San Bernardino, l’ombra del terrorismo

Ada Pagliarulo e Paolo Martini

Il Corriere della sera: “Strage, si indaga per terrorismo”. “Una coppia di killer musulmani legati all’estremismo. In casa avevano 12 bombe e 5mila proiettili”. “Obama: in piedi tutte le ipotesi. Il giallo di un ordigno inesploso. La figlia di sei mesi lasciata ai parenti”. In prima anche il richiamo ad una intervista a Paul Berman: “Chiara la matrice islamica, è un errore minimizzare”.

E poi: “I viaggi misteriosi di Seyed e la moglie trovata in Arabia”.

A centro pagina: “Il paracadute di Draghi resterà aperto fino al 2017”. “Mercati freddi sul nuovo quantitative easing”. In evidenza anche i dati della Banca d’Italia: “’Stabile il reddito delle famiglie ma crescita debole’”.

La Repubblica: “La Bce taglia i tassi, ‘Faremo di più’. I mercati delusi”, “Draghi: Qe fino a marzo 2017, arrivano altri 360 miliardi. L’euro si impenna sul dollaro, risale lo spread italiano”.

Su questo tema il “retroscena” di Alberto D’Argenio: “La trincea della Germania”. E un’analisi di Massimo Riva: “Il bazooka ad orologeria”.

La foto in prima è per la strage di San Bernardino, California: “Usa, l’ombra del terrorismo dietro il ragazzo assassino”, “Farook legato a islamisti radicali”. Ne scrivono Federico Rampini e Vittorio Zucconi.

Più in basso, attenzione per le elezioni regionali in Francia. Pietro De re è inviato a Carpentras, nella regione Provenza-Costa azzurra: “Nel feudo di Marion, l’ultima Le Pen ora sogna l’Eliseo”.

E sulla Gran Bretagna, dopo il voto della Camera dei Comuni per il via libera ai bombardamenti in Siria: “’Raid aerei sui fascisti’, nel Labour la stella di Hillary Benn” (ministro ombra degli Esteri).

A fondo pagina: “Inchino al boss di Santapaola, a Catania stop alla processione”.

Sulla colonna a destra, “Le idee”: “Istruzioni per l’uso del clima impazzito”, “Nei prossimi anni cambierà la nostra vita, ecco come difendersi”. Di Jared Diamond.

La Stampa: “Draghi va avanti ma per le Borse aiuti insufficienti”, “Tasso sui depositi tagliato a -0,30. Bankitalia: stop al calo dei redditi”, “La Bce: acquisti di titoli fino a marzo ’17”.

“Niente scuse, è tempo di riforme”, è il titolo dell’editoriale di Franco Bruni. E, più in basso: “L’economia è più forte della paura”, di Stefano Lepri.

Foto in grande evidenza per il Suv crivellato di colpi su cui fuggivano i killer di San Bernardino: “L’ombra del terrorismo sulla strage della California”, “Arsenale in casa dei killer, una coppia di origine pakistana. Negli Usa boom di acquisti di armi per Natale”. Ne scrive Gianni Riotta: “Passa da San Bernardino la via per la Casa Bianca”.

In basso: “Droni, navi e uomini: i piani per la Libia”, “Un cordone di intelligence, per ora niente truppe. L’Italia punta alla soluzione diplomatica”.

“Come intervenire a Tripoli” è il titolo di un commento di Stefano Stefanini.

In prima Marzo Zatterin, da Bruxelles, dà conto dei contenuti di una nota preparata in vista del vertice dei ministri dell’Interno Ue di oggi e parla di “minaccia dell’Ue”: “’Atene fuori da Schengen per due anni’” (perché considerata “incapace di gestire il flusso dei profughi nell’Egeo”, si spiega alle pagine interne).

Infine, la sentenza Pistorius: Per 15 anni nel carcere dei serial killer”, “Ribaltato il primo grado, condanna per l’ex atleta, ‘Ha ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp volontariamente’”.

