Marchionne con Renzi mentre Squinzi elogia i ‘corpi intermedi’

Il Corriere della sera: “Caso Fifa, Blatter è sotto assedio”. “Lo scandalo. Il presidente: non posso vedere tutto. Oggi l’elezione del nuovo vertice. L’Italia: voteremo come la Uefa”. “Platini: ‘Vattene, per il bene del calcio’. La difesa di Putin: manovra Usa, arresti illegali”.
Il titolo di apertura: “Il passo di Squinzi: sfida sui contratti e apertura al governo”. “Renzi da Elkann e Marchionne”.
A centro pagina: “Si allunga la lista dei candidati ‘impresentabili'”. “Regionali, lite sui tempi dell’iniziativa”.
Una fotonotizia è dedicata al clima: “Il caldo soffoca l’India e provoca 1500 morti. Si scioglie anche l’asfalto. Termometro salito a 47 gradi”.

La Repubblica: “Sempre più lunga la lista degli impresentabili. Boschi difende De Luca”, “Candidati regionali, oggi l’Antimafia pubblica l’elenco. Renzi: il sindacato unico in Germania c’è e funziona”.
A centro pagina: “Nomine: tra Cassa, Consulta e Rai, così cambieranno le dieci poltrone”.
E il caso Fifa: “Blatter, ecco tutte le accuse. L’ira di Putin: complotto Usa”.
Sulla colonna a destra il “reportage” sui fatti Roma di Attilio Bolzoni: “Omertà e paura nei campi rom della capitale”, “Auto killer, caccia a due 17enni. La rivalità tra i gruppi diversi. ‘Quelli non sono come noi’”.

La Stampa: “Renzi sul lavoro: non si crea parlando nei programmi tv”, “Il premier in visita alla Fca di Melfi. Marchionne: altre mille assunzioni”.
In grande evidenza una foto di Joseph Blatter: “Fifa, Blatter è accerchiato. Ma forse oggi sarà rieletto”, “l’Uefa: deve andarsene. Tavecchio con Platini”.
Sulla colonna a destra: “Roma, sull’auto 3 rom minorenni. L’ira del quartiere: ‘Via i nomadi’”, “Due ancora in fuga”.

Il Fatto: “Renzi & Paita, 140 milioni per l’ospedale elettorale”, “A 48 ore dal decisivo voto in Liguria, via libera ai lavori per la nuova struttura di La Spezia affidata alla Pessina Costruzioni, titolare dell’80% delle quote de ‘L’Unità’. Caso De Luca, la Cassazione: ‘La Severino lo sospende automaticamente’. Ma la Boschi: ‘Per noi non cambia nulla’”.
A centro pagina: “I poliziotti Cgil intascano 1 milione e mezzo in nero”, “La relazione degli ispettori sui membri della segreteria: oltre alla retribuzione ordinaria, figurano anche 935 euro come forfait, 100 per il telefono, 30 per una diaria fissa. Ai pendolari rimborsato l’abbonamento del treno e l’affitto di 850 euro. Il segretario: ‘Ora conti in ordine’”.
Torna a centro pagina anche la vicenda degli “assistenti ‘abusivi’”: “Da Vicari a ‘Betulla’: inchiesta sulle visite dei politici in carcere”, “Dopo la sottosegretaria indagata per falso (fedelissimi di Cuffaro spacciati per suoi collaboratori), si allarga l’indagine: coinvolti anche Farina, Buonfiglio…”.

Il Giornale: “Porcate a gogò. Dopo De Luca, la Liguria: sospetti su un mega appalto per salvare l’Unità”. “La Cassazione fa a pezzi la Boccassini: su Ruby non c’era nulla”.
A centro pagina, con foto: “Celentano molla Grillo e la sinistra”. “La ‘conversione’ dell’artista”. “Il molleggiato dopo la strage dei rom a Roma: meglio stare con chi chiede sicurezza”.

