Expo, oggi Renzi a Milano per ‘fare pulizia’

Il Corriere della sera: “Expo, due arrestati ora parlano. E Greganti entrava in Senato”.

A centro pagina: “Migranti, l’Italia accusa l’Europa”. Sempre al centro, la fotonotizia dalla Nigeria: “Il video: costrette a pregare con il velo”. In basso: “I separatisti dell’Est Ucraina chiedono di unirsi a Mosca”. E ancora: “Un plebiscito per i nazionalisti. Il tramonto di Gandhi”.

Il Giornale: “Alè, 3 miliardi alla sinistra”. Il commenti di Vittorio Feltri: “Monti, Letta e Renzi. Se c’erano, dormivano”. A centro pagina: “Alfano naufraga: centinaia di morti”. In un box: “Il piano-pensioni del Cav ‘Le minime a mille euro’”.

Il Sole 24 Ore: “Borse, Europa ai massimi”. Editoriale di Alberto Quadrio Curzio: “Il coraggio di idee forti per il rilancio dell’Unione”. Di spalla: “Expo: due manager nella nuova squadra. Renzi: non fermare i lavori”. E poi: “Barcone affonda a sud di Lampedusa con 400 migranti: 14 morti, centinaia i dispersi. Alfano: la Ue non ci aiuta”. In un box: “Tasi, verso uno slittamento dell’acconto del 16 giugno”.

La Repubblica: “Così la cupola controllava i manager”, “Expo, le ammissioni degli arrestati”, “’Li coccolavamo come belle donne’”, “Scajola, caccia ai soldi di Matacena”.

A centro pagina, la foto di migranti fermati ieri sulle coste libiche: “Migranti, tragedia in mare: 200 dispersi. Renzi: la Ue lascia morire i bambini”.

In taglio basso, la Nigeria e “il videoricatto dei terroristi islamici di Boko Haram: “Quella paura negli occhi delle ragazze colpite”.

 

La Stampa: “’Soldi ai mediatori per lavorare’”, “Appalti Expo, prime ammissioni. Un imprenditore: così funzionava il sistema”.

A centro pagina, foto delle studentesse nigeriane in tunica islamica nel video-choc: “Nigeria, le studentesse convertite dai terroristi”.

Sotto la testata: “Un’altra strage del mare. Affonda un barcone. Si temono 200 dispersi”, “Renzi: la Ue salva le banche e fa morire i bimbi”.

Di spalla a destra le parole tratte dal libro di memorie dell’ex segretario al Tesoro Usa Geithner: “’Chiesero a Obama di far cadere Berlusconi’”.

 

Il Fatto: “Expo, la città della salute sui terreni avvelenati”, “L’affare del polo ospedaliero sulla ex area mai bonificata dell’acciaieria Falck (scandalo Penati) vale 350 milioni. Il sistema predatorio fra formigoniani e Coop: ‘Facciamo squadra’. Il mediatore Cattozzo e il fruscio delle mazzette: ‘Nei pizzini il resoconto dei soldi’. Oggi Renzi a Milano: ‘Ci metto la faccia’. Il supercontrollore Cantone: ‘Non so se avrò i poteri necessari’”.

In taglio basso: “Scajola, la scorta al figlio calciatore di Gheddafi sì ma a Biagi no”.

Sotto la testata: “Il cimitero del mare: affonda il barcone dei 400 disperati”.

 