Il Fatto: “Alfano: la sezione Ncd in caserma tra feste, imbucati e mozzarelle”, “La struttura Pio IX usata come una sede di partito”, “Non solo i politici ospitati illegittimamente e per quattro soldi (suite con idromassaggio a 40 euro), ma anche i summit centristi (con Castiglione, Schifani & C.), per decidere strategie e pure l’elezione del capo dello Stato. Menu interni a prezzi stracciati. E quegli strani viaggi delle ‘bufale’”. (Si tratta di una caserma-foresteria che si trova a Roma accanto alla Stazione Termini,ndr.)

Poi il caso Shalabaeyeva: “Caso Shalabayeva, il balletto dei pm sull’estradizione”.

Su Mafia Capitale: “Così parla il Cecato: diamanti e vegani nel mondo di mezzo” (è il soprannome con cui è noto Carminati, ndr.)

Più in basso, con foto del ministro della Difesa Roberta Pinotti: “’2mila ammazzati in Yemen: le bombe sono made in Italy’”, “Pinotti: ‘Non le vendiamo all’Arabia’. Ma escono dagli stabilimenti Rwm”, “Il ministro nega. Però la consegna della fornitura da 62,3 milioni -votata dal nostro Parlemanto prima della decisione di Ryad di attaccare Sana’a- procede spedita assieme a un’altra da 5,9. A gennaio la Germania ha interrotto le proprie commesse, noi cosa aspettiamo?”.

Ancora in prima: “Niel, l’amico francese per mettere Telecom nelle mani di Renzi”.

E su Vatileaks: “Bisignani, il prezzemolo di trame e affari, dalla P2 a Vatileaks”.

Il Giornale: “Renzi prepara una nuova tassa”. “Ci risiamo: per aiutare le donne a smettere di lavorare prima, raddoppiata la Tobin Tax”. E poi: “Draghi delude tutti: borse giù e lo spread torna a fare paura”.

A centro pagina: “California, un’altra strage islamica”. “Si indaga sui contatti dei killer con un jihadista. Per l’Fvi è ‘terrorismo’”.

Si parla anche di Parigi: “Niente albero di Natale e veglione a rischio. Parigi si arrende al terrore del Califfo”.

Il Sole 24 ore: “Draghi allunga il Qe ma delude i mercati”. “L’Euro si rafforza fino a 1,09 dollari. Tonfo delle Borse”. “La Bce porta il tasso depositi a -0.30 per cento e proroga fino al marzo 2017 l’acquisto di titoli”.

Di spalla: “Obama: non escludiamo la pista del terrorismo nella strage in California”. “Nella casa dei killer un arsenale con bombe”.

A centro pagina: “Si ferma il calo del reddito familiare. Bankitalia: in aumento però i nuclei nelle fasce più deboli. Istat: meno pensionati ma cresce la spesa”. E poi: “Manovra, il governo stringe sulla norma salva-obbligazionisti”.

Da segnalare nella parte alta della prima pagina una intervista al nuovo Ad di Fs Mazzoncini: “Fs in Borsa quando saremo pronti”.

San Bernardino

La Stampa: “Il killer di San Bernardino ‘vicino a estremisti islamici’”, “Syed Rizwan Farook in contatto con sospetti terroristi nella rete dell’Fbi. Un arsenale e diverse bombe nell’abitazione. Perquisita la casa del padre”. E’ Paolo Mastrolilli, inviato a Redlands, dove si trovava la villetta in cui la strage è stata preparata. Una villetta con prato e palme piena di armi. Qui vivevano i due coniugi autori della strage. Lui, Syed Rizwan Farook, 28 anni, era nato a Chicago da genitori pachistani e si era laureato alla California State University in salute ambientale. Guadagnava 71.230 dollari l’anno. Aveva cercato moglie sui siti e aveva trovato Tashfeen Malik, nata in Pakistan ,a trasferita in Arabia saudita. Laggiù si erano incontrati nel 2013 e sposati, tornati poi in California, dove sei mesi fa avevano avuto una figlia: “in teoria, il sogno americano”, sintetizza Mastrolilli. Mercoledì mattina hanno portato la bimba dalla nonna dicendo che dovevano andare dal dentista, poi Syed è andato alla festa di Natale del suo ufficio all’Inland Regional Center di San Bernardino, ha litigato con i colleghi, è uscito ed è tornato insieme alla moglie per fare una strage. Può darsi che la lite abbia acceso la miccia di una vendetta, ma non c’è dubbio che la coppia si fosse preparata da tempo a fare il massacro. Resta da capire -scrive ancora Mastrolilli- se fosse stata guidata dall’esterno, come i killer di Parigi legati all’Is, o se avesse deciso di imitarli come fanno i “lupi solitari”. Hanno assalito il Center con due fucili militari e due pistole, portando con loro 1.600 munizioni e alcune bombe lasciate indietro dopo l’assalto, che però non sono esplose. Nella vicina casa di Redlands gli investigatori hanno trovato altri 3.000 proiettili e 12 pipe bombs.