Il Sole 24 ore: “‘L’industria è la chiave della svolta’. Il presidente all’assemblea di Confindustria: la cultura anti-industria è radicata, batterla è la riforma più difficile”. “Guidi: al via il bonus ricerca”. “Squinzi: il welfare è il terreno sfidante per relazioni industriali moderne, legare i salari alla produttività. Qualcosa e non poco sta cambiando, al governo chiedo solo di non smarrire la determinazione”.
Di spalla: “Mille assunzioni alla Fca di Melfi e nell’indotto auto”. “Renzi e Marchionne in visita alla fabbrica. Effetto Jeep per l’impianto che torna ai livelli produttivi degli anni 90”.
In alto: “Calcio, Europa e Usa contro Blatter e Putin”.
A centro pagina: “Grecia, l’Fmi avverte: possibile uscita dall’euro”. “Trattative alla stretta finale. Salgono i tassi Btp. Crolla la Borsa cinese”.

Renzi, Marchionne, Confindustria-sindacati (e la foto di Elkann)

La Stampa, pagina 2, sull’assemblea annuale di Confindustria, ieri a Milano a Expo: “Squinzi promuove il governo e apre la partita con i sindacati”, “’Non ho richieste, né intendo lamentarmi, ma non smarrisca la determinazione’. ‘Bene la contrattazione di secondo livello, legami più forti tra salari e produttività’”. Sulla stessa pagina vengono evidenziate le parole pronunciate dal presidente di Confindustria, che ha parlato di una “manina anti-impresa” che “ogni tanto si esercita nelle pieghe dei provvedimenti” del governo e che si è manifestata in occasione del varo su reati ambientali, nuovo falso in bilancio, canone sugli imbullonati o Tasi sull’invenduto. A darne conto è l’articolo di Gianluca Paolacci, inviato a Milano. Che spiega anche come il caso più eclatante sia proprio quello degli imbullonati, ovvero l’aumento delle tasse immobiliari per i macchinari industriali che nono possono essere spostati: grandi macchinari inamovibili a, appunto “imbullonati”, che però per il fisco -in alcuni casi- vengono considerati come una sorta di pertinenza. La conseguenza è che il valore catastale sale e il tutto si traduce in più tasse immobiliari come l’Imu. All’assemblea è intervenuta il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, che ha promesso un impegno per una revisione di questo capitolo da parte del governo (ma “non dipende solo da me”, ha precisato). Per quel che riguarda gli ecoreati, il quotidiano spiega che l’associazione degli industriali contesta per un vero le norme che considerano un reato punibile con il carcere anche i reati ambientali non dovuti al dolo; e sulla nuova norma sul falso in bilancio contestano una certa indeterminatezza che può portare ad un regime “eccessivamente punitivo”, come aveva detto la direttrice generale Marcella Panucci.
A pagina 3 si dà conto invece della presenza di Renzi ieri, in quelle stesse ore, allo stabilimento della Fca di Melfi con l’amministratore delegato Sergio Marchionne: “Marchionne: ‘Melfi cresce ancora, altre mille assunzioni entro l’anno’”, “Renzi agli operai: qui si crea lavoro, non nei talk show. Col Jobs Act contratti più stabili”. E il riferimento ai talk show, secondo il quotidiano, aveva nel mirino il segretario Fiom-Cgil Maurizio Landini.
