LA GUERRA DEI TRENT'ANNI

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“Se non avessi cervello”. La Gregoraci, il matrimonio e le donne intelligenti

 Il corpo statuario e abbronzato della Gregoraci è il testimonial del suo cervello. Io ci credo. Chi l’ha detto che kalòs kai agathòs deve valere solo per gli uomini e per di più Greci? Io credo anche alla mens sana in corpore sano. Oggi Giovenale sarebbe uno strenuo difensore della chirurgia plastica, del fitness e del botulino – sempre se un corpo imbalsamato e sottratto allo scorrere del tempo possa essere ancora definito non solo sano, ma anche corpo.

 gregoraci-e-briatoreTuttavia non riesco a trovare niente di più maschilista del pregiudizio sulla bellezza di una donna. Insomma, difendo il diritto della Gregoraci ad essere intelligente, ma il mio slancio di solidarietà mediterranea e femminile svanisce ogni volta che mi imbatto, per sfortuna, nelle sue dichiarazioni. Ultimamente Lady B. ha tenuto a sottolineare il motivo ‘oscuro’ che avrebbe indotto Briatore a sposarla. Avrebbe potuto dire molte cose: sarei stata scettica di fronte ad un  “Se non mi avesse amato per quello che sono, non mi avrebbe mai sposato”, ma questo romanticismo patinato mi avrebbe reso più felice, mi sarei consolata con il servizio di Studio Aperto sul resort in Kenya; avrei apprezzato enormemente la sua purezza da jet set  e il suo realismo disincantato condensati in una frase del genere “Se non mi fossi rifatta le tette, non mi avrebbe sposato”; avrei perfino tollerato un “Se non fossi stata calabrese, non mi avrebbe sposato”,  sarei stata durissima – lo riconosco – ma allo stesso tempo avrei ceduto ad uno scatto d’orgoglio regionalistico. Peccato.

Questi periodi ipotetici restano tali perché la sua dichiarazione è stata un’altra, ben più grave: “Se non avessi cervello, non mi avrebbe sposato”. Rileggo: “Se non avessi cervello, non mi avrebbe sposato”. Lo immaginate voi Briatore che rilascia la stessa intervista? Pura fantascienza! Certo, si potrebbe obiettare alla Gregoraci che per cervello e cervello – se di questo si fosse trattato – Briatore avrebbe potuto frequentare prima e sposare poi qualche affascinante signora della sua età con un curriculum un po’ diverso. Ma questa è un’obiezione banale, che forse presta il fianco ad un moralismo bigotto. Quello che mi fa più rabbia è il Sottile ragionamento che sottende all’argomentazione della Gregoraci: “Posso sembrare una stupida. Ma se ho sposato un uomo ricco e potente, non sono stupida, sono intelligente”.

Due sono le possibili letture: la prima è che una donna che sposa un milionario non può essere stupida, perché furba; la seconda è che un uomo potente sceglie necessariamente come sua sposa una donna intelligente (quando in realtà molto spesso avviene il contrario).  Nel primo caso è in ballo la proverbiale furbizia femminile  di tessere un tranello all’anziano riccone nella speranza di ereditare un patrimonio illimitato, l’opposto di quella necessità etica e giuridica della ratio kantiana che – come scriveva Benjamin – “penetra nel rapporto reale infinitamente più a fondo di ogni sofisma sentimentale”; nel secondo c’è  sullo sfondo il fascino dell’uomo ricco e potente che sceglie la sua compagna, vittima di un carisma capitalistico irresistibile. In entrambi i casi la misura dell’intelligenza della donna è l’uomo, nel primo perché il telos sono le sue ricchezze, nel secondo perché è lui a decidere. I tacchi 12, le minigonne ascellari, i vestiti sfavillanti non bastano a mettere in ombra una tradizione antica che fa ancora purtroppo del matrimonio un destino di  salvezza per la donna, una riparazione escatologica e una realizzazione ultima. Tuttavia le donne intelligenti scelgono, non si fanno scegliere, rinunciano a vivere all’ombra di grandi uomini e  cercano in piccole cose ogni giorno un riscatto storico e politico.

Libera Pisano

 

 

 

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