La Repubblica: “San Bernardino, esplosivi e fucili nella cassa-arsenale dei killer”, “Vendetta o terrorismo islamico, per l’Fbi queste le ipotesi principali. Obama: ‘I motivi non sono chiari’. E l’Is festeggia: ‘Gli Usa bruciano’”. E Federico Rampini racconta: “Gli amici jihadisti di Farook e Malik, quella coppia felice da ‘sogno americano’”, “Nato in Illinois da genitori pachistani, era ispettore sanitario della Contesa da 5 anni”.

Su Il Fatto ne scrive Giampiero Gramaglia: “La coppia Usa pazza dell’Islam”, “Syed e Tashfeen, sposi in Arabia saudita dopo essersi conosciuto online, hanno compiuto la strage a San Bernardino probabilmente per una vendetta lavorativa”, “Nessun legame diretto con l’Isis, ma rivendicazioni sociali e fanatismo”.

Su La Repubblica, Vittorio Zucconi traccia lo “scenario”: “Nei fast food delle Colt, armi facili per i terroristi e ora l’America si scopre vulnerabile”, “Negli Usa ci sono più grilletti che cittadini. E potrebbero finire nelle mani delle cellule radicali e violente”.

Su La Stampa: “Negli Usa lo shopping natalizio inizia con pistole e fucili d’assalto”, “Durante il Black Friday 200 mila richieste”. A raccontarlo è Francesco Semprini da New York.

E sulla stessa pagina, un articolo di Gianni Riotta: “In California tutte le paure dell’America. E Trump è il più lesto a cavalcarle”, “Nelle città liberal ora si parla di ‘porto d’armi’, nelle periferie di comprare i fucili. Per conquistare la Casa Bianca servono quegli elettori: il perché della strage conta meno”. E il quotidiano cita le parole di Hillary Clinton, candidata alla nomination democratica (“Mi rifiuto di pensare che tutto questo sia normale. Bisogna agire per fermare la violenza con le armi subito”),di Ben Carson, candidato alla nomination repubblicana (“Dobbiamo essere capaci di contrastare queste cose altrimenti sprofonderemo nella disperazioni”), e Donald Trump, anche lui candidato alla nomination repubblicana (“Il presidente Obama non vuole parlare di terrorismo islamico…c’è qualcosa di strano il lui’).

Su Il Fatto ne scrive Giampiero Gramaglia: “La coppia Usa pazza dell’Islam”, “Syed e Tashfeen, sposi in Arabia saudita dopo essersi conosciuto online, hanno compiuto la strage a San Bernardino probabilmente per una vendetta lavorativa”, “Nessun legame diretto con l’Isis, ma rivendicazioni sociali e fanatismo”.

Sul Corriere della sera Guido Olimpio: “Quei viaggi nel Golfo e i contatti con gli estremisti. I segreti dell’ ‘Ispettore’”. Syed per cinque anni ha lavorato come ispettore, verificando le condizioni igieniche di ristoranti e locali. Nessuno dei suoi colleghi ricorda tensioni particolari. Quando, sposato, è tornato con la moglie negli Usa la coppia è andata a vivere con la madre di lui. Le armi artigianali trovate in casa ricordano le trappole esplosive indicate nella rivista online di Al Qaeda Inspire, uno dei cui capitoli dice. “Costruisci la tua bomba nella cucina di tua madre”.

