Snoq, il movimento salva-donne

 

Mai più contro le donne, mai più senza le donne.

Questo slogan ha caratterizzato le piazze dell’11 dicembre.

C’è un generale sospiro di sollievo, di liberazione anche tra le donne del movimento Se non ora quando? dopo il cambio di Governo. La caduta del Governo Berlusconi, che in modo inedito e drammatico ha pesato sulle condizioni concrete di vita e di lavoro delle donne italiane e che ha calpestato la loro dignità, ha segnato un cambio di fase politica per il Paese e per le donne.

Dal nuovo Governo ci saremmo aspettate una scelta di interventi per salvare l’Italia, che non mantenesse le discriminazioni contro le donne nel lavoro, nel welfare, nella vita, che già le penalizza da tempo.
Purtroppo il decreto salva-Italia non corrisponde alle aspettative e al bisogno delle donne.

A quando i fatti? A quando i cambiamenti? Dalle piazze è stata chiesta una politica diversa, in discontinuità con la realtà esistente, perché solo con un piano straordinario per il lavoro delle giovani donne, si può uscire dalla crisi e ci si allontana davvero dal default possibile. Sono le politiche per la crescita che possono far uscire davvero l’Italia dal buio, dal fango, dalla pesante crisi etica, culturale, sociale, economica.

Per questo, con una lettera indirizzata alle donne che erano in piazza il 13 febbraio a rivendicare dignità e rispetto, il movimento Snoq? è tornato nelle piazze l’11 dicembre per far partire un percorso di idee e proposte, aperte al confronto con tutte le realtà, per far contare le donne in questa fase di cambiamento, di trasformazione. Per iniziare a costruire, da subito, dentro questa fase drammatica, l’Italia per donne e uomini, un’Italia che ritorna in Europa e nel mondo con orgoglio, dignità, lavoro e rispetto.

Idee e proposte che hanno avuto un primo e importante confronto nelle due giornate di luglio a Siena. Che hanno ricchezza e varietà di proposte e iniziative costruite in questi mesi, nei diversi territori.

Il lavoro!Senza precarietà e ricatto con le dimissioni in bianco. Senza discriminazioni nei tempi di lavoro e di vita; delle carriere, abbattendo i criteri e modalità per cui continuano ad esserci i ‘tetti di cristallo’. Nella valorizzazione delle competenze e dei meriti. Senza discriminazioni salariali.

La maternità come valore sociale e diritto da sostenere. Politiche di condivisione e sostegno tra donne e uomini nelle responsabilità famigliari. Il congedo di paternità obbligatorio.

Una riforma del welfare che sappia considerare e riconoscere le differenze di genere. Che investa in esse per superare discriminazioni e diseguaglianze.

Cultura e rappresentazione dell’immagine delle donne rispettose della loro integrità di persona.

Il governo Monti nel suo discorso di insediamento ha detto ciò che da tempo le donne sanno: non c’è crescita equa e sostenibile, né democrazia, senza le donne.

Sì, la questione femminile è indifferibile. I dati italiani sull’occupazione parlano chiaro, cosi come parlano chiaro quelli sulla precarietà e sulle grandi difficoltà delle giovani donne a scegliere in libertà i propri progetti di vita.

Le donne hanno contribuito fortemente al cambiamento che stiamo vivendo.

Tutte le donne ovunque impegnate. Anche per questo sanno e vogliono partecipare da protagoniste al cambiamento reale del Paese. Siamo in una crisi drammatica, sull’orlo del baratro. Dobbiamo uscirne insieme, donne e uomini.

Ma, se ne esce davvero se le donne ci sono in tutti i luoghi della decisione con le loro proposte, i loro bisogni, i loro desideri. Se ci si avvale delle loro competenze e conoscenze. Serve a tutti, al nostro comune e unico futuro , alla nostra civiltà, alla democrazia costruire insieme l’uscita da questa crisi.

Il finale della lettera di Se non ora quando? dice “La nostra storia ci insegna che non serve lamentarsi. Non ci basta più quella specie di società equilibrista e funambola che abbiamo inventato, in completa assenza dello Stato, per poter vivere decentemente e far vivere decentemente”.

Non tutto il movimento, però, è stato l’11 dicembre nelle piazze, ma da oggi, per realizzare le nostre proposte, i nostri obiettivi costruiti e condivisi insieme, dobbiamo riannodare la rete con i comitati “Se non ora quando?” ovunque essi siano.

Dobbiamo riprendere il lavoro d’incontro e confronto democratico con tutte le associazioni di donne, di singole che operano nelle istituzioni, nelle associazioni professionali, sindacali, politiche, sociali. Con tutte quelle donne, appartenenti ai mondi diversi, che hanno costruito con tutte noi del comitato promotore nazionale – nato a Siena il 9 e 10 luglio – la straordinaria e unica giornata italiana e internazionale del 13 febbraio. Senza tutte loro, e senza tutte le donne e le associazioni che hanno scelto di mettersi in cammino nelle tantissime realtà del Paese, il nostro progetto di cambiare il Paese non si realizza.

Abbiamo assunto la responsabilità di chiamare le donne, di parlare della loro centralità per far uscire il Paese dal declino etico, culturale, economico, sociale, facendole partecipare. Rendendole protagoniste. Per questo la nostra sfida è stata accolta positivamente. Una sfida inedita quella di fare rete, mai riuscita alle donne italiane negli ultimi vent’anni.

Per questo abbiamo scelto di esserci, di provare ad organizzare il movimento delle donne italiane. Le donne sono diverse tra loro, per cultura, condizione sociale, per scelte di vita. Le donne sono la metà del Paese e non una ‘categoria’. Per questo, ora, per trasformare questo Paese, per ricostruirlo e farlo essere davvero un Paese per donne e uomini, c’è bisogno innanzitutto di tantissime donne e degli uomini democratici amici delle donne.

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