Inchieste

Luigi Ferrarella sul Corriere scrive che “già al primo interrogatorio” sembra spaccarsi “‘la squadra’ – come si chiamavano tra loro ai tempi della buona sorte tangentizia – degli arrestati nell’inchiesta sugli appalti di Expo 2015”: le posizioni di Frigerio, Greganti e Grillo e la loro “‘linea Maginot'” sembrano essere “incrinate” dalle dichiarazioni dell’imprenditore Maltauro, che già venti anni fa “collaborò quasi subito” con i magistrati, tanto che “dopo poche ore di carcere, peregrinò poi per mesi in tutta Italia facendo con i pm delle varie Procure la lista della spesa delle tangenti che i manager della sua impresa di famiglia dicevano di essere stati costretti a pagare per quietare la fame di soldi dei partiti. Maltauro si descrive disgustato da quegli eventi e spiega che essi l’avevano indotto ad allontanarsi dalla gestione operativa dell’impresa per un decennio. Quando però le dinamiche familiari lo inducono a rioccuparsi dell’azienda, Maltauro afferma di essere rimasto allibito da come tutto non fosse cambiato, se non per un aspetto ancora peggiore: e cioè che, al posto dei grandi partiti, dove almeno si sapeva con chi dover parlare, un’impresa come la sua si trova a dover invece subire il potere d’interdizione di una pluralità di centri di potere parcellizzati, rispetto ai quali sarebbe (a suo avviso) inevitabile e indispensabile dotarsi di una chiave di interpretazione, di una sorta di traduttore di esigenze, insomma di un lobbista capace di capire chi avvicinare e come conquistarne il via libera. Maltauro afferma che il suo lobbista era Cattozzo, persona che gli era stata indicata dal senatore Grillo, e che a sua volta gli aveva poi presentato Frigerio”. Ed è Cattozzo – il secondo ad essere interrogato ieri – ad essere “”nella posizione più complicata, perché il politico Ncd ed ex Udc è la persona che le indagini documentano abbia materialmente incassato i soldi, ed è dunque di fronte all’alternativa di dover spiegare non solo a che titolo, ma anche se se li sia tenuti oppure se li abbia in parte girati come tangenti a qualche pubblico ufficiale”. Quando è stato arrestato “Cattozzo era stato sorpreso dai finanzieri mentre cercava di nascondere nelle mutande alcuni post-it che aveva strappato da una agenda: ieri ha riproposto le sue scuse ai finanzieri e magistrati, dicendosi vittima del panico in un momento nel quale non era ancora sopraggiunto il suo legale: ma intanto quei foglietti contengono effettivamente la contabilità dei soldi ricevuti dall’imprenditore Maltauro e coincide con quella captata man mano dalle intercettazioni”. Infine, ieri l’interrogatorio di Paris, che “dice di voler ammettere quelle che sono le sue responsabilità negli ‘errori’ (rivelazioni di notizie e turbative d’asta) fotografati dall’indagine, pur negando l’associazione a delinquere e con la riserva di alcuni episodi che precisa invece non essere del tutto esatti nella ricostruzione accusatoria”.

Su La Stampa le ammissioni dell’imprenditore Maltauro, che ieri è stato interrogato dal gip. Il quotidiano riferisce così le sue parole: “Il sistema è questo: bisogna pagare i mediatori, non ci sono alternative”. Così, scrive La Stampa, l’imprenditore ha rappresentato il lavoro della “squadra” di Giuseppe Frigerio, Primo Greganti e compagni per gli appalti Expo, Sogin e Sanità. Anche Sergio Cattozzo, l’ex segretario Udc ligure filmato mentre riceveva una lussuosa busta da “mediatore”, ha detto di sentirsi in fondo un “lobbista all’americana” perché secondo lui “le aziende vanno coccolate come belle donne”. Maltauro avrebbe detto di aver versato “dietro pressioni” a Cattozzo cifre “non superiori ai 200 mila euro all’anno”. Oltre ai soldi versati dietro presentazione di fattura :”per operazioni inesistenti”, secondo i pm. Gianstefano Frigerio, invece, avrebbe negato su tutta la linea, secondo La Stampa: “vecchia scuola”, simile a quella di Greganti, che ha fatto altrettanto. Quanto ad Angelo Paris, avrebbe ammesso di aver “fatto degli errori”, ma ha negato di aver fatto parte della “cupola”.

Anche su La Repubblica (“Il metodo Frigerio: 25mila euro al mese”) si tenta di descrivere il “metodo Frigerio”, a proposito del “parco dirigenti sanitari” che -scrive la Procura- Frigerio considerava “cosa sua”: manager pubblici da coccolare come belle donne per “aggiustare” le gare d’appalto. Da alcuni vengono considerati millantatori, compreso Berlusconi ma, sottolinea il quotidiano, Frigerio risultava collaboratore del Ppe europeo. Il governatore della Liguria Burlando, intervistato dal quotidiano, dice: “Puntavano a Sogin attraverso di me? Soltanto millanterie”.