Il Corriere intervista lo storico americano Paul Berman che dice: “I nostri media liberal tendono a presentare i casi di terrorismo islamico negli Stati Uniti come se fossero altro. ‘E’ rabbia legata al posto di lavoro’, ‘è un caso di follia’ e così via. Ma alla fine i fatti vengono a galla”. Dice che servirebbe una “leadership lucida e coraggiosa” da parte dei politici americani e da parte della comunità islamica americana, per distinguere tra musulmani estremisti e musulmani contrari all’estremismo. Non dobbiamo illuderci che le scienze sociali ci aiutino più di tanto a comprendere il terrorismo, perché povertà, esclusione sociale, inuguaglianza, desertificazione “non spiegheranno mai perché qualcuno voglia farsi filmare mentre decapita persone la cui religione gli è sgradita”. Il movimento islamista “unisce ispirazioni totalitarie provenienti dall’Europa e una certa interpretazione dell’Islam”, è “una unione infernale tra il peggio dell’Europa e del Medio Oriente”. L’Occidente ha commesso molti errori, per esempio quello di non intervenire subito in Siria. “Assad non intende eliminare lo Stato islamico, per lo meno non nel breve periodo” ma far credere al mondo che combatte l’estremismo combattendo contro l’oppozione più moderata. “Putin fece lo stesso in Cecenia, sarebbe un errore cascarci”.

Russia, Turchia, Siria, Gran Bretagna

La Repubblica: “Le bombe di Londra sul petrolio dell’Is. Putin avverte Ankara: ‘Ve la faremo pagare’”, “I caccia della Raf partiti da Cipro dopo il sì del Parlamento. Kerry: ‘Mesi per batterli, ma serviranno truppe di terra’”.

Su La Repubblica, “lo scenario”, per rispondere alla domanda : “I raid aerei batteranno il Califfato?”. E si sottolinea: “Contro l’Is cacciabombardieri e droni, ma sulle indispensabili operazioni di terra c’è ancora incertezza. E gli attacchi dal cielo non rallentano la capacità dello Stato islamico di fare proselitismo tra i giovani d’Europa”.

Qui i lettori troveanno le analisi di Jason Burke (“Quelle immagini dei jet al decollo servono solo a rassicurare noi”, “La risposta affidata solo alle armi è troppo semplice rispetto a una sfida complicatissima dal punto di vista militare e politico. E on ferma la propaganda dell’Is che ha ormai fatto breccia in Europa”) e di Giuseppe Cucchi (“Bombardamenti e intelligence vanno coordinati con Mosca”, “I Paesi che prendono parte all’azione aerea non si passano le informazioni e questo complica le cose. I russi possono infiltrare sul terreno gli agenti caucasici spacciandoli per combattenti ceceni”).

Sul voto della Camera dei Comuni che ha dato il via libera all’intervento in Siria, descrizione del “personaggio” Hilary Ben (ministro degli Esteri ombra laburista) fatta da Vittorio Sabadin su La Stampa: “Benn, il laburista che ha risvegliato lo spirito di Churchill”, “Con un discorso potente il deputato ha chiesto il sostegno ai raid in Siria: i fascisti vanno sconfitti”.

Se ne occupa anche La Repubblica, con Enrico Franceschini, che ne scrive da Londra: “’L’Is è fascista’. E nel Labour vola la stella di Hilary Benn”, “Londra, il figlio di un noto deputato oscura Corbyn appoggiando i raid e potrebbe insidiarne la leadership”. Si citano le parole di Benn: “Noi laburisti e in generale noi britannici non ci siamo mai spostati sull’altro lato della strada per evitare una minaccia”, “non abbiamo avuto paura dei fascisti. Li abbiamo combattuti arruolandoci nella Brigata Internazionale contro il dittatore Franco. Li abbiamo combattuti affrontando Adolf Hitler e Benito Mussolini. E oggi nei fanatici dell’Is abbiamo di fronte un nuovo fascismo. Un fascismo che disprezza noi, i nostri valori, la nostra democrazia. E quel che sappiamo dei fascisti è che bisogna sconfiggerli”.