Su La Repubblica, alle pagine dell’Economia (26 e 27): “Marchionne: ‘Mille posti a Melfi. Entro il 2018 possibile una fusione’. Renzi: ‘Ecco gli effetti del Jobs Act’”, “Il premier visita lo stabilimento insieme all’ad di Fca: ‘Contratti sempre più stabili’. Oggi assemblea di Exor. John Elkann: ‘Continuiamo ad insistere su Partner Re’”. E il “racconto” da Melfi di Paolo Griseri, corredato da foto di Renzi sorridente accanto agli operai di Melfi. A scattare la foto è il presidente di Fca John Elkann: “Gli applausi in fabbrica dei neoassunti’. ‘L’auto italiana tornerà prima nel mondo’”. Al tema è dedicata un’analisi di Alberto Statera: “I selfie di Melfi e la Confindustria”. Che inizia in prima così: “Una abbagliante jeep Renegade rossa, abbracci, selfie, John Elkann che fotografa Matteo renzi con corona di operai quasi festanti, sotto lo sguardo compiaciuto di Sergio Marchionne a Melfi. Fiacca liturgia, nelle stesse ore, a Milano, location auditorium Expo, all’assemblea annuale di Confindustria”. “La Confindustria -scrive ancora Statera- è letteralmente fuori di sé per Renzi che ormai abitualmente la snobba per fare comunella con il disertore Marchionne”.
Il Fatto, pagina 2: “Melfi, nasce la concertazione del selfie”, “Foto di gruppo tra il premier, John Elkann e gli operai. Renzi: ‘Il lavoro si crea così, non nei talk show’”.
E a pagina 3: “Industriali incontentabili contro il falso in bilancio”, “All’assemblea annuale Squinzi celebra la sintonia con il governo, ma non ha gradito la stretta sui trucchi nei conti e sui reati ambientali”.
La Repubblica, pagina 27: “Squinzi: ‘Un solo livello contrattuale, basta con i doppi costi per le aziende’”, “Chiesta una riforma della contrattazione che punti su quella aziendale”, “Cgil: ‘Questa ricetta vuole dire riduzione dei salari’. Interesse da parte di Cisl e Uil”.
Alberto Orioli sul Sole 24 Ore scrive della “apertura di fiducia” emersa ieri dal podio dell’auditorium dell’Expo, teatro della assemblea di Confindustria, fatta da Giorgio Squinzi nei confronti del sindacato. Squinzi “ha detto che tocca alle parti sociali definire insieme l’articolazione dell’assetto contrattuale dando attuazione alle importanti innovazioni istituite con gli accordi interconfederali sulle relazioni industriali. Sarebbe una resa affidare tutto alla legge mentre è decisivo creare, per via contrattuale, forme di aggancio dei salari alla produttività aziendale”. Il punto di discussione comune sarebbe questo: “nessuno svuotamento del contratto nazionale che manterrebbe il ruolo cornice di definizione delle modalità e delle regole con cui distribuire il salario di produttività. Non è punto di partenza da poco visto che la legge già oggi consente ampi margini di derogabilità ai contratti nazionali e può spingere verso l’alternativa secca tra intese nazionali e accordi aziendali”. Ora “come dare corpo ai nuovi contratti aziendali è la sfida”. Il ruolo dei corpi intermedi dunque è cruciale, perchè “non è vero che una società “disintermediata” è migliore. Non è più efficiente e non è più competitiva. È solo più a rischio”, scrive Orioli. Certamente però i corpi intermedi hanno “bisogno di riforme e di innovazione, senza darle per spacciate”. Sono da “abbattere” i “corporativismi”, ma “le associazioni più rappresentative sono utili a governare gli interessi collettivi”.
Sul Corriere Dario Di Vico scrive tra l’altro che “secondo le anticipazioni diffuse da fonti ufficiali, nel testo del presidente a proposito di relazioni industriali avrebbe dovuto esserci un accenno alla possibilità di derogare ai contratti nazionali di lavoro. Un’affermazione che avrebbe dato pienamente ragione ex post a Sergio Marchionne e forse per questo motivo è stata accantonata”, anche se “il gruppo dirigente della Confindustria sembra comunque intenzionato a percorrere questa strada”. Di Vico ricorda anche che due giorni fa, nelle sue Considerazioni finali, il Governatore Visco aveva sollecitato le imprese ad investire in ricerca. “Con molto fair play Squinzi ha replicato sostenendo, con passaggi convincenti e di buona fattura, che in Italia l’industria è stata e resta il vero presidio della modernità”.