Tanto La Stampa che La Repubblica intervistano Raffaele Cantone, a capo dell’Autorità anticorruzione. Su La Stampa: “’Temevamo la mafia e abbiamo sottovalutato i comitati d’affari”’. Su La Repubblica: “Dovremo combattere un reticolo di lobby, il bubbone è antico”.

Ancora su La Stampa, intervista al sindaco di Milano: “Pisapia: ‘Mai chiesto che venissero alleggeriti i controlli’”, “Il Comune da questa storia non è stato sfiorato e si costituirà parte civile”.

Su Il Giornale si scrive di “Peppone e don Camillo” che “fanno affari insieme”, anche se le coop di oggi sono “qualcosa di assai diverso dalle vecchie cooperative emiliane, tutte business e ideologia, che fanno parte della storia del Novecento italiano. Il grosso delle aziende aderenti alla Lega nazionale cooperative e mutue continua, ovviamente, a stare nell’orbita del Pd. Ma dentro la Legacoop cresce un nuovo partito di tutt’altra estrazione: uomini e aziende che vengono dalla storia di Comunione e liberazione, e dal suo braccio nell’imprenditoria, la Compagnia delle opere. Ex comunisti e ciellini convivono e collaborano. E si ritrovano, nelle carte dell’indagine, a godere di protezioni bipartisan. A spiegarlo chiaramente, tranquillizzando un interlocutore è Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare della Dc e di Forza Italia, arrestato mercoledì. Scrive la Guardia di finanza: ‘Frigerio dice che quelli che gli presenterà della Manutencoop (alti dirigenti) non sono di sinistra ma sono dei loro’. Non è chiaro a chi si riferisca Frigerio. Ma il vecchio democristiano torna sul tema in un’altra conversazione: ‘Ieri ho parlato con Pellissero e gli ho raccomandato, guarda che la cosa migliore è Manutencoop e anche qualche sua azienda… “sì sì lo so anche se hanno fatto un po’ di alleanze eccessive con i ciellini”’”. Insomma: “di fatto, Cdo e Legacoop si ritrovano da tempo alleate in un’opera di lobbismo comune e trasversale per ottenere leggi che tutelino l’imprenditoria sociale. Questo ha generato contiguità e alleanze. E anche intrecci di poltrone”.

La Repubblica intervista Mauro Lusetti, da pochi giorni al vertice di Legacoop: “Le coop sono estranee, non ci servono faccendieri, neanche il compagno G”. Difende Claudio Levorato, numero uno del colosso Manutencoop: “sono convinto che in giro ci siano molti millantatori”, “le nostre coop coinvolte, Manutencoop e Cefla, si sono già dichiarate estranee”.

La Stampa racconta il “personaggio” Levorato: “l’oligarca rosso che ha creato il gigante delle coop”, indagato per turbativa d’asta.

Per tornare al Corriere, si parla delle “centinaia di telefonate tra Claudio Scajola e Vincenzo Speziali, l’uomo che faceva avanti e indietro con Beirut, il nome di Silvio Berlusconi ricorre più di una volta. Quando si parla della candidatura dell’ex ministro dell’Interno al Parlamento Ue, poi sfumata, ma anche e soprattutto in relazione all’incontro che lo stesso Berlusconi avrebbe dovuto avere con Amin Gemayel: il potente ex presidente del Libano, spacciato da Speziali come zio di sua moglie, nella ricostruzione dell’accusa avrebbe dovuto garantire la latitanza mediorientale sia di Amedeo Matacena che, probabilmente, di Marcello Dell’Utri, i due ex parlamentari di Forza Italia condannati per concorso esterno in associazione mafiosa. Per Matacena, di cui adesso Berlusconi sostiene di non avere ricordo, Scajola comunica in una telefonata del 7 febbraio di avere già fatto preparare dagli avvocati una dettagliata richiesta di asilo politico, che Speziali dice di poter agilmente sostenere perché a Beirut si sta per formare un nuovo governo”.