Su Il Fatto, Caterina Soffici da Londra: “Benn, l’amico di famiglia che tradisce Corbyn e conquista i britannici”, “Il ministro ombra laburista dice sì ai raid in Siria”.

Sul Corriere Fabio Cavalera: “Hilary Benn l’interventista. Nuova stella a Londra. Il laburista che guida la fronda anti Corbyn sulla Siria”. Cavalera ricorda che se il padre naturale è Tony Benn, socialista e pacifista, acerrimo oppositore della guerra in Afghanistan e in Iraq, mentore di Corbyn, “morto con l’onore delle armi di amici e nemici”, il padre politico è Tony Blair “che la guerra in Iraq a fianco di Bush l’ha invece voluta”. Tony Benn, che non aveva “un solo gene di dna in comune” con il figlio, scrive il quotidiano, “ha trasmesso a Hilary il pathos” e Hilary “è l’unico in grado” di scalzare Corbyn.

Su La Stampa le parole pronunciate ieri dal presidente russo Putin: “’La Turchia si pentirà per il jet abbattuto’”, “Putin: ‘Non se la caverà con le sanzioni, non ci armeremo’. Stop al Turkish Stream. Ma il leader di Ankara contrattacca: Mosca compra petrolio dall’Isis per conto di Assad”. Ne scrive da Mosca Lucia Sgueglia. Sulla stessa pagina, Marta Ottaviani si occupa delle accuse alla famiglia del presidente turco: “Fondi neri, conti svizzeri e riciclaggio. Quelle ombre sulla famiglia Erdogan”, “Nel mirino il presidente e le presunte ricchezze del suo caln. A Bologna c’è un esposto contro il figlio Bilal per mazzette” (Bilal si troverebbe in Italia per un dottorato, un imprenditore e oppositore politico di Erdogan avrebbe presentato un esposto alla Procura accusandolo di aver portato in Italia una somma di denaro per riciclarlo).

Su Il Fatto, Roberta Zunini: “Erdogan, ascesa e potere del sultano di Istanbul”, “Mutazione di un leader. Da sindaco a presidente di una Turchia che, abbandonata la laicità, punta alla guida di tutto l’islam sunnita”, “Fino alla rivolta del 2011 andava in vacanza con il dittatore siriano Assad, ora ne è il grande nemico”.

Bce

La Stampa, pagina 2: “Draghi estende gli aiuti all’economia. Borse deluse: ci si aspettava di più”, “La Bce acquisterà titoli fino a marzo 2017. Tagliato il tasso sui depositi. Balzo dell’euro”. Tonia Mastrobuoni, inviata a Francoforte, scrive che il Financial Times, pochi minuti prima delle decisione Bce, aveva lanciato un titolo “precotto” di cui poi si è scusato: “La Bce lascia i tassi invariati”, L’immediata agitazione dei mercati ha lasciato intuire quanta attesa gli investitori avessero caricato su Mario Draghi. Poi è arrivata la notizia ufficiale: il tasso sui depositi è stato tagliato solo di un decimale a -0,30 punti. Soprattutto, il rafforzamento del programma di acquisti di titoli privati e pubblici si è dimostrato più cauto del previsto. La Bce mon aumenterà l’ammontare dei titoli che compra ogni mese -60 miliardi- ma estenderà gli acquisti nel tempo, oltre settembre dell’anno prossimo, fino al marzo del 2017 “e oltre, se necessario”, ha fatto sapere Draghi. Ma anche se ha messo le mani avanti dicendo : “Voglio essere chiaro: facciamo di più perché il programma funziona, non perché stia fallendo”, la reazione è stata folle, visto che l’euro è schizzato in pochi minuti quasi da 1,05 a 1,09 contro il dollaro. E sulle Borse è partita una pioggia di acquisti. Poi Mastrobuoni si sofferma sul “fronte del no”: nel consiglio direttivo Draghi ha cercato di andare incontro a un numero non esiguo di governatori che avevano dubbi su mosse troppo azzardate. Erano contrari a misure troppo accomodanti i due tedeschi (Jens Weidmann e Sabine Lautenschlager), il membro del board Yves Mersch e i tre governatori delle Repubbliche baltiche, i banchieri centrali di Austria e Olanda e il finlandese.