Antimafia, “impresentabili’.

Il Corriere racconta che oggi, c’è il rischio che “nel chiuso di Palazzo San Macuto, l’ufficio di presidenza e poi la riunione plenaria della Commissione degenerino in scontro”. Secondo il quotidiano sarebbero una ventina i nomi, quindici dei quali per le regionali in Campania, almeno otto per la provincia di Napoli. “Rosy Bindi ha imposto il più assoluto riserbo e, per scongiurare nuove fughe di notizie, renderà nota la lista in conferenza stampa” oggi alle 13.30. Il vicepresidente della commissione Fava: “Questa lista non è la colonna infame, è un contributo di verità e trasparenza”.
La Stampa, pagina 5, con foto della presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi: “Oggi gli ‘impresentabili’. Bindi replica alle accuse: ‘Meritiamo più rispetto’”, “L’ex ministro Lupi: questo lavoro andava fatto un mese fa”. Scrive il quotidiano che l’attesa dell’elenco di candidati impresentabili stilata dalla Commissione Antimafia sulla base di un codice di autoregolamentazione si è consumato tra polemiche e inviti a fare alla svelta ed è destinata a concludersi oggi alle 13, orario per cui è convocata la commissione
La Repubblica, pagina 6: “Antimafia, cresce la lista, oltre venti impresentabili, oggi gli annunci definitivi”, “L’elenco sul tavolo della Commissione Antimafia presieduta dalla Bindi si è arricchito di nuovi nomi inviati dalle prefetture campane”, “Per ultima la prefettura di Caserta ha inviato il suo dossier in Parlamento”. Si riferiscono le parole del vicepresidente della Commissione, Claudio Fava: “C’erano quattromila nomi da controllare. Chi pretendeva la lista un mese fa non sa quel che dice. Non si possono tirare in aria”. E le dichiarazioni dell’ex ministro Maurizio Lupi: “Vergognoso che si sia aspettato fino agli ultimi giorni. Così si fa un danno non a un partito o a un altro, ma alle istituzioni”.
Il Fatto, pagina 4: “Liste sporche, un elenco infinito”, “Ieri ‘Il Fatto’ ha pubblicato i nomi di 31 impresentabili, eccone altri 12 che hanno conti aperti con la giustizia. Oggi Rosy Bindi svela i candidati ‘segnalati’ dall’Antimafia: ‘Non sarà insignificante’” (qui il riferimento è a una dichiarazione di Claudio Fava, ndr. Si riferiscono anche le parole dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone sulle decisioni della Commissione: “Credo abbia fatto una scelta politica”.

Al voto con la Severino

Il Fatto, a pagina 5, riferisce delle motivazioni della sentenza della Cassazione sulla competenza del giudice ordinario -e non del Tar- per i ricorsi contro le sospensioni di amministratori locali condannati in primo grado, ai sensi della legge Severino. Il quotidiano riferisce la vicenda soprattutto al candidato Pd alla Regione Campania Vincenzo De Luca, condannato per abuso d’ufficio: “De Luca, ‘sospensione automatica e subito’”, “Le motivazioni della sentenza della Cassazione: la Severino si applica immediatamente, il prefetto non ha competenza”.
La Repubblica: “Tar esclusi dalla Severino, ‘Non è loro competenza’. Arriva il dossier Cantone”. Qui l’attenzione viene spostata sul sindaco di Napoli Luigi De Magistris, condannato per abuso d’ufficio: “De Magistris doveva rivolgersi al giudice ordinario. I prefetti obbligati a sospendere”. Si legge poi che il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha preannunciato una sua relazione al Parlamento “per indicare alcune discrasie della legge”. Che “è utilissima, che va rafforzata e migliorata”, ha detto, sottolineando che è opportuno “un tagliando a 360 gradi in cui però spetterà alla politica decidere quali reati debbano comportare la sospensione”.