Sul Sole Guido Gentili, in un commento, scrive che “non convince né la tesi che siamo al secondo tempo del kolossal già proiettato negli anni ruggenti di Tangentopoli né l’idea che traffici e tangenti fioriti attorno a Expo 2015, presentandosi al momento come non canalizzati verso il sistema dei partiti, siano un incidente di percorso”. Si tratta di un “fenomeno nuovo, ma non per questo meno grave in potenza, sul quale ci si augura che la magistratura si muova con velocità, chiarezza e determinazione”. In vista dell’arrivo di Renzi a Milano, scrive Gentili, “servono nervi saldi, un lavoro duro e selettivo, la massima trasparenza e rapidità. Quasi un miracolo, ma Milano ai miracoli è abituata, e non solo nei film”.

 

Annegati

Su La Stampa: “Alfano minaccia l’Europa: ‘Li lasceremo andare tutti’”, “Renzi duro: la Ue salva le banche ma fa morire le madri con i loro bambini”. In basso, sulla stessa pagina, la corrispondenza da Bruxelles: “Bruxelles respinge le critiche, ‘Da Roma propaganda elettorale’”, “I funzionari accusano: ‘Mano tesa, ma il vostro governo non rispose’”.

Anche su Il Fatto: “La Ue: ‘Roma non ci ha ancora chiesto nulla’”. Dove si riferiscono le parole della commissaria Ue Malmstrom: “L’Italia deve decidere quali sono le sue priorità. Le nostre porte sono aperte, ma per ora da parte loro non sono state avanzate proposte concrete”.

Il Giornale si sofferma sul ministro dell’Interno, e che scrive che “sono stati salvati 200 immigrati, ma il numero dei dispersi fa presagire un bilancio di sangue terribile”. Un bilancio di fronte al quale “il ministro dell’Interno Angelino Alfano naufraga tra i morti con una dichiarazione d’impotenza: ‘L’Europa non ci sta aiutando. Si faccia carico di accogliere i vivi’. Appena la settimana scorsa, il ministro della Difesa Roberta Pinotti si era vantata delle vite salvate dalla missione Mare Nostrum, dimenticando l’effetto di stimolo alle partenze dalla Libia che era stato ampiamente previsto dai tecnici del Viminale. E infatti le navi della missione italiana sembrano non bastare più: a fianco ai salvataggi, si torna a raccogliere cadaveri in mare”.

Il Corriere ricorda che il premier Renzi ieri ha sostenuto le dichiarazioni del Ministro Alfano: “’Ha ragione Alfano, l’Europa ci lascia soli’, ma ‘non può salvare gli stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini’”, ha detto il Premier ieri sera. Gli interventi di Mare Nostrum “li devono fare anche gli altri paesi europei”, “tutte le istituzioni europee” devono impegnarsi e “non devono girarsi dall’altra parte”.

 

India

In attesa della diffusione dei risultati ufficiali, prevista venerdì prossimo, tutta la stampa indiana dà per scontato il successo del Bjp di centrodestra e della sua coalizione Nda, guidata dall’aspirante premier Narendra Modi alle elezioni indiane. Il partito del Congresso potrebbe non superare i 100 seggi.

Il Sole ricorda che ha votato il 66,4 per cento degli oltre 800 milioni aventi diritto, e cita i sondaggi: “secondo l’indagine di C-voter, pubblicata da Bloomberg India, il Bharatiya Janata Party (Bjp) di Modi, insieme ai suoi alleati della National Democratic Alliance, avrebbe conquistato ben 289 seggi sui 543 della Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento, con 17 seggi di scarto rispetto alla maggioranza semplice (272). Abbastanza per formare un Governo senza dover necessariamente cercare alleanze con altri partiti. C-voter ha indicato un margine d’errore del 3% su scala nazionale. Un altro exit poll, realizzato da Cicero per India Today, attribuisce al Bjp tra i 261 e i 283 seggi. Anche in questo caso una vittoria netta, come quella fotografata da Cnn-Ibn (270-282 seggi). Times Now-Org India gli assegna invece 249 seggi, mentre Today’s Chanakya arriva ad attribuirgliene 340. Il problema con questo tipo di rilevazioni in India è che non sono davvero affidabili e tendono a sovrastimare i risultati del Bjp. Nel 2009 gli attribuirono 30 seggi in più e nel 2004 addirittura 70”.