Su La Repubblica il “retroscena” di Alberto D’Argenio racconta “la trincea della Germania” e scrive che “negli ultimi giorni Jens Wiedmann ha fatto di tutto per bloccare la decisione, ma alla fine Draghi l’ha spuntata. Uscendo dalla riunione della Bce un governatore si lascia andare a uno sfogo. Il potente capo della Bundesbanl si è presentato” spalleggiato “dai falchi baltici. Tutti hanno votato contro il piano Draghi. Ma “le colombe schierate con lui sono certe che dopo la prima bocciatura dei mercati” il Quantitative Easing approvato a Francoforte riuscirà a far lievitare l’inflazione e spingere la crescita dell’eurozona. Weidmann non l’ha mandata giù e in serata ha detto pubblicamente che la manovra ‘non era necessaria’”. La vera battaglia -scrive D’Argenio, si è svolta nei giorni precedenti: la Bundesbank voleva fermare il Quantitaive Easing e questa volta era favorita dal sorteggio, perché al consiglio dei governatori a rotazione alcuni banchieri centrali non votano e ieri ad essere esclusi erano il francese Noyer e i colleghi di Austria e Slovacchia. Di fianco, intervista all’economista Nouriel Roubini: “Prudenza obbligata, la fine dell’austerity metterà tutto a posto”. E spiega che Draghi doveva garantirsi la maggioranza del board Bce.

A pagina 4 l’analisi di Maurizio Ricci: “Una spinta a export e mutui alle famiglie. Ma la vera ripresa resta ancora lontana”, “Gli effetti attesi dalla manovra della Bce sulla congiuntura. Bankitalia: ‘Pil 2015 probabilmente allo 0,85’. Si ferma la caduta del reddito degli italiani, però il 50% delle famiglie vive con 2100 euro al mese”.

Su La Stampa un’analisi di Stefano Lepri: “Il rilancio di consumi, prestiti e mutui è frenato dall’inflazione troppo bassa. Il piano di Francoforte spinge la ripresa ma non abbastanza”.

Su Il Fatto ne scrive Stefano Feltri: “Bce, solo un altro colpetto di bazooka”, “La grande delusione. I mercati si aspettavano un vero Quantitative Easing 2. Ma non è arrivato”. Per la politica il messaggio che Draghi ribadisce ogni giorno -scrive Feltri- non potrebbe essere più chiaro: il tempo in cui la politica monetaria risolveva tutti i problemi è finito, siamo in terra incognita, soprattutto se i governi non vogliono e non riescono a fare riforme che aiutino la crescita.

Su La Stampa, Marcello Sorgi: “Da Francoforte una scossa ai governi” (“Ai governi tocca accelerare con le riforme che possono rendere più appetibili per gli investimenti stranieri i mercati locali”).

Sul Sole Alessandro Plateroti commenta le ultime decisioni della Banca centrale europea e “l’ondata di commenti negativi” che – insieme al “tonfo dei listini azionari”, hanno segnato la giornata di ieri. Sarebbero il segnale che “la Bce ha deluso le attese degli operatori di Borsa, il Board della banca centrale appare sempre più diviso e nervoso, le nuove misure di allentamento monetario sono troppo timide per contrastare la deflazione e sostenere la ripresa, la liquidità aggiuntiva messa sul piatto dei mercati con l’estensione del Qe al 2017 non soddisfa l’appettito speculativo degli investitori sul denaro a costo zero”. Plateroti scrive che “la celebre frase ‘whatever it takes’ pronunciata da Draghi nel luglio del 2012 a difesa dell’euro e dell’Europa, ha certamente entusiasmato i mercati e risollevato i prezzi di azioni e bond, ma alla luce di quanto accaduto ieri è stata anche male interpretata. Fare tutto il possibile, per una banca centrale, non significa regalare soldi all’infinito a banche e operatori per foraggiare la corsa delle azioni e dei bond, fare carry trade tra Asia, Usa ed Europa o investimenti speculativi ad alto rischio”. Significa “fare tutto il possibile per contrastare la deflazione e la crisi economica in modo sostenibile, senza cioè provocare con l’eccesso di liquidità effetti collaterali rischiosissimi come la nascita e l’esplosione delle bolle speculative”. Insomma Draghi ha deluso “gli speculatori” ma ha “finalmente tracciato una linea tra le pretese dei mercati e le ragioni della Bce. Se in America non c’è investitore che si azzardi a sfidare la Fed («You can’t fight the Fed»), in Europa si stava radicando la convinzione contraria. Ma d’ora in avanti, i signori di Wall Street e i maestri della speculazione faranno bene a tornare davanti ai computer e ad analizzare ricavi, profitti e bilanci prima di comprare o vendere azioni: il loro lavoro, negli ultimi anni, lo hanno fatto le banche centrali”.