La Repubblica, pagina 8: “De Luca rilancia: ‘Non sarò sospeso’”, “’La Severino non si applica a chi è eletto per la prima volta’. Boschi lo difende: ‘E’ tutto come prima, rispetteremo la legge’. Berlusconi: ‘Per me non fecero modifiche’. Saviano: ‘Renzi vuol vincere, non cambiare, il candidato Pd come il Cavaliere’”.
Sul Corriere viene intervistato il presidente della Regione Campania Caldoro: “Se vincesse lui si tornerebbe a votare. Un disastro per la Regione”. Dice che quella di De Luca è “una candidatura contro legge”, a “un uomo disposto a tutto pur di far prevalere le ambizioni e gli interessi personali”. Spiega che De Luca, essendo stato condannato per un delitto contro la pubblica amministrazione, sarebbe sospeso nel momento in cui viene eletto e dunque “non avrebbe alcuna possibilità di formare la Giunta e nominare il vice che lo sostituirebbe”, e infine “la prospettiva è che si tornerebbe a votare”.
Altro articolo sul quotidiano milanese: “La Cassazione blinda la Severino”. Si dà conto dei contenuti della sentenza delle sezioni Unite, in cui si legge tra l’altro: “Non è attribuita alla pubblica Amministrazione alcuna discrezionalità in ordine all’adozione del provvedimento di sospensione. La sospensione opera di diritto al solo verificarsi delle condizioni legislativamente previste e per il tempo previsto dal legislatore; al momento non è attribuito alcun autonomo apprezzamento in ordine all’adozione del provvedimento di sospensione e non è consentito di modularne la decorrenza o la durata sulla base della ponderazione dei concorrenti interessi pubblici”. Secondo il Corriere dunque questo è un “macigno”a difesa di una interpretazione “letterale” della legge Severino. Si dà anche conto del parere di Raffaele Cantone: “La legge mi sembra chiara. Se De Luca sarà eletto presidente farà le sue valutazioni”.
Sul Sole: “Sospensione automatica, il Prefetto non ha scelta”. Anche sul quotidiano di Confindustria si dà conto del passaggio dell’ordinanza della Cassazione in cui si dice che l’atto del prefetto è “vincolato”, ovvero non c’è alcuna discrezionalità sulla sua esecuzione.
Il Giornale: “Paradosso Campania, il Pd spera in Caldoro”. Secondo il quotidiano i “ben informati” dicono “scherzando” che la rielezione del presidente uscente sarebbe “caldeggiata” dallo stesso Renzi. Quanto alla decisione della Cassazione, un altro articolo del quotidiano di Sallusti riassume così: “‘Se eletto va sospeso subito’. Renzi rischia l’abuso d’ufficio. Motivazioni della Cassazione: spetta al Cdm sollevarlo dall’incarico. Ma De Luca fa spallucce: ‘La Severino non vale alla prima elezione'”.
Sul Corriere Maria Teresa Meli scrive che Renzi “scommette sul 6 a 1”. “Faremo una bella sudata ma vedrete che andrà bene”. Dice anche che “certe uscite propagandistiche contro di noi potrebbero nuocerci”, e “l’accenno nemmeno tanto velato” sarebbe alla iniziativa dell’Antimafia. Secondo il quotidiano “apparentemente” la regione più ostica è la Campania ma “gli occhi di tutti” quelli del Pd sono “puntati” sulla Liguria, dove i sondaggi che “impazzano” non premierebbero tanto Toti (Berlusconi pare abbia confidato che non vincerà da nessuna parte) quanto il Movimento 5 Stelle. Pare che Renzi abbia rinunciato di chiudere la campagna elettorale di Paita per timore di “intestarsi una eventuale sconfitta elettorale”. Paita concluerà con Pinotti, Madia, Boschi e Serracchiani.