Da La Repubblica segnaliamo in reportage di Raimondo Bultrini sulle legislative in India: “Tsunami Modi. Il populista hindu travolge il potere dei Gandhi”, “Dopo oltre un mese di votazioni con più di 551 milioni di elettori, i primi exit poll creano scompiglio. La coalizione nazionalista del Bjp a un passo dalla maggioranza assoluta. Un’incognita per il caso marò”.

Se ne occupa anche La Stampa con l’inviata a Varanasi Maria Grazia Coggiola: “L’onda Modi travolge l’India. I nazionalisti verso il trionfo”, “Il leader indù straccia il partito dei Gandhi :svolta a destra e pro business”.

Stefano Silvestri, direttore dell’istituto Iai, intervistato dal quotidiano, dice che adesso per i marò è più facile trattare perché cesseranno le tensioni politiche che il lungo percorso elettorale ha comportato e “la leadership indiana non avrà più il problema della popolarità”.

 

Boko Haram

Su La Repubblica è Adriano Sofri a commentare le immagini-choc contenute nel video diffuso dai Boko Haram e che occupano le prime tre pagine del quotidiano: “Quei volti senza sorriso e l’impotenza del nostro mondo”, “La libertà delle donne è ormai il nocciolo duro della parola Occidente”. Dove si fa notare anche che “il governo corrotto e inetto di Abuja ha trattato per anni le stragi di Boko Haram come affare di musulmani che si ammazzavano fra loro” e quando “ogni tanto, decidevano di esibire la propria repressione, emulavano la ferocia dei terroristi”.

Sul quotidiano si riproduce anche un reportage con copyright New York Times di Adam Nossiter: “Lacrime, archi e frecce, il dolore delle madri tra i banchi bruciati dalla furia degli islamisti”.

Sul Sole 24 Ore si scrive che “droni americani sono alla ricerca delle oltre 200 ragazze rapite in Nigeria dalla setta islamista di Boko Haram, che ieri aveva reso pubblico un filmato in cui le donne prigioniere indossano un velo musulmano. ‘Con l’autorizzazione del governo nigeriano abbiamo inviato dei droni e condiviso con le autorità di quel paese immagini satellitari», ha spiegato un alto funzionario dell’Amministrazione Usa”.

 

Ucraina

Su Il Giornale l’inviato Fausto Biloslavo scrive di Denis Pushilin, autoproclamato governatore della Repubblica di Donetsk, che “canta vittoria annunciando la secessione ed evocando l’annessione alla Russia”. “’Un nuovo capitolo si è aperto in Europa – dichiara il capopopolo. Il primo passo è sancire la sovranità della nostra repubblica e poi decidere per l’indipendenza o l’unione con altri Stati’”. Quanto alla regolarità del referendum, “nessuno saprà mai se e quanti brogli ci sono stati. Incerta pure la reale affluenza alle urne per consumare lo strappo con Kiev, che varia, a seconda delle fonti, dal 60 all’80%. L’unica certezza è che i filorussi non si fermano”.

 

E poi

Su La Stampa l’inviato a New York Paolo Mastrolilli dà conto delle affermazioni contenute nel libro di memorie dell’ex ministro del Tesoro Usa Geithner, Stress test, uscito ieri. Nell’autunno 2011, in piena crisi economica che aveva portato l’euro ad un passo dal baratro, alcuni funzionari europei avvicinare Geithner proponendo un piano per far cadere il governo Berlusconi, che il segretario di Stato Usa rifiutò: “ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei (nel testo si scrive ‘officials’, parola che indica alte burocrazie o personalità legate ai governi europei), ci contattarono con una trama per costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato”, scrive Geithner. E poi: “Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. ‘Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani’, dissi”.

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