Sul Corriere Danilo Taino sottolinea come “una valutazione meno a caldo” di quella data ieri dai mercati finanziari induce a soffermarsi su due dati: il fatto che Draghi ha annunciato di voler reinvestire proventi dei titoli che la Bce sta comprando sul mercato allorché questi arriveranno a scadenza. E’ una misura che non interessa a breve i mercati ma che significa che la Bce “frenerà la tendenza del suo bilancio a ridursi” e in questo modo “impedirà una riduzione dello stimolo monetario”.  E il fatto che rispetto a qualche anno fa ormai la Bce si inoltra in territori nuovi non temendo di prendere misure chiaramente espansive dell’economia.

Politica

Sul Corriere una intervista al vicesindaco di Milano Francesca Balzani, la candidata di Pisapia alle primarie. “Sto per sciogliere la riserva. Un errore la discontinuità con Pisapia”. Dice che dopo l’incontro con Renzi si è chiarito che “le primarie sono tali se non c’è il candidato del partito”. “O siamo il partito delle primarie o quello dei candidati di partito”, dice. Aggiunge che le sembra un errore il fatto che Giuseppe sala abbia voluto marcare la sua discontinuità con il sindaco uscente. Dice: “Amministrare non è semplicemente organizzare, ma dare volto ai bisogni, alle speranze, alla paura, alla fiducia della città. Non è facile trasferire un buon manager in politica, basti pensare a Corrado Passera. Milano non è un cda”.

Sul Sole si legge che la “sinitra Pd apre al M5S” sulla elezione dei giudici della Corte Costituzionale. Il quotidiano parla di “10 giorni per tentare di uscire dall’impasse che mercoledì notte ha fatto naufragare la terna Barbera, Sisto, Nicotra. Pietro Grasso e Laura Boldrini hanno fissato al prossimo 14 dicembre la 30sima votazione per i tre giudici della Corte costituzionale dopodiché, hanno avvertito i presidenti di Senato e Camera, si procederà ad oltranza con votazioni quotidiane a partire dalle 19 di ogni sera”. Il M5S e la sinistra Pd chiedono a Renzi “di mollare l’intesa con Fi sul candidato azzurro Francesco Paolo Sisto, su cui si sono concentrati gli strali grillini ma che paga anche lo scontro interno al partito di Silvio Berlusconi. Nella votazione di mercoledì notte infatti sono venuti a mancare 11 voti forzisti di cui solo 4 ‘giustificati’. Il capogruppo Renato Brunetta continua a difendere il suo candidato ma allo stesso tempo anche lui auspica ‘il massimo coinvolgimento di tutte le forze politiche’”

E poi

Sul Corriere la notizia che nei confronti di Bilal Erdogan, ufficialmente in Italia come studente della Johns Hopkins di Bologna, c’è un esposto depositato presso la Procura di Firenze da un avvocato per conto della famiglia degli Uzan, già proprietari di tv in Turchia e oggi rifugiati politici in Francia. Nell’esposto, presentato dall’avvocato Massimiliano Annetta, “si fa riferimento ad informazioni” giunte in Italia secondo le quali Bilal Erdogan sarebbe arrivato nel nostro Paese con una considerevole somma di denaro “nell’ambito di un ‘progetto di fuga’”. Si chiede alla giustizia italiana di indagare sulla ipotesi di riciclaggio. Gli Uzan si dicono vittime del governo turco che avrebbe requisito e confiscato loro l’azienda di famiglia

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