputato Pd Marco Di Stefano che – si legge – “potrebbe essere soltanto il primo passo di un’indagine che coinvolge ben altri nomi della politica romana”. Di Stefano è stato assessore al demanio nella giunta regionale del Lazio guidata da Marrazzo e – secondo l’accusa – avrebbe preso una tangente da un milione e 880 mila euro (oltre a 300 mila euro per il suo collaboratore)” per “far affittare alla ‘Lazio Service’ (società controllata dalla Regione) due palazzi” degli imprenditori Pulcini.
Sullo stesso quotidiano anche il “caso Marino”, otto o nove multe mai notificate per ingressi non autorizzati nella ztl romana. E’ una interrgazione del consigliere di opposizione Augello.

Internazionale

Su diversi quotidiani (La Stampa, La Repubblica) un ritratto dell’uomo dei corpi speciali della Marina Usa che ha “ucciso Bin Laden”. Vittorio Zucconi su La Repubblica: “Ecco il volto del soldato Rob, l’uomo che uccise Osama Bin Laden”. “Dice che gli Usa lo hanno abbandonato, per questo ha deciso di uscire allo scoperto”. Si chiama Rob O’Neil, ha l’artrite, la tendinite, l’ernia del disco, la sciatica, e non ha l’assicurazione sanitaria. Per questo ha venduto la sua storia al network di Murdoch.
La Stampa oggi offre una intervista a Miss Pesc Federica Mogherini, che dice di voler partire dal conflitto israeliano palestinese per iniziare il suo mandato. Sulle “cosiddette elezioni” in Ucraina dice che “rendono la situazione più complessa di quanto non fosse ieri”, mentre sulla missione che inizia a Tel Aviv dice che si sta presentando “un’opportunità unica per mettere allo stesso tavolo attori che non hanno condiviso interessi comuni”. Riconoscere la Palestina? “Il riconoscimento è una prerogativa degli Stati, non rientra nelle competenze dell’Ue. Ciò non toglie che ci sia un potenziale politico nelle mani dell’Ue se sarà unita. L’obiettivo primario è uno Stato palestinese, perché allora potremmo discutere su cosa si può effettivamente riconoscere”. Punta ad uno “Stato palestinese” nei cinque anni del suo mandato.
Sul Corriere Guido Olimpio scrive della “lettera segreta di Obama a Khamenei: ‘Accordo contro l’Isis e sul nucleare'”. “Alleati non avvertiti a causa della opposizione di Israele e delle monarchie del Golfo”. Si ricorda che in passato Obama aveva scritto al Leader Supremo iraniano “con risultati sconfortanti”, e anche di recente Khamenei non ha mancato di attaccare gli Usa “rilanciando teorie cospirative ben note”.

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