Fifa

La Repubblica, alle pagine 2 e 3: “Putin e la guerra fredda del calcio: contro gli Usa e al fianco di Blatter”, “L’attacco agli Usa: ‘Vogliono impedire la rielezione del presidente’. Oggi il congresso. Platini: ‘Lasci o ce ne andiamo’”. E “i documenti” letti da Marco Mensurati e Fabio Tonacci: “Sudafrica, il sogno corrotto, dieci milioni per il Mondiale, tangenti anche per le maglie”, “In 280 pagine le accuse degli investigatori americani per 20 anni di malaffare. Si indaga su tutto: dai diritti tv al bagarinaggio, col nipote di Blatter coinvolto”.
A pagina 4, l’inviato a Zurigo Andrea Sorrentino focalizza l’attenzione sul voto di oggi: “Balli e champagne, il voto sul Titanic. Platini: ‘Blatter vattene’, ma la Fifa lo confermerà”, “Due candidati, un solo favorito: l’ottantenne svizzero, sommerso da accuse e contestato ha sulla carte tre volte i numeri del rivale giordano, Al-Hussein. Mentre il francese, capo dell’Uefa, minaccia l’uscita dalla Federazione: ‘Sono disgustato, se resta lui, tutto è possibile’. E Tavecchio si allinea”.
La Stampa, pagina 8: “Fifa, l’ora della verità. Il regno di Blatter alla prova dei voti”. E in un altro articolo si racconta “l’avversario” e sfidante: “Ali, il principe giordano che spera nel ribaltone”. Figlio del re Hussein di Giordania, è a capo della federazione del suo Paese, grazie alla sua pressione sulla Fifa le donne arabe possono giocare con l’hijab ed è stato tra i primi a chiedere al Qatar di modificare le norme sul lavoro.
A pagina 9: “Putin e l’offensiva anti Usa: ‘Metodi illegali contro di noi’”, “Il presidente russo attacca ed evoca i casi Snowden e Assange. Nell’indagine anche sponsor, banche e la fondazione di Clinton”. Spiega Paolo Mastrolilli che l’ex presidente Usa aveva cercato di ottenere i Mondiali del 2022 e, dopo la sconfitta ad opera del Qatar, si era così arrabbiato che, secondo alcuni testimoni, aveva spaccato uno specchio. Poco dopo, gli amici arabi, per cercare di ricucire lo strappo, avrebbero finanziato la sua fondazione.
Secondo il Corriere “soltanto un colpo di scena epocale” potrebbe impedire oggi a Blatter di essere eletto alla presidenza della Figa per la quinta volta. “L’unico continente che ha scelto di stare in maniera quasi compatta” con il suo rivale, il giordano Alì, è l’Europa (46 voti su un totale di 53), così come l’Africa (54) è tutta con Blatter, che avrà anche i voti della maggioranza dei Paesi dell’Asia (46 voti)”. La federazione del Nord e centro America è divisa tra coloro – come gli Usa – che osteggiano Blatter, e coloro che lo sostengono. Per essere eletto bastano 105 voti. “Il problema non è più l’elezione di Blatter, che non ha mai pensato alle dimissioni, ma quanto tempo potrà resistere sotto assedio (il mandato scade nel 2019). Difficile che possa durare un anno; forse potrebbe essere costretto ad abdicare subito dopo l’estate: sei mesi, non di più”.
Sul Sole Antonella Scott si sofferma su Vladimir Putin, che ama sicuramente l’hockey più del calcio, ma che sicuramente non vuole perdere l’organizzazione dei Mondiali 2018. “Dopo la presa di posizione di Putin, a difesa di Blatter, il destino delle ambizioni calcistiche del presidente russo e quello del presidente della Fifa sembrano intrecciati. Putin non ha esitato a vedere nello scandalo l’ennesimo tentativo degli Stati Uniti di spadroneggiare nel mondo, anche là dove non ne hanno il diritto. ‘Non ho dubbi – ha detto -, questo è un evidente tentativo di impedire a Blatter di essere rieletto, e di estendere la giurisdizione degli Stati Uniti ad altri Paesi. Questi funzionari non sono cittadini americani, e se qualcosa è successo, non è successo in territorio americano. Gli Stati Uniti non hanno alcun legame con questo'”.
Sullo stesso quotidiano Ugo Tramballi scrive che “solo la teoria della cospirazione potrebbe far pensare che usando l’inchiesta sulla Fifa gli americani vogliano far naufragare il Mondiale di calcio di Putin, come l’Ucraina aveva messo in difficoltà le sue Olimpiadi invernali, l’anno scorso”. Tramballi spiega che i giudici americani che indagano sul caso hanno “passato agli svizzeri la richiesta d’interrogare il ministro russo dello Sport: uno degli eventuali corruttori. La geopolitica mondiale, compresa la trattativa sul nucleare iraniano nella quale Usa e Russia giocano dalla stessa parte, non avrebbe sopportato dei giudici di New York che mettono sotto torchio un ministro del governo di Vladimir Putin. Anche la geopolitica del pallone ha i suoi tabù”.
Anche su Il Giornale: “Così il calcio fa riesplodere la guerra fredda Putin-Usa. Gli Stati Uniti, da cui parte l’inchiesta, puntano al ricco piatto dei mondiali 2026. Ma i russi fanno catenaccio davanti a Blatter”.

E poi

Sul Corriere: “Via al referendum, Cameron preme sulla Ue”. “Cominciato l’iter per il voto. Il ministro degli Esteri: ‘O le riforme o ce ne andiamo’”. Si legge che la legge per istituire il referendum che chiederà ai britannici se vogliono o non restare nella Ue è pronta sui banchi di Westminster e che la consultazione potrebbe svolgersi entro dicembre 2017, e che ci sono “spinte” per votare prima, forse nella primavera o nell’autunno del 2016. Le riforme che Cameron chiede all’Europa per non uscire riguardano il “welfare” per gli immigrati, l’assicurazione che i Paesi fuori dall’Euro non debbano accettare le regole dell’eurozona, assicurare ai parlamenti il “veto collettivo” sui singoli provvedimenti presi a Bruxelles.
Sul Sole 24 Ore Leonardo Maisano: “Le risposte dei grandi partner, Italia compresa, determineranno la strategia inglese”.

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